Con alle spalle uno dei più convincenti shark-movie dell'ultimo ventennio, capace di riconciliare col genere chi a botte di pesantissima computergraphic aveva del tutto dimenticato come si muovesse e si presentasse un vero squalo bianco, Andrew Traucki aveva l'obbligo di girare qualcosa di meglio di un film che si confondesse con le troppe slavate repliche dello stesso canovaccio. Perché questo THE REEF: STALKED ha sì dalla sua il confermato ricorso a squali autentici (visibili soprattutto nell'unica riuscita scena di attacco, in cui le dimensioni della bestia sono con tutta evidenza molto più contenute rispetto...Leggi tutto alla media), ma anche tremendi impacci nel procedere.
Dopo un prologo che ci mostra come la giovane Cath (Burt) venga ritrovata cadavere nella vasca da sua sorella Nic (Liane), vittima della follia del suo boyfriend, veniamo catapultati sull'immancabile spiaggia da sogno dove, nove mesi dopo, Nic è stata invitata dalle due amiche che con lei e Cath dividevano la passione per le immersioni. Con loro anche Annie (Archer), la terza timida sorella che non ha mai perdonato troppo a Nic il fatto di essersi eclissata dopo la morte di Cath. All'inizio il ritrovo dona felicità a tutte e come prima cosa le quattro decidono di salire su altrettanti kayak e di pagaiare al largo per immergersi con le maschere. Cosa potrà mai succedere loro? Come da prassi prima si scorge una pinna, poi la sagoma e poi...
Assodato che insomma la storia vale zero e che le quattro protagoniste hanno l'unico compito di apparire convincenti nel loro terrore, si aspetta che Traucki cominci a smuovere le acque per far montare la tensione. Cosa che gli riesce, a dire il vero. Un po' per la qualità delle riprese, un po' per un uso intelligente della colonna sonora; Insomma, inizialmente tutto pare filare bene e già ci si pregusterebbe un buon sequel. Il problema è che, quando ci si accorge che le idee latitano e che il massimo della variazione sono due bimbi che si tuffano da una piattaforma nell'isoletta che si staglia di fronte al punto di partenza, sale lo sconforto. Le apparizioni dello squalo si diradano, gli attacchi non ne parliamo e va bene che rinunciare parzialmente alla computer graphic (non del tutto, perché quando si vede la sagoma che attacca in velocità uno dei kayak ci si chiede come sia possibile una simile caduta di gusto) è una bella sfida alla tecnologia, ma se i risultati sono diradare lo spettacolo e confinarlo a tre o quattro scene quasi sempre modeste, il gioco non vale la candela.
Le ragazze poco possono fare per risollevare la situazione: la Liane è l'unica con un po' di polso (anche se il continuo flashback della morte di sua sorella affogata dal moroso dopo un po' stanca), la Archer sembra il più delle volte in trance e le altre due (Truong e Lister) fanno da anonimo contorno. Detto di un finale con trappola idiota seguito da una soluzione più ovvia alla quale non si capisce perché non ci si fosse pensato prima, quel che resta sono bei panorami marini, una stimabile volontà di non indulgere nell'effettaccio da quattro soldi e poco altro, perché queste lunghe traversate a pagaiare, a svuotare la barca col secchio, a fare le facce attonite di fronte alla pinna del nemico non aiutano certo a salvare un film che, dimentico delle buone intuizioni del suo predecessore, si arena tragicamente nelle acque limacciose dello shark movie privo di ogni personalità...
Seguito ormai inaspettato di The Reef che parte da una storia diversa, con un cast tutto al femminile; dopo un breve ritratto psicologico della protagonista, vittima di un lutto familiare, ci si ritrova subito in mare, col gruppo di amiche in balia di uno squalo bianco. Lo script segue a grandi linee i cliché dell'ormai abusato sottogenere con ben poche o significative varianti; un gran remare avanti e indietro respingendo gli attacchi squaleschi, fino al finale improbabile e poco spettacolare. Se non altro, l'animale è più realistico della media e non ci sono le solite esagerazioni.
Quattro amiche si avventurano in kayak verso un'isoletta per trascorrervi vacanze da sogno in un natura paradisiaca, ma uno squalo bianco è di diverso avviso... Sequel tardivo di un discreto shark-movie diretto dallo stesso regista oltre dieci anni prima, risulta inferiore all'originale in quanto più realistico di tanti altri film del genere ma anche troppo rarefatto negli eventi e negli spaventi, stereotipato nel disegno dei personaggi, poco spettacolare proprio nei momenti che dovrebbero essere clou. La bellezza degli scenari e l'ost efficace non possono evitare una certa noia.
Dopo un antefatto sul thriller/drammatico alcune amiche si ritrovano ma lo shock ritorna proprio nel bel mezzo della vacanza in kajak quando un feroce squalo le sceglie come preda. Assolutamente non all'altezza del discreto predecessore, sottotono, con dinamiche fiacche, scontate, estremamente prevedibili, compresi i rapporti psicologici tra i personaggi che rasentano la retorica più spicciola. La noia è quasi totale e gli attacchi dello squalo visti e stravisti non migliorano di molto lo spettacolo. Assolutamente evitabile.
Rispetto ad altre pellicole squaliche, qui il protagonista, nelle scene subacquee e negli attacchi, è un vero squalo bianco. Questo grazie al regista, che già nel capostipite aveva optato per un qualcosa di più realistico, senza insensate accelerazioni o assurdi salti. Purtroppo però, qui l'originalità si perde; e il tutto, da un certo punto in poi, sembra un po' girare su se stesso, comprese le protagoniste. Aggiungere un trauma può aver permesso un paio di scene di panico, ma non ha comunque consentito alla pellicola di decollare, rimanendo in precaria linea di galleggiamento.
MEMORABILE: L'uomo in abito grigio; Le riprese subacquee del bestione; Come spesso accade, quando lo squalo si sa che c'è ma non dov'e, la tensione viene creata.
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DiscussioneDaniela • 10/08/23 21:13 Gran Burattinaio - 5940 interventi
Titolo della versione doppiata in italiano: THE REEF – INTRAPPOLATE