il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

IL CONTE TACCHIA
Confronto tra le due versioni
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347414 commenti | 65847 titoli | 26073 Location | 13323 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: L'arcangelo (1969)
  • Luogo del film: Il luogo in cui la modella Gloria Bianchi (Tiffin) posa per un servizio fotografico
  • Luogo reale: Parigi: Giardino delle Tuileries, Place de la Concorde, Francia, Estero
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  • Film: L'odore del sangue (2004)
  • Luogo del film: Il ponte dove Carlo (Plaicido) si ferma pensieroso la notte dopo la festa da amici con Silvia (Ardan
  • Luogo reale: Ponte dei Tolentini, Venezia, Venezia
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  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Giordano Cottur

    Giordano Cottur

  • Jean-Pierre Wimille

    Jean-Pierre Wimille

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Noodles
Pier Paolo Pasolini abbandona solo apparentemente il realismo che contraddistingue i suoi due primi film perché anche qui ce n'è tanto, tra attori presi dalla strada e un Gesù Cristo rappresentato principalmente dal punto di vista umano, con una certa rabbia e le sue debolezze, nonostante in una seconda fase di riprese il regista aggiunse anche le scene dei miracoli. Gran realismo anche nella ricerca dei volti, specie degli apostoli. Per il resto il film mostra appieno la poetica del grande regista, con tanti primi piani, ritmo lento e tanta politica nascosta dietro la storia.
Commento di: Anthonyvm
La svampita Valerie si insedia nella casa del figlio e della nuora, prendendone il controllo; i piccoli problemi quotidiani della coppia passeranno presto in secondo piano. Giocando fra commedia nera, thriller e dramma (ma certi appunti onirici sfiorano l'horror), i due registi cechi sintetizzano un interessante ma non del tutto riuscito esempio di home-invasion familiare. A non convincere è soprattutto il terzo atto, in cui l'eccessiva remissività dei protagonisti (forse riecheggiante un sottotesto satirico) e il finale aperto afflosciano il clima ansiogeno fino ad allora maturato.
Commento di: Siska80
Una donna trova lavoro su un'isola sperduta dove s'innamora del suo datore di lavoro dall'oscuro passato. Della serie "tanto rumore per nulla", il film, che dura più di due ore, si trascina abbastanza stancamente: colpa di una trama di due righe che cerca invano di creare tensione dopo l'allacciarsi della relazione tra i due protagonisti, ma risulta nel complesso appena mediocre: a poco giova mettere come interprete principale Dillon (per altro non al top), se mancano le basi per una produzione soddisfacente. Le location sono belle e sinistre, ma da sole servono relativamente.
Commento di: Marmotta
La vicenda di un uomo immerso in una lotta pacifica contro il mondo, armato solo della propria onestà. Un antieroe che è però eroe, umiliato, sminuito, ignorato, privato della possibilità di esistere, punito proprio nel momento in cui reclama il suo diritto di essere umano; l'unica persistenza è l'insostenibilità di un dolore che non porta ad alcuna fierezza. Le sembianze del racconto sono quanto di più scarno ed essenziale si possa scegliere, a comunicare è la semplice incomprensibile presenza dei corpi schierati su un palco mutilato. Imperdibile.
Commento di: Pigro
La storia dei due gangster marsigliesi degli anni ’30 ha il sapore della ballata popolare, fatta di tappe da epopea di eroi tanto maledetti quanto simpatici in un tempo storico tanto correttamente ricostruito quanto fantasiosamente reinventato. E così, in modalità da leggenda metropolitana o da cantastorie, il racconto inanella scene topiche che alternano scherzo e leggerezza, soprattutto nella prima parte (il mercato del pesce), con cupezza e violenza (il macello), tra avventura, commedia e lugubri memorie di Scarface. Iconico.
Commento di: Daniela
Indagando sull'omicidio di un suo amico, un pilola di linea commerciale scopre un traffico di pietre preziose... Noir d'ambientazione esotica incentrato su un intrigo destinato a essere risolto da un eroe taciturno dalla battura pronta e dalla poco velata misoginia probabile frutto di precedenti delusioni sentimentali. Qui le donne che se lo contendono sono due e non è difficile intuire quale sia la più pericolosa. Se la trama riserva poche sorprese e i personaggi non si discostano dalle convenzioni del genere, la regia è solida, Alan Ladd è rodato, il resto del cast valido.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Il personaggio di PULP FICTION che più di ogni altro è entrato nell’immaginario (e nel gergo) comune l'aveva interpretato Harvey Keitel. Da quel momento chi viene contattato per risolvere problemi è immancabilmente identificato con Mr. Wolf, da chi mastica un po' di cinema. Qui i Mr. Wolf sono due e hanno le fattezze nientemeno che di George Clooney e Brad Pitt (anche produttori), una coppia che da sola è garanzia di successo, almeno commerciale. Il primo dei due a entrare in scena è Clooney,...Leggi tutto chiamato in un albergo superlusso da una procuratrice distrettuale (Ryan) che si trova di fronte al cadavere di un giovane (Abrams) rimorchiato nella hall; mentre saltava sul letto, questi è rimbalzato sul carrello delle bibite fracassandosi la testa.

Il novello Mr. Wolf si presenta con aria saputa e la risolutezza tipica di chi - appunto - è abituato per mestiere a trarre i suoi clienti dagli impacci. Mentre tuttavia si appresta a rimettere le cose in ordine e a sbarazzarsi del corpo, ecco che fa il suo ingresso nella medesima stanza pure Brad Pitt. A chiamarlo è stata la proprietaria dell'albergo, Pam, che dopo aver notato cos'era successo grazie alle telecamere installate di nascosto nell'ambiente, l'ha ingaggiato a sua volta perché la vittima venga fatta sparire in silenzio.

Sono due facce della stessa medaglia, insomma, i due protagonisti senza nome (non lo diranno mai) che fin da subito si beccano, si malsopportano, si prendono in giro l'un l'altro ma sono costretti a collaborare perché così è stato loro ordinato. E anzi, dal momento che il ragazzo aveva pure dei panetti di droga nello zaino, loro compito dovrà pure essere quello di restituirla ai legittimi proprietari. Una cosa da niente...

Da qui prende il via l'avventura notturna dei due buffi personaggi, che caricano il ragazzo nel bagagliaio e si tuffano nella notte newyorchese nell'ennesimo FUORI ORARIO arricchito da un’ottima fotografia. Ciò che più conta, nel film, è la caratura della coppia protagonista, perfetta per interpretare due personaggi per i quali l'ironia diventa - e non c'era da dubitarlo - il tratto caratterizzante. Si viaggia insomma tra il pulp e la commedia, il noir e il thriller, surfando tra i generi allegramente e cercando di far scattare il più possibile la scintilla nei dialoghi fitti tra i due; che mostrano buona alchimia (Pitt ha il ruolo più brillante, Clooney il meno incline allo scherzo) e si prestano al servizio di una sceneggiatura che però non pare alla loro altezza.

Le battute buone scarseggiano, l'azione si stempera in scene talvolta spalmate in lunghezza oltre il sopportabile (si veda l'interminabile inseguimento del ragazzo in fuga) e il film non ingrana mai veramente; colpa anche di un soggetto scarno, che non riesce ad andare oltre al recupero di situazioni comuni a mille film del genere (sparatoria compresa) rielaborate con l’obiettivo di renderle godibili in chiave paradossale. Non si chiedeva certo di volare alle altezze di Tarantino, ma dare un po' più di brio doveva essere un imperativo. Invece il regista Jon Watts (al suo attivo tutti gli ultimi Spider-man e poco altro) si perde nel fumo di spiegazioni inutili quanto confuse dimenticando di dare una personalità forte al film, che si trascina piatto fino all'epilogo e terribilmente vacuo. Se non altro sui titoli di coda ci viene mostrata la disastrosa caduta dal letto del (non) gigolo...

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Michael Caine agente segreto non è una novità, ma questa volta lo spionaggio non è il genere principale a cui fare riferimento. Siamo lontani dagli intrighi di Harry Palmer e Don Siegel guarda più all'azione, al sequestro del figlio di John Tarrant (Caine), maggiore dei servizi inglesi il quale è già per altri motivi sulle tracce - inconsapevolmente - proprio dei rapitori. Avvisato dalla moglie (Suzman) che il piccolo non è tornato a casa, impiega un po' prima di capire che si tratta di sequestro,...Leggi tutto ma a quel punto - senza mai perdere l'autocontrollo - comincia la sua caccia cieca a Drabble, il tipo (ma non uno solo, perché ogni volta all'apparecchio è una persona dalla voce diversa) che telefona chiedendo di entrare in contatto col superiore di Tarrant, Cedric Harper (Pleasence). E' quest'ultimo infatti ad essere in possesso dei diamanti che i rapitori vogliono, e a dire il vero non ha alcuna voglia di cedere al ricatto.

Tarrant insomma deve arrangiarsi e cercare da solo di ritrovare il figlio sequestrato. Non una cosa da poco, anche perché intanto vengono alla luce altri sporchi intrecci legati a personaggi dei servizi. Chiusi in una casa dalla cui finestra si vedono due mulini (il titolo originale è THE BLACK WINDMILL, non a caso), i rapitori sono John Vernon e Delphine Seyrig, volti perfetti per il cinema crudo e teso di Siegel; qui meno virtuoso del previsto, discretamente efficace senza certo raggiungere le vette di un altro noto “caso” che fece epoca, il regista giostra bene l'azione perdendosi tuttavia dietro a qualche intoppo in sceneggiatura, che rende poco fluida la storia. Se Caine recita nel suo ruolo più classico e nulla gli si può appuntare, se Pleasence è il migliore del lotto per quella sua perfetta capacità di restare in equilibrio tra sottile cinismo e ironia, se anche il resto del cast funziona (oltre a Pleasence è presente un altro antagonista storico di Colombo come Clive Revill, pure qui con l'IRA sullo sfondo), a lasciare perplessi è il procedere piuttosto fiacco della storia, cui manca ogni tocco di originalità.

Molti esterni per un film arioso, dinamico, che segue bene da vicino un hovercraft (anche quando si "sgonfia", in una sequenza "istruttiva") e che si inserisce in un filone preciso al quale comunque incorpora sapidi sottotesti per arricchire l'insieme. Una fotografia scintillante, tanti paesaggi e scorci inglesi, un finale secco e senza fronzoli come da tradizione del regista. Non mancano insomma le qualità, al film, ma è nel suo complesso che non riesce a lasciare il segno. Più interessante quando porta in scena lo scontro tra personalità diverse (Caine e Pleasence in primis) che quando deve dipanare la matassa, la pellicola manca di vere scene memorabili e si assesta sull’onesto prodotto di genere con qualche gustosa notazione in aggiunta, figlia delle riconosciute capacità di Don Siegel nel maneggiare la materia.

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Onesto giallo interamente ambientato sull’isola di Creta, dove un investigatore privato newyorchese (che conosce il greco) è chiamato dalla moglie di un ricco rampollo con la passione del free climbing per indagare sulla morte dello stesso, precipitato da una scogliera che stava scalando senza sicura. E’ la scena in apertura, commentata dalla voce fuori campo dell’investigatore che cita Icaro e chi vuole avvicinarsi troppo a Dio. Con cappellino di paglia e aria eccentrica, Nick Bali (Gordon-Levitt) si presenta a Penelope Vardakis (Woodley) chiedendole di togliersi gli occhiali...Leggi tutto da sole: vuole vedere con chi ha a che fare. Lei accetta di raccontare quel che sa: è convinta che suo marito non sia caduto accidentalmente ma sia stato ucciso. Come? Dovrà essere lui a scoprirlo.

Se si esclude la voce off, che fa tanto noir, siamo nell’ambito del giallo classico, di quelli in cui gli splendidi paesaggi naturali sono parte integrante del progetto e nei quali la presenza sulla scena del gemello, Elias (Madden), della vittima, fa subito rizzare le antenne agli appassionati del genere. La famiglia è la più influente dell’isola e il detective locale (Ceesay) ha già ampiamente archiviato il caso. Nick si spaccia per un detective delle assicurazioni che vuol vederci chiaro, ma il gioco regge prevedibilmente poco: Elias lo smaschera velocemente e gli intima di sparire in fretta dall’isola. Nick, con alle spalle un matrimonio finito male e un’eccessiva predilezione per l’alcol, non ci sta e continua, a suo rischio e pericolo.

Flebili indizi, qualcuno più consistente, ma anche un rapporto ben descritto con Penelope, la vedova a cui Shailene Woodley sa dare bel carattere e piacevole espressività. E’ il personaggio che si ritaglia lo spazio maggiore, mentre più stereotipato è l‘Elias di Madden, con madre protettiva a carico. Un giallo dalla costruzione non certo originale (nemmeno nella soluzione, cui viene aggiunto un colpo di scena in coda che necessita di spiegone) condotto tuttavia con sufficiente professionalità e nel complesso gradevole da seguire. Nick se la cava abbastanza con la lingua del posto (anche se il detective lo apostrofa poco amichevolmente con un “Crede di parlare in greco? Il mio cane è molto più greco di lei”), non si fa troppo amare ma va dritto per la sua strada e un’idea chiara di quanto sia successo se la fa. Poi però van trovate le prove…

Una sceneggiatura discreta, una regia (dell’ivoriano Philippe Lacôte) che fa procedere spedito il film senza lasciare granché il segno ma intrattenendo quanto ci si aspetta. Considerato il valore del cast non si resta in definitiva troppo delusi, anche se chi bazzica certi gialli non faticherà a fare presto due più due. Non manca qualche forzatura, qualche passaggio improbabile, ma d’altra parte in certi gialli capita quasi sempre. Scadenti e posticce le parti in flashback che ricostruiscono il rapporto di Nick con la moglie, cui si cerca invano di dare un perché nel finale.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

SFOGLIA PER GENERE