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Mco: Di questo filmetto restano impresse due cose: il corpo delle protagoniste e il braccio sinistro ingessato del bravo Dufilho. Per il resto si è dalle parti della commediotta senza pretese, con qualche parentesi pseudocomica affidata alle gag di Ric o alla gestualità di Jacques, ma in buona sostanza niente di eccezionale. Inganni, tradimenti, tette al vento, tutto il canovaccio solito dei b-movies made in Italy... con qualche sbadiglio di troppo.
Sfortuna vuole che Christy Palmer (Tennant), figlia adolescente di una donna in carriera (Swanson) pronta ad assumere le redini di una grossa società, assista nel bosco a un brutale omicidio: il killer (Ravanello) è un noto pregiudicato, che spara alla sua vittima proprio mentre Christy spia la scena da dietro un albero. Lui se ne accorge, la insegue ma lei riesce a scappare, aiutata da un giovane che passa in auto lì nei pressi. Insieme alla madre decide di andare in polizia a denunciare l'accaduto. Riconosce tra le foto segnaletiche l'uomo, lo accusa anche nel confronto...Leggi tutto da dietro il vetro e sembrerebbe chiusa lì.
Invece no: il killer si fa pagare la cauzione, esce e si mette in testa di far fuori mamma e figlia, con la complicità pure del poliziotto (Munro) deputato a proteggere le due e che si produce quindi in un deprecabilissimo doppio gioco. Che rappresenta poi il sale del film: da una parte le due donne irritatissime perché hanno la sensazione di non essere affatto al sicuro come la polizia promette, dall'altra il killer e il detective dalla lingua biforcuta, del cui anomalo comportamento si accorgerà prima o poi anche la collega al distretto (Walers). Madre e figlia intanto si trasferiscono in Oregon (in realtà siamo in Canada, luogo d'origine del film) per conto loro, senza avvertire nessuno, rifugiandosi in un casolare in legno perso nel verde, dove conosceranno un simpatico vicino allevatore di cavalli (Spence).
Dopo una prima parte più attendista, in cui emergono interpretazioni non proprio di massimo livello (a cominciare dalla Swanson, storica prima Buffy e qui peraltro mal doppiata) all'interno di una storia ordinaria già vista troppe volte per interessare, il film comincia a ingranare imboccando una direzione più thriller: intercettazioni telefoniche, minacce del killer al poliziotto corrotto, personaggi esterni (l'amica della protagonista, il vicino di casa nei campi) che trovano un loro spazio. La situazione si fa più tesa, gli eventi precipitano, l'assassino a piede libero sa che non ha troppo tempo per far fuori la giovane testimone... Il buon Lochlyn Munro, con la Swanson star del film, sa rendere spregevole a dovere il proprio personaggio: tiene il piede in due scarpe e rappresenta la figura chiave, perché madre e figlia – complice anche una sceneggiatura di scarsa levatura – non offrono granché quanto a coinvolgimento nell'azione e i loro duetti da donne isolate senza contatti col mondo stancano presto. Chi dà loro la caccia sale invece in cattedra e nel complesso non ci si annoia, soprattutto per la curiosità di vedere se le due verranno rintracciate o meno. Per essere un mero prodotto televisivo, in definitiva, ci si può quasi accontentare...Chiudi
Siska80: Palesemente sulla falsariga di Billy Elliot (ma anche al di sotto), assistiamo alla lotta di una ragazza per realizzare il sogno di diventare una ballerina affermata. Questo almeno fino a metà del film, poiché dopo si susseguono una serie di sodalizi o competizioni tra giovani promesse e incomprensioni tra allieve e docenti che sembrano scopiazzati addirittura da certi reality televisivi di oggi. Lunghezza eccessiva, cast anonimo, finale ovvio: brutto.
MEMORABILE: L'allieva espulsa che implora pietà in ginocchio; Il pasto riciclato.
Trivex: Lo dico senza pudore: è stato un grande piacere rivedere questo film che per me è uno "stracultissimo". Divertente, mi ha fatto (di nuovo) ridere con moderato fragore in più di una occasione. Ci sono tanti personaggi mitici del cinema bis inseriti in un contesto a loro congeniale (la scuola) e supportati da una buona sceneggiatura, dinamica e serrata nei vari episodi comici e sexy (Gloria Guida è bellissima!). Oltre a tutto il resto, resta anche in testa l'adeguatissima colonna sonora che accompagna tutti i partecipanti verso "l'ineluttabile destino".
MEMORABILE: "...N on si possono fare due gocce d'acqua...?"
Rufus68: Il soggetto di Aldo Giannetti, la disgregazione d'una umile famiglia, è più accomodante e meno radicale di Giorno per giorno disperatamente; abbiamo perciò un dramma sociale sì duro, ma attutito da una dolce malinconia che lo pervade tutto. Ciò che il film perde in potenza realistica lo riguadagna, insomma, nella sua commovente umanità e questo è merito di Germi, abile a suscitare tale sentimento grazie alla contrapposizione fra la ruvida stazza del proprio protagonista e il controllato patetismo del piccolo narratore.
Enzus79: Primo episodio fiacco ma con un bravo Nino Manfredi. Secondo episodio discreto ma con un Ugo Tognazzi poco convincente, e infine il terzo episodio: divertente e con un sensazionale Alberto Sordi (Guglielmo il dentone) impegnato in scene memorabili del cinema italiano.
Thedude94: Classica commedia di equivoci diretta egregiamente da Bogdanovich, il quale attraverso un racconto in prima persona della protagonista della vicenda ci parla di amore, tradimenti e romanticismo all'interno di un cast di una commedia di Broadway. Gli attori sono tutti molto affiatati e diretti molto bene; in particolare Wilson è sempre perfetto nel ruolo di artista un po' stralunato che non sembra essere consapevole delle conseguenze delle sue azioni e si lascia andare alla casualità degli eventi. Scrittura perfetta per un film godibile, che fa il suo e diverte anche.
Brik94: Secondo film della saga di Piedone, in cui Bud, non doppiato, può finalmente dar libero sfogo alla sua parlata verace. Dopo un super inizio nel capoluogo campano, il film si sposta in Oriente dove perde un po' di valore. Bud qui è affiancato da un ricco cast: Cannavale, Lettieri e De Rosa gli fanno da spalla a turno, Weber è un buon cattivo e Scarpa una presenza sempre gradita. La trama può ricordare un po' 007 ma è comunque un film godibile fino alla fine.
MEMORABILE: L'inizio fino ai titoli di testa (inclusi).
Daniela: Di Caprio, agente della CIA in Medio Oriente, guidato a distanza via satellite ed auricolare dal cinico burocrate Crowe, cerca di stanare uno sceicco a capo di un gruppo terroristico. Spunto buono, ambientazioni suggestive, fattura eccellente, insomma lo spettacolo ci sarebbe pure, quel che manca è una trama in grado di avvincere e convincere, uno sviluppo meno banale della storia (la relazione con l'infermiera e l'epilogo fanno cadere le braccia). Ed il personaggio della spia, colta da scrupoli ma ad intermittenza, suscita poca empatia. 2+
(1 commento) corto/mediometraggio (colore) diSwinton O. Scott IIIcon (animazione)
Galbo: Le tribolazioni dell’adolescente Greg alle prese con l’ambientazione nella scuola media. Torna in versione animata la “schiappa” di Jeff Kinney dopo le versioni “live action”. Un film dal target adolescenziale che potrà riconoscersi almeno in parte nelle problematiche di un giovane un po’ smarrito nel “branco” dei suoi coetanei, ovviamente rilette in chiave ironica e con un piacevole tratto grafico. Un film che non ha una vera e propria trama ma è formato da scene e momenti suddivisi tra vita scolastica e familiare del protagonista. Non molto originale ma abbastanza gradevole.
124c: Ci ho provato, giuro che ho provato ad apprezzare questo remake del film del 1963 (ovviamente con altro soggetto, altro regista e altri attori, fra cui Steve Martin, il nuovo ispettore Clouseau), ma non ho molto riso. Sarà che ogni volta che penso a Clouseeau penso a Peter Sellers (e al suo doppiatore italiano, Giuseppe Rinaldi). Kevin Kline fuori parte, per essere l'ispettore Dreyfus non è abbastanza fuori di testa come lo era Herbert Lom. Quanto a Jean Reno si limita a coprire le spalle all'ispettore. Steve Martin è doppiato male.
MEMORABILE: La bella Beyoncè, l'unica cosa veramente da ammirare in questo film.
R.f.e.: Camerini si rifiutò di girare a Brescello perché non gli piaceva il paese. Ma se consideriamo che il regista inquadra San Secondo Parmense in modo da farlo apparire decisamente anonimo, ci si chiede perché abbia così insistito per cambiare location. Solo per girare nel parmense che, com'è noto, è il "vero" Mondo Piccolo di Guareschi? Boh. Mistero. La bravura di Moschin non basta, Stander è insignificante, la André - doppiata da Stefania Casini! - comunque incantevole. Solo un tantino meglio dell'obbrobrio che partorirà anni dopo Terence Hill.
Siska80: Linc Murdock progetta la fuga con la donna amata da sempre, ma il di lei marito entra in azione: come dargli torto? Sebbene la coppia Bronson/Oliver sia onestamente bella da vedere, il background dei rispettivi personaggi è altamente inverosimile ed eticamente poco corretto (tralasciando la prevedibilità del finale, che in effetti non avrebbe potuto essere differente). Il rimanente cast (nel quale spicca un giovanissimo ma già promettente Kurt Russell), i costumi, le location e gli scontri (armati e non) sono comunque discreti e rendono la pellicola nel complesso accettabile
Galbo: Commedia degli equivoci diretta dal bravo Mattoli. La trama è degna di una pochade con equivoci, doppi sensi, allusioni e quant'altro ma la sceneggiatura è ben congegnata, il regista mantiene un ritmo elevato e il cast presenta un Totò in grandissima forma ben supportato da un cast più che degno. Divertente.
Cotola: In questa sua terza avventura extra large, George diventa nientemeno che astronauta. Ma la sua navicella precipita nella giungla dove vivrà numerose e diverse avventure. La storia è un pelino più intricata del solito, ma si lascia
comunque seguire senza problemi anche dai più piccoli. Così come il film risulterà alla fine gradevole un po' per tutti, grandi e piccini, sebbene questi ultimi gradiranno, ovviamente, di più.
Gottardi: Due ragazzini amici per la pelle: uno è affetto da un morbo che procura nanismo ma è intelligente, sveglio e buono, si fa amare da tutti tranne che dai genitori ed è convinto di essere così perché Dio gli ha riservato una missione nella vita. Racconto educativo di amicizia, uguaglianza e speranza, abile ad evitare didascalismo e patetismo. All’interno della storia gravitano diversi personaggi ognuno con le sue sfumature, accadono eventi anche un po' inverosimili ma lo scopo è quello di raccontare una storia quasi alla Dickens, fatte le dovute proporzioni. Obiettivo centrato.
124c: Special TV che vede Lupin III affrontare il suo amico di sempre, il pistolero Jigen, che lo tradisce e passa dalla parte dell'antagonista di turno. La prima parte è impeccabile come l'animazione di quest'anime; peccato che poi tutto si smorzi, facendo del film un prodotto di routine del ladro di Monkey Punch. Che bello, però, vedere Lupin indossare due giacche diverse, di cui una inedita, o quasi (quella nera); molto meno Jigen brandire una pistola automatica anziché la sua tradizionale Magnum 357. Modesto.
MEMORABILE: Jigen che tradisce e spara a Lupin e Goemon; Il computer parlante e senziente; Fujiko che suona il pianoforte, assieme a una giovane pianista.
Cotola: Avventuroso e spionistico con finale distensivo, nonostante i tempi di guerra fredda, paga una lunghezza un po' eccessiva che, a tratti, vanifica la tensione che pure non manca in alcune scene. Il livello di coinvolgimento non è ai massimi livelli, ma il film è piacevole e scorre via senza troppi problemi. La parte finale
sembra essere il meglio di una storia non così telefonata come ci si aspetterebbe.
Buona la confezione e cast di lusso in cui ciascuno fa la sua parte. Non male.
Lovejoy: Di certo non uno dei migliori film della coppia Clucher/Spencer ma comunque divertente, specie nella indiavolata (è proprio il caso di dirlo) seconda parte. Il ritmo è buono, i personaggi bene approfonditi e la regia di Clucher si mantiene su buoni livelli. A deludere in parte è il cast. Spencer non si discute: la sua bravura e simpatia sono da tutti riconosciute e qui è una volta di più bravissimo. Così come ottimi sono Bannen e Sorel. A deludere sono i due coprotagonisti, la Alt (splendida comunque) e Lhermitte, due autentici pezzi di legno.
MEMORABILE: "il signor Bull Webster, suppongo?" "La supposta è giusta!"
Markus: Una famiglia si reca per la vigilia di Natale da parenti lasciando i suoi due cagnolini a casa da soli. Uno strampalato gruppo di ladri cercherà di entrare per fare razzia, con i quadrupedi che proteggeranno la loro dimora. Copia di Mamma, ho perso l'aereo: al posto di un bambino... ci sono i cani. Il film, destinato a un pubblico infantile, riesce quantomeno a essere avvincente strappando qua e là qualche ghigno. Ci si trascina, tra una gag e qualche "colpo di scena", verso un finale assai prevedibile.
Burattino: C'è veramente poco da salvare in questa commediola d'azione, una città intera a fare da scenografia completamente sprecata, due protagonisti insulsi (tra l'altro caratterizzati come avrebbe fatto un bambino dell'asilo: quello che è un gran manico e quello che all'esame di guida sfonda la vetrina!) che si scambiano battute veramente inascoltabili. Molte assurdità tipiche del cinema francese, merita solamente la bellissima Cotillard.
Jandileida: Giovani Gimondi fanno consegne in giro per la grande mela e può capitare si ritrovino in mezzo a un fattaccio brutto. Leggera azione che si lascia guardare con piacere grazie al buon ritmo impresso alla pellicola da Koepp, che per stile e giovanilistiche intuizioni risulta una via di mezzo, non troppo originale ma gradevole, tra Boyle ed il duo Neveldine/Taylor. Anche la storia, per quanto molto "basic", è funzionale al genere e regge discretamente fino alla fine. Levitt e Shannon con le facce giuste. Due ruote, due palle e mezzo.
Claudius: Simpatica resa - con personaggi in carne ed ossa del mitico cowboy - affidata alla classe scanzonata di Hill (qui ancora in piena forma, anche se prende in prestito molte cose da Trinità) e alla bellezza della Morgan (ma le bariste del saloon sono ancora più belle). Rivisto con occhi adulti resta un piacevole passatempo e la descrizione della comunità è calzante. Notevole l'episodio "Il treno fantasma", soprattutto nel finale.
MEMORABILE: L'episodio "il treno fantasma" e la sigla; Jolly Jumper.
Il ferrini: Satira talvolta grossolana ma divertente sui diabolici meccanismi del Sistema sanitario. Sordi è in gran forma (David per lui), ma lo è anche la straripante Bice Valori (moglie di Paolo Panelli), attrice formidabile scomparsa davvero troppo presto. Il film fa una fotografia impietosa del clientelismo e della corruzione dell'ambiente sanitario pur usando toni da commedia. Talvolta lascia qualche perplessità il montaggio ma nell'insieme è un film scorrevole e dal buon ritmo. Zampa è un regista dalle buone doti, sovente sottovalutato.
Daniela: Uno scienziato napoletano depresso che lavora nel bel mezzo del deserto del Nevada per captare segnali provenienti dalle stelle riceve in "eredità" due nipoti rimasti orfani che il fratello, prima di morire, gli ha affidato con un video messaggio... Fantascienza minimalista, pretesto per parlare di elaborazioni del lutto dolorose e della necessità di interiorizzare il ricordo della persona cara ed andare avanti, in un film non del tutto riuscito per un certo compiacimento della propria bizzarria ma coraggioso nel voler percorrere strade poco battute ed anche commercialmente poco appetibili.
Motorship: Bella commedia di Ettore Scola sulla voglia di scappare dalla routine borghese, con tratti di aspra critica alla società alto borghese. Un film caratterizzato da una sceneggiatura perfetta, da una regia asciutta, ma anche da un ottimo cast al massimo della funzionalità: Sordi è strabordante e molto divertente, mentre Blier (doppiato in marchigiano) è una spalla assai funzionale. Molto bene anche Manfredi: appare poco, ma quando appare è impagabile. Bei paesaggi africani e bellissima Ost del M° Trovaioli. ***
MEMORABILE: Sordi: "Gli indigeni sono taciturni riservati... e anche un po' stronzi"; Il camionista italiano che canta "Amore scusami"; Titì nun ce lassà.
Saintgifts: Cos'è? Un'elegante satira sul mitico eroe che ha milioni di emuli nei bambini che si mascherano durante il carnevale? Se così è allora funziona. Una messa in scena tra il serio e il faceto (più sul faceto) che vede due Zorri (uno vero, un po' appesantito ma che funziona ancora, e uno con il fisique du role che vuole imparare) e il solito centinaio di soldati (uno addirittura gigantesco) che si fanno sbatacchiare qua e là; in più la bellona di turno che fa pensieri impuri appena vede il bel mascherato e glielo confessa pure. Divertente.
Cotola: Visti gli ingredienti, sembrerà strano a dirsi ma è un barbosissimo film a base di mare hawayano, surfiste, camere d'albergo e poco altro. Ovviamente non manca anche una trita e ritrita storiellina d'amore che primeggia su tutto, deludendo così gli appassionati sportivi che cercano emozioni tramite i volteggi di avvenenti ragazze sulle tavole da surf. E invece no: anche sotto quel punto di vista non c'è tantissima roba. Giusto qualcosa all'inizio e soprattutto alla fine. Vedibile, forse, solo se cercate qualche bellezza muliebre da sbirciare. Per il resto, tracciato piatto.
Mco: Una bella donna senza scrupoli mira al patrimonio del neomarito morto ma deve fare i conti coi pugnaci figli di costui. In sintesi si può dire che la ricerca di soldi senza amore non porta che bagni di sangue. La perfida Swanson concentra tutti i suoi sforzi per impressionare, riuscendoci pienamente dal punto di vista sensuale, meno da quello tensivo, spesso in overacting. La resa dei conti finale è comunque ben realizzata, al pari della morte in mare di Dave Davis, ma spesso la sensazione di "già visto e stravisto" diventa prevaricante.
Galbo: Commedia action massacrata dalla critica, in realtà piuttosto godibile. Il punto di forza è costituito dal cast che annovera tre buoni attori decisamente affiatati e ben aderenti al proprio personaggio (il cast annovera anche una brava ma un pò sprecata Angela Bassett). Al di là delle ovvie esagerazioni della storia, si contano parecchi momenti divertenti, legati alla competizione tra i due personaggi maschili. Ben congegnate le sequenze d'azione. Discreto il doppiaggio.
Claudius: Simpatica resa - con personaggi in carne ed ossa del mitico cowboy - affidata alla classe scanzonata di Hill (qui ancora in piena forma, anche se prende in prestito molte cose da Trinità) e alla bellezza della Morgan (ma le bariste del saloon sono ancora più belle). Rivisto con occhi adulti resta un piacevole passatempo e la descrizione della comunità è calzante. Notevole l'episodio "Il treno fantasma", soprattutto nel finale.
MEMORABILE: L'episodio "il treno fantasma" e la sigla; Jolly Jumper.
Jandileida: Lontano da qualsiasi empireo cinematografico, questa riproposizione di un film messicano di successo ha comunque una sua certa dignità che scaturisce dalle interpretazioni centrate di Abatantuono e Catania, da un certo buon ritmo e da personaggi che, seppure senza troppe sorprese, cambiano e si evolvono abbastanza coerentemente. Qua e là fa purtroppo capolino l'apparentemente inevitabile banalità nelle scelte propria di ogni commedia contemporanea, non solo italiana: a titolo d'esempio si prenda un finale davvero oltre i limiti del buonismo più becero. Senza troppe pretese.
Markus: Un poliziotto e il suo cane sono inviati a Las Vegas presso un grande concorso canino... L'opera di Gosnell, pur non aggiungendo nulla di nuovo al folto numero dei dog-movie, ha la sfacciata fortuna d'avere un copioso budget per camuffare la miseria dei contenuti. A conti fatti le luccicanti location e lo stuolo di vip che danno fiato ai classicissimi logorroici quadrupedi (Supercuccioli docet) sono un valore aggiunto non di poco conto. Non lascia il segno, ma è un film scacciapensieri che a differenza di altri simili non annoierà.
Tempeste di ghiaccio si abbattono sul pianeta, e non è un bel vedere: la qualità degli effetti speciali, che comprendono Manhattan e la Statua della Libertà congelati d'improvviso, sono realmente... agghiaccianti, frutto di elaborazioni in computergrafica degne di un ragazzino alle prime armi, più simili a un cartone animato che a un film moderno. Ma è solo l'antipasto di quello che ci aspetterà, perché a sorpresa non sono nemmeno gli effetti la cosa peggiore. E lo capiamo subito, da quando entra in scena una coppia di ragazzi in fuga dalla...Leggi tutto glaciazione progressiva. Lei, Brie (Esposito), è la figlia di due scienziati e mostra di avere a sua volta le idee chiare in termini tecnico-scientifici (anche se a chi guarda non vengono forniti elementi sufficienti a capire ciò che sta accadendo, tocca limitarsi a prendere atto che fa freddo, nevica e c'è molto ghiaccio in giro). Lui, il suo ragazzo (Townsend III), è un semplice meccanico ma fa niente, può tornare utile per mansioni più "fisiche".
Insieme si rifugiano in un college dove trovano un professore impegnato a completare da solo alla lavagna formule matematiche al termine delle quali scrive "Moriremo tutti" prima di uscirsene di scena. Rannicchiato in classe uno sparuto gruppo di studenti tra i quali c'è chi (Dang) comincia subito a prendersela con Brie: "Non sei la leader, ci penso io" (come se la poveretta si fosse già proposta a guidare il gruppo appena entrata). Nel frattempo papà e mamma della ragazza, che stavano al centro ricerche assieme a un presunto esperto (di cosa? Boh) che si fa notare per una calza calata in testa, abbozzano qualche ipotesi sulla condizione in cui si trovano ma pensano soprattutto a rintracciare la figlia, che ha comunicato la sua posizione tramite telefono satellitare. Ha trovato riparo nel college, come sappiamo, ma una valanga ha semisepolto la costruzione bloccandoli dentro.
Brie e il suo ragazzo se ne vanno allora sul tetto dove bruciano della legna (pure il fuoco è tragicamente realizzato in digitale) per attirare l'attenzione di qualcuno che passi di lì e li liberi, e una volta sopra ecco che lui - mirabile scelta di tempo - le si inginocchia davanti e le chiede di sposarlo offrendole un anello. Lei accetta felice giusto per farci intuire il livello della sceneggiatura, che se a livello scientifico non si preoccupa di spiegare pressoché nulla (tutti si aggirano con una specie di tablet in mano dove studiano l'andamento delle tempeste), a livello di dialoghi raggiunge nuove vette di aberrazione... Gli effetti sono talmente scadenti che a volte nemmeno si capisce cosa succeda tra la neve, mentre quando mamma si addentra in una spaccatura tra i ghiacci si vede benissimo quanto le pareti congelate abbiano la consistenza della gommapiuma...
Detto di quanto specialmente il cast maschile sia stato scelto come peggio non si poteva (Joel Berti padre scienziato pare piuttosto uno scalatore professionista, Blake Dang un decerebrato che spara sciocchezze in sequenza), di quanto quello femminile comunque non brilli (Jennifer Lee Wiggins, la madre, ricorda nelle espressioni attonite la Wendy di SHINING anche se il ruolo richiederebbe un'interpretazione opposta), che si può salvare di un film simile? Davvero nulla, tranne forse una regia che capita la mal parata tiene ritmi alti puntando a far sghignazzare gli spettatori capitatici dentro chissà come. Ah e non dimentichiamo il villain di turno, che salta fuori nel finale per tirare quattro pugni a chi gli capita a tiro prima di finire in un crepaccio riemergendo poco dopo ghignando, o il suo degno compare colpito da un fulmine che lo fa letteralmente esplodere! Quanto al ricercatore con la calza in testa, in giro con un piccolo aereo non si sa a cercar cosa, plana su una pista d'atterraggio senza accorgersi che era già occupata da un Boeing 747 e ci finisce addosso...Chiudi
Noodles: L'enorme scimmione Kong metafora della natura turbata e distrutta dall'uomo in nome del profitto e del successo. C'è da riflettere, di questi tempi, su questo concetto. Il film per il resto poteva essere migliore. La regia infatti non incide mai veramente e tutto sembra affidato alla spettacolarità delle immagini, sia nell'isola che a New York. Vi sono anche diversi punti morti e una storia d'amore poco interessante. Effetti speciali del nostro Carlo Rambaldi. Buono, ma non di più.
Marcolino1: Il percorso rocambolesco (con un pizzico di nero brio) della Bouchet, dalla bellezza appassita (ma non la sua autoironia sempre tenace), riesumazione della traumatizzante sorpresa nella hitchcockiana casa di Norman Bates è il tracciato che pungola lo spettatore cinefilo a inoltrarsi nella visione fino al traguardo dei titoli conclusivi. Sicuramente però l'occhio della macchina da presa anche in questo caso, come nel mucchio dozzinale delle commedie del terzo millennio, non emerge ex-grege mantenendosi negli stilemi popolari in voga.
Digital: La famiglia di Kent viene sterminata da alcuni malviventi. Quando Kent uccide uno dei criminali, sulla propria testa viene messa una taglia. La tematica non è certo delle più innovative, il che rende questo western poco originale. Ciononostante si lascia guardare piacevolmente grazie soprattutto a una regia spigliata, capace di imprimere un considerevole ritmo al girato. Nel cast bene Duryea serafico villain (doppiato mirabilmente da Gualtiero De Angelis), più in ombra Young, protagonista scarsamente carismatico. Non tra i più memorabili, ma senz'altro un buon film.
Pessoa: Western classico che fornisce l'ennesima versione della battaglia di Little Big Horn, probabilmente il più grande successo militare dei Nativi americani contro l'esercito USA. La rivisitazione, piuttosto romanzata, ha però il pregio di assumere una posizione revisionista ante litteram (ripresa poi da Penn) e antirazzista. La pellicola si distingue per le scene di massa e le lunghe sequenze in esterna, molto pregevoli, mentre la recitazione e la sceneggiatura si mantengono su livelli discreti, senza mai però far gridare al capolavoro. Un gran bel film, che piacerà agli appassionati.
MEMORABILE: L'incontro fra Toro Seduto e il presidente Grant.
Markus: Un’infinita carrellata di microepisodi catalogati in temi ben precisi che espongono le mille sfaccettature dell’italianità allora “di moda”. Molti dei racconti sono fulminei e francamente insulsi; altri, invece, sono meglio strutturati nonostante la limitatezza. I migliori sono quelli con Sordi e Manfredi, ma anche il lungo episodio centrale con Fabrizi. Al saldo di tutto, gli episodi inconsistenti sono numericamente superiori rispetto a quelli decorosi, perciò se ne deduce che si tratta di una pellicola complessivamente non riuscita.
Pigro: Pescetto sbruffoncello si vanta di aver ucciso uno squalo ed è acclamato eroe della barriera corallina, ma le cose stanno diversamente. Film d'animazione simpatico, colorato e chiassoso, anzi troppo chiassoso e confusionario. Non che non riesca a garantire il divertimento, ma manca il guizzo in più che trasforma una normale favoletta cinematografica senza pretese in qualcosa da ricordare. Del resto, la storia è banale, mentre la caratterizazione dei personaggi sbanda verso la gratuita caricatura. Carino.
Didda23: Una devastante eruzione vulcanica in terra islandese ha l'effetto di abbassare vertiginosamente le temperature e in aggiunta un grosso iceberg si muove a velocità supersonica verso le coste statunitensi. Un Asylum non del tutto indegno, con i soliti effetti speciali pasticciati e risibili, una trama molto basilare (l'onesto padre di famiglia che vuole salvare la figlia) e un cast tutto sommato onesto (il protagonista è Labyorteaux, volto noto per gli appassionati di J.A.G. - Avvocati in divisa). Trascurabile, ma con un minimo di fascino.
MEMORABILE: L'esplosione fatta con materiali di fortuna; Il volo su un piccolo Cessna; L'arrivo a New York.
Sfortuna vuole che Christy Palmer (Tennant), figlia adolescente di una donna in carriera (Swanson) pronta ad assumere le redini di una grossa società, assista nel bosco a un brutale omicidio: il killer (Ravanello) è un noto pregiudicato, che spara alla sua vittima proprio mentre Christy spia la scena da dietro un albero. Lui se ne accorge, la insegue ma lei riesce a scappare, aiutata da un giovane che passa in auto lì nei pressi. Insieme alla madre decide di andare in polizia a denunciare l'accaduto. Riconosce tra le foto segnaletiche l'uomo, lo accusa anche nel confronto...Leggi tutto da dietro il vetro e sembrerebbe chiusa lì.
Invece no: il killer si fa pagare la cauzione, esce e si mette in testa di far fuori mamma e figlia, con la complicità pure del poliziotto (Munro) deputato a proteggere le due e che si produce quindi in un deprecabilissimo doppio gioco. Che rappresenta poi il sale del film: da una parte le due donne irritatissime perché hanno la sensazione di non essere affatto al sicuro come la polizia promette, dall'altra il killer e il detective dalla lingua biforcuta, del cui anomalo comportamento si accorgerà prima o poi anche la collega al distretto (Walers). Madre e figlia intanto si trasferiscono in Oregon (in realtà siamo in Canada, luogo d'origine del film) per conto loro, senza avvertire nessuno, rifugiandosi in un casolare in legno perso nel verde, dove conosceranno un simpatico vicino allevatore di cavalli (Spence).
Dopo una prima parte più attendista, in cui emergono interpretazioni non proprio di massimo livello (a cominciare dalla Swanson, storica prima Buffy e qui peraltro mal doppiata) all'interno di una storia ordinaria già vista troppe volte per interessare, il film comincia a ingranare imboccando una direzione più thriller: intercettazioni telefoniche, minacce del killer al poliziotto corrotto, personaggi esterni (l'amica della protagonista, il vicino di casa nei campi) che trovano un loro spazio. La situazione si fa più tesa, gli eventi precipitano, l'assassino a piede libero sa che non ha troppo tempo per far fuori la giovane testimone... Il buon Lochlyn Munro, con la Swanson star del film, sa rendere spregevole a dovere il proprio personaggio: tiene il piede in due scarpe e rappresenta la figura chiave, perché madre e figlia – complice anche una sceneggiatura di scarsa levatura – non offrono granché quanto a coinvolgimento nell'azione e i loro duetti da donne isolate senza contatti col mondo stancano presto. Chi dà loro la caccia sale invece in cattedra e nel complesso non ci si annoia, soprattutto per la curiosità di vedere se le due verranno rintracciate o meno. Per essere un mero prodotto televisivo, in definitiva, ci si può quasi accontentare...Chiudi
Ianrufus: Unico episodio davvero degno di nota è quello con Nino Manfredi, non solo per la solita classe del colonnello della commedia ma anche per la partecipazione del mitico Bonanni (volto visto in migliaia di film italiani, vedi il ferito con Sordi ne I nuovi mostri). Qualche battuta di Pozzetto (quella dell'alano castrato è un suo "must"), qualche smorfia di Montesano e poi il film è già pronto per essere dimenticato. Un'occasione buttata via, irritante come tante cose degli ultimi Castellano e Pipolo.
Pinhead80: Bella domanda: cosa vogliono le donne? Il film cerca di dare una risposta a questo quesito donando a Mel Gibson, in maniera casuale, la capacità di poter leggere loro nel pensiero. L'idea è senza ombra di dubbio simpatica e pure il film risulta essere godibile, anche se la sceneggiatura finisce per scivolare inesorabilmente nel banale. Riuscito, ma solo in parte.
Wilkerson: Commediola natalizia degli equivoci, ruffiana e fasulla come solo Hollywood riesce a fare. Lo spunto iniziale potrebbe anche essere interessante, ma lo sviluppo della vicenda è prevedibile in ogni direzione, oltre la normale tollerabilità. La Bullock conquista il pubblico americano con facili lacrime, lo spaesato Bill Pullman non sembra troppo a suo agio nel ruolo di playboy. Fa comunque piacere ritrovare i veterani Jack Warren e Peter Boyle.
Rambo90: Tipico action anni '90 con il solito criminale che prende in ostaggio in aereo. Il ritmo però è veloce, le scene spettacolari non sono molte ma sono ben piazzate lungo il film; qualche combattimento corpo a corpo stile 58 minuti per morire e Wesley Snipes in grande forma. Buone anche le prove di Payne (che poi si è specializzato in ruoli da cattivo) e di un Tom Sizemore ancora agli inizi. Per gli aficionados del genere è da non perdere.
Siska80: Palesemente sulla falsariga di Billy Elliot (ma anche al di sotto), assistiamo alla lotta di una ragazza per realizzare il sogno di diventare una ballerina affermata. Questo almeno fino a metà del film, poiché dopo si susseguono una serie di sodalizi o competizioni tra giovani promesse e incomprensioni tra allieve e docenti che sembrano scopiazzati addirittura da certi reality televisivi di oggi. Lunghezza eccessiva, cast anonimo, finale ovvio: brutto.
MEMORABILE: L'allieva espulsa che implora pietà in ginocchio; Il pasto riciclato.
Giùan: Impegnata a preparare col fido Uomo dal cappello giallo e i suoi amici il costume per la festa della "zucca", la nostra scimmietta è incuriosita dalla leggenda di uno spaventapasseri senza capoccia. Avventura lunga in salsa "halloweenesca" per il piccolo George ("creatura" di Ron Howard), il cartone gioca piuttosto bene la carta dell'attrazione/repulsione dei bambini per la paura e lo "spavento". Peccato la trama troppo intorcinata rispetto alla lineare media degli episodi della serie, comunque divertente per i ficcanaso e gli impiccioni di ogni età e... razza.
Siska80: Vic (giovane esile vichingo dotato di grande intelligenza) affronta un viaggio impervio pur di liberare la famiglia da un incantesimo. Un bel design colorato, personaggi simpatici dalla personalità ben delineata, ritmo e soprattutto tanta azione rendono avvincente questo anime principalmente rivolto ai piccoli che però risulta godibile anche per un pubblico adulto, sebbene la trama non sia originale (in quanto si ispira in maniera evidente al racconto mitologico di Re Mida) e il lieto fine ovvio.
MEMORABILE: L'ingegnosa grafica dei titoli di testa; La gallina che diventa d'oro; Il balletto sexy a pagamento.
Pessoa: Un onesto poliziesco diretto e interpretato con mestiere da professionisti del genere. Niente che faccia gridare al capolavoro ma inseguimenti, sparatorie e scazzottate sono di tutto rispetto e non a caso hanno un ruolo primario nel film. Merli, pur mostrando i suoi limiti, soprattutto nei primi piani, ce la mette tutta mentre Saxon alterna grandi zampate a momenti di stanca. Buon ritmo a tratti frenato dalle scene in cui entra in scena la D'Angelo, espressiva come un Mohai. Grandi musiche di Micalizzi. Merita tutto sommato la visione.
Puppigallo: Deludente poliziesco che gira su se stesso, rovistando nei bassifondi delle perversioni, della violenza sessuale voluta, o subita, con un Eastwood piuttosto imbalsamato e a disagio nel ruolo (recita come un pezzo di legno con corteccia, tranne quando entrano in scena i figli). Tra maniaci mascherati, beghe familiari e elementi scabrosi, la pellicola arranca paurosamente, risultando anche datata e quasi ridicola in certi dialoghi e frasi "Vorrei farti un pigiamino di saliva..." (povero Clint, che ti hanno messo in bocca...). Filmaccio.
MEMORABILE: Il tatuatore "Ho l'aria di uno che picchia le donne?". E Clint "Sì". "Infatti le picchio, tutta la settimana tranne il giovedì".
Pigro: Asterix e Obelix corrono a Roma per salvare la bella Falbalà, della quale si è inopinatamente innamorato Obelix. E' il quarto episodio della serie, il primo non diretto dai suoi inventori. La storia funziona sempre, regalando qualche chicca (a cominciare dalla parodia della corsa delle quadrighe di Ben-Hur), assestandosi su un discreto prodotto, senza però toccare le vette del precedente episodio e puntando piuttosto alla ripetitività.
Maxspur: Un “Crocodile Dundee” imborghesito alle prese con un narcotrafficante senza scrupoli. La nuova avventura del nostro, pur confermandosi al "botteghino", manca della freschezza dell’originale; per dare nuova linfa si è cercato di articolare maggiormente la trama, ottenendo, però, risultati mediocri. Salvo la consueta simpatia del protagonista non c’è molto altro.
MEMORABILE: Scena sul cornicione: "Non voglio fermarla, voglio passare!"
Giacomovie: Anche se si tratta di film fatti perché comunque garantiscono qualche soldo al botteghino, in questo sequel ci sono un umorismo più corposo, una comicità scorrevole, qualche rimando allo stile di Blake Edwards, sketch più movimentati e più inventivi ed un positivo cambio alla regia. Tutti elementi che gli fanno raggiungere, pur nell'ordinarietà dell'insieme, una sufficienza più sostanziosa rispetto al precedente film. Simpatico il modo in cui è stata scomodata la figura del Papa e del Vaticano, ed in certi casi Clouseau rimanda a 007. **!
Kinodrop: Quattro amici d'avventura vengono travolti da un'onda anomala che rovescia il trimarano al largo delle coste neozelandesi e saranno costretti a collaborare giocoforza e a far di tutto per sopravvivere. Survival oceanico del tutto privo di pathos, compresso in tre o quattro scene molto simili tra loro e accomodate per non suscitare apprensione, che hanno più del miracolistico che del reale (la villa arredata e fornita di tutto punto). Dialoghi e comportamenti tendenti al target televisivo e anche dal punto di vista spettacolare si nota il limite dato da un budget risicato.
Jandileida: Che Milla Jovovich sia una splendida creatura capace, con la sua sola presenza, di sbriciolare anche il granitico ateismo di Bakunin è fuor di dubbio. Ciò non basta però per rendere un film degno di questo nome: questa insulsa pellicola senza né capo né coda ne è la conferma. Rafelson gira uno pseudo-thriller tutto incentrato su una irreale rapina in banca e su un caso di sindrome di Stoccolma al contrario. O almeno è questo quello che si capisce nella confusione e nella raffazzonatezza della storia. Jackson è nullo, gli altri insensate macchiette.
Magi94: Inquadrato nella migliore tradizione del cinema d'inchiesta americano, Il caso Spotlight è un film impeccabile, con una sceneggiatura solida che non concede mai un eccesso ma allo stesso tempo riesce a non annoiare. Le pagine di cronaca vengono raccontate con precisione e i personaggi (specie i non giornalisti) vengono ritratti con grande veradicità. Ha come pecca un carattere tipico del genere: un certo senso della morale giornalistica un po' posticcio, quasi appunto moralistico, che porta a ritrarre l'insieme come una crociata semplicistica.
MEMORABILE: Le reazioni di tutti gli uomini più o meno vicini alla chiesa al sapere dell'inchiesta in atto.
Jena: E bravi Neveldine/Taylor! Sono riusciti nella difficile impresa di fare un film peggiore del primo Ghost Rider. Solita trama del solito bambino figlio di Satana, che i soliti monaci vogliono eliminare e il solito cattivo/cattivo usare ma il cattivo/buono salverà... che pizza! Trama di fatto quasi identica al pessimo Drive angry, con una spruzzata di Terminator. Ma il tutto é servito malissimo, con la spocchiosa regia da mal di mare e il desolante faccione di Cage, che si aggira stordito.
MEMORABILE: Quando é in scena il Ghost qualche momento di luce si ha: quando stermina dei cattivoni con una mega trivella, o quando succhia le anime...
Piero68: Scelta coraggiosa di Berlinger che mette in piedi un film su uno dei più famosi serial killer della storia senza mai mostrare un solo delitto, inquadrandolo solo attraverso i filmati d'epoca ricostruiti ad hoc e le memorie della donna che più di ogni altra ha vissuto con lui. A un certo punto sembra quasi che la sceneggiatura voglia mettergli un vestitino da innocente addosso. E invece la terribile verità arriva negli ultimi, incredibili minuti del film. Efron superlativo e un cameo di Malkovich altrettanto strepitoso.
MEMORABILE: Le parole finali del giudice: "Abbia cura di sé, figliolo. Dico sul serio! Lei è un giovane brillante, avrebbe potuto essere un ottimo avvocato...".
Myvincent: La vita del santo fondatore della Compagnia di Gesù nei suoi aspetti più salienti viene qui raccontata con una patina da fotoromanzo. Il carattere informativo e divulgativo non manca, ma cede il passo a una narrazione fin troppo didascalica, fredda, vuota. Come si trattasse di una fiaba del 500, assistiamo alle trasformazioni di un uomo che, similmente a Francesco, lascia la sua famiglia in vista per promuovere un’impresa fatta di pace e misericordia. Molto spagnola la faccia del protagonista.
Daniela: Spietato manager cacciatore di teste trascura la famiglia per il lavoro, ma quando ad uno dei suoi tre bambini viene diagnosticata la leucemia... Film melodrammatico confezionato con professionalità, spudorato per come punta le sue carte sull'effetto spremi-lacrime, con tanto di colpi bassi, ma troppo grossolano ed anche disonesto per riuscire nell'intento. Convince poco anche la caratterizzazione dei personaggi in senso assolutorio, per cui anche il più bastardo finisce poi per rivelarsi meno peggio di quanto vuol apparire.
MEMORABILE: Il tour architettonico regala qualche bella immagine
Markus: Francamente una commedia mediocre: si ride davvero poco e la location a L'Avana è un concentrato di luoghi comuni su Cuba (balletti “spontanei” in un bus, una falsissima gioia di vivere...). Pannofino, tra una smorfia del mento e l’altra, bofonchia qualcosa e Brignano fa il solito ruolo da impacciato, ma che almeno godrà della presenza di una prorompente bellezza locale. Baldi (ma chi è?) trova il tempo di cacciare dentro il film anche un bauscia milanese (fortunatamente per due battute) e uno strimpello romano... Bah!
Siska80: L'intento probabilmente era di satireggiare su chi detesta le anomalie fisiche attraverso la deprecabile figura di un presidente, il cui obiettivo è togliere di mezzo quelli che lui definisce "brutti" (e il finale edulcorato parrebbe confermarlo); ne vien fuori invece un film claustrofobico, inquietante perché figlio di un'epoca nella quale il bullismo imperversa e tante sono le vittime che si tolgono la vita in quanto schiacciati dall'umiliazione. Bravo il cast giovanile, buono il ritmo, lodevole l'ambizione di scuotere le coscienze da una parte incitando a reagire dall' altra.
MEMORABILE: Le interviste; Il salvataggio; La manifestazione.
Il ferrini: Buffa commedia nella quale si racconta la vita di un ex toy boy che viene lasciato dalla vecchia e ricca moglie ritrovandosi in mezzo alla strada. Sempre brava e estremamente versatile Salma Hayek (qui nei panni della sorella minore e madre vedova), che rende credibili anche le situazioni più surreali. Il bambino risulta simpatico, e in questi casi non accade quasi mai. Per carità, non tutte le gag sono irresistibili e i buoni sentimenti compromettono un po' la parte finale, ma le due ore scorrono e non ci si annoia.
Caveman: Terzo film tv e questa volta la trovata buona è data dall’alternanza tra presente e passato, dove la nostra eroina è comunque presente nei panni di una parente il cui schiavo venne accusato di omicidio. Guest star dell’episodio Phylicia Rashad (I Robinson) che ben si integra sulla scena con la Lansbury al punto tale da far pensare che magari una qualche puntata con le due insieme poteva essere veramente una bomba. Ottimi i costumi e le ambientazioni del passato.
Rigoletto: Dal punto di vista qualitativo Stelvio Massi gira un film altalenante, con una prima parte romana decisamente più interessante della seconda. Il perché di questo sbalzo è di difficile decifrazione, ma è certo che ne risente anche la prova di Merli, bravo finché la sceneggiatura glielo permette e ancora più bravo a far rimanere a galla il film nei momenti più discutibili, adottando uno stile imperioso anche nelle scene di azione. Non il più riuscito dei poliziotteschi, ma non disprezzabile.
Jandileida: L'Akin un po' anarcoide degli inizi è diventato grande e ce lo conferma con questo drammone con al centro una dolorosamente splendida Kruger, moglie e madre mutilata negli affetti. Raccontato con la solita capacità di catturare lo spettatore quasi dall'inizio alla fine, ha soprattutto il grande pregio di evitare inutili pietismi quando invece la storia si sarebbe volentieri prestata a tali biasimevoli espedienti. Qualche dubbio si può sollevare su di una parte finale un po' banale e "pancista" che non sembra essere nelle corde del regista.
Herrkinski: Tra dramma e crime-movie, il film propone Van Damme come un buttafuori dal cuore tenero e la pelle dura che finisce ricattato tra polizia e banditi. L'attore, ormai da anni pienamente maturato e promosso in ruoli più seriosi che nel suo passato da kickboxer, dà una recitazione misurata e realistica; la regia gestisce bene sia i momenti più drammatici che quelli action, brevi ma ben girati e mai esagerati. Lo script non esce dai binari abbastanza banali dei classici intrighi tra Stato e trafficanti ma nel complesso il lavoro si fa seguire bene.
Aal: Premetto che conosco poco Allen ma devo anche dire che non ne sono mai stato attratto. In ogni caso mi sono avvicinato a questo film senza pregiudizi e devo dire che mi è piaciuto. Un film leggero ed equilibrato, sognante, dolce. Un cast coeso e convincente, un'ottima ambientazione con ricostruzioni storiche accurate e splendida fotografia rendono questo Midnight in Paris una piacevole e appagante visione. Bravi tutti, senza strafare e senza pecche evidenti.
Ryo: Secondo capitolo dell'action-poliziesco per famiglie reso famoso con l'improbabile coppia Tucker-Chan. Entrambi utilizzano le proprie carte vincenti: sproloquio per il nero, kung-fu per il cinese. Il piatto è servito. È la stessa minestra riscaldata dell'ultima volta? Pazienza, la struttura regge, il pubblico si diverte e alla fine vincono sempre i buoni. Amen.
Cotola: Tratto da un racconto di Lovecraft che ha ispirato parecchi sceneggiatori e registi, il film non presenta alcun motivo di interesse. Trattasi, infatti, di una produzione piuttosto approssimativa che scontenterà anche gli appassionati del genere. Effetti speciali (pochi) affidati al nostro Fulci e musiche (scialbe) di Franco Micalizzi. Tranquillamente evitabile.
Capannelle: Con stile asciutto e forte ironia, senza farsi prendere da troppi sentimentalismi, Nichols piazza due o tre colpi alla mentalità perbenista dell'America e lancia il giovanissimo Hoffman, oltre che esaltare il disincanto della Bancroft. Alcune sequenze rimaste nella memoria e una colonna sonora indovinata anche se molto, molto ruffiana. Forse sopravvalutato ma offre alcune battute e situazioni grottesche finemente disegnate. Nel cast anche il bravo caratterista Norman Fell nei panni dell'affittacamere che non sopporta Benjamin.
MEMORABILE: "Non mi devi dire qualcosa?" "Vorrei esprimerle la mia gratitudine, Mrs. Robinson" "Il numero della camera, sciocco".
Jorge: Mi aspettavo una boiata specie considerando il precedente film di Gordon (Blades of Glory), eufemisticamente una schifezza... ed invece ne sono rimasto abbastanza favorevolmente colpito; il film è ben scritto e sceneggiato, non cede mai al volgare, il ritmo è sempre costante, gli attori molto bravi con una tendenza al naturale e mai alla recitazione forzata. Per carità, il finale lo si immagina dall'inizio, ma d'altronde ci sta. Ben confezionato e recitato, bella storia... piaciuto ed ottimo per una serata di evasione non stupida.
Galbo: Non conosciutissimo, il mondo del birdwatching è al centro di questa commedia di David Frankel dedicata appunto ad un gruppo di strani personaggi che gira il mondo per dedicarsi alla propria passione. Un film divertente, con un sottofondo sentimentale tenue ma distintamente avvertibile e la cui sceneggiatura ha una curata caratterizzazione psicologica dei personaggi. Merito del regista quello di utilizzare bene attori come Black e Wison, che tendono spesso a strafare, mentre è sempre un piacere vedere sullo schermo Steve Martin. Un buon film.
Androv: Quando i comici iniziano a prendersi sul serio sono spesso dolori, a meno che non si tratti di giganti della recitazione. Qui Pozzetto è un pesce completamente fuor d'acqua: il suo casting non ha alcun senso se non per sfruttarne l'innata simpatia, che innalza una pseudo fiction girata con pochissimi mezzi. Cast di contorno poco spontaneo, specialmente per i personaggi femminili. Non brutto, ma tutto sommato inutile: un Renato totalmente sprecato.
Galbo: Commedia "matrimoniale" in cui un gruppo di invitati viene messo insieme in un tavolo appartato; si scoprirà presto perché. Uno spunto potenzialmente buono per una commedia irriverente che ironizza su alcuni luoghi comuni della cerimonia di nozze; purtroppo si tratta di un'occasione mancata a causa di una sceneggiatura debole che si rifugia nelle soluzioni narrative più scontate per portare al più banale dei finali possibili. Interpreti adeguati.
Saintgifts: L'atletico Chuck Connors è un bianco, ma interpreta abbastanza credibilmente il famoso capo indiano Geronimo. Sono le ultime gesta del capo Apaches prima di scendere a patti con il Governo degli Stati Uniti. È un film chiaramente dalla parte dei nativi americani, anche se ne mette in mostra la loro fermezza nel rifiutare le abitudini e la civiltà, ritenuta superiore, dei bianchi, ma evidenzia anche la disonestà di questi ultimi. Girato in modo molto convenzionale, così che la visione risulta piuttosto distratta e senza particolari scosse.
Siska80: Un uomo misterioso, trovato ferito e prontamente soccorso, si sdebita a modo suo. La trama ha una parvenza di serietà, ma tutto il resto no, purtroppo; si potrebbe anche passare sopra alla messinscena poveristica e alla fotografia di stampo televisivo, ma che dire della recitazione a base di smorfie e ammiccamenti palesemente moderni (e anche fuori luogo). Per non parlare dello stereotipo dell'eroe serioso in netto contrasto col cattivo spaccone (qui spesso in posa fotografica con gruppi di fanciulle da capogiro) e delle sequenze di combattimento mal coordinate e puerili. Pessimo.
Stubby: Filmettino tutto sommato piuttosto simpatico. Sicuramente il primo tempo è la parte migliore, poi pian piano il film scema e diviene abbastanza inverosimile. Belle le presenze femminili di Margherita Buy e Simona Izzo, bravuccio anche Rubini nella parte del molestato.
Siska80: Titolo d'accatto per un film che, raschiando il fondo del barile, recupera l'abusatissimo escamotage del tradimento all'interno di una gang affiatata: che poi la vicenda si concluda a tarallucci e vino è scontato, motivo per il quale l'intera operazione appare senza senso (non che se fosse andata diversamente lo avrebbe avuto, al contrario la delusione sarebbe stata anche maggiore). Graficamente il prodotto mantiene ingegnosamente uno stile vintage che fa sempre presa e l'umorismo che contraddistingue la serie qua e là fa ancora effetto; comunque contenutisticamente parco.
Mco: La grana grossa c'è e si vede: le tette ballonzolanti e i riferimenti sessuali sempre più espliciti si inseguono per tutto il percorso, accompagnati da scherzi tra confraternite e prove da superare di inenarrabile inverosimiglianza. Eppure a film come questo, in fin dei conti, non si chiede molto di più, considerato il fatto che il fiato corto dell'effetto innovativo è ben evidente. Inoltre i protagonisti sono simpatici e per una volta ci portano a tifare contro la lega dei nerd. Premio per il miglior nudo a Ace Hicks (la ragazza della doccia).
MEMORABILE: Il fiotto incontrollabile che finisce sul pupazzo; Il primo incontro tra Erik con Coolidge, con lui e Maggie a letto; La defecazione nella vaschetta.
Rocchiola: Ad oggi il miglior film di un regista sopravvalutato divenuto negli anni sempre più criptico e pretenzioso. Sfruttando la lezione di Altman e Scorsese confeziona una coinvolgente saga sull’ascesa e caduta di un famoso porno-attore nell’America libertina a cavallo tra gli anni 70-80. Rispetto ad altre opere di Anderson colpisce soprattutto il ritmo coinvolgente in crescendo e il perfetto dosaggio tra ironia e violenza. Ispirato alla figura di John Holmes, è uno dei pochi ritratti credibili e sinceri sul mondo della pornografia. Cast eccezionale.
MEMORABILE: Le continue umiliazioni subite da Little Bill; La rapina in pasticceria; La finta partita di droga; La citazione finale di [f=1761]Toro scatenato[/f].
Saintgifts: Classico film RKO apparentemente di avventura ma con un nocciolo molto umano. John Farrow dirige in modo esemplare un gruppo di attori che rappresentano molto bene i caratteri variegati dei protagonisti, costretti a manifestare la loro vera natura in un'occasione di sopravvivenza che li separa dal resto del mondo. Coevo di Ombre rosse, che mi ha ricordato per diverse analogie, ma forse anche anticipatore de Il volo della Fenice, dove c'è sempre un disastro aereo alla base della vicenda. Piccolo gioiello da riscoprire, come si suol dire.
Dusso: Satira alle volte grottesca con un soggetto non certo originale ma che pur non partendo benissimo poi tiene piuttosto bene, con alcune battute notevoli di Gassman. Storie simili in altri film si sono rivelate spesso un disastro, qui invece c'è un buon amalgama tra gli attori e le altre componenenti. Tantissimi i caratteristi non accreditati (anche più del consueto).
Cotola: Ottimo documentario-inchiesta sulla sessualità degli italiani negli anni Sessanta. Pasolini indaga come sempre con vivo e sincero interesse e raccoglie i pareri della gente comune alternati a quelli di famosi intellettuali. Oggi certe posizioni appaiono datate se non risibili. In realtà resta un ottimo documento della mentalità dell'epoca che dice molto di più di centinaia di trattati di sociologia.
Noodles: Le premesse erano ben altre, visto che si tratta di uno dei pochi western dalla parte dei nativi americani e non il solito coacervo di retorica occidentale. Ma l'occasione non viene sfruttata e ne esce fuori un film che non riesce mai veramente a prendere lo spettatore, se non con gli straordinari scenari e la superba fotografia. Ma quella è un classico dei western del periodo. Bisognava mettere qualcosa in più nella trama e quel qualcosa non c'è. La narrazione è spesso lenta e scontata, e non convince neanche la storia d'amore centrale. Da rifarsi gli occhi, ma altro non c'è.
Markus: Per l’esordio alla regia cinematografica, Duccio Camerini sceglie una pochade di stampo teatrale (campo artistico a lui consono fino allora) ma, nonostante la presenza del nome di richiamo Stefania Sandrelli (con altri buoni attori e caratteristi) incappa nel difficile barcamenarsi tra diversi personaggi e scene che prevedono ritmi differenti dal palcoscenico, facendo sostanzialmente leva solamente sul talento degli attori. Complessivamente non un brutto film, ma una trama così arzigogolata doveva prevedere a mio avviso una regia più esperta.
Galbo: Regista con un passato piuttosto glorioso nell'action, Renny Harlin ha proseguito su questa strada, con sempre minore fortuna commerciale. Questo 12 Round è il classico "revenge movie" nel quale l'eroe di turno (un poliziotto) viene sottoposte ad ardue prove per salvare la compagna prigionera del sadico di turno assetato di vendetta. Benchè ricco di momenti poco plausibili o francamente inverosimili, il film (grazie all'esperienza del regista nel genere) non è mal realizzato (anche se il cast non è memorabile) ed offre alcuni momenti di svago.
Daniela: Consapevole dell'imminente sconfitta, un colonnello nazista strenuo sostenitore della superiorità della razza ariana invita altri ufficiali ad infiltrarsi sotto falso nome tra le popolazioni dei paesi occupati per fomentare l'odio contro gli alleati e la democrazia... Al netto di qualche ingenuità narrativa, un film sincero nel sostenere che solo la comprensione tra i popoli al di là delle barriere tra le diverse nazionalità, fedi e etnie può sconfiggere definitivamente il nazismo ed evitare una nuova guerra mondiale. Imperfetto ma originale nella trama, meritevole negli intenti.
Didda23: Un gruppo di amici del college si ritrova dopo anni per un matrimonio. Nel frattempo uno di essi ha scritto un libro che potrebbe minare i rapporti interpersonali. Buona commedia firmata da Malcolm D. Lee (cugino del più famoso Spike) girata interamente con un cast di colore. Buona la predisposizione del ritmo narrativo con dialoghi non del tutto banali e una regia che assembla con decorosità le varie situazioni dipinte dalla sceneggiatura. Un'opera che poggia molto sulla verve degli attori in campo, tutti più che discreti con nota di merito per Howard.
MEMORABILE: L'incontro fra Chestnut e la futura moglie; Il tentativo di non far leggere il libro al futuro sposo; Lo scambio di promesse.
Lorenz1990: Un giornalista parigino trasferito per punizione a Bordeaux assiste per caso all'omicidio di un pianista in un bar. Con l'aiuto di un'annunciatrice radiofonica si mette a indagare sul caso, ma qualcuno non è d'accordo. Pallido thriller francese con una trama gialla al minimo sindacale. Gli sviluppi nella storia si fanno attendere, la noia invece arriva subito.
Gabrius79: Una partenza così così, ma dopo pochi minuti il film inizia a disseminare una serie di gag ed equivoci che ci regalano tante risate, in particolare a partire da quando Ollio ritrova Stanlio dopo venti anni dalla fine della guerra (quest'ultimo era rimasto al fronte senza sapere che fosse finita). Le gag inscenate mentre i due salgono i 13 piani per salire a casa di Ollio sono memorabili. Gustoso.
Panza: Noioisa pochade a tema mafioso che promuove a protagonista un discreto caratterista affidandogli un personaggio abbastanza odioso. Insomma, di ridere non se ne parla, nemmeno ricorrendo ai soliti luoghi comuni sulla mafia, tanto che, rispetto a Monteduro, più simpatici risultano Mulè e Musco. A salvare la situazione sono i generosi nudi, anche se comunque manca il tono vivace e brioso che dovrebbe invece esserci. Nemmeno la trama è sviluppata a dovere, sopratutto quando si dovrebbe capire come faccia "carriera" Monteduro. Buone le musiche.
Daniela: L'inquieto Ernie vorrebbe fuggire dal povero quartiere londinese in cui vive ma rinuncia quando scopre che la madre vedova ha un male incurabile. Nel frattempo intreccia una relazione con la ex moglie di un malvivente, finendo per restare implicato nei suoi loschi affari... Già famoso come drammaturgo, Odets esordisce nella regia con questo dramma dai forti connotati di critica sociale penalizzato da dialoghi pesantemente letterari. Curata invece la messa in scena con una bella fotografia contrastata mentre nel cast spiccano Barrymore e Fitzgerald, più in parte rispetto a Grant.
Siska80: Palesemente sulla falsariga di Billy Elliot (ma anche al di sotto), assistiamo alla lotta di una ragazza per realizzare il sogno di diventare una ballerina affermata. Questo almeno fino a metà del film, poiché dopo si susseguono una serie di sodalizi o competizioni tra giovani promesse e incomprensioni tra allieve e docenti che sembrano scopiazzati addirittura da certi reality televisivi di oggi. Lunghezza eccessiva, cast anonimo, finale ovvio: brutto.
MEMORABILE: L'allieva espulsa che implora pietà in ginocchio; Il pasto riciclato.
Invece no: il killer si fa pagare la cauzione, esce e si mette in testa di far fuori mamma e figlia, con la complicità pure del poliziotto (Munro) deputato a proteggere le due e che si produce quindi in un deprecabilissimo doppio gioco. Che rappresenta poi il sale del film: da una parte le due donne irritatissime perché hanno la sensazione di non essere affatto al sicuro come la polizia promette, dall'altra il killer e il detective dalla lingua biforcuta, del cui anomalo comportamento si accorgerà prima o poi anche la collega al distretto (Walers). Madre e figlia intanto si trasferiscono in Oregon (in realtà siamo in Canada, luogo d'origine del film) per conto loro, senza avvertire nessuno, rifugiandosi in un casolare in legno perso nel verde, dove conosceranno un simpatico vicino allevatore di cavalli (Spence).
Dopo una prima parte più attendista, in cui emergono interpretazioni non proprio di massimo livello (a cominciare dalla Swanson, storica prima Buffy e qui peraltro mal doppiata) all'interno di una storia ordinaria già vista troppe volte per interessare, il film comincia a ingranare imboccando una direzione più thriller: intercettazioni telefoniche, minacce del killer al poliziotto corrotto, personaggi esterni (l'amica della protagonista, il vicino di casa nei campi) che trovano un loro spazio. La situazione si fa più tesa, gli eventi precipitano, l'assassino a piede libero sa che non ha troppo tempo per far fuori la giovane testimone... Il buon Lochlyn Munro, con la Swanson star del film, sa rendere spregevole a dovere il proprio personaggio: tiene il piede in due scarpe e rappresenta la figura chiave, perché madre e figlia – complice anche una sceneggiatura di scarsa levatura – non offrono granché quanto a coinvolgimento nell'azione e i loro duetti da donne isolate senza contatti col mondo stancano presto. Chi dà loro la caccia sale invece in cattedra e nel complesso non ci si annoia, soprattutto per la curiosità di vedere se le due verranno rintracciate o meno. Per essere un mero prodotto televisivo, in definitiva, ci si può quasi accontentare... Chiudi