Un film piuttosto indecifrabile: per la prima mezz'ora vediamo Jodie Foster piangere il marito morto e partire da Berlino verso New York con la figlia di sei anni salendo su di un gigantesco aereo passeggeri (più piani, sale, cinque file di posti, spazi enormi). Il solito tran tran, con l'aggiunta della generale tristezza nel vedere la bara del marito/padre caricata a bordo. Un viaggio come tanti, fino a quando la Foster si risveglia dopo tre ore di volo e non trova accanto la figlia. Avverte tulti della scomparsa, ma dal momento che nessuno sembra averla vista e che i documenti d'imbarco della piccola pare non esistano, tutti (comandante Sean Bean compreso) cominciamo a domandarci...Leggi tutto se la turbata madre non si sia solo immaginato, di partire con la figlia. Fin qui il film è teso, ben condotto e ben recitato. La tensione tra i passeggeri sale, alcuni arabi vengono accusati di nascondere qualcosa, le ricerche vengono fatte ma a parere della Foster troppo superficialmente. Insomma, la domanda che vien fatto di porsi è se siamo in un thriller, in un horror psicologico o in qualcos'altro ancora. Quando i dubbi serpeggiano, l'equipaggio si spazientisce e l'addetto alla sicurezza non sa come comportarsi, tutto funziona al meglio. E’ solo dopo che si finisce per ricadere nella banalità, nell'azione da quattro soldi, nel cinema commerciale più bieco rovinando quanto di buono fatto fin lì. La trama si complica inutilmente, si moltiplicano le forzature, si sprecano le incongruenze e si procede verso un finale confuso, davvero insignificante.
La prima ora di visione l'ho passata sperando che non fosse l'ennesimo clone di The others. L'ultima mezz'ora l'ho trascorsa rimpiangendo il fatto che non lo fosse. Filmetto insulso con finale talmente imbarazzante che se lo spoilerassi vi farei solo un favore. Unica nota positiva la fotografia delle prime scene.
La solita noiosa abbuffata di luoghi comuni: come buttare via un'oretta o poco piú davanti allo schermo. Da salvare solo una quindicina di minuti, giusto quando la sig.ra Foster si sveglia, non trova la bimba e inizia il panico, disorientata. Per il resto niente: l'addetto alla sicurezza con la faccia di uno che si è appena alzato dal letto, la complice coi sensi di colpa, la sig.ra Foster che è sgamatissima e tira cazzotti, il politically correct con gli arabi dalle facce poco raccomandabili.
Premesse interessanti ma in parte un'occasione sprecata, questo thriller. Originale l'idea di partenza e discreta la costruzione della tensione che passa per un personaggio presunto paranoico (la madre) che ricerca la figlia scomparsa a bordo di un aereo in volo. Da qui parte il film che sfrutta abilmente nella prima parte le paranoie americane del periodo (gli arabi, il terrorismo internazionale) ma che rovina quanto di buono realizzato con una seconda parte molto più convenzionale ed un lieto fine inevitabile ma scontato.
La prima oretta il film funziona bene, non concede molti riferimenti allo spettatore e la tensione monta improvvisamente quando scompare la bambina. Anche noi cominciamo a nutrire dubbi sul come stiano, effettivamente, le cose. Gli ingranaggi iniziano a girare e quando entrano in scena gli arabi la cosa si fa interessante. Poi però gli ingranaggi svelano il mistero ed il tutto cade un po' troppo nello stereotipato, concludendo il film in maniera abbastanza pasticciata. Non un film da bocciare, ma neanche da esaltare. Passabile, insomma.
Mediocre thrillerino di scarsa fattura che non riesce nel suo compito principale che dovrebbe essere quello di avvincere lo spettatore. In realtà ciò non succede minimamente e ciò per colpa di una brutta sceneggiatura che dà il peggio di sè nell'imbarazzante finale. Tuttavia chi ha paura degli aerei forse è meglio che non lo veda.
Le premesse sulle quali il film pare basarsi sono interessanti (la dubbia sanità della madre, il mistero della morte del marito, la paranoia della figlia), ma sono purtroppo abbandonate dopo la prima ora. Schwentke avrebbe potuto sviluppare la storia in molti modi diversi (un thriller onirico che esplorasse la presunta pazzia della Foster), ma la strada scelta nel film è la più banale; la trama, inoltre, non risparmia lentezze e incongruenze. Le note positive sono una discreta tensione in alcune scene e una dignitosa regia.
Funziona benissimo fin quando si mantiene sul terreno dell'ambiguità, grazie all'interpretazione convincente della Foster e all'ambientazione inusuale (un aereo spazioso quanto una nave da crociera), condita con qualche depistaggio (il terrorismo islamico), ma cola a picco nella seconda, quando si trasforma in un giallo inverosimile (il piano criminale è assurdo, perché basato su una probabilità del tutto aleatoria), con un finale di pura azione che vanifica tutto quello che si era visto prima. Peccato.
Pellicola che inizia come il mistero della signora scomparsa che però faceva sorridere, ma poi si dipana come un action movie, con Jodie Foster indecisa tra la Ripley di Alien ed Harrison Ford... in mezzo vediamo un complotto assurdo in un aereo che pare un palazzo immenso. Assurda la scenetta con gli arabi. Ma il film è stato sponsorizzato da qualche industria aereonautica? Ho imparato parecchie cose, compreso che il muso dell'aereo non è pieno e che se voglio posso pure imboscarmici! Pollice verso.
Molto modesto. L'ambientazione sull'aereo poteva essere interessante, ma viene sfruttata malissimo; anche le interpretazioni sono poco convincenti. La Foster nella parte della madre che cerca disperatamente la figlia non è molto in parte, la tensione è poca, il finale prevedibile. Sulla carta funziona, su pellicola un po' meno.
Orrore! Pensavo di vedere un bel thriller ambientato su un aereo, con scene realistiche (oddio..) come quelle di Decisione critica, invece l'aereo è palesemente finto e abbonda la stramaledetta grafica fatta col pc. L'idea di fondo era ottima, ma il film sprofonda subito prima nella mediocrità poi nello scarso. Un solo pallino, contando anche i pessimi effetti speciali.
Il materiale di partenza è valido: un'apertura inquietante, ambientazioni ultramoderne, inquietanti dubbi in bilico fra lo psicologico e l'onirico, tensione costante con picchi inaspettati. Peccato che, dopo la prima ora, il film scivoli in triti luoghi comuni del politically correct e perda progressivamente la tensione fino all'insignificante finale. Un vero peccato. Se non altro, la Foster è eccellente come sempre.
Non è tra le perle della Foster ma s'è visto di peggio. Il senso di angoscia e claustrofobia paiono funzionare: non si capisce bene cosa sia realmente successo e la ricerca della figlia scomparsa prende lo spettatore perché pare senza uscita. Poi la china del racconto diventa forzata e meno convincente, a quel punto anche dei buoni attori come la Foster e Bean risultano sprecati.
Paranoico thriller con Jodie Foster che dimostra di essere piuttosto buono. Svolgendosi su un ambiente abbastanza ampio e allo stesso tempo piuttosto limitato nelle scenografie (un grosso aereo con diversi scompartimenti, sale, corridoi, bagni). C'è una buona recitazione della protagonista e della figlia. Il cattivo, Peter Sarsgaard, riesce bene a rendersi piuttosto antipatico al pubblico. Ci sono una regia e una fotografia nella media ma il thriller non supera mai di molto il 6. Poteva essere sviluppato meglio. Comunque buono.
Donne invisibili... Sia Kyle che Julia lo sono, Julia perché è scomparsa (ma nessuno l'aveva vista!), Kyle perché, pur agitandosi, riscuote soltanto l'indifferenza, o l'incredulità generale. Ma un thriller dovrebbe giocare al rilancio e, generalmente, l'interrogativo iniziale dovrebbe reggere, facendosi più pressante, fino alla fine. Qui, l'interessante domanda che ci poniamo all'inizio trova risposta già a metà film, e la domanda che ci poniamo all'inizio del secondo tempo è molto meno interessante. La risposta, pure. Professionale la Foster.
Insensato e insopportabile. Purtroppo la domanda che ci si fa non è tanto “ma esiste veramente la bambina?”, piuttosto “quando ricomparirà la bambina?”. Nel frattempo una sberla a Jodie Foster (fuori parte) – pur sapendo che ha ragione – ti verrebbe quasi voglia di tirargliela. Mi ha ricordato Bunny Lake è scomparsa: per questo film un riferimento assolutamente irraggiungibile.
Flightplan non è il solito (e scontato) film sugli aerei dirottati o che a causa di avverse condizioni climatiche rischiano di precipitare. La prima parte molto buona: nulla è scontato, la tensione è palpabile grazie ad una Foster davvero brava e lo spettatore si trova quasi smarrito. Purtroppo però, quando il mistero sulla figlia viene svelato, la regia di Robert Schwentke non è più in grado di creare una minima dose di suspense (al contrario di Turbulence con Ray Liotta, in cui il regista vi era riuscito egregiamente).
Come già successo in Panic room la Foster viene chiamata a ricoprire il ruolo, in un thriller claustrofobico, di una mamma tutta muscoli e determinazione, che deve salvare la propria prole. Ma a differenza di PR qui ha molto meno libertà di movimento a causa di una sceneggiatura tutto sommata piatta e ripetitiva. Anche il cast aiuta poco non essendo particolarmente funzionale ai personaggi. Ne risulta un finto thriller con un finale (telefonato e svelato troppo presto) insulso e imbarazzante. Inutile e politicamente scorretto il siparietto con gli arabi.
Trama imperniata sulla superstar Jodie Foster, al solito brava, per un thriller interessante che ci porta non solo su un aereo (e questo già si è visto) ma anche nelle sue parti più interne (e questo è già più originale). Pur non convincendomi del tutto la figura del cattivo - non tanto per l’interpretazione, quanto per la trama che lo presenta come terribile per poi ridurlo a una serie di punching-ball – il film non mi è dispiaciuto, anche alla seconda visione.
Peter Sarsgaard è uno di quei rari attori che riescono a comunicare anche tacendo e mai come in questo film ne dà grande prova; ottimo anche il resto del cast, a partire da Greta Scacchi che nonostante il piccolo ruolo (interpreta una psicanalista) lascia il segno con una delle scene più importanti del film. La Foster è una grande professionista e riesce a entrare in parte anche se le scene sono spesso brevissime. La sceneggiatura è ottima, ricca di colpi di scena e la ricostruzione dell'aereo davvero mirabile. Averne, di thriller così.
MEMORABILE: Il dialogo fra la Foster e la Scacchi sul concetto di rimozione.
Un thriller convincente: il plot è basilare ma è quanto basta al regista per tenere in piedi la tensione per tutta la durata. La Foster poi è una garanzia in questo tipo di film e la sua performance è talmente convincente da portare avanti anche qualche momento più ripetitivo. Più classico il personaggio di Sarsgaard, mentre Bean è del tutto esornativo (ma comunque non privo di carisma). Il twist verso la fine sorprende abbastanza e il finale action non delude. Buono.
Discreto thriller paranoide diviso in due parti piuttosto distinte e non perfettamente comunicanti fra loro. La prima metà, con una sempre brava Jodie Foster alla disperata ricerca della sua bambina scomparsa (su un aereo, per di più!), è un piccolo gioiello di suspense claustrofobica fra dubbi, sospetti e ambiguità. Poi il colpo di scena e la scoperta della verità arrivano troppo presto e si passa a un registro più da action-thriller. Neanche la seconda tranche è male, ma sembra appartenere a un altro film e non è efficace quanto la prima.
MEMORABILE: Le accuse rivolte ai passeggeri arabi, con tanto di realistici commenti di un passeggero razzista; La (doppia) rivelazione; Il confronto finale.
Mediocre thriller di routine, quasi interamente ambientato nello spazio ristretto (ma che sembra non finire) di un aereo. Dato il contesto, è proprio il caso di dire che il film non decolla mai, nonostante la professionalità della Foster e l'inutile mestiere dispiegato da regista e tecnici. Sean Bean se la cava, Sarsgaard pessimo. Guardabile la prima parte, ridicolo il finale.
Il prologo berlinese vanta interessanti tocchi di regia e ottima fotografia, e l'immediato prosieguo nell'enorme aereo parte col piede giusto; quale genitore non reagirebbe così di fronte alla scomparsa di un figlio e alle successive parole dell'equipaggio? Strada facendo, però, si scivola sempre più nell'assurdo: le azioni della protagonista diventano esagerate, ma soprattutto il colpo di scena offerto è costruito male e la sua risoluzione ancor peggiore, nonché frettolosa. Bene la Foster e Bean, molto male invece Sarsgaard. Vedibile, ma un'idea simile andava espansa meglio.
Jodie Foster è una miniera sempre aperta per quel cinema in sospeso tra l'Hollywood elitaria e il catchy-movie di qualità. Iconica dagli innocenti in poi, anche in questo materno avio-thriller spadroneggia sulla scena lasciandosi dietro gente come Bean e Sarsgaard, non proprio dei novellini, riproponendo le atmosfere del modello più recente e riuscito (dirigeva un certo Fincher), quel Panic room altrettanto mother-power nelle intenzioni. Prologo cesellato, con un'ottima fotografia notturna e sviluppo dell'arcano concitato, su aeromobile oversize. Eppure il retrogusto non convince.
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