Ci troviamo davanti ad una bella favola con tanto di finale a lieto fine. Molto piacevole, carico di momenti strappalacrime e un inno ai buoni sentimenti. Billy Elliot è un ragazzino inglese di un quartiere di periferia, si innamora del ballo e si scopre dotato, anche se ciò va in contrasto con il volere della sua famiglia. Momenti divertenti alternati ad altri drammatici. Sicuramente da vedere.
Anche chi non ama la danza classica (al maschile, poi...) e non ha la minima voglia di vedere una pellicola che tratta degli scioperi dei minatori britannici durante il periodo tatcheriano, resta conquistato da questa sapiente messa in scena, che mescola assai bene realismo e poesia, sconfitte ed ottimismo. Una piacevole sorpresa.
Lo spunto di partenza potrebbe prestarsi a una farsaccia greve o a una convenzionale esercitazione sulle eccentricità britanniche, invece è un film onesto, tenero, pulito, con commentario sociale ma senza paraocchi ideologici o baschi in testa, e naturalmente interpretato benissimo come (quasi) sempre ci si aspetta dai sudditi di Sua Maestà. Buono senza buonismi.
È molto difficile (ma non impossibile) coltivare un segno nell'Inghilterra del proletariato urbano: questo il morale di un film agrodolce, in cui il protagonista sogna la danza classica, ma è nato nel posto (e nella famiglia) sbagliata. Film piacevole sicuramente efficace (più di altri più clebrati) nel ritrarre la società popolare britannica (e i suoi personaggi), forse peccando di eccessivo sentimentalismo. Bravi gli interpreti, ottima la colonna sonora.
Il ragazzino è molto bravo (quasi sempre triste, con un solo amico e problemi adolescenziali, che triplicheranno quando si accorgerà che la danza è la cosa più importante della sua vita). Il padre, ben interpretato, è un tipo lontano anni luce da quel mondo e l'accettarlo sarà per lui terribilmente difficile, ma volendo molto bene al figlio... Commovente quando arriva la lettera dall'accademia di danza e tutti aspettano che Billy la apra. Una pellicola interessante e piuttosto coraggiosa, che merita la visione.
MEMORABILE: Il rapporto tra Billy e la sua insegnante di danza.
Anche se il tema sulla carta non poteva essere più distante dalle mie corde (la passione di un bambino per la danza), la sua messa in scena è degna di menzione. Ci troviamo davanti ad un buon film: ben scritto, ben diretto e ben recitato. Sogni e dolori del piccolo protagonista e di chi gli sta accanto sono resi molto bene, senza cadere mai nel patetico. Consigliato.
Film assolutamente consigliato: sullo sfondo di una comunità della periferia britannica oppressa dai problemi lavorativi, Billy Elliot viene folgorato dalla danza mentre il padre lo vorrebbe "macho" e boxeur. Film che fa capire a molti, compreso il sottoscritto, che non solo i maschi effemminati praticano la danza e che solo avendo il coraggio di lottare, con passione, per ciò in cui si crede veramente si innesca un processo virtuoso che illumina anche le persone che ci stanno attorno.
Classico film a mio modo di vedere "furbetto", fatto per piacere a tutti. E, infatti, il pubblico è accorso in massa ed i critici hanno risposto tutto sommato bene a questa pellicola, che cerca di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, senza essere quindi né troppo buonista e ottimista, né troppo cattiva e pessimista. Ovviamente la professionalità della confezione è indubbia, specie quella degli attori che sono molto bravi. Sopravvalutato, ma certamente non brutto e comunque un film estremamente scorrevole e godibile.
Ragazzino dotato nel balletto sfida l’aggressiva ostilità della famiglia e del paese. Classico film inglese imperniato sulle dure condizioni sociali ed economiche della profonda Inghilterra facendole intrecciare con una storia esemplare di sfida e successo. In questo caso, c’è un bel valore aggiunto: la scelta di un tema che a sua volta unisce la storia di un ragazzo e la passione della danza, fonte universale di malintesi e pregiudizi. La vicenda è raccontata molto bene, in modo convincente e avvincente, e Jamie Bell è molto bravo.
Un po' troppo ottimistico rispetto a quello che è successo in realtà. Il film pecca in certi punti, poiché si ha l'impressione di un qualcosa di già visto; gli attori sono abbastanza professionali, ma questo non basta. Discreta la regia. Insomma, c'e di peggio...
Riuscire a intrattenere senza grosse pretese, raccontando una vicenda semplice in modo semplice: questi i principali meriti del film, molto carino, che scorre via lineare e piacevole, anche (e soprattutto) grazie a personaggi tutti indovinati, ad una ambientazione povera ma sfruttata ottimamente, nella quale i difetti diventato pregi (il classico paesino operaio dell'Inghilterra operaia) e alla bella regia, onesta e senza fronzoli, che sa sfruttare al massimo tutto lo sfruttabile. Bello.
Bella favola inglese che analizza pure la drammatica situazione del lavoro tra il proletariato. La tenacia ed il coraggio di un adolescente che vuole coltivare la sua passione danzante in un contesto leggermente maschilista che cerca d'imporre altri interessi. Colonna sonora azzeccata e interpreti convincenti. Personalmente avrei gradito un finale più sviluppato narrativamente.
Un ragazzino si innamora della danza fra i rudi minatori che si scontrarono con la Thatcher: Daldry insiste poco sulla mobilitazione che spaccò l'Inghilterra, per dipingere con più leggerezza e brio l'avventura del protagonista eponimo (il bravo Bell), fra il cielo grigio del nord e le melodie rock dei T. Rex. Ne viene fuori una sorta di Ken Loach edulcorato, una favola moderna capace di divertire ed appassionare, talvolta di far riflettere su stereotipi ancora presenti.
Sullo sfondo delle lotte sociali combattute dai minatori contro i provvedimenti del governo thatcheriano (siamo nel 1984), si dipana il riscatto morale e sociale del piccolo Billy che ha un sogno molto semplice: danzare. Accattivante e molto comunicativo Il contrasto tra la dura realtà della periferia e le movenze armoniche della danza. La regia, senza inquadrature originali, si offre delicatemente alla potenza della sceneggiatura. Molto buona la prova di tutto il cast. Consigliatissimo.
Uno dei capolavori del cinema d’oltremanica, una poesia a immagini condita da humor britannico nel rappresentare i difetti del proprio popolo: il cocciuto sciopero che diventa assurda ragione di vita, l’iniziale scetticismo verso le predisposizioni del figlio, il colloquio per la selezione. Come in Rocky, si parte dalla polvere per arrivare alle stelle, meccanismo semplice e un po' ruffiano, ma che acchiappa sempre. Avvincente e commovente, con dialoghi e personaggi che restano impressi.
MEMORABILE: Elettricità, sento come elettricità; Elliot balla per la strada fino a sfinirsi; Mai stato a Londra, che ci andavo a fare? Non ci sono miniere...
Film senza troppi orpelli e originale nella sceneggiatura, ispirato alla storia vera del ballerino Philip Mosley, esempio vivente del sogno che può diventare realtà, se perseguito con coraggio e costanza. Seppur a tratti leggermente stucchevole, la trama risulta realistica, come realistica è la rappresentazione dei grigi sobborghi inglesi, a volte intrisi di preconcetti e ignoranza. Il cast è ammirevole e il protagonista Billy Elliot sa tenere alto il ritmo, nonostante la lunga durata del film.
Il sogno di diventare ballerino di un ragazzo di periferia sembra infrangersi contro l'ostinata ignoranza di chi accanto a lui vede questa passione come motivo di denigrazione in famiglia. Una favola proletaria che è impregnata delle atmosfere alla Ken Loach e che trova il suo punto di forza proprio nella qualità del soggetto e nella sincerità degli interpreti. Tutto funziona a meraviglia, dalla sceneggiatura alla fotografia sino alla magica colonna sonora. La risposta inglese al sogno americano.
Sullo sfondo dei conflitti sociali dell'Inghilterra thatcheriana un giovane orfano preferisce la danza al pugilato, senza peraltro avere nessuna inclinazione omosessuale come teme il padre. Commedia sentimentale un po' ruffiana ma di innegabile presa (e infatti di gran successo: ormai Billy Eliot è un eponimo). Ben sfruttata l'ambientazione ruvida stile This is England e la colonna sonora d'epoca (in cui non a caso svetta Marc Bolan dei T. Rex). Buono anche il finale, ottimista ma senza trionfalismi da american dream tipici del genere.
MEMORABILE: Il magnifico ballo davanti al padre, che da lì in poi dovrà rassegnarsi all'evidenza.
Un grande film, per il suo significato profondo e per la messa in scena perfetta di quegli anni (compresa la parte storica). Non si può dire che sia un capolavoro perché si fanno alcune concessioni al melenso che non ci stavano e c'è qualche piccolo problema di ritmo qua e là, ma la storia è vera, bellissima e commuove. Tutti bravi gli attori, con una nota di merito al protagonista Jamie Bell. Fotografia ad alti livelli. Veramente un ottimo film.
Buona l'idea di raccontare, seppur in maniera esageratamente ottimistica, la storia (ispirata a fatti veri) di un undicenne che riesce a coronare i suoi sogni sfidando la derisione di amici e parenti, secondo i quali la danza è roba da femminucce. Bravo Bell nel rendere le sfumature caratteriali del protagonista, che riesce a vincere la proprio insicurezza solo quando segue il ritmo frenetico della musica; il resto del cast è piuttosto anonimo, mentre l'ultima sequenza è un flop colossale (è assurdo dover aspettare quasi due ore per un finale del genere!).
Si può certo disquisire artatamente su quanto il film vellichi emozioni basiche e primigenie ma basterebbe la fenomenologica adesione d'ogni singolo attore al proprio personaggio non meno che quella del regista alla storia che sta "commentando" per mandar al diavolo ogni ritegno concettuale e farci adorare (come confessiamo di fare) la stereotipia al lavoro (per parafrasar Cocteau) che è (anche) il cinema. Formidabile favola di formazione con bestemmie servita da uno script adamantino e paratattico; uno di quei film da rivedere a mitraglia. Bell e Lewis di spaziale presenza scenica.
MEMORABILE: Il saluto di Billy alla nonna e all'amico Michael.
Nato in una famiglia di minatori, il destino di Billy sembra segnato, ma lui preferisce il ballo alla boxe e ha la fortuna di imbattersi in una maestra di danza in grado di intuire il suo grande talento... Grande successo al tempo, è un film gradevole che si mantiene in bilico tra il ruspante ritratto d'ambiente proletario e l'appello sentimentale a seguire sempre i propri sogni, destinati ad avverarsi se perseguiti con costanza e coraggio. Curata la confezione e bravi gli interpreti ma è troppo evidente l'intenzione di compiacere gli spettatori con una favola edificante.
Più che una storia di formazione, è una storia sul riscatto della propria dignità e sul recupero di una personalità affettiva e professionale negata dal contesto esterno. A bilanciare le tonalità dickensiane che abbondano nel tratteggio di alcuni personaggi (il padre di Billy, minatore nel periodo più traumatico della politica economica thatcheriana, sembra uscito dalle pagine di "Tempi difficili"), qualche scivolone didascalico, soprattutto in un finale che sceglie di aprirsi al grande pubblico. Prodotto di medio livello, il cui contorno sociale vale quasi più della storia in sé.
MEMORABILE: L'animata discussione tra Jackie (Lewis) e Tony Elliot (Draven) all'entrata della miniera.
Ragazzo si scopre dotato di un particolare talento in un contesto che non lo agevolerà di certo. Una classica storia che dimostra come, perseverando, nessun obiettivo sia davvero impossibile. Ad essere onesti certi momenti risultano un po' troppo sentimentali, ma in compenso i fatti di sfondo alla vicenda (gli scioperi minerari all'epoca della Thatcher) vengono rappresentati con la dovuta durezza, e il quadro familiare del protagonista è ben caratterizzato (tutto il cast dà buona prova di sé). Colonna sonora fondamentale e indovinata. Nel complesso buono e meritevole di visione.
MEMORABILE: Il confronto padre/figlio maggiore all'ingresso della miniera.
Piacevole, anche se parecchio programmaticamente apparecchiato per far vibrare i cuori di tutti, apologo sulla tenacia e il diritto/dovere di inseguire i sogni, anche quando sembrano impossibili da acchiappare. Storia che fila via come l'olio e che già si sa benissimo dove andrà a parare; questo non impedisce comunque di appassionarsi alle vicende del giovane Billy, perché a 11 anni tutti volevamo campioni o étoiles. Il vero punto di forza è lo sfrontato e amabile Bell, veramente fantastico. Daldry dirige con piglio aristocratico proletario dei migliori registi d'oltremanica.
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