il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

ALFRED HITCHCOCK PRESENTA
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352166 commenti | 66785 titoli | 26398 Location | 13623 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Le meraviglie (2014)
  • Luogo del film: Le cascate presso le quali Milly (Bellucci) gira lo spot di lancio del programma televisivo "Il paes
  • Luogo reale: Fosso Bianco a Bagni San Filippo, Castiglione d'Orcia, Siena
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  • Film: Ricordi? (2018)
  • Multilocation: Cala Feola
  • Luogo reale: Cala Feola, Ponza, Latina
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Carlo Valenzano

    Carlo Valenzano

  • Cosimo Milone

    Cosimo Milone

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Il ferrini
Sceneggiato da Del Toro e dal fido Robbins, è un film che ha avuto una gestazione lunga sedici anni. Finalmente nel 2009 c'è la tecnologia per portarlo in sala (l'originale era un film TV) e il compito viene affidato a Nivey, fumettista che aveva girato solo un corto. Il risultato è sorprendente: regia, scenografie ed effetti funzionano, la bambina è bravissima e il messaggio del film arriva forte e chiaro: l'abbandono dei bambini a loro stessi genera mostri. Non importa se siano reali o no. In questo caso tuttavia lo sono e hanno fame.
Commento di: Nicola81
Quello dell'agente infiltrato nella malavita è un espediente poco sfruttato dagli autori del poliziesco italiano, per cui questo film una sua originalità la possiede, anche se a lungo andare si notano di più le numerose ingenuità che costellano la sceneggiatura. Prosperi comunque mantiene un buon ritmo e nelle sequenze d'azione dimostra di potersela giocare anche con colleghi più blasonati. Lovelock è un buono che uccide con impressionante indifferenza, Balsam e Cucciolla vanno con il pilota automatico, la Sommer fataleggia. Discrete ma poco pertinenti le musiche di Continiello.
Commento di: Diamond
Tra i tanti documentari, saggi, retrospettive e omaggi a Lucio Fulci, sicuramente non è il più completo, ma è quello in cui probabilmente si respira più amore verso il geniale regista romano. Questo anche e soprattutto per la forte presenza delle figlie Camilla (generalmente restia ad apparire e scomparsa poco dopo) e Antonella. Basato perlopiù sulle interviste, diretto con reverenziale amore, snocciola più informazioni sul Fulci uomo che sul Fulci cineasta. Ma funziona perfettamente, malgrado una componente fiction forse evitabile.
Commento di: Siska80
Film in tre episodi che affronta argomenti sfruttati in tante altre pellicole similari: il cannibalismo, angeli scesi in Terra e demoni fuggiti dagli inferi... L'esito complessivo è purtroppo mediocre e non soltanto a causa del basso budget (che include il solito escamotage del vedo/non vedo atto a camuffare la carenza di trucco ed effetti speciali), ma anche per l'interpretazione forzata del cast. Di contro va detto che l'azione è elevata e accompagnata da una colonna sonora incalzante in grado di creare la giusta atmosfera, motivo che rende in fondo il film meritevole di visione.
Commento di: Giuder
Ricca vedova inglese sposa un giovane italiano nella Toscana di fine secolo, destando scandalo nella famiglia del marito morto; ma il matrimonio è infelice e i parenti fanno a gara nel contendersi il nascituro. Trasposizione corretta, ma priva di mordente e anima, in un'epoca cinematografica in cui la letteratura britannica abbondava sugli schermi. Sturridge, già rimarchevole in due sortite tratte da Evelyn Waugh, critica il perbenismo british in terra italica; ma, uscita di scena la meravigliosa Mirren, tutto perde di spessore, virando pericolosamente alla soap. Non merita l'oblio.
Commento di: Rambo90
Un'ottima commedia di Edwards, che trova qui una interessante sintesi tra le gag slapstick e demenziali a lui care (il lungo sketch della parlata da otturazioni, la sabbia che scotta) e una buona riflessione sulla crisi personale di un uomo di mezza età. Il ritmo non è sempre alto, ma il film offre una diversità di situazioni stimolante e sa alternare i registri con misura. Molto bravo Moore, che trova nella Andrews un bel partner e nella Derek il giusto simbolo di un desiderio evanescente. Colonna sonora al piano raffinata.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Dalla loro omonima commedia teatrale, Toni Fornari e Andrea Maia ricavano un film televisivo che Canale 5 ha trasmesso per la prima volta il 1 Gennaio del 2025 (al momento giusto, insomma). Una commedia festaiola, corale, che trova in Massimo Boldi il suo cardine. E' lui Lorenzo Colombo, ministro da poco in pensione che si appresta a festeggiare il Capodanno insieme a colleghi e conoscenti del bel mondo nella sua lussuosa villa con piscina, affidandosi per l'organizzazione a Elisa (Manzini), efficientissima segretaria personale. I vecchi amici però, quelli che da venticinque anni...Leggi tutto continuano a mandargli messaggi video al cellulare sperando di passare la festa con lui come ai vecchi tempi, sembra averli dimenticati. Santo Longanesi (Ceccherini) e Ciro Bertolasi (Conticini), rispettivamente cantante e avvocato falliti, ciclicamente ci provano, a restare in contatto ma, così come l'ex moglie Patrizia (Brilli) con relativa figlia (Lucaferri), sembrano ormai appartenere al passato, per Lorenzo.

Un passato che tuttavia ritorna magicamente d'attualità grazie all'incantesimo di un mago televisivo (Casella), il quale, spuntato da uno dei tanti schermi accesi in villa durante la festa, annuncia ciò che sta per accadere: per la durata esatta di un'ora, il tempo si fermerà tornando indietro di vent'anni, e in quell'ora tutti vivranno un'esperienza che avrebbe potuto verificarsi ma non si è verificata. Lorenzo ed Elisa ascoltano ovviamente scettici, ma presto devono ricredersi, perché d'improvviso dalle sale della villa spariscono gli invitati e qualcuno suona al campanello. Sono Santo, Ciro e Patrizia, sorprendentemente ringiovaniti, che dicono di essere lì perché chiamati dall'amico ministro, il quale si scopre in fondo ben felice di rivederli e di festeggiare con loro. Passeranno insieme bei momenti all'insegna dei ricordi e di qualche confessione che li farà riflettere (e pure intristire), prima del brusco ritorno al presente, nel quale Lorenzo decide di invitare tutti e tre (insieme alla figlia Irene) alla festa in corso. Santo farà amicizia con la procace moglie (Fico) di un onorevole mentre Ciro riprenderà il gioco di languidi sguardi e frasi dolci con Elisa che aveva già cominciato ad attuare vent'anni prima.

Il canovaccio facile, su cui era possibile imbastire una sceneggiatura vivace, si rivela invece, purtroppo, tremendamente carente dal punto di vista umoristico. Che Boldi non potesse più contare sulla verve d'un tempo era scontato, ma il buon Max Cipollino a ben vedere il suo lo fa. A difettare drammaticamente sono gag che possano rendere spiritoso il film. Gli autori si appoggiano troppo spesso a trovate vetuste ormai improponibili (il cameriere ubriaco interpretato da Augusto Fornari) o a sketch che dovrebbero far sorridere per chi vedono coinvolti (il cardinale che si apparta a parlare con una donna mentre è ripreso dalla figlia influencer di Colombo) ma lasciano solo assai perplessi. Se poi Boldi appare inevitabilmente piuttosto spento, non va molto meglio un appena corretto Conticini, mentre Ceccherini, sempre uguale a se stesso, si lascia andare con un po' di grinta in più. Nancy Brilli si fa valere mostrando ancora buona presenza scenica, mentre gli altri sono presenze di discreto valore che ben poco hanno modo di incidere.

Certi intermezzi malinconici (si veda il lungo momento di mestizia post "obbligo o verità" sulle note di "Io e te" di Jannacci) sono inseriti davvero maldestramente e l'intera parentesi nel passato, priva della cornice allegra della festa, incupisce ulteriormente il tutto (anche nei colori desaturati del giardino), alla ricerca di una traccia più impegnata che per funzionare doveva essere gestita con ben altra convinzione; quando poi si ritorna nel presente ci si ritrova davanti a personaggi (tutti con nome e carica politica inserita in sovrimpressione, come se servisse) interscambiabili, che fanno da tappezzeria aggiuntiva per intervenire saltuariamente senza costrutto tra canzonette cantate in karaoke col playback (uno spettacolare controsenso!), balletti e atteggiamenti provocanti di una discinta Raffaella Fico, comizi su Stato e potere di un infervorato Conticini tra i divani…

La regia, pur piuttosto agile, è sovente goffa e a tratti inciampa in fasi imbarazzanti non riuscendo nel complesso a conferire la grinta necessaria a un film spento, che sa di fiction appena tirata a lucido, povero nei dialoghi e nelle idee, che si conclude con tuffo collettivo in piscina e una passeggiata notturna al parco tematico “This is Wonderland” al Giardino delle Cascate dell’EUR, a Roma, mentre sullo sfondo si ascolta Boldi cantare a lungo con voce ormai poco indicata per la pratica. Product placement spudorato, come in altri casi, ma magari stesse in questo il problema...

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Bizzarro tentativo di mescolare l'action con una sorta di sdrammatizzazione comica dello stesso, prevede gag strampalate inserite all'interno di un plot tradizionalissimo nel quale lasciare a Van Damme un po' di spazio per i suoi corpo a corpo che, a sessant'anni suonati, riesce difficile inserire in contesti seriosi o legati all'azione di un tempo. Questa volta il nostro si cala nei panni di Leo, un apparentemente placido giardiniere di servizio nella lussuosa residenza estiva sul mare di un politico, tale Serge Shuster (Youn). Quest’ultimo scopre di essere stato inserito,...Leggi tutto insieme ad altri quattro colleghi, in una lista che prevede di ucciderli tutti e subisce l'intrusione in villa di un commando di spietati killer. Naturalmente non possono sapere che dietro le sembianze del giardiniere di casa si celi la solita "arma letale" dal passato burrascoso al servizio del governo (né certo lo sapeva il politico che, dopo aver visto di cosa è capace, lo accusa "di aver omesso parecchie informazioni nel curriculum").

Assalito in casa insieme alla moglie e alle figlie (una adolescente, l'altra poco più che neonata), Serge si affida totalmente al soccorso inatteso di Leo che, oltre a malmenare il gruppo d'attacco, stabilisce con lui il buffo rapporto sul quale si fonda il film, per il resto troppo indeciso sulla strada da seguire: mancando un numero sufficiente di battute che possa indirizzarlo con decisione verso la parodia, riempie i minuti con spostamenti all'interno di passaggi segreti della villa, scontri a fuoco e corpo a corpo senza disdegnare, talvolta, persino accenni splatter (uno sgozzamento del tutto inatteso). Fortunatamente le caratterizzazioni degli assaltatori (che si chiamano tra loro con nomignoli improbabili, da Quasimodo a Esmeralda) tendono perlopiù all'assurdo e al comico, con tracce di un umorismo che estremizza ancor di più, in questo senso, certe intuizioni alla Tarantino (o alla Coen), anche se poi la presenza della bimba in fasce produce gag ruffiane e prevedibili che abbassano il livello medio.

Ad ogni modo Youn regge bene il ruolo di chi ha il compito di apparire come il più divertente del lotto e la disincantata impostazione molto francese del film, che non si preoccupa troppo di scivolare in qualche momento fin imbarazzante nel ricercare la battuta, a suo modo funziona. Almeno finché non si dimentica di dover garantire di tanto in tanto un po' di sorrisi, perché ad esempio tutta l'ultima parte chiude in questo senso nel modo peggiore che si possa immaginare, con un lungo inseguimento e uno scontro finale che dicono meno di niente... Altalenante per scelta, spesso in difficoltà nel fondere action e commedia, THE GARDENER non trova in Van Damme la spalla efficace che si sperava: poco portato per la commedia virata al demenziale, cerca di adattarsi ma si vede quanto Youn nel campo lo surclassi, lasciandolo a dibattersi affannosamente tra gag sempre fondate sul contrasto tra la situazione assurda e la sua espressione da duro che non ride nemmeno per sbaglio...

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In Italia la portata storica di uno show come il "Saturday Night Live", che ha rivoluzionato l'intrattenimento televisivo degli americani, è difficile da capire. Ne abbiamo però imparato con gli anni a conoscere i protagonisti, da John Belushi a Dan Aykroyd o Chevy Chase, sbarcati anche sui nostri schermi con film dalle alterne fortune. Dei tre è soprattutto Chase ad essere rimasto in ombra, da noi, mentre gli altri due, grazie a film come BLUES BROTHERS o GHOSTBUSTERS...Leggi tutto, hanno a loro modo sfondato anche qui. Certo, il "Saturday Night Live" non era solo uno show di quei tre, e da questo film corale - nel senso più nobile del termine - lo si capisce bene. Jason Reitman, figlio di quell'Ivan che con tanti di loro lavorò, restituisce in pieno il caos che regnava durante l'ora e mezza precedente alla messa in onda della prima puntata del SNL. Si parte infatti dalle 22.00 per raggiungere le 22.30, ora della messa in onda e del conseguente tuffo nel buio: non solo perché non si poteva sapere se l'azzardo di uno show animato dalle nuovissime giovani leve della comicità avrebbe ricevuto consensi, ma anche perché fino all'ultimo momento la stessa messa in onda ha rischiato di saltare per mille inconvenienti tecnici e... umani (a cominciare da un Belushi quasi ingestibile).

Con abbondanza di sapienti piani sequenza Reitman ci accompagna tra i corridoi e i camerini dello studio muovendosi con grande fluidità e con carrellate spettacolari in un mondo che sembra vivo e pulsante, affollatissimo di ogni sorta di personaggi, con attori spesso molto somiglianti agli originali (sugli scudi Matt Wood in versione John Belushi e Corey Michael Smith come convincente replica di Chevy Chase). Il continuo cambio di prospettiva, comunque, che dedica spazio a ognuno di loro talvolta solo per pochi attimi, non permette di godere granché dei dialoghi, e quello che si coglie è soprattutto un lungo chiacchiericcio di fondo che viene sovrastato dall'azione creata dai vorticosi movimenti della macchina da presa. Il risultato è che lo spazio per le battute è poco, pochissimo, e il divertimento ahinoi latita.

Chi poi non conosce (e in Italia si può dire quasi tutti) le figure secondarie che animano la scena assisterà soprattutto a un convulso affannarsi di mille volti sconosciuti che parlano e si scambiano veloci botta e risposta. Su tutti svetta Lorne Michaels (LaBelle), il produttore e ideatore del programma, che avrebbe il compito di tenere ogni cosa sotto controllo. In realtà fatica a orientarsi, tuttofare frastornato in un gioco che sembra sfuggirgli di mano. Dovrà recuperare Belushi, interagire coi finanziatori (Dafoe), dare indicazioni di massima mentre sale la preoccupazione di non farcela. Regna però troppa confusione per riuscire ad apprezzare la sceneggiatura, invero decisamente in secondo piano rispetto a una regia virtuosa che a volte ricorda quella di Iñárritu per BIRDMAN, quando Michael Keaton si muoveva nel teatro tutto in piano sequenza mentre intorno a lui gli scenari mutavano vorticosamente.

Non si capisce perché mostrare chi sta fuori dagli studi, in strada, se non per rompere la sensazione di claustrofobia soffocante dovuta all'ambientazione unica in interni, mentre tanta parte delle frasi che si ascoltano sembrano spezzate, inconcludenti, inserite senza un vero perché... Sorprendente J.K. Simmons nel ruolo del vecchio Milton Berle a rappresentare un'altra epoca della comicità televisiva, mentre gli interventi musicali della band che si esibisce live o della cantautrice con chitarra paiono utili solo a rompere il fiume di parole che scorre incessante. Tecnicamente un film valido, però freddo, un po' inconsistente e, per chi non conosce la trasmissione e i personaggi che ne diventarono i cardini, piuttosto... incomprensibile.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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