A naso pareva una boiata estrema, invece non è nemmeno malaccio. Storia adolescenziale, di giovinetta alle prese coi primi amori, ambientata nella Orbetello dell'estate 1987. E quindi colonna sonora 80s (ovviamente sbagliata, con pezzi che quell'anno non si sentivano... ma tanto se l'ha fatto La Notte Prima Degli Esami, chissene...), poster dei Duran, felpe Best Company (che orrore!) a gogo. Ma Carlo Virzì (il fratello) riesce a non creare una catastrofe grazie ai rimandi divertenti a Lolita e alle suggestioni oniriche create dalla fantasia di Camilla.
Una mezza delusione, anzi: tre quarti. Certamente esordire al cinema essendo il fratello di Paolo Virzì e con un soggetto che pare un'ennesima riproposizione della moda Anni Ottanta aveva le sue insidie e le sue trappole: il fratellino ci casca in pieno. Da una parte tenta di richiamarsi a Ferie d'agosto, con la solita divisione classista, dall'altra invece si inserisce in pieno nel revival Anni Ottanta. Purtroppo la storia non porta a nulla, tutto è risaputo, stereotipato, si salva solo la spigliatezza della regìa che rende il tutto guardabile.
Inconclusa e inconcludente, un'amena commedia estiva che soffre di una sceneggiatura esagerata e poco credibile, personaggi appena abbozzati (Morante e Marcorè) e - in primis - una colonna sonora anni '80 inadeguata (ad esempio, è inclusa 'Lullaby' dei Cure che è dell'89, mentre il film è ambientato due anni prima). La piccola protagonista è più simpatica ed efficace quando fa la bambina goffa e spaurita che quando si atteggia a provocante e altezzosa signorinella.
Commedia diretta da Carlo Virzì che ha come sfondo il recupero nostalgico degli anni ’80 diventati una sorta di eldorado mitico per una serie di registi italiani (da Brizzi in poi). Di per sé non mal realizzato, il film presenta però un’impronta eccessivamente televisiva (compresa la contrapposizione troppo schematica tra le diverse classi sociali) che lo fa assomigliare ai troppi prodotti che passano quotidianamente sui teleschermi italiani.
Garbata commedia non poi troppo scema come pareva di primo acchito. La giovane attrice regge bene la parte dell'infelice riccona alla ricerca di emozioni vere, ruspanti e meno vicine al suo mondo fatto di grandi ipocrisie. Eccellente Marcorè nella parte del "dottorino" ben educato (se sobrio!) e piccolo ruolo anche per Gigio Alberti. Stereotipato a mille ma con musiche tanto inappropriate (se si parla del 1987) quanto belle. Si finisce con l'immensa voce di Smith dei Cure che canta "Lullaby". Brividi!
Dolcissimo film sull'adolescenza. Azzeccata la scelta di non costruirlo sugli eccessi tipici di tanta commedia americana, così i conlitti esterni e quelli con la propria immagine sono ricondotti ad uno stile piano, sfumato. Si prendano le scene che potevano indurre il regista a puntare deciso sul registro drammatico, come il ritorno del padre fedifrago od il comportamento dello sleale belloccio: nessun abuso di crudeltà (come lasciava intendere lo script), solo malinconico realismo. Aderente la colonna sonora, che finalmente sdogana i Duran Duran.
MEMORABILE: "Vi comunico che io quest'estate bacierò e potrei spingermi molto oltre". "Ho 13 anni però è come se ne avessi 17, per tutte le esperienze che ho avuto".
Camilla, ragazzina sola, mollemente adagiata ai bordi di una piscina quasi hollywoodiana, ci piace. Perché ha bisogno d'affetto ma non si rende simpatica: anzi, fa smorfie, batte il piedino, inventa balle, sogna tra cartoni e soap... Conflitti generazionale e conflitti di classe non risolti, nessun abbraccio transgenerazionale o interclassista: il film sarà prevedibile, superficiale, ma non è accomodante. Neppure un bacio per Camilla: a consolarla, solo la consapevolezza che quella è stata soltanto "l'estate dei suoi tredici anni".
MEMORABILE: Lo sfogo di Neri Marcorè con Laura Morante durante la festa.
Bravo come al solito Virzì nel trascrivere su schermo una commedia apparentemente semplice, con qualche stereotipo classico della società italiana. Bravo soprattutto nel rendere protagonista una ragazzina, Gabriella Belisario, attorno a cui gira tutta la storia e a farle interpretare una parte difficile, che va dall'acerbità di una bambina di 13 anni a quella di una ragazza che cresce tra desideri e disillusioni. Forse una scrittura non molto profonda, ma comunque piacevole. Bella la colonna sonora ricca di hits anni '80.
Filmetto semplice semplice tratto da un bel libro di Teresa Ciabatti intitolato "Adelmo torna da me". La regia è appannaggio di Carlo Virzì e la trama sostanzialmente regge nonostante alcuni momenti piuttosto noiosi. Brava la Morante nei panni della mamma un po' svalvolata e anche Neri Marcorè se la cava. Bella l'ambientazione tra Orbetello e l'Argentario, ma la pecca del film sta nel dialetto, che non è per nulla quello delle sopraelencate zone (che conosco molto bene).
Interessante commedia adolescenziale (una spanna sopra prodotti simili) che, malgrado la storia risaputa, si lascia guardare con piacere. Nel cast, oltre alla giovane protagonista (che occhi), vera rivelazione del film, troviamo un eccellente Marcorè e una discreta Morante (troppo esagerata). Splendidi la colonna sonora e l'abbigliamento anni 80 (le borse Naj Oleari, Best company). Da vedere.
MEMORABILE: L'inizio in treno; "Lullaby" dei Cure; Lo sfogo di Marcorè.
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CuriositàBrainiac • 18/08/09 11:34 Call center Davinotti - 1464 interventi
Piccoli anacronismi:
Sull’ombellico della bravissima protagonista Gabriela Belisario si scorge il foro di un pearcing che negli anni 80 non era forse neanche concepibile. Orecchino levato, ma purtroppo il segno di questo “ritorno al futuro” è rimasto.
Nei primi fotogrammi appare la stazione di Orbetello con l’attuale cartellonistica bilingue. Questa attenzione per il turista straniero all’epoca non c’era.