Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Daniela: Dopo un infarto, un autista d'autobus vuol rintracciare la figlia abbandonata venti anni prima. Scoperto che insegna in una scuola di danza, decide di iscriversi sotto falso nome al suo corso di rumba... Alla seconda regia, Dubosc conferma il garbo mostrato nell'esordio con un film forse meno brillante ma comunque piacevole che, dopo una prima parte da commedia degli equivoci piuttosto scontata, acquista spessore nella seconda più intimista e con un epilogo che riserva un pizzicotto al cuore per l'inaspettata tenerezza, tale da far guadagnare mezzo punto nel giudizio finale.
Markus: Un agente pubblicitario in crisi di idee e di soldi troverà nuova linfa vitale grazie a Spugna, un eccentrico cane che fortuitamente dovrà adottare. Il simpatico Giorgio Tirabassi alla mercé di un tv-movie per famiglie dal fiato assai corto; tutto gira attorno a prevedibili situazioni da pochade di bassa lega solamente salvate dal fatto che in definitiva si tratta di un film rilassante. Dickinson diceva che "I cani sono migliori degli esseri umani perché sanno ma non dicono": è in definitiva questo il bonario messaggio del film di Giulio Base.
Didda23: Marito viene trovato morto e i sospetti ricadono immediatamente sulla moglie; ma non è tutto come sembra... Mediocre thriller tv penalizzato da una patina eccessivamente televisiva e una regia poco grintosa nelle scene madri. La sceneggiatura si eleva un minimo dal genere, soprattutto per riuscire a intrattenere senza troppo sforzo (complice pure la durata). Parte conclusiva che appaga con colpo di scena non del tutto prevedibile. Condivide praticamente quasi l'intero cast con il coevo Una tata pericolosa (pure la sceneggiatrice è la stessa).
MEMORABILE: La statuetta a forma di gufo; Il detective Malone; La pazzia del marito dell'amica avvocato.
Giùan: Commessa stagionale presso i Grandi Magazzini Goode's, la studentessa Lisley avrà molto da imparare da colleghe e lavoro. Ambientato nella Sidney fine anni '50, un film che il veterano Beresford conduce col consueto stile pulito e un ritmo gradevole per quanto non certo trascendentale, che gli consente di affrontare, senza assilli impetuosi, temi comunque centrali quali l'immigrazione (quella europea verso l'Australia) e l'emancipazione femminile. Bene le protagoniste, dalla empatica giovane Rice alla McGirr dal viso puntuto, dalla "gracekellyana" Taylor alla matronale Ormond. Tenue.
MEMORABILE: La McGirr in vestaglia; La Ormond alle prese col nome Lisley.
Graf: Assoluto capolavoro del cinema italiano. Un archetipo imitato da tutto il mondo ma mai più raggiunto. Un film dalla struttura perfetta e compiutamente chiusa in se stessa. Un film enorme dove la commedia incontra il dramma, l’acuminata l’analisi della condizione sociale di un’umanità minima e ai margini si fonde all’attento studio psicologico dei personaggi e dove si celebra il matrimonio indissolubile del realismo con la comicità che feconda, a sua volta, la commedia all’italiana. Un film vivo che offre sempre nuovi dettagli e nuove prospettive.
Rocchiola: Due Soliti ignotiA cavallo della tigre. L’esordio alla regia dell’attore Tirabassi guarda all’epoca d’oro della commedia italiana omaggiando in modo genuino e sincero i vari Monicelli, Comencini e Risi con qualche eco anche della Lingua del santo di Mazzacurati. Ma se la prima parte del film scorre bene con gustose annotazioni sociali, la svolta surreale della seconda è un’espediente un tantino gratuito e non molto credibile, anche se approda a un finale degno dei Nuovi mostri. Con un po' più di cattiveria e coesione poteva essere uno dei migliori film italiani dell’ultimo decennio.
MEMORABILE: “Tu hai tutto quello che serve ad un uomo". "Cioè?" "Niente!!!”; Il nano spedito nel pacco postale; La trasmissione televisiva finale.
Enzus79: Una (madre) spogliarellista rimane invischiata in un intrigo politico. Tratto da un romanzo, “Striptease” è un film fiacco, dopotutto, con situazioni prevedibili e personaggi che definire poco credibili è riduttivo, su tutti quello di Burt Reynolds (avrà accettato il ruolo per inerzia), che offre un'interpretazione sbagliata. Demi Moore molto apprezzabile come "ballerina".
Gugly: Tentativo di portare la tematica dello stalking in tv... con scarsi risultati: la dinamica di coppia non è semplificata, bensì raffazzonata, con snodi narrativi assurdi (il quadro e la violenza improvvisa). A un certo punto sorge il dubbio che l'argomento "sdogani" scene molto sensuali con in vista le grazie di lei e la bellezza di lui, ma di aiuto alla comprensione del fenomeno c'è davvero poco, se si eccettua la preoccupazione inascoltata della madre e degli amici. Un'occasione sprecata.
MEMORABILE: Lui che intercetta il cellulare di lei con marchingegni degni di James Bond: ma quando mai???
Problemi seri d'instabilità mentale per un giovane condannato fin dal titolo a non mascherare la propria colpevolezza ai nostri occhi: John David Finn (Cotton) ha un volto apparentemente rassicurante, ma quando la ragazza con cui stava scompare e il padre di lei si presenta in polizia dicendosi certo che le sia successo qualcosa, la detective protagonista Ronnie McAdams (Dent) non può che recarsi subito a interpellarlo. Finn vive con la madre (Norry), che si occupa di comunicazioni in polizia ed è la persona più scorbutica che si possa immaginare, pronta a minacciare...Leggi tutto chiunque la disturbi dall'alto delle sue conoscenze in materia legislativa. Ronnie ci sbatte la faccia e non ci mette molto a capire che in quella famiglia, comprendente anche uno zio dall'aria trasandata (Jarrett), c'è qualcosa che non va.
Finn con le donne ci sa fare: attratto dalle rosse lentigginose, era il fidanzato già di altre due trovate poi defunte, quindi a fare un rapido ragionamento ci arriva chiunque. Ci era arrivato anche il precedente incaricato delle indagini, l'italiano Mark Petrocelli (McBeath), che tuttavia aveva dovuto mollare la presa per mancanza di prove. Si rifà sotto ora e affianca Ronnie spiegandole come la giovane scomparsa sarà presto trovata morta.
Insomma, nessun segreto sull'identità del colpevole e infatti più che al giallo si punta sul thriller e sull'azione attraverso una sceneggiatura corretta che offre al cast la possibilità di mostrare il proprio valore. Tra tutti - al di là di una Dent solo corretta che ricopre il ruolo con professionalità e approccio maturo senza però aggiungervi granché - si fa notare il buon Tom McBeath: il suo Petrocelli, perennemente in conflitto con la madre di John, è il personaggio tratteggiato meglio, a suo modo originale al netto di un'apparenza ordinaria, l'unico che sappia dare ai dialoghi il giusto sapore; perché anche lo squilibrato "malvagio" non ha nulla di originale, nonostante il rapporto quasi romantico con le sue prede, alle quali promette amore e dopo pochi giorni il matrimonio.
Il film racconta di come i due detective cerchino di mettere sotto pressione lui e sua madre e di come questi ultimi (e lo zio) rispondano per le rime ostentando un'odiosa sicumera. Se la storia nel complesso è uguale a quella di tanti thriller che rimescolano senza gran fantasia gli elementi del genere, c'è tuttavia da apprezzare la capacità in regia di Neill Fearnley, che organizza bene il materiale a disposizione e mantiene un certo rigore nella messa in scena e nella direzione degli attori, dovendo fare i conti tuttavia con le poco interessanti fasi riguardanti la figlia sedicenne (Moss) della protagonista, ribelle e strafottente, che va ad affiancarsi alle tante figure antipatiche e irritanti del film. L'ultima parte è più lunga del previsto e ci mostra quanto l'arresto non sempre corrisponda all'immediata conclusione di tutto...Chiudi
Siska80: Due donne figlie di una coppia coinvolta in un amore clandestino si incontrano giocoforza a causa di una eredità. L'inizio sembra promettente, ma andando avanti con la visione ci si rende conto che questa innocua commedia altro non fa che girare a vuoto: che il lieto fine sia scontato lo si sa già, visto il ciclo di film cui appartiene, ma arrivare all'epilogo senza annoiarsi è dura (i dialoghi sono il punto più debole)! Dispiace principalmente per il precario utilizzo d'un cast niente male (fa piacere rivedere una "vecchia gloria" come Alpi), ma la visione resta discrezionale.
Parsifal68: La tragedia più emozionante del Bardo Shakespeare trova la sua ennesima trasposizione in questa versione dell'italiano Carlei, che si avvale di un mix di attori giovani emergenti (bravi ma ancora acerbi) e di altri più validi ed esperti che danno al film un tocco di doverosa professionalità. Non male la ricostruzione della location e i costumi, ma il film non aggiunge e non toglie niente a quanto già visto. Lo si può comunque vedere per emozionarsi.
Galbo: Un sequel di cui non si sentiva francamente il bisogno visto il già poco ispirato primo capitolo. Il cast è privo di grandi nomi (non c'è più Paolo Villaggio) ma sono comunque presenti dei bravi caratteristi (tra tutti Montagnani e Maurizio Micheli) oltre ad una nutrita serie di "bellone". Tutto ciò non salva il film da una clamorosa deriva, essendo per lo più costruito evidentemente con materiale di scarto tanto povera è la sceneggiatura ed esauste le trovate (si fa per dire) comiche.
Gugly: Tema: come fare la escort, prima via webcam e poi live; attenzione, potrebbero esserci complicazioni. Fiction che con la violenza c'entra come i cavoli a merenda, se si eccettua l'episodio iniziale di microstalking. La svolta narrativa, invero prevedibile a pensarci, è assurda e nemmeno questa rappresenta un atto di sopraffazione sulla donna ma solo di viltà. Pollice verso: ho imparato come si gestisce la prostituzione via chat.
MEMORABILE: Le regole per spogliarsi (e arricchirsi) via webcam... ci paghi l'affitto di un appartamentino in centro!
Galbo: Se si sorvola sull'ovvia inverosimiglianza della trama (basata sull'assunto dell'adozione di un topo al posto di un bambino), si può trarre da qualche motivo di godimento da questo film di Rob Minkoff, a patto di non aspettarsi troppo. Il motivo principale di interesse è senza dubbio dato dai buoni effetti speciali. La storia porta a qualche insegnamento morale sulla tolleranza della diversità ma lo zucchero è profuso a piene mani. Mediocre il doppiaggio italiano.
Zender: Mel Gibson supercop non è poi così mad: se ti fan fuori la famiglia ti vendichi; on the road, dove tu lavori e il nemico furoreggia in moto. Miller, prossimo maestro dell'action postatomico, nel 1979 girà già avanti di dieci anni: ti fa respirare la velocità, sfrecciare in silenzio sull'orizzonte. Un cinema diverso, antipodale, solo prigioniero di uno script infelice che fa sembrare il giustiziere di Bronson roba per intellettuali. La stoffa c'è; se il sarto ci avesse fatto la grazia di cucirlo tutto, il vestito...
MEMORABILE: Il crash finale: in 6 secondi surclassato il 90% dell'action girato fin lì da Hollywood; Gibson entra in scena: l'auto, uno stivale, gli occhiali...
Piero68: Unico film in cui Totò, anche senza avere al suo fianco una delle solite spalle, riesce comunque ad esprimersi ad altissimi livelli. Segno che in questa trasposizione cinematografica della famosa commedia teatrale tutto funziona come dovrebbe. Dal cast alla storia vera e propria. Anche qui sketch e battute memorabili come gli spaghetti in tasca o quando impersona il Principe di Casador. La bellezza di film come questi è che anche dopo averli rivisti decine di volte, si ride sempre e sempre si carpisce una battuta nuova sfuggita precedentemente.
MEMORABILE: Quando si azzuffano le due donne. Luisella a Concetta: "Funicolare senza corrente!" E Pasquale risponde: "Mia moglie la corrente ce l'ha".
Cangaceiro: Pellicola vecchia dentro, pervasa da una sonnolenta atmosfera da guerra fredda basata su meccanismi vetusti. Brandt cerca di imbrogliare le carte per produrre suspense e sorpresa ma crea parecchia confusione, bruciando la svolta principale allo scoccare della prima mezz'ora. Infelici le prove del cast: Gere troppo stagionato, ormai quasi fuori tempo massimo per ruoli d'azione, Grace timido e insignificante dà un apporto misero al film, il geriatrico Sheen fa la comparsata più insulsa della sua carriera. Resta una confezione onesta ma è davvero poco.
Pigro: Brevi amori a Cervia, si potrebbe dire ricordando il prototipo balneare di Bianchi: peccato che lì ci fosse almeno Sordi. L’intreccio di storielle non sarebbe terribile di per sé (il giornalista arrivista alle prese con lo scambio di coppie, la separata assediata dall’ex), ma il livello delle battute (impossibile ridere e perfino sorridere) e della recitazione (tra comici che vanno in automatico e bellocce che non vanno proprio) affossano tutto. Senza contare scene veramente terribili (la boxe).
Gugly: La famiglia perfetta può celare crepe invisibili all'esterno... con il plot del giallo si affronta il tema della violenza psicologica, che non procura lividi se non nell'anima. Purtroppo in 90 minuti è difficile illustrare tutto, quindi si affastellano elementi utili e melò, indagini e scene madri. Bravo Boni nei panni del narcisista perverso, la Rocca è poco più di un pretesto per la trama. Ma perché Teresa parla con accento centro italico, se l'azione è ambientata a Trieste?
MEMORABILE: Il progressivo isolamento della moglie ad opera del marito, sfortunatamente solo accennato.
Nando: La documentarista Fourest realizza questa pellicola di chiaro stampo femminista per evidenziare la lotta armata delle donne curde verso le vergognose azioni militari dell'Isis. Una pellicola che inizia in maniera forte e tiene sempre un discreto ritmo, salvo scadere talvolta nella retorica (il canto "Bella ciao"). La denuncia è indubbiamente valida ma lo sviluppo narrativo tende alla fiction con finale scontato. Importante aver evidenziato situazioni poco conosciute in Italia, ma la protagonista non ha il piglio della combattente.
Siska80: Buddy non ha avuto, per fortuna, la stessa sorte della cagnetta Laika: quindi eccolo tornare solo ora dallo spazio per rivedere il suo padrone. Cartone che affronta temi importanti quali la fedeltà, l'amicizia, il senso di giustizia in maniera leggera ma non per questo meno impegnata. Certo, a parte lo spunto interessante, si ripiomba nel superomismo animale come visto altrove centinaia di volte; eppure il ritmo tiene, l'azione è frenetica, il design e l'animazione accettabili, i personaggi grotteschi e quasi tutti simpatici. L'abusata coppia cane/gatto funziona ancora una volta.
Galbo: Dal crime movie degli episodi I e II, alla tragedia scespiriana della puntata conclusiva che segna una frattura stilistica e narrativa, alternando forsennatamente diversi piani temporali. Forse confondente per lo spettatore, il film è tuttavia pienamente godibile dal punto di vista spettacolare essendo girato con grande maestria ed assoluta padronanza di mezzi da parte dei due registi. Grande lavoro di montaggio. Bella colonna sonora.
Gugly: Cultissimo della mia adolescenza: chi non vorrebbe essere al posto di Baby, idealista, sognatrice ma anche ben piantata tra le muscolose braccia di Johnny? Trama semplice e con assurdi innesti musicali anni 80 nonostante l'ambientazione (ma tant'è), cast e storia acchiappano (Orbach è il padre che tutti vorremmo avere) e quando partono i titoli di testa è difficile non muovere il piede o canticchiare. In certi casi non si può stare fermi in un angolo...
MEMORABILE: Baby, non bellissima, che realizza il sogno di molte...
Siska80: Sulle prime, la storia di Whitestar che decide "sponte sua" da chi essere addestrato potrebbe anche suscitare sorrisetti increduli: se invece si analizza la vicenda a fondo, si capisce che c'è un senso logico in tutto ciò, visto che alcune specie di animali hanno una predisposizione naturale a empatizzare con chi fa loro del bene. Il tema del maltrattamento (attualissimo) fa sempre un certo effetto e Dekker è molto brava a trasmettere le varie emozioni del suo personaggio; peccato che l'epilogo sia sempre a base di gare dall'esito scontato (un cavallo ordinario no, eh?)...
Puppigallo: Difficile giudicare una simile pellicola. Sembrerebbe un inno al vuoto assoluto e alle sgallettate sculettanti dalla mutanda calante. Ma la cosa però che salta all'occhio è che Calà, sguazzando veramente in tale ambiente, si limita a descrivere le varie storielle inconsistenti, a proporci il classico riccone russo prepotente e idiota, senza però sbilanciarsi in giudizi, anche perchè Briatore e Smaila lo estrometterebbero dal gioco. Manca il coraggio di affondare i colpi, giustificando il tutto con l'ambiente, che esige un certo target di microcefali facoltosi. Saran mica tutti così...
MEMORABILE: Una ragazza: "Ma Dio, perchè hai creato gli uomini?". E un tizio: "Perchè i vibratori non hanno il conto in banca"; Nicheli, azzeccato come comandante
Vitgar: Ancora un film storico da Magni, che trova come argomento la caduta dei Borbone. Francesco, ottimamente interpretato da Giannini, ben rappresenta l'epilogo di una dinastia regnante. Magni racconta la vicenda con la consueta umanità e con intelligente ironia. Citazioni storiche corrette, belle ambientazioni, buona fotografia. Oltre a Giannini ottima prova di Croccolo. Poco nel ruolo la Muti per interpretare la spregiudicata Maria Sofia.
Gabrius79: Commediola esile esile e praticamente non riuscita con protagonista Alessandro Siani, non in grado di tenere in piedi il copione con battute scipite e banali. Di certo il film non migliora con la presenza della Canalis (qui solo bella) e anche il resto del cast è sprecato. Un paio di buoni momenti in un mare di noia. Evitabile.
Nando: Un interessante affresco familiare che comprende circa 80 anni di una famiglia borghese. Tra situazioni storiche e vicende familiari, il regista genera una pellicola colta e delicata tratteggiata con piglio notevole. Cast altisonante con un Gassman sopra le righe.
Cotola: Una delle migliori fiction di sempre che ricostruisce in maniera efficace (nonostante le polemiche sulla scarsa verosimiglianza dell'operazione) la figura del giudice Borsellino, che ci viene mostrato più nel privato che nella vita pubblica. Tavarelli viene dal cinema e si vede. Il suo stile è migliore della media di tutti i mestieranti che di solito si prestano a questo tipo di operazioni. Naturalmente non tutto è perfetto. Anche perché le esigenze del pubblico televisivo sono diverse da quelle del cinema.
Galbo: Storia di una coppia in crisi, ad un passo dalla separazione. Il regista Reiner abbandona i toni lievi del suo film più famoso (Harry ti presento Sally) per affrontare i piccoli drammi della crisi coniugale ma nonostante l'impegno e la presenza di due protagonisti bravi e carismatici (Willis e la Pfeiffer), l'operazione non riesce in gran parte per debolezza della sceneggiatura che risulta ripetitiva e troppo legata ai luoghi comuni insiti nei film dedicati alla fine dei rapporti matrimoniali. Il film risulta gradevole solo a tratti
Siska80: Dodicenne (come al solito problematico) instaura un legame speciale con un cane cyborg uscito da un suo graffito. Idea simpatica ma non originale (succedeva qualcosa di simile nell'anime "Sandy dai mille colori" del 1986) e tra l'altro sfruttata male e con effetti che di speciale (vedasi la differenza tra l'animale realizzato in 3D e una sua copia sbiadita in 2D) hanno ben poco: trama banale, attori mediocri ma cui fanno da contraltare, per fortuna, un discreto ritmo e soprattutto una durata breve che non permette il sopraggiungere della noia. Ideale per i bambini.
MEMORABILE: La forza sovrumana; Le persone "frizzate".
Cotola: Thriller di stampo avventuroso piuttosto banale ed usuale che, infatti, ripercorre strade già conosciute. La regia è abbastanza sottotono (anche nelle scene d'azione) e la sceneggiatura è davvero deludente e risaputa. Poca tensione, scarse emozioni e nessuna sopresa. Attori (non tutti) appena sufficienti. Inoltre se visto in tv perdono di mordente anche le scene girate tra le rapide.
Gabrius79: Bonaria commedia sui rapporti tra padri e figli e contemporaneamente un godibile spaccato di vita con un cast decisamente buono nel quale spiccano in particolare un ineffabile e coinvolgente Vittorio De Sica e una bravissima Marisa Merlini. Annoiano a volte alcuni momenti un po' troppo zuccherosi, perdonati però dalla regia di Mario Monicelli.
Homesick: Secondo capitolo della saga del celeberrimo pugile, che qui si sposa, mette al mondo un figlio e vince un micidiale match con il suo temibile avversario Apollo Creed. La formula del primo Rocky viene seguita pari pari (tenacia, sportività, attaccamento ala famiglia) e si dettagliano ulteriormente i personaggi di Adriana, Pauli e Mickey (quest’ultimo è Burgess Meredith, il Penguin di Batman); nulla di nuovo, ma sempre piacevole da rivedere, grazie alla semplicità della storia e alla grandiosità dei combattimenti.
Ultimo: Non tra i migliori film con Fabio De Luigi protagonista. L'attore romagnolo è anche simpatico e in parte, ma è la vicenda in generale a non convincere, specie nella seconda parte. Si aggiunga poi che i momenti divertenti sono pochi e quasi sempre da ascrivere alla bravura del citato protagonista. Poca cosa la prova della Puccini. Un'occhiata la si può anche dare, al film, ma non rimane impresso nella memoria a lungo.
Didda23: Marito viene trovato morto e i sospetti ricadono immediatamente sulla moglie; ma non è tutto come sembra... Mediocre thriller tv penalizzato da una patina eccessivamente televisiva e una regia poco grintosa nelle scene madri. La sceneggiatura si eleva un minimo dal genere, soprattutto per riuscire a intrattenere senza troppo sforzo (complice pure la durata). Parte conclusiva che appaga con colpo di scena non del tutto prevedibile. Condivide praticamente quasi l'intero cast con il coevo Una tata pericolosa (pure la sceneggiatrice è la stessa).
MEMORABILE: La statuetta a forma di gufo; Il detective Malone; La pazzia del marito dell'amica avvocato.
Digital: Film centrato sulla Battaglia di Midway, combattuta da giapponesi e americani nel giugno del 1942. Ottimo da un punto di vista spettacolare, con un dispiego di effetti speciali maestoso tra esplosioni, aerei distrutti e sparatorie come se non ci fosse un domani. La pellicola mostra le due fazioni intente a elaborare strategie, con tanto di dubbi, sino al catartico epilogo. La durata extralarge non incide affatto sulla fruibilità, sempre al top. Nel variegato cast, bene i veterani Harrelson e Quaid; Skrein oltremodo irritante. Notevole.
Motorship: Non mi aspettavo chissà cosa da questa operazione nostalgica dei Vanzina, e infatti così è stato. Qualche guizzo simpatico viene dai veterani Salemme e Mattioli, i quali sanno perlomeno dare un tocco di comicotà a un film francamente incolore, questo anche per la pessima recitazione del cast giovanile. Inoltre anche la ricostruzione storico-ambientale degli anni 80 lascia a desiderare. La ripetitività regna sovrana e non mancano assolutamente momenti soporiferi, così come le banalità. Belle le musiche anni 80.
Capannelle: Per darsi un tono all'americana Berry inaugura il festival delle immagini frenetiche, del montaggio alternato, dei personaggi di plastica, del pulp baguettaro. Il risultato è kitsch, inverosimile e didascalico, ma almeno scorre bene e fa sorridere. In mezzo a tante banalità risaltano un paio di sequenze degne: l'uccisione dell'amico di Reno ("dai tira il rigore") e il filo spinato. Buona la fotografia (tipo all'inizio i primi piani di Reno), anche se insiste troppo sul patinato.
Galbo: La vicenda di Paolo Borsellino, dolorosissima pagina della storia repubblicana recente, raccontata in una produzione televisiva diretta da Alberto Negrin. Una realizzazione sostanzialmente curata dal punto di vista formale, ma che si dedica maggiormente al versante intimo e famigliare del personaggio, tralasciando la forse più interessante vicenda professionale che intreccia vicende politiche e criminali. Buona l'interpretazione del cast, con una menzione particolare per il bravo Zingaretti. Corretto ma non indispensabile.
Siska80: A volte basta poco per realizzare un buon cartone: sfondi colorati, discreta animazione, personaggi simpatici sebbene dal design improbabile, avventura, humour e soprattutto tanta, tanta fantasia. Proprio come in questo caso, in cui a divertirsi non sono soltanto i più piccoli (cui in teoria è principalmente/esclusivamente rivolto il prodotto), ma anche i grandi; e non interessa se la trama è pretestuosa e il lieto fine scontato, ci si diverte davvero nell'assistere a come sei cuccioli di specie differenti si diano da fare per distruggere il diabolico piano di una maga cornacchia.
MEMORABILE: La sfilata di moda sabotata; Il gufo napoletano.
Puppigallo: Niente di nuovo sul fronte emarginato, che grazie a un arrivo inaspettato dovrà mettersi in gioco e cambierà le cose. Ma se non si fa troppo caso alla semplicità della trama e ci si concentra su personaggi come il robotico disfunzionante pillolone (vedi Corto circuito), l'umano e insicuro e sulla esplosiva nonna, ecco che si otterrà un simpatico intrattenimento, con tanto di insegnamento per i più piccoli, ma non solo, vista la tecnochina estraniante che il mondo sta prendendo. Purtroppo il doppiaggio dell'ideatore del software è mediocre, ma la pellicola nel complesso non è male.
MEMORABILE: La bambina: "Non andare nel bosco, ci sono i pagliacci cattivi che girano la testa". E il protagonista: "Ti assicuro che quelli sono i gufi".
Renato: Riuscita commedia di Laurenti con la Guida a spogliarsi e la coppia Banfi-Vitali che provvede alla parte comica (ma non dimentichiamo il grande Mario Carotenuto). Il meccanismo funziona bene, sono poche le digressioni inutili (giusto le canzoni della bionda protagonista in discoteca), mentre il dentista perennemente "ingriféto" interpretato da Banfi resterà uno dei suoi ruoli memorabili... Lo strano intreccio da giallo che accompagna la storia principale poteva anche essere evitato, a mio avviso.
Piero68: Da una collaborazione anglo-tedesca un buon action incentrato sulla velocità che non ha nulla da invidiare alle mega produzioni statunitensi per quanto riguarda scene di inseguimenti e annessi. Buoni il cast, la regia e il ritmo, che rimane alto per quasi tutta la durata. Il giovane Hoult continua a confermarsi attore in crescita, capace di ricoprire ruoli border-line con profitto e resto del cast come Hopkins e Kingsley solita garanzia. Anzi, menzione particolare per quest'ultimo nell'inedita parte di un cattivo particolare.
Guru: La rivisitazione televisiva degli ultimi giorni di vita di Paolo Borsellino punta soprattutto a mostrare il rapporto interfamiliare del magistrato e la grande dignità umana mostrata nonostante gli eventi. Buona interpretazione di Zingaretti, ma poca dinamicità nella sceneggiatura. In secondo piano il rapporto uomo-scorta che non evidenzia la simbiosi, l'affetto e la devozione che il gruppo dedica alla figura quale idolo e simbolo della legalità. Mi aspettavo un impatto emotivo maggiore.
Modo: Film fresco che a suo modo fa rivivere la fine dei coloratissimi e vivaci anni 80. Storie di adolescenti prossimi all'esame di maturità. Alcune battute sono forzate e non molto verosimili, ma nel complesso il film è godibile. Ottimo Faletti nel ruolo del professore e bravi i giovani attori. Commedia agrodolce sopra la media.
Hearty76: Titolo non imperdibile, tuttavia offre un interessante sguardo sul rapporto tra società e mass media di allora. Anni in cui i cupi casi di cronaca nera non mancavano e l'informazione non sconfinava nei picchi odierni di spettacolarizzazione del lato drammatico delle vicende. La sceneggiatura, a tratti un po' cedevole, riporta in modo metateatrale e surreale entrambi gli aspetti con un piglio in costante bilico tra il demenziale e il serioso. Nel complesso una buona prova attoriale in cui spiccano il convincente Nero e la simpatica Milo. Buono per una serata di disimpegnato amarcord.
Galbo: Passato ingiustamente inosservato nel nostro paese, Un colpo peerfetto è un gradevole film che parla di un furto di diamanti messo a segno da una coppia di improbabili rapinatori. Riuscita l'ambientazione nella Londra del 1960; il regista costruisce abilmente la tensione che sfocerà in un finale a sopresa. Di grande classe l'interpretazione del grande Michael Caine, ma Demi Moore non gli è da meno.
Giùan: Di raccapricciante nel film c’è il fatto di doverlo commentar come chiusura del ciclo sulle “3 madri”, tanto si preferirebbe immaginarlo uno squinternato apocrifo. E invece qualcosa bisognerà pur dirlo e allora, non lasciando l’impietosa visione margini nemmeno per un giudizio commiserativo, ci limitiamo a indicare i segni del disfacimento in quel passaggio dall’allucinatorietà ellittica a un raziocinante tecnicismo sterile. Argento (come aveva mostrato Jenifer) non è morto ma che una risata di lacrime seppellisca questo pastrocchio.
Paulaster: Avvocato aggiustatutto cerca di sistemare una causa miliardaria. Multinazionali, povere vittime e studi legali: stavolta l'accento è su chi giostra le carte. Girato bene, con qualche accenno di spy story, si avvale di buone caratterizzazioni. Clooney è fosco come il lavoro che fa, Pollack è una garanzia e la Swinton è insicura (forse troppo), al limite dello schizofrenico. Il personaggio di Wilkinson è troppo caricato, così come la storiella dello spogliarello in strada; poco credibile anche l'infatuazione per la querelante.
MEMORABILE: La Swinton che prova davanti allo specchio; Il prestito dello studio a Clooney; Clooney che chiede 10 milioni di dollari.
Siregon: Brutto, insulso, scontato, noioso e potrei continuare a lungo. Schumacher distrugge con una sola pellicola il mirabolante lavoro di Burton, che era riuscito nell'intento di caratterizzare Batman in modo mai banale. Pessima l'idea di cambiare Keaton con Kilmer, pessimi Carrey e Jones che regalano due idioti insopportabili e mai minacciosi. Nicole Kidman imbalsamata. Pacchiano.
Rambo90: Thriller non troppo coinvolgente, dal plot a volte confuso e con alcuni buchi narrativi ma tutto sommato girato bene, con una regia che riesce nell'intento di creare una sorta di Non è un paese per vecchi di serie B. Anche il cast merita aggiungendo motivi di visione, soprattutto McShane e Belushi che si ritagliano un bel po' di spazio con caratterizzazioni gustose. Molti alti e bassi nel plot, con qualche esplosione di violenza che risveglia.
Ryo: Da ricordarsi come il film in cui una ragazza prende a calci un dinosauro facendo ginnastica. La seconda visita di Steven Spielberg nella terra dei dinosauri non è buona come l'originale, ma ha alcune scene che passeranno alla storia del cinema. Sfortunatamente per ogni grande scena ce n'è una altrettanto sciocca. Goldblum ce la mette tutta per salvare il franchising. Vince Vaughn e Julianne Moore sono di grande supporto. Pete Postlethwaite ruba spesso la scena, perché non sia stato utilizzato di più è un mistero. Comunque meglio del numero tre.
MEMORABILE: "Se vuole lasciare il suo nome su qualcosa va bene, ma la smetta di piazzarlo sulle lapidi della gente, John!".
Nando: Una Stefania Rocca spesso nuda e piacevolmente accattivante tiene il film sulle spalle, la regia è semplicistica e l'idea del computer parlante, con la voce del grande Fantastichini, fa breccia sino ad un certo punto. L'idea poteva realizzarsi ma alla fine il rischio l'ha limitata. Finale a sorpresa.
Galbo: Commedia francese con qualche ambizione, il cui elemento portante è il desiderio di genitorialità; il risultato non è all’altezza: la trama è troppo basica e povera di spunti e sul versante della commedia pura occorre affidarsi all’indubbia professionalità dei due protagonisti, Christian Clavier e Catherine Frot, che lavorano “di mestiere” nonostante la sceneggiatura li agevoli pochissimo, aiutati da una durata della pellicola non considerevole. Evitabile.
Galbo: Forse il peggiore tra i film diretti ed interpretati dall'attore toscano. La storia dell'uomo semplice che si trova inaspettatamente a gestire un grande successo (editoriale) non funziona, complice una sceneggiatura che non esiste e che si limita ad una raccolta sterile di gag che falliscono l'obiettivo di far ridere. Anche l'attore Pieraccioni sembra in crisi, così come non convince il resto del cast, tranne forse Hendel.
Samuel1979: Dietro la strampalata idea di far eleggere un normalissimo cittadino a presidente della Repubblica, Milani punta il dito contro le "malefatte" e gli intrighi della politica italiana, che ben conosciamo. Quella di Milani è ovviamente un'utopia irrealizzabile, ma molti sono i punti che obbligano lo spettatore a riflettere sulla nostra situazione politica. Detto questo il film non è eccelso, ma Bisio incarna benissimo il presidente "super partes". La Smutniak si lascia ben vedere, soprattutto per le sue doti non recitative.
Nando: Un barman apparentemente tranquillo e loschi affari che lo circondano. Una pellicola interessante in cui lo sviluppo narrativo non è mai banale e regala un bel finale tendenzialmente liberatorio. Hardy è monumentale nella sua interpretazione, ben spalleggiato dal compianto Gandolfini, mentre la Rapace appare decisamente in ombra.
Belfagor: Ha l'aria di un fotoromanzo retro, di un prodotto industriale decorato per conferirgli un aspetto artigianale. La storia della bella cioccolatiera (Binoche) che si confronta con il paesino bigotto è inizialmente graziosa, ma poi lo sviluppo convenzionale e manicheo riduce il tutto ad una sottilissima e zuccheratissima glassatura. I migliori sono Molina e la Dench, anche perché è difficile farli recitar male. Depp tutto sommato marginale. Ambientazioni suggestive, purtroppo relegate al ruolo di semplici sfondi.
Kinodrop: Una specie di home invasion in cui gli invasori sono o si credono in buona fede e portatori di un messaggio che dovrebbe salvare il mondo da un'apocalisse imminente previo sacrificio di uno dei tre abitanti del casolare. L'idea si mostra subito, da una parte ovvia e risaputa e dall'altra non riesce che a reiterare la contrapposizione tra scetticismo e ricatto morale (ma con minacce fisiche annesse) rivelando la fragilità di un plot che può incuriosire, ma che alla fine snerva per l'indecidibilità che attanaglia la situazione. Cast mediocre, buona la fotografia. Un po' meglio di Old.
Magerehein: Western steampunk che avrebbe potuto fare faville con una realizzazione più seriosa. Per sviluppare la buona idea di partenza si è invece voluto percorrere una strada più "facile", quella del film d'azione con elementi umoristici, e ne è risultato un film tanto chiassoso quanto mediocre. Noia non ce n'è, ma l'umorismo latita; Will Smith alla lunga è antipatico, nel cast l'elemento migliore è Branagh. Menzione per le invenzioni e armi futuristiche che appaiono (piacevoli, ad eccezione del bislacco "proiettore - tanatografo" iniziale); davvero un peccato impiegarle in tale contesto.
Funesto: Il film vale solo per i momenti comici con Vitali e Banfi, qui scatenatissimi: il primo un ambizioso bidello, l'altro un orgoglioso (e Voglioso) preside che cerca di imporsi sull'altro anche quando non è lui il capo. Insieme sono strepitosi e le gag a cui dan vita (la lettura della marcia, le prove) valgono da sole tutto il film. Il resto è la classica love story fra due teens, con la Guida che (ahinoi) fa più canzoni che docce e i soliti bravi caratteristi del genere. Un po' di cattivo gusto il finale. Segnalo belle musiche e Ninetto Davoli.
MEMORABILE: "Brévi! Se siete stati voi... smack smack! Brévi! L'avete imbrocchéto! Lo stronzolo... c'est lavè!"; le scaramucce fra Banfi e Vitali.
Motorship: Usuale film ad espisodi "made in 70's" nostrano. L'episodio con Villaggio non è male, ma i travestimenti se li poteva evitare (sono deboluccio di stomaco), quello con Celentano e la Melato insenso, mentre quello con il trio Pozzetto, Ralli, Salce è discreto. Ma quello chi non si scorda è Alberto Sordi nei panni del mitico mitico Nando Moriconi di Un americano a Roma, stavolta 50enne e bodyguard, davvero divertente, anche per la presenza di Ugo Bologna nel ruolo a lui più congeniale del cumenda milanese. Un film appena sufficente.
Mco: Produzione La7 (con la Regione Sicilia) incentrata sui giovani della scorta che persero la vita nel tragico attentato di Giovanni Falcone. Un vero stillicidio di dolore dell'anima, di sentimento di rabbia e impotenza, recitato in maniera esemplare sai protagonisti, sui quali svetta un gigantesco Sperandeo. Il titolo è ripreso dalla frase che pronunciò la vedova Schifani durante la funzione funebre per le vittime di Capaci. Un film raggelante per la sua densità e che va visto in un momento di serenità d'animo.
MEMORABILE: La dazione delle buste da parte di un imbarazzato Ghini.
Markus: Un racconto di vita frammentato tra istantanea d'una certa romanità popolare, schiacciata da un livello culturale di bassissimo livello - in questo ambito c'è l'eccellente contributo di Tortora, che regala momenti perfino spassosi - e quello invece opposto, tra lavoro (lei truccatrice nel cinema) e compagno di vita (Rubini nell'eterno ruolo “acculturato” di "verdoniana" memoria). L’opera prima della Ramazzotti appare acerba, costellata di ingenue lungaggini e altre scene oltremisura concise, con il risultato di un racconto che fa scaturire nello spettatore qualche perplessità.
Ciavazzaro: Sufficiente. Curioso film che narra la vita di William Shakespeare (interpretato da un poco ispirato Joseph Fiennes, molto meglio la Paltrow e la Dench). Ci sono pure Affleck e Reverett. Molto romanzato, convincente a metà, si fa vedere ma è un po' sopravvalutato, a mio avviso.
Capannelle: Non credo che l'autore punti alla componente thriller sofisticata e abbia la pretesa di rievocare vecchi maestri. Piuttosto punta sui due interpreti principali, sicuramente a loro agio e su quella parte, il sesso, che funziona sempre. Sopravvalutato si, ma merita tre palle.
Ciavazzaro: Episodio abbastanza noioso della serie. Anche l'omicidio iniziale non ha abbastanza brio. Burr è bravo e nel cast figura pure qualche nome interessante, ma l'episodio si trascina stancamente fino alla fine tra una scazzottata e un video musicale. Musiche nella media.
Von Leppe: Finalmente il tirannosauro viene spodestato da un altro predatore preistorico, meno famoso e per questo più affascinante. Altre novità come i sauri volanti in questo terzo capitolo, che lo rendono più interessante rispetto al precedente. Purtroppo dopo un buon inizio il film finisce per annoiare, riassemblando gli ingredienti del primo; come l'umorismo, che funziona meno, o le teorie scientifiche (che qui hanno meno mordente). Effetti speciali notevoli che valgono la visione.
Capannelle: Bio della Lovelace con un riuscito parallelismo tra sogno e realtà dell'industria del porno. Mancano sia uno scavo profondo (aggettivo voluto) nella personalità della protagonista che accenni sulle probabili ambiguità e disordini mentali che ne hanno guidato le azioni, ma ciò nonostante si fa seguire nella sua interezza. il cast annovera diversi nomi famosi che ne sottolineano la parte più glamour, mentre quella meno edificante viene riassunta efficacemente dal ghigno sfatto di Sarsgaard.
Daniela: Lui è un bel gigolo che vive a spese di una matura attrice avviata sul viale del tramonto, lei un'affascinante truffatrice che spenna polli danarosi, insieme cercano di mettere a segno un colpo grosso che garantisca loro di poter vivere insieme nel lusso... Commedia cinica dall'inizio piuttosto confuso che migliora strada facendo mentre si delinea il piano criminale e a prendere il centro della scena sono le "vittime" della duplice truffa, interpretate da Adjani e Cluzet. Il colpo di scena del finale risulta un po' forzato in senso didascalico, ma il film è comunque ben congegnato.
Luchi78: Commedia erotica senza spunti, sembra cerchi di pescare anche nel filone comico con un Ric che tenta la battuta sarcastica e Colizzi che annaspa in situazioni ridicole. L'accompagnamento sonoro è il classico del filone B-movie all'italiana (e ci può stare) mentre il corpo della Guida è l'unica nota meritevole del film. Un pallino e mezzo.
Nicola81: Commedia sentimentale abbastanza melensa, ma furbescamente realizzata ad uso e consumo di quel pubblico cui piace vedere l'amore trionfare a dispetto delle avversità. Buona confezione, paesaggi da cartolina, ma anche un Keanu Reeves belloccio finché si vuole ma qui non particolarmente espressivo; decisamente meglio la Sanchez-Gijon, sensuale e delicata al tempo stesso, e soprattutto Giannini padre padrone e Quinn vecchio e saggio patriarca. Discreto, abbassando le aspettative.
Rambo90: Emmerich dimostra di avere ancora un bel tocco nel costruire storie che sappiano intrattenere con un grosso spettacolo ma anche far appassionare ai personaggi. Questa seconda versione della battaglia di Midway, pur avendo un budget inferiore ai soliti kolossal del regista, ricostruisce bene gli avvenimenti e nella seconda parte si scatena letteralmente in una serie di inquadrature aeree che portano dritti nell'azione. Ricco il cast, con i più vecchi sugli scudi e i giovani che comunque si difendono. Bello.
Kinodrop: Pur basandosi su una storia vera, la regia di Waller non ci fa percepire quasi nulla del reale dramma sia dei bambini prigionieri della grotta, sia dei familiari, per puntare tutto sulla spettacolarità costruita a tavolino sull'organizzazione dei soccorsi e su intoppi e problemi che distraggono più che renderci partecipi. Quasi un documentario con personaggi/supereroi (l'irlandese stratega volontario, il decisionismo dei militari) che smentiscono un po' la coralità della narrazione per un finale dalla patina moraleggiante e sentimentalistica. Una tragedia ridotta a entertainment.
Alexpi94: Film piacevole e ben diretto da Brescia che può vantare un'ottima fotografia e un ricchissimo cast, che include alcune tra le più belle attrici dell'epoca (su tutte Bouchet moglie aristocratica e Fenech principessa araba). Ottime le ambientazioni, i costumi e le graziose musiche di Carlo Savina che accrescono ancor di più il valore dell'opera. Davvero niente male!
MEMORABILE: La bella Fürstenberg in sottoveste sberluccicante che viene respinta (sigh!) da Don Giovanni...
Herrkinski: Dopo aver sperperato una vincita e abbandonato il figlio sei anni prima, una madre alcolizzata è costretta a tornare al paese natio in Texas. Dramma dal soggetto non innovativo ma messo in scena con un buono stile, sia dal punto di vista visivo che da quello narrativo; la location della cittadina di provincia piena di rednecks ostili è ben resa e crea la giusta atmosfera in cui far muovere la protagonista sul suo percorso di redenzione personale, risaputo quanto si vuole ma comunque raccontato con toni realistici e che toccano le corde emotive giuste. Ottime prove dell'intero cast.
Il Gobbo: Almeria, belle musiche di De Masi (di riporto), le firme di Merino e María del Carmen Martínez Román, la "caccia al tesoro" (uno smeraldo comanche): la collocazione di questa zorrata nel filone eurowestern non pare affatto arbitraria, (del resto c'è puzza d'abusivismo: "Zorro" qui si chiama David Sandoval... ). Tutto bene quindi? Anche no: ritmo fiacco, protagonista lesso (un sub-Mark Damon dei poverissimi), caratteristi orrendi - e i peggiori indiani fino ad Arrapaho. Poca roba.
Maik271: Feroce fotografia degli intrecci tra politica, chiesa e mafia in questa pregevole pellicola di Fulci, noto anticlericale, che all'epoca ebbe notevoli problemi con la censura per questioni ovviamente politiche. Il film è ben diretto e può contare sulla presenza consistente di un Buzzanca in ottima forma; nel cast anche la bella Antonelli e il bravissimo Stander. Da rivalutare per la sua attualità.
Galbo: Un film dal tema interessante, che per una volta non ricorre ad effetti speciali ma tenta di interrogarsi e di indurre alcune riflessioni nello spettatore. Ciò verosimilmente grazie alla sensibilità europea della regista. Purtroppo alcune di queste buone intenzioni rimangono allo stato larvale e non sono adeguatamente sviluppate. Resta comunque un film interessante grazie anche all'ottima interpretazione dei protagonisti, specie Harris, prete disilluso in cerca di uno slancio di fede.
Pigro: Tranquillo villaggio è sconvolto da una banda di mototeppisti. Il loro capo, in una marmorea ma fascinosa interpretazione di Brando, è un bullo incapace di sentimenti, con i quali dovrà confrontarsi senza riuscire a comprenderli. E' in questa analisi psicologica l'aspetto più approfondito del film, dove lui che non sa essere altro che un'icona di sé sfiora lei che sogna senza speranza un'altra sé. L'aspetto più evidente (e di successo) è invece la vorticosa giostra dei bikers ribelli in pelle, destinata a trasformare il film in un cult.
Finn con le donne ci sa fare: attratto dalle rosse lentigginose, era il fidanzato già di altre due trovate poi defunte, quindi a fare un rapido ragionamento ci arriva chiunque. Ci era arrivato anche il precedente incaricato delle indagini, l'italiano Mark Petrocelli (McBeath), che tuttavia aveva dovuto mollare la presa per mancanza di prove. Si rifà sotto ora e affianca Ronnie spiegandole come la giovane scomparsa sarà presto trovata morta.
Insomma, nessun segreto sull'identità del colpevole e infatti più che al giallo si punta sul thriller e sull'azione attraverso una sceneggiatura corretta che offre al cast la possibilità di mostrare il proprio valore. Tra tutti - al di là di una Dent solo corretta che ricopre il ruolo con professionalità e approccio maturo senza però aggiungervi granché - si fa notare il buon Tom McBeath: il suo Petrocelli, perennemente in conflitto con la madre di John, è il personaggio tratteggiato meglio, a suo modo originale al netto di un'apparenza ordinaria, l'unico che sappia dare ai dialoghi il giusto sapore; perché anche lo squilibrato "malvagio" non ha nulla di originale, nonostante il rapporto quasi romantico con le sue prede, alle quali promette amore e dopo pochi giorni il matrimonio.
Il film racconta di come i due detective cerchino di mettere sotto pressione lui e sua madre e di come questi ultimi (e lo zio) rispondano per le rime ostentando un'odiosa sicumera. Se la storia nel complesso è uguale a quella di tanti thriller che rimescolano senza gran fantasia gli elementi del genere, c'è tuttavia da apprezzare la capacità in regia di Neill Fearnley, che organizza bene il materiale a disposizione e mantiene un certo rigore nella messa in scena e nella direzione degli attori, dovendo fare i conti tuttavia con le poco interessanti fasi riguardanti la figlia sedicenne (Moss) della protagonista, ribelle e strafottente, che va ad affiancarsi alle tante figure antipatiche e irritanti del film. L'ultima parte è più lunga del previsto e ci mostra quanto l'arresto non sempre corrisponda all'immediata conclusione di tutto... Chiudi