Note: Sequel di "Rimini Rimini" (1987). Cinque episodi: "Il nipote del vescovo", "Le legge del taglione", "La scelta", un episodio senza titolo con la Thomas, "Vuò cumprà?".
Scialbo e poco convinto seguito del successo corbucciano dell'anno precedente. Passata la regia da Sergio al fratello Bruno (e, per l'episodio finale, "Vuò compra'", a Giorgio Capitani), il film non riesce più a rendere quell'atmosfera gioviale, scanzonata, solare che era stata alla base del primo fortunato capitolo. Rimini, la capitale romagnola del divertimento, non traspare più se non sullo sfondo, e la povertà di mezzi e sceneggiatura è evidente ad ogni inquadratura. Solo il cast, folto di vecchie glorie della nostra "commediaccia", è un punto di forza, ma viene...Leggi tutto sfruttato male da una regia stanca (tra Bruno e Sergio c'è un abisso...). Gli episodi non sono più alternati ma si susseguono uno dopo l'altro perdendo così anche quella caratteristica dinamicità che dava varietà e ritmo al primo RIMINI RIMINI. Dei grandi nomi sono scomparsi Paolo Villaggio e Jerry Calà, mentre sul versante femminile l'unica "star" cui tocca di rimpiazzare Laura Antonelli, Serena Grandi, Eleonora Brigliadori, Sylva Koscina ed Elvire Audrey è Corinne Clery (con Isabelle Russinova, Maria Rosaria Omagio ed Eva Grimaldi in seconda fila). Ad aprire è Andrea (questa volta senza Gigi), che come al solito nella parte del giovane oppresso dai parenti di chiesa tiene un programmino radiofonico alla RadioRimini del deejay Dario Salvatori (dove lavorano le sexy Petra Scharback e Loredana Romito, spesso nude, come prevedibile). Andrea prova a improvvisare, a vivacizzare un copione spento col suo accento romagnolo e la sua simpatia, ma si ride assai poco. In realtà il primo episodio vero (e più lungo) è quello con Maurizio Micheli che, sposato con la Omaggio, finisce nelle grinfie della "mangiatrice di uomini" Isabel Russinova. Li sorprenderà a letto il marito texano di lei (Adriano Pappalardo), che darà vita con Micheli al duetto migliore del film: eccellente e originale Micheli, straripante e in vena Pappalardo. Qualche minuto finalmente comico (ma Micheli convince anche con la Omaggio). Nella parte della cameriera Tosca D'Aquino. Renzo Montagnani playboy cui "non tira più" per colpa del troppo cibo - e ossessionato dall'idea di finire a letto con la provocante Eva Grimaldi - sa di pecoreccio fuori tempo massimo, e infatti (nonostante tre brave spalle come Enio Drovandi, Renato Cecchetto e soprattutto Enzo Garinei) l'episodio, benché non inguardabile, è lungo e noioso, ravvivato solo dal mestiere della vecchia volpe Montagnani. Siparietto inutile e brevissimo (nonché antifemminista!) con una governante virago stuprata e contenta e chiusura con Gastone Moschin sfruttatore di marocchini da spiaggia (tra i quali il recuperato e sempre bravissimo Gianfranco D'Angelo) che, sposato con l'ancora avvenente Corinne Clery, si ritrova in pratica a subire la "truffa" vista nell'episodio francociccesco di AMORE FACILE. La forza comica trainante è D'Angelo (Moschin è solo una trita caricatura arpagonesca), strepitoso nella caratterizzazione del marocchino nonostante una storia mediocre. Piccola comparsata per la giovane Sabrina Ferili, che nell'episodio di Montagnani ci finisce a letto mostrando un posteriore allo specchio e una capigliatura selvaggia.
Molto lontani dal primo film; grandi nomi ma un vero flop. Sceneggiatura molto povera.
Due ore per 4 episodi di classica comicità italiana commerciale, che niente aggiungono a quanto già visto in altri film del genere. De "il nipote del vescovo" è solo da apprezzare l'interpretazione di Roncato con il suo solito accento romagnolo. E' molto bravo Montagnani nell'episodio "La Scelta", ma la storia è piuttosto banale e i tempi sono veramente smorti. "Vuo' cumpra" con D'Angelo è solo stancante. L'unico episodio meritevole è "La legge del taglione".
Sequel in tono minore di Rimini Rimini. A catalizzare l'attenzione ci pensa un'ottimo Maurizio Micheli perfetto nella parte dell'intellettualoide barese che con Pappalardo confeziona due o tre gag nel loro piccolo memorabili. Montagnani che colleziona cilecche (pure con la Ferilli!) fa solo tenerezza e il suo episodio è ravvivato dai "bastardi" Drovandi e Garinei. Tutto il resto è composto da noiosi riempitivi che si dimenticano ben presto. Passabile.
Pallido seguito del già poco riuscito Rimini Rimini. Questa volta purtroppo non c'è più neanche Villaggio, quindi il divertimento cala. Sottotono il bravo D'angelo, le bellezze femminili non mancano certo (Omaggio, Clery) e c'è anche Montagnani. Ma la regia è sciatta e il film non diverte. Sonora bocciatura.
Un sequel di cui non si sentiva francamente il bisogno visto il già poco ispirato primo capitolo. Il cast è privo di grandi nomi (non c'è più Paolo Villaggio) ma sono comunque presenti dei bravi caratteristi (tra tutti Montagnani e Maurizio Micheli) oltre ad una nutrita serie di "bellone". Tutto ciò non salva il film da una clamorosa deriva, essendo per lo più costruito evidentemente con materiale di scarto tanto povera è la sceneggiatura ed esauste le trovate (si fa per dire) comiche.
Altro Corbucci altro "Rimini Rimini". Stavolta, però, la soluzione ad episodi adottata non funziona granchè, forse anche perché le assenze di Calà e Villaggio si fanno sentire. Il migliore, come nel precedente film, resta Micheli, in forma strepitosa seppur affiancato da un'altra donna (la Omaggio) e combattivo a suon di gag con il redivivo Pappalardo. Il mitico Montagnani porta la nostalgia dei B movie che furono...
Sicuramente inferiore al precedente ma comunque abbastanza divertente. Gli episodi di Montagnani e Micheli varrebbero da soli la visione tanto sono in parte e pieni di verve i due (i due episodi sono i migliori del lotto). Quello con Roncato è solo un piccolo prologo ma lui riesce comunque a strappare dei sorrisi, infine Moschin e D'Angelo subiscono penalità da parte di un copione pessimo, ma quando c'è il mestiere si riesce comunque a rimanere in piedi. Non eccelso, ma vedibile.
Già il primo capitolo era sostanzialmente da buttare, figuriamoci questo sequel che sconta un'agghiacciante povertà di mezzi e di idee: tant'è che, a parte il solito buon Micheli e un apprezzabile Pappalardo, a limitare i danni nella seconda metà degli episodi c'è il mestiere di due avanzi seventies come Montagnani e D'Angelo. Per il resto, bellezze generalmente di seconda fila (solo la Clery ha status superiore), intermezzi imbarazzanti come quello della governante tedesca castigata da tre balordi, presenze inspiegabili come Dario Salvatori.
Nonostante i due registi siano fratelli, il film non sembra nemmeno lontano parente del primo; l'arrivo del grande Montagnani e di D'Angelo (all'epoca ancora nel giro di Ricci) al posto di Calà e Villaggio non basta a salvare una pellicola scialba e banale con storie esilissime. Si salva solo l'episodio con Micheli e Pappalardo, con la simpatica beffa finale! Vedendo comunque i prodotti odierni, questa pellicola è salvabile a tutti gli effetti.
Ci si dimentica sempre di questo sequel di Rimini Rimini perché non solo, all'epoca della sua uscita, floppò in maniera clamorosa, ma anche perché aggiunge poco al film precedente. Non ci sono più Jerry Calà e Paolo Villaggio, sostituiti da Renzo Montagnani e Gianfranco d'Angelo (due dei re della commedia sexy all'italiana anni '70), i quali ripropongono i loro soliti repertori. Da ricordare solo l'episodio con Gianfranco d'Angelo vestito da vu cumprà che s'invaghisce della bella Corinne Clery, "moglie" del tirchio padrone Gastone Moschin.
Il seguito del primo capitolo è ancora un film a episodi la cui qualità è addirittura peggiore di quella già scadente del film precedente. Si salva leggermente l’episodio con Nicheli, grazie alla simpatia dell’attore ed al finale “beffardo” ma non certo imprevedibile. Stavolta gli sceneggiatori si limitano a due: si vede che i produttori avranno tagliato i fondi. Brutto.
Ne è stato già detto il peggio del peggio, di questo infelice seguito. Mi chiedo se quel mezzo punto in più rispetto ad un pallino secco è dovuto al posteriore specchiato della Ferilli o alla vena euforica di un Pappalardo alla texana. Mi allineo alla media generale e aggiungo una piccola nota di merito per l'episodio iniziale di Andrea.
Scialbo tentativo di reiterare l'ottimo successo (in termini di incassi ma anche di divertimento) del precedente, ma il fratello Bruno (coadiuvato da Capitani) rende pessimo servizio al più scaltro Sergio: ritmo letargico con gli episodi non più raccordati ma "chiusi e finiti"; cast modestissimo e mal assistito: tra le belle c'è solo la Clery e si intravedono le "qualità" della giovane Ferilli, nel settore maschile grandi solo i presunti rincalzi Micheli, Pappalardo e D'angelo Vù cumprà. Visione pomeridiana desolante al Nuovo di Bisceglie: zero risate!
Vado controcorrente: non solo mi è piaciuto ma lo reputo più divertente del primo, seppur si noti che è girato più in economia. Divertentissimi gli episodi della vendetta di Pappalardo (americano fintissimo) e quello dei lavoratori arabi. Da dimenticare quello con lo stupro e quello con Montagnani (noiosissimo questo), mentre sul primo non spreco neppure tasti.. Tasso erotico molto alto con le bellissime Russinova e Clery.
Sulla scia di Rimini Rimini, Corbucci e Capitani imbastiscono questo filmettino composto da cinque episodi che stupiscono per la loro ingenuità. Rispetto al suo precedente, si sono persi gli attori di grande nome (Villaggio in primis) e quindi si è dovuto fare leva sui caratteristi, ottendo risultati poco soddisfacenti (Montagnani è almeno onorevole). Non si riesce a salvare nulla (la parentesi con la governante è quanto di peggio si possa concepire) in questo epigone delle commedie erotiche anni '70. Mamma mia!
Sequel molto modesto che alla fine risulta inferiore rispetto al primo episodio. Anche qui Micheli è il più divertente fra gli attori e i momenti migliori del film ce li offre lui anche grazie a un episodio niente male e a un Pappalardo qui nelle vesti di un improbabile texano. Roncato, così come nel precedente capitolo, risulta non pervenuto a causa di un ruolo non perfettamente calzante. Per Montagnani invece una prova patetica e priva di mordente.
Già il primo capitolo non era il massimo del filone vacanziero/balneare... qui si scende ancora più in basso nonostante un cast che, a prima vista, potrebbe sembrare anche valido per il genere; eppure non si ride quasi mai, gli episodi sono poco brillanti (quasi imbarazzante quello della governante tedesca e i vitelloni) e in generale non si rispira nemmeno chissà quale aria scanzonata. Poco arrosto, molto fumo: nello stesso filone c'è di molto meglio.
MEMORABILE: "A che piano va?" (forse l'unica gag davvero decente del film).
Deludente sequel del film di Sergio Corbucci, che già un capolavoro non era ma quantomeno poteva godere di qualche momento divertente. Qui si respira aria di visto e rivisto e, in fin dei conti, l'unico che tiene in piede la baracca è Maurizio Micheli, sempre simpatico (anche quando la sceneggiatura è ridotta all'osso e la regia è spenta). Ci sono pure Roncato e D'Angelo, entrambi poco incisivi. Evitabile.
Un bruttissimo e insipido seguito che sembra girato tanto per fare qualcosa. un utilizzo avvilente di attori del calibro di Montagnani, Micheli, Moschin, Roncato e D'Angelo lasciati in balia di episodi triti. In tutto questo marasma si puó salvare l'episodio con Micheli e nulla più. Niente di più imbarazzante per il resto. Che spreco!
Decisamente brutto. Se il primo capitolo si piazza tra i film godibili grazie a storie e personaggi ben interpretati con la giusta verve, qui si perde tutto quello che di buono si era raggiunto. Storie ancora più banali ma soprattutto senza dinamica, attori che aggiungono poco o nulla salvo rari casi (Montagnani e Nicheli cercano di salvare la baracca). Risultato: molto cattivo gusto, tanta noia, poco divertimento. Bocciatissimo.
MEMORABILE: Il quasi monociglio di una giovane Ferilli.
Raffazzonato e quasi obbligato seguito del ben più celebre Rimini Rimini. Ancora racconti intrecciati che hanno come sfondo la nota città-vacanza romagnola, in funzione d'una commedia di costume (da bagno, ovviamente) che perde rispetto al capostipite i suoi attori più importanti, lasciando la piazza ai caratteristi. Si ride poco e le storie non risultano quasi mai avvincenti; si va così avanti d'inerzia, con momenti di deriva artistica sconfortanti. Qualche bellezza e la professionalità di alcuni dei protagonisti riescono quantomeno a sorreggere questo strazio.
Dopo il fiacco Rimini Rimini ecco il seguito, condito da cinque episodi fini a se stessi. Girato sicuramente in economia, i risultati sono modesti. Renzo Montagnani non riesce a graffiare come negli anni '70, ma non è male la presenza della Ferilli, quasi irriconoscibile. L'episodio migliore è quello con Maurizio Micheli e Pappalardo. Peccato per un Moschin non a proprio agio; meglio Gianfranco D'angelo. Con una sceneggiatura decente il film avrebbe guadagnato sicuramente un punto.
Fallimento totale per una pellicola ad episodi povera che definire pecoreccia sembra quasi esaltarla. Momenti che forse all'epoca potevano generare risate visti oggi generano solo tristezza per come può finire in basso la commedia italiana; eppure Corbucci, regista di rango, creò (per quanto non da solo) Giraldi/Milian e qualche discreta pellicola con Bud Spencer. Da segnalare in semi positivo Mattioli e qualche starlet del periodo tipo la Omaggio, ma per il resto pollice verso.
Cinque episodi che oscillano tra il mediocre ("La legge del taglione"), il pessimo ("La scelta" e "Il nipote del vescovo") e il terribilmente fastidioso (quello senza titolo e "Vu cumprà"): idee assenti e confezione sciatta. Gli unici a strappare qualche sorriso sono Micheli e Pappalardo (già rodati nel film predecente e che fanno guadagnare mezzo pallino alla valutazione), gli altri sono sprecati in intrecci deprimenti: mette tristezza vedere commedianti di razza come D'Angelo, Moschin e Montagnani in siffatto contesto; il cast femminile si lascia guardare ma è anonimo e svogliato.
MEMORABILE: "A che piano va?"; Pappalardo in versione texana; In negativo l'aberrante segmento senza titolo.
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Curioso il fatto che, in questo 'sequel', troviamo un abbastanza nutrito gruppo di attori provenienti dalla trilogia di 'Amici miei': Renzo Montagnani, Renato Cecchetto, Enio Drovandi, Gastone Moschin. Secondo me non casuale (chissà, forse umilissimo omaggio di Corbucci alla mitica saga?!) che i primi tre figurino (insieme a Garinei) nel medesimo episodio, in cui la beffa, la contro-beffa e l' 'imbroglio' la fanno da padroni (io ci leggo dei tenui rimandi, appunto, alla vicenda Necchi-Carmen (moglie del Necchi)-cliente del ristorante(Cecchetto), amante della Carmen, e alla vicenda Drovandi vigile urbano a Pisa-Necchi-carta d'identità di Cecchetto, tutto presente in Amici miei atto II).
In un primo momento, doveva dirigerlo Luca Verdone.
Aveva scritto anche la sceneggiatura assieme a Massimo Franciosa. Si trattava comunque di un film ad episodi.
Mi raccontò che uno di questi, era incentrato su una specie di Olimpiadi per gay. Con tutti i doppisensi del caso. Pensate agli sport in cui l'arbitro fischia il fallo.
HomevideoXtron • 3/12/12 17:08 Servizio caffè - 2190 interventi
Il dvd MEDUSA:
Audio e sottotitoli in italiano
Formato video 1.66:1 16/9
Durata 1h28m10s
Extra Nessuno
Ad accomunare questo film con il primo capitolo, credo ci sia l'interno della casa dell'episodio con Olimpia di Nardo. Nel primo Rimini Rimini mi sembra fosse l'appartamento dell'episodio con Andrea Roncato.