Noir francese di buon livello in cui la scontatezza della trama è ben compensata da valide scene d'azione, una dose di sana violenza e da un Reno a suo agio nella parte. Lo sviluppo narrativo non si distoglie tanto da film di genere ma il ritmo serrato cattura lo spettatore. Delineata correttamente, soprattutto nel finale, la figura del commissario femminile.
Nel suo genere, può dirsi un film abbastanza riuscito, ma soprattutto per la presenza carismatica di Reno, perfettamente a suo agio nella parte del boss redento e vendicativo. Niente di originale, intendiamoci, ma un prodotto di onesto intrattenimento, che ha il pregio di non voler sembrare qualcosa di più, ma che non è neppure qualcosa di meno. Ritmo e azione non mancano, con qualche scena decisamente forte.
L'impianto di quest'ennesimo polar d'oltralpe è estremamente classicheggiante. Jean Reno incarna la figura del gangster gentiluomo, leale e fraterno, mefistofelico quando il tradimento e l'ipocrisia travolgono i suoi saldi principi, letale esclusivamente quando la "sfera lavorativa" irrompe nel privato e mina l'idillio (!) familiare. La direzione del regista-attore Berry è in linea con l'assunto, non lesinando tuttavia gustosi inserti di popolare richiamo (la frecciatina a Materazzi ne è un esempio). L'avvincente redenzione oscura talune grossolanità.
Buon noir di produzione francesce; impianto narrativo piuttosto classico, con il protagonista che cerca vendetta nei confronti dei suoi ex complici. Nonostante la mancanza di originalità, il film è ben realizzato con una notevole cura nell'ambientazione (una Marsiglia ben fotografata) e una buona caratterizzazione psicologica dei personaggi. Convincente la prova di Jean Reno, particolarmente a suo agio con questo genere di personaggi, con un cast di contorno decisamente all'altezza.
Branca, Branca, Branca; Leon Leon Leon! Jean vorrebbe tanto starsene in pace, dandosi tante arie liriche (il didascalismo a buon mercato non guasta mai), sproloquiando coi felini, godendosi il pargolo e i parenti tutti: ma al passato non la si fa, e una squadra di mafiosi strabici gli scarica addosso 22 pallottole tutte vedi caso in punti non proprio vitali. L'ex sicario non proprio imperturbabile tiene a bada ire funeste, finché di rincalzo non gli macellano l'amico e son porte aperte alla Reno. Balocco nato per mancare di ogni misura, se la spassi chi vuole, chi può, chi deve.
Rispetto ad altri prodotti targati EuropaCorp, questo film lascia l'amaro in bocca. Non che sia un disastro assoluto, sia chiaro, ma c'è troppo poco brio e troppo poco mordente. L'impianto è piuttosto classico (From Paris with love, per citarne uno, è assai lontano) e tutto puzza di compitino portato a casa con suffiencienza e non troppa voglia di calcare la mano. Il parco attori è buono ma l'operazione non tiene botta, nonostante il fan medio di siffatti lavori possa buttare un occhio. Così così.
Volendo esagerare lo potrei anche accostare al Padrino, più serenamente è giusto avvicinarlo ai momenti migliori del nostro poliziesco. Diretto bene e fotografato nella luce calda di Marsiglia e Avignone, è un gangster movie nuovo e spettacolare che pare già un classico (e la musica di Puccini certo aiuta), con Jean Reno strepitoso nel ruolo di capo clan, grande ritmo, nessuna pausa, violento quando si deve, forse retorico ma non superficiale e con un buon approfondimento dei personaggi. Ottimo il cast. Per chi ama il genere da vedere, assolutamente!
La Marsiglia della criminalità italo-corsa-francese è il milieu in cui sguazzava il boss Reno prima di venir illuminato sulla via di Damasco e di ravvedersi: non tutti sono però propensi a concedergli il meritato riposo sui declivi provenzali. Storia abbastanza scontata e prevedibile nel suo svolgimento ma che per fortuna è confezionata con cura ed attenzione per il dettaglio, con buoni dialoghi, discrete caratterizzazioni dei personaggi e con alcune scene d'azione non male. Il buon Jean, in un ruolo che più suo non si può, è il valore aggiunto.
Ex malavitoso lascia il giro, ma il giro non lascia lui. Seguono vendette incrociate con gli amici della sua infanzia criminale. Baracconata inverosimile, girata con abuso di camera a mano traballina e montaggio videoclipparo. L'idea pare essere un rinnovamento del polar francese, ibridato con il poliziesco pulp americano. Di entrambi i filoni si prendono le banalità, il risultato non può che essere mediocre. Peccato per Reno e Darroussin, bravi, mentre la banda di gangsters fattoni e psicopatici non si può vedere per quanto è ridicola.
Onesto noir in action in cui si palesano tutti i cliché del genere possibili ed immaginabili ed in cui, nonostante una trama molto prevedibile, si finisce comunque
con l'interessarsi alle vicende di Jean Renò, facendo, ovviamente, il tifo per lui.
Se cercate novità, state alla larga. In caso contrario è un film adatto ad un paio di
ore senza troppi pensieri.
Non c'è originalità (l'ex boss che non riesce ad avere una vita normale...) e di guizzi registici neanche a parlarne. Ma per fortuna, il ritmo è accettabile e, tra sparatorie e sparate verbali, il tempo passa, nonostante tutto vada come deve andare, senza coraggiose uscite dal binario della vendetta e della giusta punizione. In più, se come nuovo boss mi piazzano il protagonista di Giù al nord (Merad), ecco che diventa difficile prendere sul serio questo dramma gangsteresco (il suo personaggio è quasi parodistico). Mediocre, ma vedibile. P.S. Reno super motociclista è pura fantascienza.
MEMORABILE: "Il sangue versato non si asciuga mai"; Reno che parla con un gatto: "Sai, avevo un cane che beveva"; L'attraversamento del filo spinato.
Il plot è un concentrato di pura tradizione noir (action statunitense più crepuscolarismo e melodramma alla francese) e violenza grafica post-tarantiniana che Berry agita con estremo vigore e senso del ritmo, preparando per l’intenso Reno una delle vendette più memorabili (per forma ed efficacia) nella storia del cinema, almeno sino allo sdrucciolone nel confronto a casa di Merad. In una delle sue tante trasferte oltralpe, il nostro Venantino Venantini (ottantenne!) lascia un segno profondo anche nei due brevi flashback che lo ritraggono nel ruolo del vecchio padrino.
MEMORABILE: I ventidue proiettili estratti dal corpo di Reno e la sua mano resa (utilmente) insensibile al dolore dopo l’operazione; “Bella ciao”; il gatto.
Come si fa a resistere a un film di offesa-sui-bambini-e-vendetta, se il protagonista è Jean Reno? Viscerale come dev'essere una storia di vendetta, malinconico e spietato come non arrivano mai ad essere gli americani, L'immortale è un buon film d'azione che ha il solo difetto di essere troppo videoclippato: ormai gli stacchi e i controstacchi di mezzo secondo hanno stancato e la messa in scena fa rimpiangere i film con Lino Ventura. La parte di Reno sembra scritta da lui stesso, tant'è spudoratamente narcisa (ma ci piace così).
Film-vendetta con trama non molto originale. Anche la fotografia e il montaggio modaioli contribuiscono a creare un quadro generale da "prodotto pre-confezionato" e, giusto appunto, banalotto. Interessanti invece i due personaggi principali. Reno è bravo come gangster sul viale del tramonto. Marina Fois sorprende per la capacità di interpretare una poliziotta integerrima e determinata: mai una parola fuori posto o ridondante e, comunque, sempre a segno. Una Callaghan al femminile che da sola vale la visione del film.
MEMORABILE: Reno sulla moto da cross con la mano destra paralizzata (quella dell'acceleratore)???
Solido poliziesco-gangster movie europeo che dimostra ancora una volta la buona propensione francese per il genere. Ottima la fotografia, efficace la regia ma buona parte del merito va al granitico Jean Reno, che porta in sè tutta la stanchezza e la disperazione del vecchio leone ferito. Non si raggiungono le vette dei film di Marchal ma è un ottimo lavoro.
Voglio credere a tutto: ai 22 colpi senza che nessuno spari alla testa, alla vendetta, alla possibilità di essere traditi, attaccati e al contempo riuscire a proteggere la famiglia, ad essere un pluriomicida e collaborare con la polizia da "innocente": ma ti prego sceneggiatore, dammi un motivo plausibile all'origine del film, ti prego dimmi che all'origine di questo inferno c'è qualcosa di veramente grave, ti prego sceneggiatore. Invece no, non c'è alcuno stupore, alcuna idea folgorante... sempre la solita fuffa.
Per darsi un tono all'americana Berry inaugura il festival delle immagini frenetiche, del montaggio alternato, dei personaggi di plastica, del pulp baguettaro. Il risultato è kitsch, inverosimile e didascalico, ma almeno scorre bene e fa sorridere. In mezzo a tante banalità risaltano un paio di sequenze degne: l'uccisione dell'amico di Reno ("dai tira il rigore") e il filo spinato. Buona la fotografia (tipo all'inizio i primi piani di Reno), anche se insiste troppo sul patinato.
Nonostante il titolo pomposo e fuorviante resta il fatto che il prodotto è buono e che ancora una volta i francesi dimostrano di essere bravi nel confezionare noir polizieschi sporchi e cattivi. Anche se alcune scene non sono esplicite, come succede per il sesso il vedo/non vedo è anche più efficace nel trasmettere quel senso di orrore e violenza gratuita. Come l'uccisione del cagnolino o come il "pasto" dei cani di Rabou. Cast funzionale, anche se vedere Kad Merad (comico e mattatore di Giù al nord) nei panni di Zacchia è un pugno in pancia.
Un noir d'azione di incredibile forza e coinvolgimento, appassionante nel tratteggio del suo personaggio (un criminale con un codice d'onore che di solito appartiene più a personaggi positivi). L'atmosfera ricorda alcuni film di genere anni settanta ma non mancano scene action che strizzano l'occhio a quelle americane. Bravissimo Reno, ma anche Merad, buona la colonna sonora che con gli inserti lirici aggiunge tocchi di epicità.
È lui l'indistruttibile, come già gli ricordava Danny Aiello nel lontano '94, un Jean Reno assetato di vendetta il quale, smaltita in men che non si dica la seccatura di una ventina di pallottole, si getta alla caccia dei suoi mancati esecutori. Ruolo perfetto per l'attore, ma non c'è originalità nella trama e nemmeno nello svolgimento; in più a tratti scade nel sentimentalismo che non si intona per niente col colore, rosso sangue, che domina il film.
Non ha lo spessore dei migliori polar francesi, ma non scivola neppure nella superficialità del cinema action più commerciale. La regia nervosa e il montaggio frenetico inizialmente infastidiscono, ma la seconda parte è di ottima fattura. Reno granitico come richiesto dal copione (anche troppo!), ma la migliore è Marina Fois, poliziotta divisa tra il senso del dovere e il desiderio di vendicare la morte del marito/collega. Pregevole la confezione (splendida fotografia), che fa risaltare una Marsiglia scintillante in superficie e marcia dentro.
MEMORABILE: Tutte le scene d'azione; Il personaggio della Fois; Il finale.
Avvincente noir francese incentrato sul tema della vendetta di un ex boss contro la mafia marsigliese. La storia non è originalissima, ma il film è comunque girato bene, ricco di scene d'azione tra inseguimenti e sparatorie. Jean Reno funziona, del resto la parte del vendicatore è il suo piatto forte. Promosso.
Immortale è Reno, immortale è Marsiglia, capitale della malavita francese, immortale è la vendetta. Ventidue pallottole, sparate a breve distanza su un unico corpo, quello del protagonista, senza ucciderlo, giustificano l'appellativo del titolo e preparano a dover credere ad altre esagerazioni durante lo svolgimento del film. A favore ci sono buone interpretazioni, quella di Reno e a seguire quella di Marina Fois, che ha la sua storia nella storia e un ritmo giusto con momenti di tensione (il filo spinato) indispensabili per una visione decente.
La mala marsigliese alle prese con se stessa vede un Reno che si cuce addosso un ruolo più patetico che spietato. Dopo la provvidenziale capretta iniziale che evita il peggio nel garage, il risorto ex boss tutto casa e lirica sottovaluta la tempesta in atto fino al punto di dover intervenire, controvoglia, ma con decisione. Rappresaglie, amicizie tradite, poliziotte che alzano il gomito, e bambini disgraziati usati a titolo di surplus emotivo. Ma tutto regge, con un regista che partecipa al cast impacchettando un discreto prodotto, dosato di violenza, azione e enfasi famigliolesca.
Un ritorno al gangster movie decisamente ben riuscito per Reno. Un ritorno che, nonostante alcune macchinosità e lacune recitative, attinge perfettamente al genere noir molto caro al cinema francese e riuscendo anche a far trapelare un critica implicita al sistema poliziesco, ritratto come ora corrotto ora incapace di riuscire a fare rispettare la legge e obbligato dalle situazioni a farsi aiutare da vecchi individui del mestiere mafioso.
MEMORABILE: "Uccidilo!".
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HomevideoGestarsh99 • 28/02/11 00:17 Vice capo scrivano - 21548 interventi
Disponibile in Blu-Ray Disc dal 16/03/2011 per Eagle Pictures, col seguente e corposo contenuto extra:
Scrive Jofelias "ormai gli stacchi e i controstacchi di mezzo secondo hanno stancato e la messa in scena fa rimpiangere i film con Lino Ventura" sottoscrivo in pieno.
Sottoscrivo meno il voto, decisamente troppo alto..