Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/12/23 DAL BENEMERITO FABBIU
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Fabbiu 3/12/23 12:07 - 2155 commenti

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Un gruppo di tombaroli si guadagna da vivere trafugando reperti etruschi nella Tuscia degli anni 80, avvalendosi del particolare dono speciale del protagonista, un inglese affranto dalla perdita della sua amata. Alice Rohrwacher dirige con una notevole impronta poetica una storia d'amore, bizzarra e fantastica per il territorio, la memoria e la famiglia. La struttura narrativa è originale, per buona parte del film non si riescono a unire i pezzi ma si è trascinati in un folklore ipnotico a tratti bizzarro, poi tutto si chiarisce in un crescendo di coinvolgimento emotivo.
MEMORABILE: Ma certo che erano tutti matti 'sti etruschi, se credevano pure che nel volo degli uccelli si può leggere il destino.

Xamini 21/12/23 16:02 - 1264 commenti

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Pur imperfetto, resta attaccato alla pelle questo lavoro della Rohrwacher, che gioca con la simbologia (gli uccelli, il filo, le riprese capovolte) per raccontare l'errare del giovane britannico Arthur (il Carlo giovane di The crown), del suo sguardo senza fissa dimora, della sua attitudine e attrazione per il vuoto. Viene calato in un contesto realistico eppure curioso: una selva di amici tombaroli a lui legati in modo fragile. Le sue memorie e i suoi sogni sono fiaba, lo tormentano e lo conducono lontano dal noto, verso una chiosa meno prevedibile di quella annunciata.
MEMORABILE: Lo sguardo in sogno; Il ritorno a casa; La stazione abbandonata; Il finale.

Reeves 26/12/23 08:36 - 2414 commenti

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I tombaroli possono essere piccoli delinquenti predatori, ma lavorano con un inglese che ha una sorta di rapporto mistico con gli oggetti che trova. E la persona peggiore tra tutte è certamente chi le cose le acquista per venderle ai ricchi americani. La Rohrwacher sceglie per raccontare tutto ciò una struttura favolistica, dando spazio ai sentimenti e proponendo un film complesso e sorprendente.

Manrico 28/12/23 10:40 - 95 commenti

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Alice Rohrwacher ha indubbiamente talento e questa storia tra il magico e l'ancestrale lo avrebbe potuto testimoniare con più chiarezza. Meglio il condizionale perché il film sconta una serie di prevedibilità che sembrano pensate a tavolino: l'esibito uso di tre formati, un verboso - e didascalico - box ticking di italianità (il linguaggio dei segni, la sagra), femminismo (la comune nella stazione abbandonata) e sottolineato simbolico lirismo, nonché un problema evidentissimo di recitazione - si salva solo la Rossellini, alla sorella Alba l'inarrivabile premio di peggiore. Peccato.

Magi94 1/01/24 19:12 - 968 commenti

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Film curioso e dalle grandi potenzialità, anche se purtroppo non perfetto. Una fiaba cinematografica su un gruppo di tombaroli alla ricerca di cimeli etruschi in un'Italia sospesa tra squallore e idillio rurale, che ci parla di ambizione cieca, di brama di denaro, di amore perduto. Il talento registico è evidente, così come una grande abilità di dirigere gli attori e di raccontare in modo non banale; peccato si pecchi a tratti di eccessivo calligrafismo e della voglia di infilare troppi temi accalappia-premi, soprattutto nella seconda parte sfilacciata. Grande cinema invece la prima.
MEMORABILE: L'incipit; La canzone dei tombaroli.

Rebis 10/01/24 14:09 - 2377 commenti

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Ricapitolando: c'è il tema della mercificazione dei beni culturali; quello delle marginalità sociali; c'è il problema del linguaggio e la questione ecologica. Per non farsi mancare nulla, un posto è riservato alla comune femminista. Rohrwacher inanella un ossimoro via l'altro, ostenta i suoi mentori (Pasolini, Fellini, Olmi e i Taviani), intreccia formati e codici narrativi per innalzare una grande, fiabesca allegoria; ma il piano di senso resta fumoso, il significato generico e il fantastico una mera chiave assolutoria per scagionare un signor nessuno alla ricerca di un fantasma.

Deepred89 29/01/24 17:35 - 3744 commenti

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Pellicola imperfetta e rarefatta, che finché resta nei confini della sua linea narrativa principale (chiaroveggenza e reperti etruschi) e delle sue ambientazioni collinari possiede fascino e originalità, avvalendosi di tempi e toni adeguati. Purtroppo si inseriscono vari elementi che diluiscono e appesantiscono il tutto: folklore formato esportazione, pasolinismi non necessari, microcosmi al femminile che vanno dallo scontato (la famiglia di vipere) al ruffiano (la stazione-comune), ingombranti trasferte nel mondo in giacca e cravatta. Buon cast, OST con un bel brano alla Kraftwerk.

Myvincent 29/02/24 22:27 - 3803 commenti

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Storia di tombaroli, straripanti ragazzi degli anni 80 che, unitamente a un rabdomante, riescono a scoprire e trafugare materiale funerario più o meno prezioso dai sepolcri etruschi. Il film ha una sua sceneggiatura irregolare, cosparsa di dubbi interpretativi che, appunto per questo, non sembrano mai completarlo del tutto. Questo è il suo pregio maggiore. Un linguaggio originale pieno di sogni, nei quali la regista rende possibile un ricongiungimento finale con ciò che sembrerebbe perduto per sempre nella vita reale.

Paulaster 20/03/24 18:00 - 4544 commenti

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Tombaroli cercano di piazzare vari reperti. Soggetto di gusto antropologico che narra la storia della campagna profonda, con le sue miserie e necessità. L’ambientazione povera è funzionale, anche se gli aspetti “paesani” sembrano solo incollati alla vicenda. Anche i rapporti familiari non riescono a essere fluidi; la Rossellini dimostra personalità. Alice Rohrwacher ha il suo stile e riesce sempre a dare importanza a piccole storie mentre gli aspetti ultraterreni catturano l’attenzione e hanno forza e intensità.
MEMORABILE: La canzone dei tombaroli; Il ritrovamento della statua; I palloni da calcio nel pallet.

Leandrino 29/03/24 11:34 - 516 commenti

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Un archeologo-rabdomante inglese in mezzo a un gruppo di tombaroli della Tuscia; ottima premessa per il film della Rorwacher, che prosegue la sua ricerca stilistico-drammaturgica fatta di realtà e favola, tradizione e modernità. Peccato che stavolta, al contrario del buon Lazzaro, l'impasto - per quanto affascinante - risulti freddo e pretenzioso. La galleria di personaggi poco interessanti - poco più che belle figure o volti, a partire dall'odioso protagonista - non permettono di interessarsi alla vicenda che pure scorre con un minutaggio generoso tra noia e appagamento estetico.

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Hackett 10/05/24 09:51 - 1868 commenti

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Ha un gusto particolare, questo film di Alice Rohrwacher, come un po' tutto il suo cinema appare sospeso tra una dimensione ibrida che mescola realtà e sogno spostandosi con giocosità tra personaggi eterei e fuori dal tempo. L'ambientazione ci riporta agli anni '80 tra le campagne toscane, le tombe etrusche e le feste di paese di una comunità di emarginati. Si respira l'atmosfera del cinema italiano dei primi anni '90 tra Pappi Corsicato, l'Avati intimista e l'ultimo Fellini. Finale poetico.

Enzus79 22/05/24 20:41 - 2994 commenti

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Italia anni Ottanta: in un paesimo un gruppo di tombaroli si guadagna da vivere rubando reperti archeologici. Film piuttosto interessante. La Rohrwacher, forse, è però un po' troppo ambiziosa: tanti i rimandi al cinema pasoliniano e neorealista (e non solo), che rendono la storia poco lineare. Non manca qualche tocco surreale. Apprezzabili le ambientazioni e tutto sommato il cast.

Cotola 14/06/24 19:32 - 9187 commenti

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Dopo Lazzaro felice la Rohrwacher si conferma cantrice del realismo magico italico confezionando un film unico nel suo genere, nel senso che non è possibile ascriverlo a un solo genere. La sceneggiatura cesella molto bene i personaggi e confeziona una storia che richiede un po' di tempo per carburare ma che poi avvince regalando molti momenti riusciti ma soprattutto emozioni profonde come nello splendido finale. Assolutamente da vedere poiché diverso dal banale e asfittico cinema italiano. E per giunta non con i soliti attori. Una vera e propia chimera!

Js 23/07/24 11:27 - 7 commenti

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Il cinema di Rorwacher è fatto di sequenze e inquadrature libere che si legano nel gomitolo del film. Ogni sequenza un piccolo film, ogni inquadratura un fermo immagine in movimento. "La chimera" è il gioco del rovescio: sopra/sotto, dentro/fuori, presente/preistoria. L'allegoria dei tombaroli è l'altro mondo, la realtà baraccata degli anni '80 "campioni del mondo". Poi un grande film sulle donne. Nessuno le vede così. Una luce, due battute, i sorrisi: un labirinto di complicità che imbarazza come una scena di nudo. È il femminismo della femminilità, una specie di democrazia dell'eros.
MEMORABILE: Beniamina che rompe il buio; "Ce sta' pure er Lekythos der quarto seccolo"; I gesti muti nei comizi d'amore; La portoghese Italia.

Capannelle 25/07/24 00:00 - 4451 commenti

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C'è un accumulo di spunti e di velleità narrative che la Rohrwacher spara senza pietà ma che faticano a tradursi in qualcosa di veramente compiuto. Un protagonista dal passato doloroso vive in un gruppo non si quanto sentito o quanto da lui subito. Atmosfere di paese, tradizioni tramandate e cantate, riscatti al femminile, tombaroli pasoliniani e ricettatori fantozziani. Alcune sequenze prendono, i personaggi sono mediamente azzeccati ma la ricerca di originalità nel contenuto e nella forma porta anche a spazientire.
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