Inchiesta su varie tematiche legate più o meno alla sessualità che raccoglie interviste a italiani di regioni diverse e diversa estrazione sociale. Visto oggi è un documento curioso e interessante della mentalità degli italiani negli anni 60. Gli intellettuali intervistati (tipo Moravia) si producono in masturbazioni mentali e ci fanno magre figure; meglio la gente comune; a volte ignoranti e con pregiudizi, ma veri.
Visto oggi è tenero, ma per la sua epoca questo docu-film è stato davvero rivoluzionario, il primo a parlare di sessualità esplicitamente, con la straordinaria intuizione di mescolare i giudizi degli intellettuali (tra cui Moravia e Musatti), dei vip (come i calciatori del Bologna) e della gente comune. Quest’ultima divisa tra retorica machista, ignoranze abissali (per la prima volta si parla di omosessualità: un’altra rivoluzione!) e punte di inimmaginabile emancipazione, soprattutto tra le ragazze (perfino contadine) ben prima del 68.
Ottimo documentario-inchiesta sulla sessualità degli italiani negli anni Sessanta. Pasolini indaga come sempre con vivo e sincero interesse e raccoglie i pareri della gente comune alternati a quelli di famosi intellettuali. Oggi certe posizioni appaiono datate se non risibili. In realtà resta un ottimo documento della mentalità dell'epoca che dice molto di più di centinaia di trattati di sociologia.
Viaggio-documentario bellissimo dell'Italia anni 60. Basterebbe Pasolini... ma che comprimari: Moravia, Musatti, Ungaretti, Fallaci! Fanno pensare le risposte della gente comune, l'ingenuità, il qualunquismo, il conformismo sessuale. E poi quella scena sul treno dove Pasolini chiede a dei viaggiatori di discutere su un tema allora tabù come l'omosessualità. Un pezzo di storia!
Interessantissimo documentario che mostra la preclusione mentale, l'ignoranza e, se vogliamo, l'ipocrisia della gente dell'epoca davanti ad argomenti scottanti come l'omosessualità, il divorzio, il rapporto tra sesso e matrimonio, tutte cose che in fin dei conti fan discutere almeno in parte anche oggi. Pasolini nelle vesti di novello Socrate cerca tra ironia e discussione di trarre il fondamento del pensiero degli intervistati, tra i quali spiccano anche volti noti. Consigliato, anche per valutare se poi oggi la situazione sia tanto cambiata.
Imperdibile, interessantissimo film-inchiesta, in cui a colpire non sono tanto le tematiche in sé (molte delle quali realmente tabù in tal contesto) quanto al ritratto che emerge dell'Italia (e degli italiani) dell'epoca. Vivo, veritiero, così lontano eppure così vicino allo spirito dell'italiano odierno. Peccato per l'eccessiva presa di posizione sul tema Legge Merlin, in parte riscattata da un certo senso di autocritica (la riflessione sui non intervistati). A coronare il tutto, le varie hit d'epoca inserite tra i vari capitoli. Fondamentale.
Imperdibile documento dell’Italia del passato, dove principalmente la sessualità era argomento tabù e scomodissimo nonché profondamente ignoto e ignorato. Un viaggio attraverso il paese prendendo a campione, per quanto possibile, tutte le sfaccettature che lo compongono - anche chi al microfono nemmeno ci si avvicinò. Per certi aspetti inevitabilmente datato, ma per questo forse più prezioso e genuino, dimostra, fra alti e bassi, che il “prima” non è poi così lontano dall’attualità. Che splendido effetto fa vedere Pasolini intervistare Ungaretti!
MEMORABILE: Quando un ragazzotto esprime il proprio deciso ribrezzo verso gli “invertiti” e successivamente, insicuro, dice a Pasolini: “E’ giusto, no?”
Inossidabile e divertente. Pasolini con le sue domande a carattere indiretto mette a confronto l'intellighenzia con l'ottusità, la libertà dei sensi di chi vive open minded con le restrizioni mentali e religiose cui sono soggetti tanti italioti. Il risultato non può che suscitare simpatia, quando il popolo in questione a essere intervistato è un popolo asservito alla chiesa padrona. Ancora tanto attuale, ha in sé qualcosa di grottesco che lo rende imperdibile.
Per i suoi tempi rivoluzionario e audace, oggi ha il valore aggiunto di essere utilizzato anche come materiale per studi storici e sociologici. Tenero e adorabile, a tratti persino sorprendente (qualcuno degli intervistati ogni tanto dice qualcosa che non ti aspetti). Intellettualmente onesto (Pasolini non si autocompiace ma si chiede spesso se il girato sia funzionale alla ricerca) e molto interessante per alcuni contenuti (i confronti con Musatti e Moravia). C'è del poetico in ogni intervistato.
Anticipando con coraggio tematiche ancora, se non scottanti, almeno insolute, Pasolini interroga la sessualità degli italiani di quegli anni con l'aiuto di un Pantheon culturale della portata di Musatti, Moravia, Ungaretti. Al solito tre Italie differenti, con un sud dove divampa il mito del macho in odore di delitto passionale, una Roma "scostumata", un nord progredito, anche in materia di pari opportunità. Su tutto l'enorme difficoltà a parlare apertamente dei propri impulsi reali, oltre che sociali, così come oggi.
Ancora oggi interessantissimo, specie se visto in chiave contrastiva con l'epoca contemporanea (da cui si distacca notevolmente per alcune cose, assai meno per altre). L'Italia dei primi anni '60 è certo geosocialmente divisa, bacchettona e convenzionale, ma molto meno ingenua di quello che si potrebbe pensare: tant'è che a fare una figura barbina sono spesso le figure degli intellettuali con i quali l'autore si sofferma a dialogare in quadri di raccordo (significativo l'imbarazzo di Ungaretti di fronte alla telecamera). Attuale.
MEMORABILE: Fa effetto vedere conversare fra loro Pasolini, Cederna e Fallaci.
Grandissimo regalo che ci lascia Pasolini, uno sguardo unico, profondo e sempre ricco di spunti di riflessione sul pensiero (e la capacità di pensare) degli italiani presessantottini riguardo alla sessualità. Si evidenziano le enormi differenze tra Nord e Sud, così come il contrasto tra le credenze grezze (ma a volte molto logiche) del proletariato e il moralismo oppressivo della piccola borghesia. Bellissimo vedere come la speranza venga riflessa dai giovani. Preziosi i commenti degli intellettuali intervistati.
MEMORABILE: Il padre di famiglia contadino: "La donna un pochettino inferiore ma non un gran distacco eh!", mentre la figlia: "No!".
Indagine sociologica intervistando intellettuali, sportivi e gente comune sulla sessualità. Pasolini dissacra il tema parlando apertamente di temi censurati e l’analisi scopre diverse verità. Si intravedono i primi spiragli di emancipazione femminile, gli uomini sono retrogradi, i giovani fanno i ragionamenti più brillanti. Borghesia non percepita per evitare scandali. Cinema verità interessante in cui le influenze cattoliche o conformiste son più che evidenti.
MEMORABILE: L’intervento della Fallaci sul matriarcato; “Vergine non arriva mai (all’altare)”; La censura sui preservativi; I bambini che parlano della cicogna.
Inchiesta sulla sessualità per Pier Paolo Pasolini, il quale con molto coraggio si confronta con persone di varie classi sociali dell'Italia dei '60. I temi trattati dal regista romano vogliono indicare lo stato del Paese in quel periodo riguardo temi allora profani e di cui non si poteva parlare liberamente per paura. Memorabili gli interventi di Moravia e Ungaretti, che con la loro saggezza riescono a far riflettere sulle condizioni di vita di quelle persone. A vederlo oggi mette i brividi per la crudezza di una realtà non lontana da oggi.
Notevole documentario di Pasolini sui costumi sessuali degli italiani del periodo. Chiaramente l'argomento è preso con le molle, e non mancano dei - gustosi - momenti di autocensura preventiva, a mo' di sberleffo, piazzati qua e là durante le interviste. Ne emerge il ritratto di un'Italia che oggi pare remotissima, ancora piena di un pudore ormai scomparso. Il film fu un insuccesso di pubblico e non si fatica a capire il perché. Tra gli intervistati famosi, Peppino di Capri fa senz'altro la figura peggiore di tutti.
Indagine all’epoca rivoluzionaria, per il metodo e per i temi trattati, allora come oggi problematici e divisivi. Pasolini attraversa l’Italia intervistando, con leggerezza e ironia, gente comune e personalità del suo tempo, costruendo lo spaccato di un Paese in via di lenta modernizzazione anche sul versante etico, nonostante forti resistenze e una diffusa ignoranza sui temi della sessualità. Tutti gli interventi, a volte sorprendenti (soprattutto quelli dei giovani), a volte involontariamente grotteschi, sono significativi e rimandano un’immagine cambiata solo in parte.
MEMORABILE: Le interviste sulla parità e sugli “invertiti”; La “tavola rotonda” con Moravia e Musatti; Ungaretti; L’unanime stroncatura della legge Merlin.
Pier Paolo Pasolini in giro per l'Italia interroga la popolazione sul problema del sesso affrontando l'argomento in tutte le sue sfaccettature. Ne esce il ritratto di una nazione spaccata in due sul tema dell'emancipazione femminile, spesso timida e impaurita quando si tratta di parlare in pubblico di sessualità. Nonostante il livello delle domande sia molto elevato, anche i meno colti riescono a rispondere in maniera soddisfacente. La contrapposizione tra le interviste alla gente comune e quelle fatte ad alcuni grandi letterati del secolo scorso è geniale ed illuminante.
MEMORABILE: Le interviste ai bambini e quelle a Moravia ed Ungaretti.
Sul binario de Le italiane e l'amore Pasolini gira un'inchiesta sulla sessualità. Prende di petto gli uomini e le donne intervistate da nord a sud, affina la tesi, interroga Moravia, la Fallaci, e decreta un responso. Questo forcing potrebbe seccare ma è una leva necessaria. Senza reticenze o infingimenti, stana il gap culturale di un'intera nazione. Il documentario, con l'ironica voce off di Lello Bersani, si lascia contenere nell'opera d'arte restituendo un bellissimo ibrido che non sente gli anni, anche perché gli italiani abbattono i tabù molto, molto lentamente.
MEMORABILE: L'intervista a Ungaretti; Le interviste ai calabresi gelosi; Le interviste ai napoletani sulla Merlin.
Bello e coraggioso questo film documentario di Pasolini su amore e sessualità nell'Italia del boom degli anni '60. Lui stesso intervista persone di tutte le età e le classi sociali su un tema allora tabù. Si parla anche di omosessualità. E si scopre che la gente aveva voglia di raccontarsi. Ci sono anche Moravia, Ungaretti e Musatti. Bellissimo bianco e nero e splendide inquadrature.
Pier Paolo Pasolini, nell'Italia degli anni Sessanta (che era già profondamente cambiata ma che non aveva ancora riflettuto sui cambiamenti) anticipa tutti e propone un documentario nel quale varie persone, di età, cultura e ruolo completamente diversi, riflettono sul sesso. Ne esce uno spaccato straordinario che può ancora oggi essere usato come esempio virtuoso per il cinema-inchiesta.
Vederlo ora è un tuffo in un'Italia solo apparentemente lontanissima, perché, al di là delle abissali differenze che la separano dall'oggi, il sottofondo di becero qualunquismo che emerge da gran parte delle interviste è in fondo lo stesso che ai nostri giorni deborda torvamente dai social. Pasolini fa un'operazione coraggiosa, ma affronta il film inchiesta senza l'esperienza necessaria e il pieno possesso delle regole del genere. Ne consegue una struttura piuttosto legnosa e ripetitiva, sia nelle domande che nelle situazioni, che non riesce a coinvolgere emotivamente lo spettatore.
MEMORABILE: L'evidente imbarazzo di Moravia che risponde in modo raffazzonato senza avere ben chiaro cosa dire.
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Unico film in cui Alberto Moravia (1907-1990) interpretò sé stesso.
Questa la lapide immaginata da Indro Montanelli (da Ricordi sott'odio, Rizzoli):
QUI GIACE
IL PIÙ RAPPRESENTATIVO E COMPLETO
DI TUTT'I PERSONAGGI DI MORAVIA:
ALBERTO
HomevideoXtron • 30/09/14 17:22 Servizio caffè - 2229 interventi
C'è l'edizione EUREKA MASTERS OF CINEMA in dual format (dvd ntsc+bluray) in accoppiata con Accattone
Audio italiano
Sottotitoli in inglese (si tolgono senza problemi)
Formato video 1.66:1 anamorfico
Durata 1h31m56s
Extra Trailer, booklet di 36 pagine