Farsa sceneggiata da Metz e Gianviti e diretta dall'esperto Mario Mattoli (per l'ultima volta al lavoro col fidato Totò), ha nella complessità dell'intreccio la sua principale caratteristica. E’ impressionante la quantità di equivoci, errori di persona, inconvenienti che il soggetto riesce a mettere in fila. Al centro di tutto vi sono un marito fedifrago (Ugo Tognazzi), sua moglie (Virna Lisi), l'amante (Lauretta Masiero), la suocera, un ladruncolo (Totò) che si spaccia per il medico personale del Duce; in un secondo tempo entrano in scena un ministro con qualche scheletro nell'armadio (Raimondo Vianello) accompagnato da un commissario (Francesco Mulè) e un tirapiedi (Vittorio Congia). Un valido...Leggi tutto gruppo di attori che mette in scena una girandola infinita di situazioni da pochade. Gli unici a sapere (quasi) tutto sono Tognazzi, Totò e la Masiero, gli altri gli girano attorno storditi dai continui colpi di scena. La vicenda si fa ardua da sostenere fin da subito, ma è con l'ingresso di Vianello nella casa di Garibaldi teatro di tutta la seconda parte che il gioco dei ruoli si complica all'inverosimile tra presunti tradimenti, furti, ripensamenti e via dicendo. La figura centrale è Tognazzi, con Totò subito dietro e Vianello pronto a completare un ottimo trio comico (eccezionale quando deve improvvisare in paese un discorso su una persona di cui non ha alcuna informazione). Le donne fanno da spalla, gli altri si vedono meno. Non si ride moltissimo, a dire il vero, forse proprio per l'estrema complicazione degli eventi (uno dei momenti migliori accade infatti prima, con Totò costretto a inventarsi medico in un ristorante), ma si nota una certa attenzione per la messa in scena e la chiarezza narrativa. interessante
Discreta commediola fornita di un buon ritmo, di una regia di buon livello e, cosa più importante, di un cast affiatatissimo. La coppia Totò/Tognazzi fa faville, con battute e situazioni esplosive che li vedono grandi protagonisti. Notevole anche il resto del cast dove spiccano gli esilaranti Vianello, Congia, Mulè e De Vico. Da riscoprire.
Per salvare il matrimonio, un possidente deve far passare la propria amante per la moglie di un ladro, che a sua volta si spaccia per il medico personale del Duce. A complicare le cose, l'arrivo di un onorevole con qualche problema di prestazione. Tardo Totò, che deve lasciare spazio alla coppia Tognazzi-Vianello, per questa pochade che tuttavia trova proprio nella sua presenza le principali occasioni di divertimento. Nonostante il cast, il film è modesto, la satira politica all'acqua di rose, la comicità volgarotta.
Non amo le 'pochades' e questa non fa eccezione (oltretutto non sono obiettivo giacché DETESTO la Masiero: l'ho sempre detestata!). Uno dei film pià brutti (sebbene non fra i più brutti in assoluto) nei quali sia coinvolto il grande Totò -- ma come ha giustamente osservato un altro amico davinottiano, si tratta più che altro di un film di Tognazzi-Vianello. Si salvano a malapena alcune battute ("l'opulenza", "ne avete di finocchi?" "beh, in paese qualcuno se ne trova") ma il bilancio complessivo è purtroppo negativo.
Uno spunto stuzzicante, un soggetto pruriginoso, un ambiente circoscritto che ben si presta ai mille equivoci e scambi di persona della pochade (in questo caso, però, un po' "meccanici" e poco fantasiosi), un gruppo di attori di gran mestiere. Il film è tutto qui, con in più un tocco di innocua satira del fascismo. Fastidiosamente moraleggiante nel licenziare il tradimento di lui come banale incidente di percorso, laddove il vero fattaccio secondo la morale dell'epoca (e non solo), le corna da parte di lei, è usato solo come espediente.
MEMORABILE: Lo scambio di battute finale tra il sedicente dott. Tanzarella e il commissario, che finisce "cornuto e mazziato".
Farsa ad equivoci che più che dalla storia (abbastanza esile) viene tenuta in piedi dall'ottimo cast. Totò ovviamente è una spanna sopra gli altri, ma Tognazzi si dimostra un buon co-protagonista, anche se ancora lontano dalle interpretazioni future. Divertente il commissario credulone interpretato da Mulè, così come il discorso fatto da Vianello (l'onorevole) senza sapere di chi sta parlando.
Divertente pochade (**½) basata su sostituzioni di persona, equivoci e coincidenze: niente di nuovo ma il film è divertente, riscuote non poche risate e molti sorrisi. Cast meraviglioso, con Totò in gran forma (il suo duetto in veneto con Mulè è un piccolo capolavoro), un ottimo Tognazzi, una splendida Virna Lisi e via dicendo. A un certo punto De Vico pronuncia una battuta sicuramente di Metz: "Sì, signora Contessa"! Curioso che si dichiari nei crediti iniziali che la vicenda si svolge nel 1923, perché la cosa non torna: nel '23 non c'era il Regime, non c'erano le Giovani Italiane eccetera.
Che dietro l'ambientazione nel '23 ci sia l'Italia democristiana lo rivelano gli accenni anacronistici al frigorifero: del resto, il guazzabuglio gogoliano in cui affondano le ipocrisie del ministro e del sottobosco che lo circonda (con giro di oro rubato, impotenza sessuale, corna varie e inchini al potere) sarebbe davvero troppo spinto. "Sarebbe" perché poi il plot (ben costruito) si attesta a un livello più soft e convenzionale, diluendone la carica potenziale. Ma a far ridere e divertire ci pensa Totò, con buone spalle maschili e femminili.
Divertente pochade che se da una parte presenta situazioni abbastanza prevedibili, dall'altra lo fa con un tale ritmo che impedisce di annoiarsi. Ma quello che fa la differenza è, ovviamente, un Totò che si divora la scena nei panni del delinquente spacciato per illustre medico, uno di quei ruoli in cui esprime il meglio di sé. Equivoci come se piovesse, attori brillanti ed un Totò monumentale: quanto basta per divertirsi un'ora e mezza.
Ultimo film di Totò diretto da Mattoli. Qui, in questa modesta pochade, il comico raggiunge uno dei vertici più alti della sua carriera. E’ assoluto protagonista nonché dominatore della scena, interpreta il falso dottor Tanzanella in chiave farsesca rompendo l’ordine delle gerarchie e opponendo il suo anarchico cinismo alla forza dell’autorità costituita, ma il suo estro recitativo, ricco di sfumature psicologiche e di invenzioni verbali, si impone in modo misurato, con realismo e credibilità, senza che l’attore calchi troppo il pedale del grottesco.
MEMORABILE: I caratteristi, Vianello, Tognazzi, Virna Lisi, De Vico, Lia Zoppelli, Lauretta Masiero... offrono un sontuoso accompagnamento recitativo all'assolo di Totò.
Commedia degli equivoci diretta dal bravo Mattoli. La trama è degna di una pochade con equivoci, doppi sensi, allusioni e quant'altro ma la sceneggiatura è ben congegnata, il regista mantiene un ritmo elevato e il cast presenta un Totò in grandissima forma ben supportato da un cast più che degno. Divertente.
Buona commedia degli equivoci con un cast di tutto rispetto a cominciare da un Totò sicuramente in forma che ci regala alcuni momenti divertenti. Da sottolineare una bellissima e divina Virna Lisi agli albori che ha come marito un altrettanto bravo Ugo Tognazzi. Bene anche la Masiero e Vianello. Traspare un po' di noia, ma tutto sommato lo spettacolo è assicurato.
L'equivoco è il filo conduttore di questa simpatica commedia di Mattoli ambientata nel ventennio fascista. Totò come spesso accade è il fulcro del film mentre Tognazzi e Vianello sono ottime spalle; tra le donne si distingue una bellissima Virna Lisi. Un susseguirsi continuo di equivoci che portano a un finale molto divertente.
MEMORABILE: Totò che invita i commensali a urlare Eia Eia Alalà è da morire dal ridere.
Una simpatica commedia basata su una serie di divertenti equivoci e una situazione inverosimile dove sia Totò che il resto del cast riescono a imperversare con buoni risultati. La prima parte è nettamente la migliore, la seconda si perde parecchio nei meandri di una sceneggiatura che inizia a smarrirsi e finire le idee. Comunque piacevole e meritevole di una visione.
Divertente commedia degli equivoci che sfoggia un Totò in gran forma. Si ripropone nella seconda parte l'accoppiata Tognazzi/Vianello, ma con risultati non particolarmente brillanti. Meglio la sempre ironica Masiero, ma è un po' tutto il cast che si coordina bene, merito anche di una trama che non prende vie scontate.
MEMORABILE: Ricordati che non tutte le opulenze vengono col buco!
Dove c'è Totò è difficile non trovare divertimento e gradevole cinema. Anche in questo film, che pure in alcune occasioni rallenta e si perde nella pochade più scontata, la presenza del Principe determina il salto di qualità. D'altronde il cast è di ottimo livello (un cenno particolare alla meravigliosa Virna Lisi), con nomi illustri all'altezza della situazione.
Film con protagonista un ottimo Tognazzi che riesce a reggere il confronto con un Totò meno presente ma non per questo meno divertente. Gioco degli equivoci a catena, sorretto da un cast di tutto rispetto, che non si aggroviglia su se stesso e riesce a intrattenere fino alle battute finali. Certo, le situazioni non sono originalissime (tradimenti coniugali, onorevoli birbanti, metus reverentialis verso il duce) ma poco male, si ride lo stesso.
MEMORABILE: Il commissario che porta l'ultima forchetta al Dottore, sperando in una promozione; Tanzarella che scopre il male da cui è affetto il vecchino.
Divertente commedia di Mattoli con un soggetto à la Feydeau sceneggiato con gusto e ritmo. Totò, orfano delle sue spalle storiche, lascia spazio al collaudato duo Tognazzi e Vianello che improvvisano straordinari duetti. Grandi prove anche della Lisi e della Masiero, che in più di un'occasione rubano la scena agli uomini. Se si chiude un occhio sulle solite approssimazioni di regia (il fascismo nel '23...) ci si diverte, sorridendo spesso, quasi mai di pancia. Pregevoli duetti fra Totò e Mulè infarciti di doppi sensi anche raffinati. Buono!
MEMORABILE: I duetti Totò-Mulè; Tognazzi che preferisce passare per ladro piuttosto che per cornuto; "Mal costume mezzo gaudio"; La telefonata finale di Totò.
Niente di rilevante. Il duo Tognazzi-Vianello mai funziona: Tognazzi perché non ha ancora trovato il registro drammatico-grottesco della carriera, Vianello poiché privo di forza attoriale propria. Ci si trastulla in equivoci e scipiti doppi sensi, anche un po' volgari. Le uniche impennate (diluite nella mediocrità generale, purtroppo) si hanno con Totò, devastante quando si disinteressa della sorte del vorace novantenne e poi lo "salva" con una dieta ipercalorica.
Nel biennio '61-'62 il filone "satira sul Ventennio" diventa un sottogenere in voga (I due marescialli, Il federale, La marcia su Roma, Gli anni ruggenti) in cui sia Tognazzi che Totò verranno ripetutamente sfruttati. Questa pochade di Mattoli ne è uno degli esempi più farseschi e leggeri, in cui la cornice del regime resta uno sfondo sfumato su una girandola intricati di amanti, cornuti, bugie, equivoci, scambi di persona e falsi sconosciuti. Protagonisti lontani dalle vette, ma è Vianello a ritagliarsi un momento davvero memorabile.
MEMORABILE: Il comizio improvvisato da Vianello all'inaugurazione del monumento è da antologia.
Per l'ultima "tavola" cinematografica con Totò, Mattoli (non esattamente icona di stile e di galateo ma che col Principe ha sempre servito bei menù) apparecchia un cast ben grasso, ma le portate di Metz e Gianviti sanno piuttosto di minestra riscaldata (tra pochade ed equivoci vorticosi) col risultato che tutti sembrano non esattamente a proprio agio, fatto salvo un Principe che al solito non sbaglia un tempo e un lazzo. Tognazzi aveva già palesato difficoltà a legare con la comicità del Nostro mentre Vianello è meno incisivo che in Diabolicus. Tradire la Lisi con la Masiero? Bah.
Congedo da Totò per il regista Mario Mattoli, forse colui che meglio ha saputo dirigere il grande attore napoletano. Qui si aggiungono Tognazzi e Vianello sulla cresta dell'onda e una sfavillante Virna Lisi, per una satira politica molto più profonda di quanto possa apparire a prima vista. Le gag di Totò sono notevoli, gli equivoci divertenti e il filn funziona bene.
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CuriositàDaniela • 15/08/09 11:59 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Il film doveva intitolarsi "E il ministro si fermò a mangiare " ma la censura impose la modifica nel più generico "onorevole".