Note: Episodi riuniti per argomenti: "Usi e costumi" (Buzzanca), "Il lavoro" (Fabrizi), "La donna" (Lisi), "Cittadini stato e chiesa" (Manfredi), "La famiglia" (De Filippo)
Film a episodi brevi o brevissimi suddivisi in cinque differenti capitoli che dovrebbero mettere a fuoco la società italiana. Il primo è USI E COSTUMI, in cui riconosciamo i bravi ma mal utilizzati Lando Buzzanca (nell’abituale ruolo del meridionale preoccupato solo della verginità della moglie), Aldo Giuffrè, Walter Chiari, Milena Vukotic. Il secondo capitolo è dedicato a IL LAVORO, e troviamo nell'episodio migliore il sempre simpatico Aldo Fabrizi. Ecco poi LA DONNA, dove svettano Catherine Spaak, Sylva Koscina, Jean Sorel e CITTADINI, STATO E CHIESA, in cui l'episodio più riuscito è senz'altro quello nel quale Nino Manfredi è costretto a perdere un'intera mattinata in Comune per ottenere...Leggi tutto un semplice certificato di residenza. Peppino De Filippo è una presenza (purtroppo) superflua, mentre in LA FAMIGLIA Alberto Sordi si rende protagonista (come spesso accade in questi filmetti cuciti alla svelta) della miglior performance del lotto, capovolgendo a suo favore una situazione apparentemente indifendibile: sua moglie lo trova a letto con l'amante. Da segnalare la battuta: “Ma guarda che noi due ci diamo ancora del lei (riferito all'amante): tenga signorina, la calza”, che Vanzina farà ripetere a Christian De Sica in VACANZE DI NATALE (“Sartolin tenga, la mutanda!”). Si chiude con l’ancora pimpante Anna Magnani, impegnata con la famiglia ad attraversare uno stradone non particolarmente trafficato. Esile filo conduttore che lega gli episodi è il viaggio in aereo verso la Svezia d’un gruppo di immigrati (tra i quali riconosciamo Giampiero Albertini). Nanni Loy dirige con poco senso dell'umorismo, troncando spesso a sorpresa gli episodi nel fallito tentativo di stimolare in noi chissà quali riflessioni.
Film a episodi di Loy dal cast straordinario, ma tutti hanno poche "pose". Sceglie, a differenza del classico film a episodi, una struttura più frammentata e complicata, dividendo l'impietoso ritratto italico in argomenti, all'interno dei quali sono contenuti gli episodi veri e propri, molti dei quali brevissimi o fulminei, a introdurre altri più lunghi. Inoltre c'è una sorta di cornice generale (gli italiani che vanno all'estero per lavorare). Quasi una versione cinematografica di un ipertesto e ciò non giova a un film lungo, ma dai bei momenti.
Film più che a episodi proprio frammentato su virtù (poche) e vizi (tanti) italici. Il risultato non è completamente soddisfacente, perché se alcuni spunti colgono nel segno, altri si dimostrano troppo slavati, allungati, insomma non incisivi. Degni di nota gli episodi di Fabrizi e Manfredi, poco adatta la colonna sonora.
MEMORABILE: Gli episodi di Fabrizi e Manfredi, di sconcertante attualità.
Affresco antropologico dell'italianità anni 60, tra problemi e difetti. Nasce sulla scia dei Mostri, ma qui c'è un'impronta più "politica" nella ricerca non del grottesco ma di un'analisi della società, sia pure in chiave spesso comica o ironica. Loy mescola microstorie (le migliori: Manfredi e la burocrazia, Magnani e il traffico) a flash come barzellette fulminanti, senza evitare sguardi documentaristici su feste popolari. Interessante, ma la struttura in realtà disorienta e non funziona, forse per eccessiva frammentazione.
Un’infinita carrellata di microepisodi catalogati in temi ben precisi che espongono le mille sfaccettature dell’italianità allora “di moda”. Molti dei racconti sono fulminei e francamente insulsi; altri, invece, sono meglio strutturati nonostante la limitatezza. I migliori sono quelli con Sordi e Manfredi, ma anche il lungo episodio centrale con Fabrizi. Al saldo di tutto, gli episodi inconsistenti sono numericamente superiori rispetto a quelli decorosi, perciò se ne deduce che si tratta di una pellicola complessivamente non riuscita.
Personalmente lo ritengo uno dei migliori film di Loy. La struttura a episodi non mi è mai piaciuta molto, ma il regista è riuscito a renderla più veloce e coinvolgente. Vizi e difetti degli italiani sono ripresi alla perfezione e quasi tutti gli sketch colpiscono nel segno. I migliori sono quelli con Sordi, De Filippo, Manfredi e la Magnani; i peggiori forse toccano a Virna Lisi e Walter Chiari. Buona anche la cornice con i quattro emigranti, che chiude anche la storia sottolineando la socievolezza e l'adattamento degli italiani. Da non perdere.
Film in tantissimi episodi (alcuni davvero di un un paio di minuti) con praticamente il meglio del cast maschile che all'epoca il belpaese offriva. Un'operazione non molto riuscita perché alla fine resta nella memoria solo l'episodio con Manfredi (di gran lunga il migliore) mentre altri, come quelli grotteschi con la Magnani o la Spaak, sono curiosi e volendo divertenti (altri si scordano subito). Sandro Dori (non accreditato) è uno dei colleghi di Carlo Taranto.
Quasi un'indagine sociologica su vizi e virtù dell'Italia degli anni '60. Interessante anche se un pò penalizzato dall'eccessiva brevità di alcuni episodi che avrebbero meritato maggiore "respiro". Vale anche come rassegna della recitazione italica in quanto vi sono coinvolti moltissimi pezzi da novanta del nostro cinema, a partire dai mostri sacri Sordi e Manfredi. L'episodio con il primo è probabilmente il migliore.
Il grafico degli episodi, alcuni dei quali nulla più che sketch istantanei, è una linea orizzontale continua, che si spezza verso l’alto con l’odissea burocratica di Manfredi, i cavilli di Sordi còlto in adulterio dalla moglie Falk e la madre-coraggio Magnani alle prese con il traffico cittadino. Disoccupazione, favoritismi, ipocrisia, familismo, mala amministrazione, incultura, snobismo: specialità italiane che, ahinoi, non passano mai di moda, come avrà modo di constatare lo stesso regista un decennio dopo con Signore e signori buonanotte.
MEMORABILE: La richiesta “tabù” di Sorel alla Koscina; le traversie di Manfredi in Comune.
Non molto convincente questo film composto da brevissimi episodi, sebbene sia diretto dal grande Nanni Loy e abbia un cast che davvero era il massimo, ai tempi. Diciamo che gli episodi sono molto altalenanti tra di loro: alcuni funzionano, altri sono insulsi, altri così e così. Di sicuro la palma del migliore va a quello con Nino Manfredi, mentre il peggiore è quello con Virna Lisi e Walter Chiari. Bello anche l'episodio con Fabrizi, non male quello con la Spaak, quello con la Magnani e quello con Sordi, scadenti gli altri.
Nonostante il mega-cast a disposizione, Nanni Loy convince poco e niente in questo pot-pourri di episodi veramente estemporanei. Dovrebbe essere, ancora una volta, una sorta di satira su usi e costumi degli italiani, ma alla fine risulta troppo dispersivo e l'esagerata brevità di alcuni episodi rende quasi ingiustificabile l'operazione. Come al solito bravi alcuni, inguardabili altri (Castelnuovo e Buzzanca).
Una trentina di episodi, tutti abbastanza brevi, in cui si sbertucciano i comportamenti italici nel pieno periodo del boom economico. Lo sguardo cinico e acuto di Loy conduce a momenti veritieri e ad altri forse forzati ma comunque godibili. Bravi Fabrizi, Manfredi, la Lisi e la Magnani, sottotono Sordi. Belle le ambientazioni con meravigliosi scorci della Costiera nell'episodio della Koscina.
I titoli di testa, con un cast ricchissimo e di alto livello, fanno nascere il sospetto che non ci sarà il tempo di valorizzare siffatti nomi. E così, nonostante la lunghezza del film, è. La scelta di dividerli in segmenti, ciascuno dei quali costituito da episodi, episodietti e miniscenette, è perdente. Al di là di un divertente giro d'Italia (molti i luoghi riconoscibili), le trame o non mordono, o sono eccessive, o non funzionano. Fra i pochi da salvare, quello con Sordi, la Falk e la Lange e quello con un porporato simil-Marcinkus.
Anomalo film a episodi (brevissimi) che Loy sceglie di legare in un'ambiziosa quanto dispersiva cornice boccaccesca (divisa per tematiche raccordate dall'espediente degli emigranti in aereo). Purtroppo la maggior parte degli sketch non sono che barzellette sceneggiate e sebbene ravvivato da lampi di luce (Buzzanca, Sordi, Magnani) il film nell'insieme risulta faticoso a causa di un'eccessiva lunghezza e di una vena sociologica che non convince appieno affossando la necessaria leggerezza.
MEMORABILE: La Magnani che attraversa la strada trafficata con la famiglia.
Film a episodi molto diversi tra loro: si spazia dalla farsa all'annotazione di costume/barzelletta fino a piccoli quadri scarni e neorealisti. Questo è un pregio, se considerato frutto di un unico regista, ma al contempo è anche disorientante, con un continuo e frenetico cambio di tono. Di positivo c'è il cast stellare, con grandi nomi raramente riuniti nello stesso film.
Si tenta sfacciatamente il taglio stilistico de I mostri: invano. Non è tanto la polverizzazione degli episodi a nuocere bensì la forza di essi: se Risi ritrae un Paese amorale e ribaldo (e però ancora vitale) qui si assiste a una presa d'atto stanca e tristanzuola dello stellone italico. Consumismo, disoccupazione, burocrazia parassitaria e maschilismo non son messi alla berlina, ma accettati quali dati di fatto strutturali. Si perde così tutta l'acredine satirica della commedia nera dei Sessanta. Davvero buono solo il frammento con Fabrizi.
I Vanzina e Neri Parenti se lo saranno ripassato cento volte. E anche Aurelio De Laurentiis. Carrellata, lunga perché balzacchiana, in cui con occhio mai giudicante Loy rimette da par suo i peccati degli italiani in pieno boom. I migliori episodi: Matera-India, Walter Chiari (attore dai tempi formidabili), l'amaro Fabrizi, Sordi fedifrago. Sottotono Manfredi impanicato dai burocrati. Puzzle con troppi pezzi ma oggi di gran valore anche documentaristico.
Nanni Loy offre uno spaccato dell'Italia attraverso un film composto di brevi e brevissimi episodi sulla falsariga de I mostri. Anche in questo caso l'eccessiva frammentazione riduce le potenzialità narrative privilegiando gli episodi più lunghi in cui gli spunti narrativi vengono svolti meno frettolosamente e consentono un maggiore approfondimento dei personaggi grazie alla bravura di alcuni dei protagonisti (Sordi, Manfredi, Magnani) particolarmente in forma. Un buon film, che fa riflettere e sorridere, nella migliore tradizione della commedia all'italiana, ma non un capolavoro.
MEMORABILE: Manfredi e la burocrazia; Il ponte romano e quello moderno; "Tenga signorina, la calza"; La Magnani e il traffico.
Geniale film di Nanni Loy che dietro l'apparenza della commedia in molti episodi mostra vizi, difetti e ipocrisie dell'Italia del boom economico. Un cast grandioso in cui ci sono anche Sordi, marito infedele, Nino Manfredi, vittima della burocrazia e l'eccelsa Anna Magnani. Ritmo incalzante e montaggio frenetico. Modernissimo anche sessant'anni dopo. Surreale ma non troppo.
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Vorrei ricollegarmi al discorso, dicendo che comunque oltre ai Vanzina, l'influenza di Sordi su De Sica è evidentissima (sicuramente maggiore di quella che ha esercitato in lui suo padre Vittorio), ma lui stesso d'altra parta l'ha sempre ammesso, senza aver paura di essere ridimensionato come attore. A mio modesto parere è proprio Christian ( e non Carlo Verdone) il vero erede di Sordi, proprio perché ne ha continuato il personaggio in molte sue sfaccettature.
Su Wikipedia viene citata questa frase: "Mio padre è un maestro, io sono un pittore della domenica". Non è vero che lo imito anche perché il mio modello è Sordi e come lui ho incarnato in tutti questi anni il ruolo dell'italiano imbroglione, del palazzinaro ed ho reso simpatici dei personaggi tremendi mettendo in scena le loro debolezze" .
Ovviamente. Sordi è un punto di riferimento imprescindibile. Le note sono sette e di conseguenza un attore che voglia fare ruoli brillanti di un borghese prepotente non può prescindere dalla lezione del grande Alberto. Posso dire, anche se sembra retorico, che fu proprio Sordi a spingermi in questa direzione.
Lo frequentavo molto, discutevo con lui, parlavamo spesso e volentieri. Lui mi diceva sempre: attingi, e poi ogni volta che passerai davanti a una mia foto devi accendere un moccoletto, una candela. Idealmente è quello che faccio.
Samuel1979 ebbe a dire: A mio modesto parere è proprio Christian ( e non Carlo Verdone) il vero erede di Sordi, proprio perché ne ha continuato il personaggio in molte sue sfaccettature.
Sono d'accordo, per molti anni la stampa ha segnalato Verdone come unico erede di Sordi (e forse è stato anche lo stesso Albertone a fomentare questa idea chiamandolo nel film IN VIAGGIO CON PAPA'), in realtà, come sappiamo, la comicità di Verdone non ricorda minimante quella di Sordi anzi, a mio parere è proprio un'altra cosa! Un equivoco durato decenni tappando gli occhi sul vero erede di Sordi che è, appunto, Christian De Sica. Non so se Sordi si sia mai espresso su questo.
Markus ebbe a dire: Samuel1979 ebbe a dire: A mio modesto parere è proprio Christian ( e non Carlo Verdone) il vero erede di Sordi, proprio perché ne ha continuato il personaggio in molte sue sfaccettature.
Sono d'accordo, per molti anni la stampa ha segnalato Verdone come unico erede di Sordi (e forse è stato anche lo stesso Albertone a fomentare questa idea chiamandolo nel film IN VIAGGIO CON PAPA'), in realtà, come sappiamo, la comicità di Verdone non ricorda minimante quella di Sordi anzi, a mio parere è proprio un'altra cosa! Un equivoco durato decenni tappando gli occhi sul vero erede di Sordi che è, appunto, Christian De Sica. Non so se Sordi si sia mai espresso su questo.
onestamente non credo che Sordi abbia eredi, come tutti i grandi attori. Molti si sono ispirati a lui ma a mio parere il personaggio (nel suo genere) è inarrivabile.
DiscussioneZender • 24/08/13 13:24 Capo scrivano - 48384 interventi
Sì, è questione di intendersi sui termini. Sono anch'io convinto che Sordi sia unico, ma credo si possa dire tranquillamente dire che De Sica è quello che maggiormente si è avvicinato a interpretare un certo tipo di personaggio, molto simile a certo Sordi, quello più guascone e giovanile, diciamo.
Adoro l'episodio interpretato da Alberto Sordi e Rossella Falk, dove lei lo trova a letto con un'altra e lui "nega l'evidenza" con surreale efficacia ed eleganza. Favoloso.
Sembra che Gene Kelly abbia copiato proprio questo segmento per un episodio simile del suo film come regista del 1967, Una guida per l'uomo sposato.
Adesso l'uscita del dvd è prevista per il 13 giugno. Mustang ha dichiarato che la copia posseduta precedentemente risultava cut e che, per rispetto dei collezionisti, hanno preferito ritardare per ricercare un altro master e pubblicare la versione completa del film.