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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Takeshi Kitano ha creato uno stile, non c'è dubbio. Che poi questo stile sia effettivamente tanto valido quanto gli riconosce buona parte della critica è da dimostrare. Alcune sequenze (meno di quante non si voglia far credere) sono eccezionali, va detto, veri e propri quadri frequentemente ripresi in campo lungo. La distruzione della suspense e dell'azione in un film di gangster (pur se atipica) è un punto a favore dell'originalità, meno dello spettacolo, ma è senz'altro sintomo di genialità e volontà di sganciarsi dagli stereotipi. Il problema è rappresentato innanzitutto dal fatto di non riuscire mai a entrare subito nel vivo dell'azione introducendo il film con dialoghi inutili (e perdendo...Leggi tutto così per strada i primi venti minuti), poi nell'affrontare tematiche interessanti attraverso un linguaggio poco consono. Ci sono sprazzi di commedia (ma in SONATINE sono ridotti al lumicino, in pratica non si ride mai) misti a scene splatter che in fin dei conti risultano per forza di cose gratuite, personaggi che escluso il protagonista (sempre “Beat” Takeshi, ovviamente) sono monodimensionali, capaci solo di mostrare impassibilità e freddezza, c'è un amore per i paesaggi poco sposabile al contesto drammatico e ogni cosa dà l'impressione di essere inserita nel film solo perché, in quel momento, a Kitano andava di fare così. Non c'è insomma una logica precisa, in SONATINE, ma tante scenette legate da un filo pretestuoso che serve al regista/attore per portare in scena i suoi concetti di sempre. Film interscambiabili, insomma. Forse sopravvalutati ma con alcune sequenze fenomenali.

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Renato 4/07/07 14:39 - 1648 commenti

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Un film meraviglioso. Rivitalizza il tipico film sulla mafia giapponese con stile, originalità e sense of humour... Proprio nel rifiuto di seguire gli stilemi tipici del genere va ricercata la grandezza del film, e non perché Kitano li neghi ribaltandoli ma perché infischiandosene riesce a raggiungere una libertà narrativa assoluta. Memorabile in particolare tutta la parte centrale, con gli yakuza nullafacenti al mare che aspettano di poter agire. Il miglior film di Kitano a tutt'oggi, secondo me.

Il Gobbo 6/07/07 12:18 - 3015 commenti

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Capolavoro di Kitano. Film inconfondibilmente personale eppure pieno di echi e sapori, quando melvilliani quando, persino, chapliniani. Anticonvenzionale nello svolgimento, squarciato da lampi di violenza come quelli che iluminano una delle sequenze-chiave, doloroso, poetico, magistralmente realizzato. Apice, sinora, di una carriera discontinua ma ricca. Pallinaggio altissimo

Cinevision 29/08/07 20:06 - 72 commenti

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"Beat" Takeshi è senza dubbio un personaggio che o si ama o si odia e conseguentemente anche il suo cinema. Questo "Sonatine" è davvero strano: non si capisce mai dove voglia andare a parare eppure è affascinante nel suo unire buffi sketch, yakuza, sangue, splatter, paesaggi, malinconia... In pratica il mondo di Kitano in cui bisogna immergersi, farsi trasportare senza farsi troppe domande sul perché e il percome degli eventi. Insomma, come già detto o si ama o si odia.

Manulele81 7/08/08 19:41 - 83 commenti

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Emozionante e lucidissimo gangster movie che si trasforma improvvisamente in un tenero e intimo dramma esistenziale, in cui la morte diventa una parte insopprimibile della vita, la quale non è che un avvicinamento, ludico, infantile, irresponsabile: e per questo straziante. Aperto da un primo atto di lenta tensione, che approda a una parte centrale divertente e totalmente "surreale", finsce con un finale dolente e furioso che suggella un'idea di cinema e di mondo che non ha eguali.

Daniela 11/06/09 08:34 - 12670 commenti

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Yazuka movie rarefatto, stranito (spesso l'inquadratura si attarda su un personaggio, quando è il suo interlocutore a parlare), malinconico. Se la vita è un viaggio verso la morte, gli unici momenti di pace sono quelli in cui ci si ferma, immersi nella luminosità di una spiaggia metafisica, oppure si cerca di tornare indietro, ai giochi dell'infanzia e alla loro "innocente" cattiveria. Una tregua breve, racchiusa fra un prologo secco, reticente e beffardo, ed un epilogo violento, astratto nella sua necessità. Bellissima colonna sonora.
MEMORABILE: I tre minuti di immersione, il finto incontro di sumo, la battaglia notturna con i razzi, i lampi dei colpi visti dalle finestre

Capannelle 23/08/10 10:19 - 4412 commenti

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Un film dallo stile decisamente personale, che circonda il genere yakuza di un insolito grottesco. Il paradosso è che sono proprio le parti che si vorrebbero action (inizio e fine del film) le meno riuscite mentre quella centrale, dove la banda per così dire ritorna bambina è gustosa, tra giochi sulla spiaggia e docce mancate. Menzione anche per la Kokumai.

Mickes2 16/02/11 10:50 - 1670 commenti

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Act of violence a innalzare subito l’epica e il lirismo che contraddistinguono Sonatine. L’eroe tradito che cerca in tutti i modi di risalire tenendo fede alla sua dignità. Da gangster-movie ironico e scanzonato a dramma intimista asettico, di straziante attesa metafisica, ludico: come ne L’estate di Kikujiro il lato giocoso della vita è parte fondamentale in quanto l’accettazione del dramma passa proprio da qua: il ricongiungimento a un destino crudele, silenziosamente tragico, riflette l’enorme e struggente fierezza di uno yakuza ferito nell’onore.
MEMORABILE: Il finale nichilista e toccante; L'annegamento; La morra cinese.

Rebis 28/08/11 21:19 - 2339 commenti

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Stralunato, frammentario "Yakuza eiga" che nella classicità del racconto trova nutrimento per dischiudere un'allegoria dell'esistere dove il gioco, l'amore, la guerra placano il bruciante fremito dell'attesa. L'imperturbabilità che fronteggia l'insorgere della violenza esprime la quieta accettazione del dolore che trova nel "cupio dissolvi" il suo gesto più radicale e liberatorio. Nel cinema di Kitano il maestoso nitore delle immagini riflette il fiero palpito della vita di fronte all'ineluttabile. Splendida ost di Hisaishi. Grande, imperscrutabile coprotagonista, ancora una volta, il mare.

Cotola 20/09/11 19:37 - 9052 commenti

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Splendido film di Kitano dal carattere decisamente prolettico: prima di Hana-bi e de L'estate di Kikujiro, un perfetto incrocio tra le due pellicole sia dal punto di vista stilistico che da quello tematico. Ci sono gli yakuza, le vendette, le esplosioni di violenza ma c’è anche l’attesa, la poesia e l’importanza dell’elemento ludico: tutte le tipiche caratteristiche dello stile kitaniano, quando il regista giapponese non era ancora l’ombra di se stesso. Da vedere.

Ryo 19/02/12 18:28 - 2169 commenti

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Kitano sembra qui ricalcare lo stile di Pina Bausch: Non una storia dotata di filo logico continuo ma tanti "stucke", ossia pezzi. Pezzi di un mosaico che va a comporre il film con deliziose scenette che talvolta sembrano slegate tra loro, pur mantenendo gli stessi personaggi. Il film è ricco di splatter a tratti inutile. Alcune inquadrature stupiscono per bellezza visiva.

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Ford 26/08/12 21:55 - 582 commenti

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I film sulla yakuza son noiosi. E l'inizio di questo sembra voler portare avanti lo stereotipo; per fortuna poi si sente la mano del regista e la noia rimane ma è noia sapientemente costruita e orchestrata e quell'infinita "vacanza" al mare è grande Cinema, poi si ritorna a parlare di clan e vendette. Non ci capisco niente e quei nomi in giapponese proprio non mi stanno in testa, ma la regia di Kitano sembra dire "non è importante, guarda piuttosto come ti rendo questo palloso dialogo con una sola inquadratura". Beh, non so com'è ma mi piace.

Pigro 1/04/13 09:28 - 9672 commenti

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Glaciale parodia dello yakuza-movie, dove l’umorismo nipponico è distillato dall’ironico recupero di fissità e silenzi alla Sergio Leone. Il gruppetto di gangster inviato a pacificare Okinawa (emblema della sconfitta giapponese) ammazza il tempo in un’apatica attesa quasi esistenzial-metafisica o in una regressione ludica che lambisce il kitsch, vera e propria categoria estetica di riferimento per l’intero film. Anti-tragico e anti-comico al tempo stesso, è il demenziale ritratto dell’anti-storia dei nostri tempi. Buffo, urticante, spiazzante.

Rullo 12/07/14 03:19 - 388 commenti

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Una storia di mafia, la Yakuza, costellata di tradimenti e pugnalate alla schiena. Dalla crudezza del mondo criminale alla semplicità (seppur caratterizzata da un pizzico di perversa violenza) della vita alla deriva su una spiaggia sperduta. Minimale nelle inquadrature e nelle interpretazioni, pulito e rifinito nella fotografia, emozionante nella colonna sonora. Tecnicamente nessuna sbavatura, artisticamente ineccepibile.
MEMORABILE: La lotta di sumo; La roulette sulla spiaggia.

Buiomega71 6/04/15 00:37 - 2912 commenti

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Solo il finale senza speranza e nichilista basterebbe a etichettarlo come cult. Anche se gli preferisco Brother, Kitano non delude quasi mai, nemmeno in questo sofferto e poetico pamphlet sull'amicizia, il tradimento e il tornare un po' bambini. Esplosive schegge di violenza scorsesiane (la mattanza in ascensore stile Taxi driver), si contrappongono a buffonerie (la surreale lotta di sumo), ad amori quasi infantili (la prostituta) e spietati regolamenti di conti (il pre-finale a colpi di fucile mitragliatore). Straniante, sospeso in un limbo quasi trasognato dove Kitano dona tracce di gran cinema.
MEMORABILE: L'incubo di Kitano della roulette russa dove si spara in testa; L'improvvisa e fulminante sparatoria nel locale; Sparando in aria al frisbee; L'attesa inutile della ragazza.

Galbo 1/05/15 11:03 - 12399 commenti

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Dagli omicidi più efferati, ai giochi da bambini sulla spiaggia; il film noir secondo Kitano difficilmente lascia indifferenti. La "visone" dell'autore (un entertainer a tutto tondo) è spiazzante ma personalissima. Il film nettamente diviso in tre tempi, con il contrappunto di una bella colonna sonora e di una suggestiva fotografia. Lo stile di regia inconfondibile, così come la straniante ma alla fine coerente interpretazione di Kitano. "Yazuka movie" esistenziale

Belfagor 3/07/16 18:40 - 2690 commenti

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Inizia come un classico yakuza movie, con un gangster ormai assuefatto alla violenza incaricato di pacificare due clan rivali, per poi trasformarsi in una riflessione sull'attesa, rappresentata da una spiaggia dove i protagonisti sembrano ritrovare una spensieratezza da tempo perduta che, però, si rivelerà solo un breve intervallo prima della resa dei conti. Il risultato è un dramma in tre atti che fa leva sul ritorno all'infanzia senza rinunciare a un'atmosfera rarefatta da amor fati. Ottima la colonna sonora.
MEMORABILE: L'incubo; La sparatoria nel locale; Il ring di sumo sulla sabbia; La roulette russa; L'attesa nel finale.

Jandileida 30/03/18 21:48 - 1567 commenti

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Rivisitazione dello yakuza movie a suo tempo rivoluzionaria: tutta l'ormai famosa parte centrale è un capovolgimento degli stereotipi più triti non solo sulla mafia giapponese ma sul gangster-movie tout court, tra balli, frisbee e sumo. Ed è anche una non banale riflessione sul senso dell'attesa, perché in fondo siamo tutti in attesa di rispondere all'Ultima Chiamata: Kitano ci ricorda l'importanza fondamentale di non perdere mai il sorriso. Meno ficcanti l'inizio e la fine del film, invero piuttosto standardizzate (per quanto pittoricamente rese).

Jdelarge 24/10/18 16:28 - 1000 commenti

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Estremamente interessante e poetico, ma troppo lungo e ripetitivo. Kitano ricodifica il gangster movie facendolo diventare un film esistenzialista, un po’ come i noir americani in b/n, ma con una regia e una narrazione tutte nuove, fatte di piani perlopiù statici e campi lunghi. Il tutto si risolve in una riflessione sulla vita con il mare sullo sfondo, fatta di attesa per la morte e ritorno infantile al gioco. Poche parole, ma tutte ben dosate. Eccessivo nella ripetizione dei temi cari al regista.

Paulaster 12/12/18 10:08 - 4425 commenti

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Uno yakuza verrà tradito per questioni di interesse. Omicidi e vendette senza action vera e propria; si mantiene un clima artefatto tra la realtà (terribile tra annegamenti e stupri) e il lavoro di sicario. A livello filosofico l'attesa della morte è vista come un gioco di ignari adulti e l'epilogo è asciutto senza dramma. Kitano non brilla come regia, a parte tutte le fasi in spiaggia, surreali con buone intuizioni.
MEMORABILE: La finta lotta di sumo; Gli spari coi fuochi d'artificio; La roulette russa senza proiettile.

Berto88fi 30/01/19 09:40 - 216 commenti

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Atipico noir d'oltreoceano, che si segue a fatica perché esposto in modo troppo frammentario. I lati positivi si fermano alla buona fotografia e al particolare montaggio, con inquadrature sfasate rispetto a chi dialoga. Il resto della pellicola, diviso tra interminabili silenzi, brusche sparatorie e tristi siparietti comici, annoia. Anche la tanto attesa resa dei conti finale delude le aspettative.
MEMORABILE: La Roulette russa improvvisata in spiaggia.

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Pinhead80 3/08/19 16:18 - 4767 commenti

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Uno yakuza in odore di "pensionamento" viene mandato a compiere un'ultima missione estremamente pericolosa. Nonostante la diffidenza iniziale eseguirà l'ordine. Pur essendo un gangster movie è un film molto poetico, soprattutto nella parte ambientata nella casa sulla spiaggia. In attesa di un destino che incomberà ineluttabilmente su di loro, i gangster troveranno modo per giocare e per tornare in qualche modo a uno stato di purezza fanciullesca. In quest'opera c'è un po' tutto il Kitano pensiero.

Kinodrop 5/05/20 19:45 - 2957 commenti

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Un boss della Yakuza viene inviato a Okinawa per mediare tra due bande rivali, ma lo scopo vero è eliminare lui e il suo gruppo di affiliati. Quando si accorge di ciò, nell'attesa degli eventi si lascia andare a una regressione all'infanzia e a una giocosità che prelude a ben altro. Le intenzioni forse erano simboliche e filosofiche su temi come il nodo inestricabile vita/morte, ma di fatto assistiamo a un lento susseguirsi di violenza improvvisa e cruenta, siparietti pseudo comici con in più un tenue accenno sentimentale. Difficile empatizzare.

Giufox 14/05/21 16:51 - 324 commenti

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Opera sensoriale, ideale incontro tra i migliori elementi visivi di Ozu e i sacrifici degli antieroi di Melville. Incipit da gangster-movie in rivalsa e successiva trasferta scompigliata in provincia. Ci si arena nelle metafisiche suggestioni di un esilio balneare, mentre le pulsioni mortifere si dissolvono nella trama, sincopate da un evolversi eclettico e ludico quanto il montaggio che le scandisce. Ne risulta un poetico canto di addio al mondo - tra camicie sgancianti, frisbees e revolvers - portato dall'inconfondibile humor nero di Kitano. Tra le migliori prove del periodo.
MEMORABILE: Gli sguardi impassibili di Takeshi; La roulette russa e le buche sulla spiaggia; L'incontro di sumo in hyper-lapse.

Bubobubo 20/12/21 11:41 - 1847 commenti

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Elogio dell'assenza: assenza di empatia, di dinamismo, di slancio vitale, di un senso che possa giustificare il peregrinaggio su questa terra. L'ultima missione, pervenire a una pace impossibile fra clan, da subito trasformata in una circolare epopea beckettiana: quel che resta sono lampi nel buio dell'attesa, schizzi di colore nello statico grigio della battigia, rischiose scommesse con sé stessi e con il destino. Kitano demolisce lo yakuza movie, rimpiazzandolo con un suo lugubre simulacro, un esigente e autoironico sogno allucinato che, nel finale, sprofonda nell'abisso.
MEMORABILE: Roulette russa (con sorpresa?); In ascensore; La scena finale.
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  • Homevideo Buiomega71 • 6/04/15 09:33
    Consigliere - 26005 interventi
    Registrato nel 2000 su Tele + Nero, in originale con sottotitoli in italiano

    Durata effettiva: 1h, 29m e 50s
  • Discussione Buiomega71 • 6/04/15 09:56
    Consigliere - 26005 interventi
    NOTTI E NEBBIE DEL GIAPPONE

    L'inizio (dopo i bellissimi titoli di testa e la musica martellante di Joe Hisaishi) è un pò così (il solito gangster movie con derive scorsesiane)

    Poi diventa altro, in un atmosfera quasi sospesa e trasognata, su una spiaggia di Okinawa, dove vige il silenzio sul mare, tra giochi e scherzi cretini (la roulette russa, forbice e sasso, le buche nella sabbia, la guerra coi petardi, la surreale e pagliaccesca lotta di sumo) e un destino inellutabile che è presagio di morte

    Kitano è autore personale e eccezionale, con la sua faccia un pò così e quell'andatura alla Harvey Keitel, disilluso, cinico, ma anche romantico e giocherellone

    Il suo "yakuza eiga" e altro, distante anni luce da qualsiasi "gangster movie" (anche se ne riprende stilemmi ormai consolidati), con uno dei finali più disperati, nichilisti e dolorosi mai girati (che basterebbe a relegarlo nell'empireo dei cult)

    Tra scherzi e giochi alla MAI DIRE BANZAI (e salta fuori il Kitano comico), a innamoramenti quasi adolescenziali (per la giovane e un pò oca Miyuki), Kitano fà esplodere schegge di rara violenza scorsesiana, dove il sangue schizza e imbratta, e le dita saltano per aria con un colpo di pistola (la mattanza in ascensore degna del massacro finale di Taxi Driver), i night diventano ricettacolo per agguati sanguinosi, si spara, più volte, alle gambe (nel sedile posteriore di un auto) per far parlare il traditore, si viene freddati sulla spiaggia con un colpo in fronte , una strage silente e fulminate con micidiali colpi in arrivo e un pre-finale dove si presenta il conto, armati di fucile mitragliatore, abbagliato dai lampi dell'arma da fuoco (sequenza di rara potenza visionaria), sino al finale crudele e pessimista, dove l'inutile attesa di Miyuki dà il senso di amarezza di tutto il film

    Il clan yakuza di Kitano ritorna bambino con giochi stupidi da fancazzisti (il tiro al bersaglio al frisbee è bellissimo), mentre gli alti vertici tramano alle sue spalle.

    Kitano , come la sua maschera, è a volte impenetrabile, se la ride con i suoi scherzi da discolo inferti ai suoi uomini, critica le camice da menteccato e sogna di spararsi in testa facendo la roulette russa sulla spiaggia e ritorna "innocente" quando Miyuki si spoglia davanti a lui :"Mi piacciono gli atti osceni in luogo pubblico", non sa guidare, ma sà sparare, capace di affrontare (da solo) un intera riunione di capi yakuza.

    "Sono veloce a sparare perchè sono veloce ad avere paura", dice a una Miyuki sempre più affascinata da lui

    In realtà le preferisco comunque Brother, ma resta un opera densa e personalissima, con momenti di grandissimo cinema.

    Altro assaggio di amarezza e disillusione dopo i titoli di coda.
    Ultima modifica: 6/04/15 19:19 da Buiomega71
  • Curiosità Buiomega71 • 6/04/15 10:04
    Consigliere - 26005 interventi
    Premiato al festival di Taormina nel 1993, in Italia arriva solo nell'estate del 2000 (nei cinema) dopo essere stato trasmesso da Raitre per Fuori orario. Negli Stati Uniti , è stato distribuito dalla Rolling Thunder di Quentin Tarantino. Kitano ebbe a dire: "Sono un pessimo attore, davvero terribile. Ma come regista penso di essere un genio".

    Fonte: Scheda di Ciak del film