Paul Thomas Anderson si impone sulla scena hollywoodiana fin da questo BOOGIE NIGHTS, ambizioso excursus nella vita dell'attore a luci rosse Dirk Diggler (Mark Wahlberg), modellato liberamente sulla figura del celeberrimo John Holmes ("30 centimetri... di dimensione artistica" cantavano Elio e le Storie Tese). Virtuosismi a non finire, spettacolari piani sequenza (eccezionale quello in piscina), carrelli e inquadrature originali... non è certo la tecnica che difetta, ad Anderson. Uno stile preciso, cesellato dando grande spazio alle musiche, il montaggio e inseguendo il sogno del film perfetto. Personaggi ben delineati, grandi attori diretti con bravura, sceneggiatura e dialoghi arguti, confezione...Leggi tutto di prima classe, insomma. Che a ben vedere in realtà stona non poco con l'ambiente marcio, corrotto, sporco che si vuole raccontare. Un simile sfoggio di tecnica si sposa male con il mondo del cinema per adulti, risultando in ultima analisi falso, poco attendibile, antitetico. Ciononostante non si può non apprezzare il gran lavoro fatto per rendere “sopportabili” e anzi quasi indispensabili due ore e mezza di proiezione. Attraverso gli occhi dei tanti personaggi scorgiamo il passaggio di un’epoca (dai ruspanti Settanta all'edonismo tutto ottantiano, dalla pellicola al videotape) seguendo piste diverse che si uniscono e si dividono, senza mai voler cercare la morale a ogni costo. Uno sforzo corale di bell'impatto, incapace una volta di più di “mostrare” cosa davvero succede sui set a luci rosse, nascondendo il sesso con espedienti cinematografici inevitabilmente destinati a suonare “artificiosi”. Il soggetto è piuttosto debole, comunque, e dietro alla sfavillante confezione resta poco, come in tutti i film di Anderson: belli ma esili, mai convincenti fino in fondo.
Liberamente ispirato alla figura e alla vicenda della star del porno John Holmes, il film di Anderson è impeccabile nella rappresentazione di un epoca, quella dell'industria cinematografica hard core che partorì personaggi pittoreschi ma che ebbe una rapida decadenza. La capacità del regista (e della bella sceneggiatura del film) è quella di parlare di temi scabrosi (non solo sesso, ma anche droga e corruzione) sempre con toni piuttosto leggeri ed ironici anche grazie ad una bella prova del cast, in cui spiccano Wahlberg e Reynolds.
Grandissima pellicola di Anderson che tratta della nascita del cinema porno a stelle e striscie e dei suoi schizofrenici protagonisti, affreschi di un sogno americano tanto bello quando caduco e gravido di dramma. Il tono narrativo si sostiene su di un'ironia quasi grottesca, non gravando mai la visione di eccessivi patetismi, nonostante numerosi snodi alquanto ricchi di tensione (in tal senso la vicenda del personaggio di Macy è costruita in modo eccellente). Bravissimi tutti gli interpreti, con preferenza personale per la strepitosa Julianne Moore.
Film molto interessante. Il primo tempo è formidabile, il secondo non trova equilibrio tra le sequenze noir e quelle più melodrammatiche. Anderson decide di mostrare il meno possibile (escludendo una scena finale quasi "brassiana") e dirige il tutto con stile ed eleganza, annullando da una parte la carica morbosa che il tema trattato richiederebbe ma garantendo dall'altra ritmo e coinvolgimento. Bravo il protagonista e memorabile Burt Reynolds nei panni del regista porno, ma la migliore è Julianne Moore. Buone musiche.
Grandissimo film sul mondo del porno americano. Il personaggio principale interpretato da un ottimo Mark Whalberg si ispira al famosissimo attore porno John Holmes. Il film tralascia qualsiasi giudizio morale e tra scene divertenti e altre molto meno dipinge la vita dell'attore. Ottimo anche l'inossidabile Burt. Proprio una bella pellicola.
Buonissima pellicola che ritrae felicemente un mondo, un cinema, un'era. I collegamenti con la vita di John Holmes sono un blando espediente per raccontare la ruspante precarietà del mondo della Sin valley, tra la fine dei 70 e l'inizio dell'era edonistica; il passaggio da celluloide a videotape. Che Anderson sia cattolico lo si capisce proprio dalla scelta del soggetto, "l'inferno" del porno, l'industria dela carne. Questo per ricavarne la spiritualità dei fiori del fango, la caduta, il purgatorio e la resurrezione di Diggler. Respiri di Altman e Scorsese.
L'irresistibile ascesa di un pornodivo superdotato negli anni pre-Aids. Un bel film che riesce a parlare spudoratamente di porno senza scadere mai, e anzi riuscendo a ricreare perfettamente sia il clima temporale della fine anni 70, sia il clima della corsa al successo e dei conseguenti inciampi, a cominciare dalla droga. E attraverso il microcosmo a luci rosse, così ben descritto, assistiamo con un brivido al rinsaldarsi, nei primi anni 80, delle basi dell'imbarbarimento sociale sulle quali si è edificata la società in cui viviamo.
Paul Thomas Anderson porta sullo schermo quello che aveva già adattato precedentemente come cortometraggio. In questo film ricco di morale e volgarità ben coperte dai visi candidi dei protagonisti, si mettono alla prova non solo le capacità tecniche del regista ma anche le capacità recitative degli attori. Forse è uno dei migliori di Wahlberg che qui si immedesima in una giovane promessa del cinema porno. Ma il cast offre altro ancora e sono molti i presenti che si sarebbero meritato un Oscar.
MEMORABILE: Il protagonista e i due amici dallo spacciatore.
Ottima opera seconda di Anderson il quale mostra subito doti registiche non comuni che riguardano soprattutto una grande capacità di intrecciare sapientemente tra loro una miriade di storie e personaggi riuscendo a dare un grande amalgama al tutto e ad evitare le trappole dei film sul mondo della pornografia. Ottima anche la direzione degli attori che danno tutti vita a interpretazioni davvero notevoli. Riuscito il tono a tratti scanzonato ma in fondo intimamente amaro del tutto. Assolutamente da non perdere.
Decisamente un buon film, con un grande cast sfruttato come si deve. Non il tipico bio-pic, anche perché si concentra soltanto su un certo periodo della vita di questo Dirk Diggler, che com'è noto altri non è che John Holmes con un nome diverso. Ben tenuto sino alla fine, riesce anche ad essere moderatamente divertente; menzione speciale per Julianne Moore, brava e luminosa.
Ragguardevole lavoro di Anderson che trasporta l'epica gangsteriana stile Scorsese nel mondo porno e ci aggiunge un tocco di burlesque tarantiniano. La storia (del tutto classica: ascesa e discesa dell'eroe che arriva a sentirsi onnipotente) diverte a più riprese, il casting è superbo ed è interessante (oltre che credibile) sentire i protagonisti parlare sempre di cose elementari, ispirando anche tanta simpatia. Fa eccezione, ma nemmen tanto, il regista interpretato da Reynolds.
MEMORABILE: Macy: "Mia moglie scopa in mezzo alla strada e tutti guardano, scusa se quando mi parli ti sembro distratto".
Al centro del film, nascosto come una reliquia, il pene di Eddie, oggetto di corale ammirazione, macchina sputaorgasmi e sputasoldi. Intorno, la Hollywood parallela, squillante di fucsia, arancio e turchese, rimbombante di disco music ripetitiva come i dialoghi delle fate e degli gnomi di quel sottobosco, vorticosa rapsodia di biondo platino, lurex, piscine e Ferrari. Poi la caduta, le campane a morto, la rinascita... ma poca gloria, ormai, forse solo un lento, scialbo declino. Una storia, tante storie interessantissime, virtuosismi anche troppi... ma anche tre ore sono troppe!
MEMORABILE: I tre paralleli "incontri con la morte" di Eddie, del regista e dell'attore di colore, nella stessa notte.
Analisi senza vetriolo del mondo del cinema hard, nella quale Anderson mostra con distacco ciò che caratterizza lo star system alternativo dell'altra Hollywood: guadagni facili, donne da sballo e popolarità; ma anche ciò che c'è girando la medaglia: rischio del repentino declino e facile accesso alla droga. Tecnicamente il film regge bene, con un buon controllo del vivace ritmo che sostiene la lunga durata. Ma il taglio descrittivo e non del tutto appassionante lo hanno allontanato dal mio elenco di film da rivedere una seconda volta. ***
Un virtuosismo perpetrato per due abbondanti ore, nel quale la mannaia del giudicante si adombra in favore di una tracklist incessante e sprizzante beffarda beatitudine. L'epopea dell'industria del porno, dai gloriosi seventies all'avvento del videotape, attraverso/a una manciata di pecorelle smarrite. L'abiezione ha radici profonde (un difficile rapporto con i genitori, l'impossibilità di concretizzare un sogno, il mancato affidamento di un figlio), che ramificano un'astrusa sovrastruttura assistenzialista. Il soave combacia con l'atroce. ****1/2
Ottima prova di Thomas Anderson alle prese con un argomento apparentemente "facile" ma che poteva facilmente scadere nella parodia. Invece i personaggi sono presi seriamente, anche nei loro momenti più assurdi, delineati con grande cura e affetto ed è un film che si avvicina all'opera corale ma resta comunque concentrato (a differenza del successivo Magnolia). Perfino Wahlberg è davvero bravo e in parte, affiancato dalla Moore, dalla Graham (che fisichetto!) e da uno straordinario Seymour Hoffman. Da rivedere.
MEMORABILE: Il tentativo di rapina dello spacciatore; la dichiarazione d'amore di Scotty.
I porno degli anni '70 erano spesso accompagnati da una colonna sonora tipicamente psichedelica che ben si inseriva nelle vicende, o meglio, negli amplessi dei protagonisti di quelle pellicole artigianali. Anderson sembra ricordarsene quando infarcisce Boogie Nights con una quarantina di brani d'epoca (molti dei quali sconosciuti) che tendono a ricreare un senso di nostalgia del tempo perduto. Senza quella musica (nei porno come in quello di Anderson) si parlerebbe di altri film.
Anderson, al suo secondo lavoro, si conferma un regista davvero abile soprattutto per la capacità di riuscire a raccontare con distacco ma in profondità le vicende dei personaggi. Tutto il cast è strepitoso, con leggera preferenza per la Moore e per Hoffman. La sceneggiatura non perde un colpo e il ritmo del film non hai mai un calo. Opera riuscita pienamente, mai volgare e sempre intelligente. Da vedere e rivedere. Anderson ha davvero tantissimo talento.
Non male. Attori ispirati: bravo Wahlberg, ottima e sensuale la Moore, simpatico Reynolds. Il film offre spunti di riflessione e presenta pure particolari splatter (la sanguinosa rapina che finisce davvero male). Un film molto interessante, da vedere!
Grande tecnica e strabordante gusto estetico accompagnano questa epopea di un ragazzo che dal nulla diviene un porno attore. Successo, soldi, case, macchine, vestiti… fino al tracollo fisico e morale una volta entrati negli anni ’80, tra droga, criminali e squallide marchette. Anderson non giudica ma descrive con partecipazione i suo personaggi ed il loro contesto. Delizia alla sceneggiatura tra ironia e freschezza, splendidi piani sequenza e carrellate; mantiene il respiro della narrazione sempre vivo ed interessante fino all'epilogo.
MEMORABILE: I piani sequenza; rollergirl che pesta il ragazzo fuori dalla limousine; la prima volta di Dirk Diggler; julianne Moore e Heather Graham.
Patinata e colorata, ma anche con biancori verginali, questa pellicola sull'industria americana dei film per adulti negli anni '70 ed '80. Tra virtuosismi e piani sequenza notevoli, Anderson mescola bene diversi stili di regia emergenti e collaudati, creandone uno suo che, in questo caso, pecca solo nel non mostrare adeguatamente nei particolari il mondo del porno. Ma sembra una scelta (giusta) che punta più sul carattere dei protagonisti, interpretati da un cast ispirato e ben diretto. Qua e là tendono a spuntare inevitabili luoghi comuni.
Straordinario e fiammeggiante omaggio a un epoca magica come la "golden age" del porno americano. Sublimi riferimenti a Gerard Damiano, John Holmes e Annette Haven, gustosa partecipazione di Nina Hartley (protagonista di una delle scene più cruente del film). Anderson si conferma autore come pochi, con improvvisi scoppi di isterica violenza tarantiniana e un bellissimo quanto commovente finale che omaggia Toro Scatenato. Puro cinema viscerale, altmaniano nell'assunto e imperdibile per chi come me ha adorato quel periodo. La "family" del porno in un capolavoro assoluto.
MEMORABILE: La rollergirl di Heather Graham, ora tenera ora spietata; Macy e sua moglie Nina Hartley; Le umiliazioni di Wahlberg in declino; Le riprese sul set.
Interessante film di Anderson ambientato nella "golden age" del porno. Nonostante la durate eccessiva, la pellicola si fa apprezzare per l'ottima sceneggiatura, la buona recitazione e la colonna sonora decisamente azzeccata. Inoltre la scenografia e l'ambientazione rapiscono totalmente lo spettatore trasportandolo nella vivida e psichedelica realtà degli anni '70. Poi c'è da considerare il "naturale" interessamento per l'argomento trattato. Non sarà un capolavoro, ma è comunque da vedere.
Anderson ha il pregio, oltre a ricreare il clima, di far rivivere l’atmosfera degli anni 70. Apprezzati i piani sequenza, le ricostruzioni dei film e gli ambienti. Un lavoro particolareggiato unito a un cast di livello dove partecipano tutti a dare il contributo di un’epoca irripetibile e disincantata. Prima parte eccessivamente morbida nel mostrare solo il lato godereccio, si riscatta nella seconda dove il registro cambia piega. Gli ultimi 20 minuti, slegati, fan perdere il ritmo. Reynolds il migliore.
C'è una scena del film che vale l'intera pellicola: verso la fine, nella stessa notte, tutti i protagonisti sperimentano una serata d'inferno, scandita da un lugubre rintocco di campane. Sono momenti come questi che consentono di chiudere un occhio sull'eccesso di oltre due ore e mezza di pellicola, il frutto di una dedizione alla causa genuina, anche se spesso un po' fredda. Per Anderson il progetto di questo film partì da lontano; negli anni successivi non ha saputo eguagliare il risultato.
È un Anderson che vuole e riesce subito a imporsi nel cinema con questo suo secondo lungometraggio dall'accennata trattazione corale, poi ripresa con ben maggiori riguardi nel successivo Magnolia (col quale condivide diversi attori). È un Anderson che ci delizia con l'ammirevole caratterizzazione dei personaggi, la disposizione degli attori nella scena, la cura nei confronti dei dettagli; che ci sa coinvolgere nelle sequenze serie e divertire nelle scenette comiche. Insomma, un Anderson che piace anche se non riesce ad amalgamare bene il tutto.
MEMORABILE: I continui fraintendimenti fra chi parla nei locali con musica alta; Hoffman che dà il cinque, ma non viene proprio considerato.
L'ascesa dell'industria del porno negli Usa durante gli anni '70, attraverso le gesta di un vero "fuoriclasse", rivela quanto è debole la visione del mondo da un punto di vista del solo dollaro. Il ritmo, brillante di musiche e azioni all'inizio, si diluisce nel lungo tempo successivo scoprendo anche aspetti noiosi e inutili. Interpreti giovani e talentuosi, fra tutti Mark Wahlberg. Sopravvalutato.
MEMORABILE: La scena finale che rivela l'enorme "talento" nascosto del protagonista...
Ci viene infine mostrato all'ultima sequenza l'"arnese" che consente ad un ragazzo ingenuo di diventare in breve tempo la star di una factory porno: ascesa fulminante a cui segue una altrettanto rapida decadenza, fra party a base di droga, sogni che si infrangono ed altri che si realizzano, scoppi di violenza, il tutto rappresentato senza sarcasmo e facili moralismi, ma con una ironia che lascia molto spazio all'amarezza. La capacità di A. nell'intrecciare le varie storie e la prestazione eccellente di tutto il cast compongono un ritratto degli anni '80 di rara efficacia: film da non perdere.
MEMORABILE: La carrellata iniziale; La festa per l'arrivo del 1980; La rapina in pasticceria; Il cinese che spara petardi dentro casa
Strepitosa opera prima di Paul Thomas Anderson, descrive coralmente la vita nel mondo del porno nel periodo 70-80. Sotto la pelle grande tristezza e disperazione, la ricerca e a volte l'impossibilità di trovare una strada diversa. Grande ritmo, grandi attori e storia che, se pure alla fine si perde senza un vero senso, sembra lasciare una ricerca di emencipazione da quel mondo, patinato ma doloroso.
MEMORABILE: Heather Graham a Julianne Moore: "Vuoi essere la mia mamma?"; La festa di fine anni 70, con la solitudine dei protagonisti.
Bello spaccato di un mondo cinematografico incredibile, al quale raramente si pensa se si parla di settima arte ma che in fondo ha le stesse necessità e gli stessi problemi di quello "legittimo". Anderson ricostruisce bene ambienti, costumi e musiche di un'epoca, così come tratteggia al meglio alcuni personaggi (mentre altri sono un po' tirati via) e i loro rapporti. Bravo Wahlberg, in un cast ottimo dove spicca Reynolds in un ruolo per lui insolito ma anche il giovane Hoffman. Notevole.
Ad oggi il miglior film di un regista sopravvalutato divenuto negli anni sempre più criptico e pretenzioso. Sfruttando la lezione di Altman e Scorsese confeziona una coinvolgente saga sull’ascesa e caduta di un famoso porno-attore nell’America libertina a cavallo tra gli anni 70-80. Rispetto ad altre opere di Anderson colpisce soprattutto il ritmo coinvolgente in crescendo e il perfetto dosaggio tra ironia e violenza. Ispirato alla figura di John Holmes, è uno dei pochi ritratti credibili e sinceri sul mondo della pornografia. Cast eccezionale.
MEMORABILE: Le continue umiliazioni subite da Little Bill; La rapina in pasticceria; La finta partita di droga; La citazione finale di Toro scatenato.
Al suo secondo lungometraggio Paul Thomas Anderson usa il mondo della pornografia per raccontare l'ascesa di un giovane attore, quasi alla maniera di un gangster-movie. D'altronde l'Eddie Adams del film non è così dissimile dal Tony Montana di Scarface: entrambi vogliono farsi largo nei loro rispettivi mondi, ma sarà soltanto una discesa all'inferno da cui sarà difficile redimersi. Ottimo anche il cast.
MEMORABILE: Il finale che cita il Toro scatenato di Scorsese, con tanto di "oggetto".
Affresco sulla fine della golden age of porn: dalla pellicola ai videotape amatoriali, dalla spensieratezza degli anni '70 ai feroci anni '80. Curatissimi cast (anche nelle seconde e terze file) e ricostruzione ambientale (pur restando il film più pudico possibile sul tema) impreziosita da virtuosi piani-sequenza. Non convince però il tono scanzonato, da preludio a una tragedia annunciata ma poi non attuata con sufficiente cattiveria: nonostante gli eccessi (tipici dell'epoca e sull'epoca) il mondo del porno ne esce fin troppo ingentilito.
MEMORABILE: La fuga di casa dopo la lite con la madre; Il piano sequenza in piscina; Il coming out di Seymour Hoffman.
È difficile imbattersi in un film di tale durata in grado di non far sentire il proprio peso sulle spalle. Se gli argomenti di cui si parla sono porno, droga e corruzione, la sorpresa è ancor maggiore e il merito principale è da attribuire ad Anderson, in grado di rendere il film accattivante e dissacrante allo stesso tempo. A funzionare non è soltanto la storia ma anche la messa in scena, che mostra tutte le doti tecniche del regista. In sottofondo una colonna sonora in perfetta sintonia con le immagini.
Un cast esemplare, la miglior prova attoriale di Wahlberg, l'Hollywood che meno si conosce e una regia superba ci regalano questo film che è l'esempio di come si costruisce un'opera cinematografica. Anderson, con piani sequenza frequenti e movimenti di macchina eccelsi, ci porta nei meandri del cinema porno con grande classe e quel pizzico di spregiudicatezza che non guasta mai. A queste vanno aggiunte una sceneggiatura ricca di sprazzi di umanità e un comparto tecnico davvero eccellente. Grandi anche le prove attoriali dei coprotagonisti.
Ottimo film che coniuga il pulp anni '90 con i molti eccessi e uno humor nero a tratti ridondante, con la migliore regia scorsesiana (Scorsese a sua volta rubacchierà molto di quest'opera per la realizzazione di The wolf of Wall Street). Meravigliosa la prima parte che ci apre gli occhi sul mondo del porno senza risparmiarne i lati negativi, ma anche mostrando come gli attori abbiano sentimenti umani come chiunque. A tratti troppo sbracata ed eccessiva la seconda parte da discesa agli inferi, ma senza che questo infici il risultato finale.
MEMORABILE: La realizzazione dei primi film porno con Dick Diggler, che non si distingue dalla realizzazione di qualsiasi altro film di Serie B.
Attraverso il personaggio di Dirk Diggler riviviamo una fetta di storia del cinema pornografico americano, dalla fine degli anni '70 agli inizi degli anni '80. Tante storie e tante persone che fanno parte di un'unica grande famiglia, legata non solo dal profitto ma anche dal sogno di vedersi riconosciuti come veri e propri artisti. Anderson è bravissimo ad evitare di ridurre il film a un mero racconto pruriginoso e infarcisce l'opera di situazioni paradossali talvolta divertenti, altre drammatiche che danno spessore ai personaggi. La vita che dà e toglie rinfacciandoti tutto.
MEMORABILE: La folle truffa a casa del narcotrafficante; La meravigliosa e disperata interpretazione di Julianne Moore.
Tanti registri narrativi ottimamente impiegati per descrivere in maniera elegante e ironica il mondo del porno attraverso la storia esemplare del divo Dirk Diggler (di cui sono "svelate" la caratteristiche prima dei titoli di coda): famiglia infelice, successo per caso, ascesa, manie di grandezza, degradazione, droga e caduta. Sembra una parabola scontata ma gli attori sono misurati e splendidi: Reynolds in un ruolo insolito, Moore straziante e sensuale, il giovane Wahlberg una rivelazione. Luci e ombre di un mondo fatto di esseri umani con tanti spunti per ridere o inorridire.
Dall'era del porno chic al declino artistico negli anni del videotape, Anderson dedica un'ode amara al cinema a luci rosse e ai suoi bizzarri protagonisti, fra illusioni e sogni infranti, gioie libertine e degrado morale. Opera corale che diverte e commuove in egual misura, grazie a personaggi ben tratteggiati e interpretati (dal "damianesco" Burt Reynolds allo sbarbato Mark Wahlberg palesemente ricalcato sulle forme e dimensioni di John Holmes), bei dialoghi e una regia straordinariamente fluida. Gran copia di sequenze memorabili, citazioni mirate e colonna sonora perfetta: ottimo.
MEMORABILE: L'omicidio-suicidio a Capodanno; Il documentario della Moore; La rapina al negozio di ciambelle; Il massacro wonderlandiano; L'inquadratura finale.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Cattivi maestri,non capisco positivo o negativo?Non puoi toccare Lynch...ti prego..
DiscussioneZender • 3/03/11 20:34 Capo scrivano - 48450 interventi
Ahah, tranquillo che di gente che odi Lynch ne troverai sempre, in giro, Didda. Non è il mio caso, a dire il vero, (io anzi lo adoro), ma dovrai fartene una ragione.
Si lo so,come non potrei nel senso..Io detesto Lars Von Trier che a mio avviso è il più sopravvalutato della storia del cinema,non ti immagini quante battaglie dialettiche che ho dovuto subire per colpa sua..So che può succedere anche con Lynch..
Tranquillo Didda, per me "cattivo maestro" significa un autore che mi ha sconvolto e sconquassato l'anima, come Zulawski, Verhoeven e Russell. Trovo Lynch un monumento , un regista a dir poco straordinario. Non potrei vivere senza "Velluto blu" o " Cuore selvaggio". Adesso è buio...superlativo.
Scusa Zender, ma tra il cast manca la mitica pornostar Nina Hartley, che interpreta la moglie di William H. Macy. Anche se non appare spesso, il suo è un ruolo fondamentale, anche per la fine che fà Macy nel film.
DiscussioneZender • 12/03/11 09:31 Capo scrivano - 48450 interventi
Non vorrei scrivere una corbelleria, ma la rollegirl di Heather Graham mi pare un omaggio (nemmeno troppo velato) di P.T. Anderson al Rollerbabies di Carter Stevens.
L'originale canzone (cantata nel film da Dirk Diggler) di Stan Bush "The Touch", creata per la colonna sonora del film "The Transformers: The Movie" (1986)
HomevideoRocchiola • 7/03/19 11:13 Call center Davinotti - 1281 interventi
Da noi solo in DVD a cura di Cecchi Gori. Un prodotto vecchiotto risalente al 2002 ma ancora reperibile a prezzi molto bassi. Rispetto ad altri titoli CG si tratta anche di un buon prodotto a partire dal video presentato nel corretto formato panoramico 2.35, decisamente pulito e con una definizione più che accettabile per un prodotto SD d'epoca. L'audio italiano in dolby digital 5.1 è pulito e chiaro, lievemente basso nei dialoghi, ma capace di fare il suo dovere nella parte musicale composta da un'incessante colonna sonora di brani disco-funk d'epoca. Il bluray americano della New Line appare dalle recensioni eccezionale ed è stato distribuito anche in diversi paesi europei come Region B. Purtroppo nessuna di queste edizioni ha la tracci audio italiana !!!