il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

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331942 commenti | 62413 titoli | 24829 Location | 12005 Volti

Location Zone

  • Film: Napoletans (2011)
  • Luogo del film: La palestra dove fanno ginnastica il Preside (Roncato) e la Professoressa (Ceci)
  • Luogo reale: Palestra Cesare Simoncelli, Via Telegono, Frascati, Roma
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  • Film: Una vita da sogno (2013)
  • Luogo del film: La villa di proprietà di Marco Zanc (Tim Man)
  • Luogo reale: Villa Mangiacane, Via Faltignano 4, San Casciano in Val di Pesa, Firenze
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Augusta Mancini

    Augusta Mancini

  • Vera Molnar

    Vera Molnar

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Herrkinski
L'assistente di uno scrittore di libri occulti si rende conto troppo tardi di essere la vittima designata di un sacrificio satanico. Ci sono alcuni degli elementi tipici del cinema di Murphy, come la tipica casa nella campagna inglese, ma stavolta si punta sull'horror soprannaturale/demoniaco; purtroppo il budget come sempre risicato non permette di approfondire troppo le suggestioni voodoo o gli squarci onirici, lasciando solo qualche sequenza splatter a buon mercato in mezzo a una miriade di dialoghi di scarso interesse. Passabili fotografia e musiche, meno le prove del cast.
Commento di: Reeves
Mario Mattoli, famoso per cercare di arricchire i suoi film con il maggior numero possibile di attrazioni, unisce alla coppia comica più straordinaria del cinema italiano anche due cantanti, Johnny Dorelli e Renato Carosone. Il film ha quindi punte altissime (come quando i due devono montare una tenda) ma un ritmo un po' diseguale, che non impedisce di strappare comunque tante risate.
Commento di: Pumpkh75
Bel film di Dante il cui merito principale, pur svelando da subito quale sia la villosa materia, è quello comunque di alimentare e arricchire il mistero fino all’ “infuocato” finale, disseminando il percorso di deviazioni socio-politiche e sfruttando un lavoro encomiabile di Rob Bottin che trova la propria sublimazione nell’ultima mezz’ora. Da segnare sul taccuino il peep show, le generosità della Brooks e lo show ambulatoriale di Eddie Quist, il vero fulcro della storia. All’opposto c’è la Wallace: alla sua estraneità latente si deve un punto esclamativo in meno. Adeguato.
Commento di: Reeves
Il mondo degli usurai, la violenza di chi presta i soldi e l'abisso in cui finisce chi accetta di finanziare così i propri sogni. Il film è un temino su questi argomenti esposti in maniera un po' confusa e insertati di alcune sequenze forti che tradiscono però una mano molto debole alla regia. I dialoghi sono veramente stereotipati e sciupano le buone intenzioni del film.
Commento di: Enzus79
Film parzialmente ispirato a fatti realmente accaduti: un sicario, ritiratosi, ritorna a imbracciare armi per liberare un suo ex compagno. Action movie condito da agenzie segrete e vendetta abbastanza fiacco. Intrattiene, ma la storia, specialmente nella seconda parte, sa di già visto. Regia piuttosto efficace. In un cast convincente quello che delude di più è Robert De Niro, purtroppo.
Commento di: Achab50
Davvero una gradevolissima scoperta; con questo film Rocco Papaleo dimostra una notevole capacità registica, oltre a quella conosciuta di interprete. E' un mix fra un'opera on the road (sia fisica che mentale) e una "Recherche" che però arriva a una pacifica conclusione. A sessant'anni è quasi l'ora dei bilanci, dei rimorsi e del desiderio di tamponare per quanto possibile errori e carenze del passato. Sorprendente la genuinità di Giorgia, che scopriamo ottima attrice. Stuzzicante la presenza dell'alter-ego. Film con accenti addirittura morettiani. Ottimo e sorprendente.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

A metà tra giallo e poliziesco, il film di Michel Wyn conserva molti difetti e qualità caratteristici delle opere ricavate da romanzi (qui alla base ce n'è uno di Paul Andréota, che collabora anche in sceneggiatura), ovvero storie spesso interessanti, ben articolate ma penalizzate dalla difficoltà di ridurle a una durata cinematografica, operazione che spesso produce passaggi fitti di nomi e di accadimenti non sempre facili da memorizzare.

Siamo qui in Provenza, dove viene rinvenuto il cadavere di una bella ragazza bionda che ha il dolce volto di Mimsy...Leggi tutto Farmer. Dal momento che il suo è il primo nome in cartellone capiamo che inevitabilmente il racconto procederà in buona parte per flashback e infatti così sarà. Giunta a Le Havre in nave, l'americana Candice Strasberg trascorrerà poi l'estate in Francia, prima di essere ritrovata senza vita a metà agosto. Ne ripercorreremo movimenti e frequentazioni attraverso i ricordi di chi l'ha incontrata e che quasi sempre sarà destinato a finire nel novero dei sospetti. Perché l'impianto - pur se alla lontana - è comunque quello del whodunit, con un buon numero di possibili colpevoli interrogati più volte da commissari (Cremer), giudici, procuratori che si avvicendano nell'indagine che si rivela assai ramificata. E di rilevanza non minore, considerato come l'America faccia pressioni per ritrovare il responsabile del delitto accusando nel contempo i francesi di manifesta incapacità.

Negli uffici della polizia finiranno un immigrato italiano ridotto a fare il barbone (Albertini), un malavitoso che aveva passato almeno quindici giorni con la ragazza (Pistilli, a testimonianza della coproduzione col nostro paese), un giovane cantante con problemi di droga (Dauphine), un ricco imprenditore che aveva dato un passaggio in auto a Candice (Meurisse), il figlio (Verley) di un noto politico alla vigilia di elezioni... Il modo con cui gli investigatori arrivano passo dopo passo a rintracciare le persone che qualcosa hanno avuto a che fare col delitto o che si ritrovano nei pressi quando questo avvenne, è descritto abilmente e si capisce come dietro si nasconda la complessità di un romanzo. Purtroppo è anche una controindicazione: il rischio è quello di perdersi qualcosa, nei continui passaggi da una pista all'altra, dal presente al passato...

La regia piuttosto compassata di Wyn permette però di non perdere la bussola, evitando che il montaggio confonda tutto in un minestrone incomprensibile. Grazie a ciò si possono apprezzare la complessità dell'intreccio e l'abilità con la quale incrocia le storie riannodandole nei flashback una alla volta. Appesantito da una conduzione non proprio agile, il film si dimostra in definitiva un buon giallo la cui costruzione piuttosto classica viene dissimulata da notazioni di colore, caratterizzazioni ben rese da un cast ottimamente assortito cui dialoghi spesso arguti rendono un eccellente servizio.

La soluzione – non all’altezza delle premesse - lascia un po' l'amaro in bocca e qualche divagazione di cui poco si comprende il senso poteva forse essere evitata (tutte le fasi con Edmund Purdom giornalista, ad esempio), ma nel complesso si apprezzano il bel lavoro corale e un discreto numero di colpi di scena che movimentano un ritmo talora sonnolento. Le suggestive location francesi aggiungono un tocco di classe al tutto; il risultato non è il massimo dell’incisività, ma ha molte frecce al suo arco, compresa un'ironia sagace sparsa con parsimonia ma ficcante.

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Si usa credere che il sequel di un film non possa essere meglio del suo predecessore; ma di fronte a un numero uno tanto tremendo com'era possibile immaginare che il seguito potesse essere addirittura peggio? Invece, anche in questo caso, una delle tante leggi non scritte della settima arte si conferma esatta: OUIJA SHARK 2 riesce a far rimpiangere l'aberrante modello!

John Migliore (al tempo cosceneggiatore e nel cast principale) si siede questa volta pure in regia e...Leggi tutto sforna un sequel incredibile, che con gli squali ha ormai sempre meno a che vedere. Ci vuole infatti un bel pezzo prima di rivedere in scena quello stoccafisso semitrasparente che era il pescecane di OUIJA SHARK e che qui viene ulteriormente ridicolizzato acquisendo l'apparente consistenza della cartapesta. Verrà affiancato - nel pirotecnico (si fa per dire) finale – da un secondo mostro, il "tarot gator", ovvero un alligatore gigante materializzatosi direttamente dalle carte dei tarocchi.

Ma facciamo un passo indietro, perché dopo un nient'affatto breve riassunto del primo capitolo in apertura, scopriamo che Anthony (John Migliore) è rimasto intrappolato nel quinto girone dell'inferno a combattere contro il demone Caldura (Wheeldon), padrone dello ouija shark. Sua moglie Cressida (Reilly Smith) se ne va intanto da una veggente, Illyana (Gough), per sapere se il marito sia in qualche modo recuperabile. La medium muove le mani sulla sua sfera di cristallo e ci vede dentro Anthony all'inferno alle prese con mostri, demoni e belle donne mezze nude che insieme canteranno in preda a evidente delirio. Per far tornare Anthony da laggiù, Illyana svela a Cressida che sarebbe il caso di chiedere l'aiuto di sua madre, la quale se ne sta in una foresta incantata pure quella in una dimensione parallela. Cressida la raggiungerà. Riuscirà a liberare il marito dallo squalo e a farlo tornare dall'inferno? Quale irresisitibile domanda a cui chiedere risposta...

Il film è al solito verbosissimo: si sa che le parole non costano e a unirle in frasi di senso pressoché nullo non dev'essere stata una spesa inaffrontabile. Il budget è con tutta evidenza risicatissimo e viene quasi interamente impiegato per pagare quattro effetti speciali agghiaccianti che prevedono la sovrapposizione dello squalo semitrasparente su scenari di varia natura, compresi i grattacieli by night sui quali si consumerà la lotta finale con l'alligatore, entrambi una sorta di cartoni animati digitali che Méliès agli albori del cinema si sarebbe vergognato di presentare al pubblico: si sparano contro palle di fuoco e raggi ridicoli avvinghiandosi in mosse delle quali poco si capisce e del tutto improbabili. Quanto agli attacchi, basti pensare che appena il pescecane viene a contatto con una delle sue vittime questa scompare tra fuochi d'artificio e mortaretti...

Cosa porti alla realizzazione di prodotti tanto scalcinati e ricercatamente privi di qualità è un mistero: le attrici sembrano imbalsamate, dai riflessi lenti, mentre Migliore gigioneggia nella peggiore delle possibili accezioni del termine lanciando a sua volta dalle mani palle di fuoco o riparandosi con scudi fiammeggianti. Un caos all'insegna del cattivo gusto che riesce difficile immaginare possa trovare davvero dei fan. Eppure qualcuno il numero uno doveva averlo visto, se ci si è azzardati a girarne il sequel continuando nella scia dei più infimi shark movies dichiaratamente trash... Magari un paio di risate sforzate si riescono a fare, soprattutto durante il lungo scontro finale paragodzillesco tra due mostri semifantasma animati come peggio non si potrebbe, ma tutto il resto?

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Modernizzazione dell'Esorcista quasi in chiave Marvel, con un Russell Crowe che, nei panni del realmente esistito padre Gabriele Amorth, gigioneggia come se stesse interpretando tutt'altro personaggio lasciandosi pure scappare qualche imprecazione. Lo seguiamo subito durante un primo supposto esorcismo a Tropea, dove è alle prese con un ragazzo il quale, posseduto, s'è messo a parlare solo inglese (senza averne mai compreso precedentemente una sillaba). Amorth si è portato dietro un porcello nero e immediatamente...Leggi tutto comincia un botta e risposta col diavolo a colpi di insulti e grida, concluso con un bel "possiedi questo maiale, se sei capace!". Il demonio ci casca, si tuffa nel maiale (si cita qui un episodio dei Vangeli) e un tizio presente al rito spara all'animale chiudendo velocemente la pratica.

La Congregazione in Vaticano lo accusa di pratica abusiva, ma lui spiega agli alti porporati che quello non era affatto un esorcismo (non aveva chiesto il permesso a nessuno per compierlo, in effetti) ma una terapia risolta in chiave psicologica. Non molto convincente, come giustificazione, ma Amorth se ne frega e saluta tutti, tanto lui conosce il Papa (Nero) che lo porta in palmo di mano e lo spedisce poco dopo in Castiglia, a San Sebastian, dove c'è da esorcizzare un ragazzino in una vecchia abbazia sede di antiche storie maledette risalenti ai tempi dell'Inquisizione. Ci abitano provvisoriamente una madre (Essoe) con la figlia (Marsden) e il fratellino (De Souza-Feighoney), per l'appunto l'indemoniato di turno.

Siamo nel 1987. Aiutato dal mite Padre Esquibel (Zovatto), Amorth ci si metterà di buzzo buono scontrandosi con le prevedibili evoluzioni del bimbetto satanico, che parla con voce cavernosa e insulta lui, Esquibel, la Madonna e tutti i santi senza troppa fantasia. D'altra parte è evidente come il film punti tutto sull'apparato visivo scenografico a cominciare da una scintillante fotografia dai contrasti fortissimi e i colori baviani che sfrutta i gotici interni dell'abbazia per dare forma a un horror d'impianto tradizionale. L'intenzione è tuttavia quella di mescolare la spettacolarità e un gusto ai confini con la parodia, confermato da un Russell Crowe (doppiato dalla caldissima, profonda voce di Luca Ward) che si atteggia più da supereroe che da prete, con risposte che lasciano decisamente allibiti: "Il mio nome è incubo!" lo minaccia il diavolo. "Il mio incubo è che la Francia vinca la Coppa del Mondo", risponde lui spiazzandoci.

Arriva da Roma a San Sebastian in Vespa (su cui ha piazzato l'adesivo della Ferrari), ostenta una sicurezza debordante, istruisce tutti sui loro compiti, sfoggia la sua cultura, parla in latino, stupisce con intuizioni inspiegabili (la scoperta nel pozzo) e si appresta a uno scontro tuoni e fulmini col demonio, compreso di spiderwalk della sorella, visioni sexy di una donna che non era riuscito a impedire si suicidasse, levitazioni a grappolo, pelle sul viso che s'incartapecorisce di colpo, gente che vola sbattuta sui muri, cerchi di fuoco e chi più ne ha più ne metta. Naturalmente di tensione e orrore non se ne parla, siamo più dalle parti dell'action smargiasso confezionato elegantemente che lascia ahinoi il tempo che trova. Fa più che altro sorridere, sia per la divertita performance di Crowe che per quella tragicamente seriosa di Nero...

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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