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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

E' una Roma spersonalizzata, irriconoscibile, aliena, quella che fa da sfondo a un fenomeno molto meno "fisico" di quanto si possa immaginare leggendo la sinossi del film, lontano dallo spettacolarismo tradizionale degli horror che puntano a stupire con effetti speciali e azione. Un miasma sulfureo si libera dai tombini, ti entra sottopelle, si fa strada nell'inconscio, libera la tua rabbia, ti deforma... ma resta sullo sfondo, nonostante tutto, perché il film racconta una sua precisa storia. Quella di una famiglia cui è venuta a mancare la madre (Dell'Anna). Il padre (Rongione) si arrabatta tra un lavoro come assistente medico a domicilio e uno da autista privato;...Leggi tutto suo figlio Enrico (Gheghi) lo giudica un fallito e glielo dice in faccia; la figlia minore, Barbara (Menenti), è in sedia a rotelle in seguito all'incidente d'auto in cui è morta mamma. Non vivono bene, ma non sono i soli. L'intera città sembra affetta da un male atroce, causato dai fumi anomali che si sprigionano dalle fogne con la pioggia.

Di sera il mondo acquista colori nero verdastri (un po' alla MATRIX) che comunicano al meglio la sensazione di viscida affezione, di dolore e rabbia, di distacco da una realtà che si fa minuto dopo minuto più lontana dalla norma, ancor di più quando d'improvviso i corpi colano liquido nero dalle carni. Strippoli lavora in una dimensione propria dell'orrore, che prende le mosse da modelli alti e non si svende, mantiene un rigore e uno stile encombiabili soprattutto quando più si astrae dalla realtà per rifugiarsi in atmosfere tremendamente cupe, opprimenti... Meno funziona quando si trova a raccontare il pur alterato quotidiano, la vita sregolata dei protagonisti, quando descrive le giornate di Enrico e il suo amico Gianluca (de la Vallée, rapper noto col nome di Leon Faun), le crisi del padre; né aggiunge granché il rapporto di quest'ultimo con l'uomo di cui si prende cura (Guerrini). Meglio va quando l'estro lo porta ad azzeccare sequenze di ottimo effetto, quando gioca con luci e ombre nella notte, con i colori che filtrano a illuminarne piccole porzioni, quando sfrutta l'impatto disgustoso del melting sui volti, quando nel finale centra una scena di lenta disintegrazione di rara meraviglia.

PIOVE non ha nulla a che fare con l'orrore a buon mercato che spesso tracima dai nostri schermi; ha il coraggio di tentare una via nuova, pur incappando in indecisioni, pause, imperfezioni e in una pesantezza di fondo facilmente avvertibile. Inserisce un flashback a sorpresa che non ti aspetti, onirismi e simbologie che elevano il valore della proposta e fanno capire come, con un'organizzazione maggiore del materiale a disposizione, con l'affinamento della tecnica, quello che Strippoli potrà ottenere dal suo cinema non sarà affatto poco. Si segnala anche una valida direzione del cast all'interno di un complesso di qualità non comuni, in produzioni simili, le quali - seppur alternate a difetti che minano parzialmente la fruibilità del risultato - indicano un fiero e giustificato desiderio di imporsi con forte personalità all'interno di un genere sempre più omologato e piegato alla riproposizione di vecchie idee sfruttate senza vergogna fino all'osso. Un horror che guarda al primo, rivoluzionario Cronenberg e a certi incastri da dramma metropolitano senza risparmiare sangue e violenza (confinati a rade esplosioni improvvise, perlopiù), liberando intuizioni preziose che fanno davvero ben sperare.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 12/11/22 DAL DAVINOTTI
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Rebis 12/11/22 12:13 - 2415 commenti

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E se un giorno, tutto il rancore che la pioggia lava dalle città e scola nei tombini, riaffiorasse? Perché tutto inizia e perché tutto finisce, non è dato sapere: Strippoli scatena forze endogene per raccontare la ricomposizione di un nucleo familiare ai tempi dell'apocalisse sociale. Si emancipa dalle regole del genere approdando a un film ibrido, concettualmente articolato e metaforico, ma narrativamente insufficiente. Il crescendo drammatico è però immersivo, la recitazione di buon livello e fa dimenticare volentieri l'incipit posticcio con abuso di CGI, francamente inutile.

Markus 13/11/22 14:40 - 3727 commenti

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Il fatto che anche in Italia si (ri)tenti la via dell'horror di modernissima concezione è indubbiamente un punto a favore di Paolo Strippoli, che confeziona - in una produzione italo-belga - un film convincente sotto il profilo della rappresentazione scenica e di alcuni effetti spaventevoli. Questi buoni propositi peccano però di alcuni vizi - costantemente tediosi - del cinema nostrano, ovverosia l'ennesima cornice di Roma sporca, periferica, degradata e dal suo forzato accento che trasforma qualsiasi film in... Rugantino. Riusciamo a uscirne fuori?

Capannelle 19/03/23 11:29 - 4492 commenti

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Un'opera che vuole indagare il dilaniarsi dei rapporti familiari più che esplorare derive horror e già questa sarebbe una buona notizia. L'atmosfera malsana, il disegno di una città plumbea e sfilacciata e il tono onirico grottesco potrebbero essere il carburante giusto ma non sempre Strippoli li dosa per bene e l'iter narrativo ne risente. Come attori ok Rongione, ben diretti (ma marginali) la Di Coccio e De La Vallée mentre Gheghi alla lunga stanca. Un film quindi tutto meno che banale ma che non convince nel suo insieme e nella presa emozionale.

Pumpkh75 3/11/23 16:56 - 1813 commenti

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Facendo mente locale e ripensando a A classic horror story (seppur girato in coppia), non c’è da rimanerne troppo sorpresi: Strippoli sposa lucidità e capacità, racconta un'apocalisse di quartiere partendo da uno spunto nero pece che sembra esser percolato per scherzo da lidi ben più leggeri, magari pecca di raffinatezza nell’enunciazione metaforica ma cerca caldo rifugio dentro anfratti di anime sanguinare, toste, sofferenti. Sensuale la Di Cioccio, spaventosa Cristiana Dall’Anna, decelerato il giovane Gheghi. Il titolo è bellissimo, il film nel complesso si piazza di poco sotto.

Herrkinski 3/10/23 03:52 - 8419 commenti

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Lavoro tutto sommato di difficile catalogazione, e non è necessariamente un male in un cinema italiano che necessita di un linguaggio nuovo, specialmente nell'ambito dell'horror; il genere viene però sfruttato più come un mezzo per rappresentare la crisi della famiglia tradizionale, nonché il tema dell'elaborazione del lutto, in un quadro desolante e cupissimo di nevrosi metropolitana in una Roma dai toni apocalittici. Tolti i buoni spunti sconta però lentezze autoriali, una narrazione non lineare e una storia che in fondo non dà risposte e che tocca accettare nel suo surrealismo.

Pigro 5/12/23 10:51 - 9913 commenti

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Il vapore che sale dai tombini è il dolore millenario per il sangue versato, per la violenza non pacificata, per la sofferenza non lenita. Come in un film di zombi, il contagio del sangue dilaga esorcizzando nell’omicidio cruento il rancore a lungo covato, come per la famiglia dilaniata dall’incidente in cui è morta la madre. Non un horror classico, ma un apologo profondo sulla disgregazione contemporanea delle relazioni e della famiglia, che punta sull’atmosfera sospesa e su un ritmo che procede quasi sacrale verso l’epifania.

Thedude94 17/01/24 23:32 - 1130 commenti

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Horror epidemico non male, quasi del tutto italiano, girato a Roma, che racconta di una sorta di nebbia allucinogena terribilmente dannosa per gli esseri umani che fuoriesce dalle fognature della città. Questa premessa terrificante fa da sfondo alla storia di una famiglia che non vive una situazione piacevole, ben interpretata dall'ottimo cast. La fotografia cupissima e le musiche ben inserite riescono a fornire quel senso di spaesamento che provoca il gas; buoni anche gli effetti speciali, anche se si vede la scarsità del budget a disposizione. Comunque va premiato con una visione.

Cotola 14/06/24 19:28 - 9289 commenti

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Ogni tanto anche il cinema italiano sforna un film diverso dal solito, per giunta di genere horror e con protagonisti non i soliti attori: triplo miracolo! Strippoli aveva già dimostrato di sapere il fatto suo, ma qui prova ad andare oltre un semplice film di genere, il che non è per forza un merito. Ma lo è aver fatto centro con una storia che sa fotografare bene la situazione della società contemporanea, con il dissolversi sempre più di rapporti umani e sociali sani. E ci si può godere pure una bella confezione. Meritevole di essere visto.

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  • Homevideo Digital • 27/01/23 12:49
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