Inevitabile sequel di uno dei più grandi e trascinanti successi di sempre. Senza troppa fantasia Stallone prepara il campo alla rivincita con Apollo Creed. La sceneggiatura è ovviamente ancora opera sua, e non a caso è il punto forte del film, che dal punto di vista registico è sensibilmente inferiore al prototipo (Stallone ha preferito dirigerselo da sé): la competenza e l'abilità con la quale Stallone mette di nuove in scena l'universo squallido di Rocky Balboa, lo stallone italiano di Philadelphia, è rimarchevole. Perché Rocky è...Leggi tutto un personaggio "vero", che il Nostro sa caricare di un'umanità impensabile, a suo modo unica; senza mai strafare, perché Balboa non sale mai sopra le righe, resta nell'angolo finché decide che è il momento di reagire, e allora diventa uno schiacciasassi, una forza della natura, una roccia (Rock, lo soprannomina Mickey). Tutti gli eroi del primo capitolo tornano al gran completo, con un Burgess Meredith (Mickey) che fornisce un'ulteriore prova spettacolare della sua bravura, indimenticabile. Ma non si può naturalmente tralasciare la nuova, eccellente performance di Stallone (da qui in poi doppiato dal suo alter ego italiano Ferruccio Amendola), spesso poco considerata rispetto al suo valore effettivo: un grande saggio di spontaneità e ironia. Ancorché aumentato di volume, Stallone riesce sempre a dare uno spessore umano gigantesco al suo pugile da bassifondi, a dargli una tridimensionalità incredibile. Un bravo poi a Talia Shire, all'ottimo Burt Young (un po' in ombra), a Joe Spinell e, dulcis in fundo, a un Carl Weathers/Apollo Creed antagonista da applausi. Il match finale è drammatico, ci perde solo in realismo e spettacolarità pura.
Sequel all'altezza dell'originale. Stavolta si cade un po' nello scontato però ci sta, e infatti molto probabilmente si è voluto dare allo spettatore quello che si aspettava di vedere forse già dal primo film. Le atmosfere restano tali e quali quelle del suo predecessore; anche il phatos e i momenti di esaltazione sono gli stessi. Prodotto vincente.
E’ il miglior seguito che ci si potesse aspettare. Non potendo più contare sull’originalità, è stata fatta la giusta scelta di puntare sulle conseguenze dell’improvvisa popolarità di Balboa, su Apollo, leone ferito che medita vendetta sul ring (grande la scena all’ospedale, dopo l’incontro) e sulle sempre apprezzate Paulie magagne. Naturalmente, in mezzo, c’è la storia tra Rocky e Adriana, col prevedibile epilogo. Ben girato, con un buon ritmo, attori in palla e un match finale dove si ripropone lo scontro pugile vs sacco da botte. Notevole e da vedere.
MEMORABILE: "Ha mai beccato 80 pugni a sera? Irrita la pelle"; Stallone, alla richiesta "Vinci", fa una delle migliori quasi espressioni della sua carriera.
Dopo il planetario successo del primo film era inevitabile un sequel della storia del celebre pugile italo-americano. Il film stavolta diretto dallo stesso Stallone utilizza tutti i canoni narrativi usati nel primo episodio (sport, amore, famiglia, sogno americano etc.) ma pur essendo un prodotto dignitoso è inevitabilmente ripetitivo e manca del ritmo del suo predecessore, specie nella prima parte un po' fiacca. Si risolleva un po' nella seconda parte.
Non era facile ripetersi ma il risultato non delude. Buono l'inizio (dove già all'ospedale i due protagonisti dimostrano orgoglio ma anche rispetto reciproco) e la conseguente lotta psicologica tra gli entourage dei due pugili. Il personaggio di Apollo Creed assume quindi più volume, l'allenatore Mickey mantiene la sua carica, deludono invece alcuni passaggi con i familiari di Rocky. Sempre buoni allenamento e combattimento, ma inevitabilmente copie del primo.
Soddisfacente seguito dell'indimenticabile Rocky. Stallone non commette errori sia come regista che come sceneggiatore, qualità questa non riconosciuta dai più. Bravo anche come attore (qui raggiunge il suo apice). Insomma, ottimo film che ripropone le emozioni del primo capitolo soprattutto nella rivalità fra Rocky e Apollo. Bene come al solito le scene sul ring. Al successo del film contribuiscono anche tutti i personaggi di contorno: l'acciaccato ma grintoso allenatore, il mitico Paulie e Adriana.
Inevitabile sequel. Tuttavia Stallone ha il merito di aver preso in mano il progetto anche come regista, riuscendo quindi a trasmettere nel film tutto l'amore e la passione che ha per il suo personaggio Rocky Balboa. E infatti questo seguito funziona, riparte esattamente da dove finiva il prototipo e ne dà una prosecuzione accuratamente coerente, quasi come una dovuta appendice al primo capitolo. Qualche scena un po' troppo ridondante (Rocky che si allena seguito da una miriade di bambini, quasi da musical), ma nel complesso molto buono.
Secondo capitolo della saga del celeberrimo pugile, che qui si sposa, mette al mondo un figlio e vince un micidiale match con il suo temibile avversario Apollo Creed. La formula del primo Rocky viene seguita pari pari (tenacia, sportività, attaccamento ala famiglia) e si dettagliano ulteriormente i personaggi di Adriana, Pauli e Mickey (quest’ultimo è Burgess Meredith, il Penguin di Batman); nulla di nuovo, ma sempre piacevole da rivedere, grazie alla semplicità della storia e alla grandiosità dei combattimenti.
Difficilmente i sequel riescono a non stufarmi, con poche eccezioni d'accordo e questa rientra appieno in quel novero. Manca, ovviamente, dell'effetto novità del primo, di quel senso di revanchè che infondeva, ma non manca di cuore. Stallone dirige linearmente e si contorna di quel cast che tanto bene aveva funzionato. Creed è l'antagonista par excellance di questi primi due titoli ma finisce per esser amato tanto quanto l'eroe di Philadelphia! Finalone ad effetto che ha ancora un suo perché!
Dopo il pareggio-farsa della prima sfida, Rocky si guadagna la rivincita contro Apollo Creed. Sequel onesto del primo episodio, che Stallone dirige in proprio dopo il successo. La vicenda è ovviamente ripetitiva, ma il tasso di onestà e credibilità dei personaggi rimane alto e questo salva il film. Si approfondiscono le vicende familiari del protagonista, al quale Stallone-regista offre più spazio interpretativo. L'incontro finale, del tutto irrealistico per violenza, comincia a dare segni della virata imminente verso l'eccesso. Comunque buono.
C'è il partito dei "Rocky doveva terminare con il primo film" e c'è chi apprezza anche i seguiti, nati, ovviamente, per fare cassetta. Io sono uno di quelli a cui piace che la storia sia continuata ad oltranza. Il secondo film, anche se inarrivabile rispetto al primo, regge ancora in credibilità e mito. Se Stallone è una riconferma, notevole (come nel primo film) è la presenza di Burgess Meredith (il Pinguino dei telefilm anni 60 di Batman) nei panni di Mickey. Colonna sonora ai tempi usata da Raisport!
MEMORABILE: Adriana che si risveglia dal coma e urla al marito Rocky: "Vinci, vinci, vinci!"
Discreto sequel, per quanto inferiore rispetto al primo capitolo, che dà ancora un certo spazio ai personaggi e non "sbraca" ancora (come succederà negli altri seguiti) nell'effettismo ad uso esclusivo dello spettacolo. Il personaggio di Rocky, infatti, non si discosta molto da quello della prima pellicola e cioè dell'uomo comune. Ciò, a mio avviso, è una discreta qualità. Probabilmente il migliore dei sequel nonostante una certa ripetitività.
Un ottimo séguito, con l'inevitabile rivincita tra Rocky ed Apollo Creed. Pur nell'ambito di un cinema squisitamente commerciale, funziona davvero tutto: dalla storia al cast, dai luoghi (ancora Philadelphia, ottimamente sfruttata) alle grandi musiche di Bill Conti. Stallone ci mostra come il suo Rocky sia un formidabile incassatore non solo sul ring, ma anche nella vita di tutti i giorni.
Storia quasi identica al prototipo della serie, eppure il film vive di vita propria: i caratteri dei personaggi sono portati avanti con estrema competenza e approfonditi come raramente capita nei sequel dei film di successo commerciale. Stallone appesantisce il suo personaggio di problemi fisici (dovuti al primo incontro) e morali (odia le pubblicità) dando ancora una volta prova di essere un attore sottovalutato.
MEMORABILE: Durante l'allenamento Rocky viene incitato da Mickey ad acciuffare una gallina che corre!
Considerato che si tratta di un "numero due", davvero niente male, soprattutto grazie all'intera conferma di fondamenta a prova di terremoto. Perso il clamoroso incontro per il titolo, il nostro deve reinventarsi una vita, ma non è così semplice tornare in terra dopo essere stati in Paradiso. La versione deteriore del cinema yankee, in cui sembra che l'intera vicenda sia stata scritta per allinearsi ai desiderata del pubblico. Ruffiano.
MEMORABILE: Certamente non le scene di boxe, qui siamo molto più vicini alla scazzottata da osteria che alla noble art.
Secondo capitolo della saga di Rocky Balboa, lo stallone italiano. La storia ricomincia là dove era terminato il primo film, con Rocky ed Apollo che si ritrovano nell'ospedale dopo il loro match. Il primo e il secondo capitolo si possono considerare una cosa sola. Come al solito sempre ottimo Stallone, dalle smorfie al resto. Trama scontatissima.
Sicuramente un buon film ma lontano dallo spessore del primo. Stallone è di nuovo molto bravo nel dare una grande umanità al suo personaggio, nato nei bassifondi di Philadelphia e arrivato al successo grazie a tenacia, sudore e forza di volontà, ma si è un po' persa l'autenticità del primo episodio in cui le origini da emarginato sociale di Rocky erano delineate in modo più efficace. Il combattimento finale è troppo teatrale ma tutto sommato il giudizio globale sul film è positivo.
Sequel dovuto per continuare il cammino del pugile americano che ebbe una chance per il titolo il giorno di Natale, perdendo in maniera poco pulita. Qui si osserva il livore di Apollo e la semplicità di Rocky. Soliti allenamenti leggendari coadiuvati dalla musica di Bill Conti. Il match finale è epicamente drammatico e Stallone già pregustava un nuovo sequel.
Pur risentendo del confronto con il primo capitolo, si rivela un sequel più che discreto. Rocky punta alla rivincita mentre si vede costretto ad affrontare i problemi di tutti i giorni: dopo una prima parte piuttosto lenta, il grado emotivo della pellicola si alza. Forse troppo in certi punti, ma non si può negare che questo film sia coinvolgente. Qualche esagerazione qua e là, ma la fedeltà e la coerenza nei confronti dell'originale ci sono. Lo scontro finale è indubbiamente avvincente.
Nel secondo episodio il buon Sly passa anche dietro la macchina da presa con esiti decenti. La prima parte, finché lo stallone è nella stalla, il film regge bene: il suo declino, il patetico tentativo nella pubblicità (ora ho capito a chi si è ispirato Totti), le difficoltà di (soprav)vivere mitigate dalle battute del protagonista; ma è la seconda parte che non convince: abbozzata, riciclata, che si trascina fino allo scontro finale (veramente malfatto).
Un discreto sequel portato giù da una prima parte discretamente fiacca in cui Rocky decide di lasciar stare il pugilato e darsi alla vita di famiglia (con risultati, ovviamente, terrificanti). Lì sarebbe occorso un cast migliore per interessarci a Rocky che compra casa, porta a passeggio il cane, va a trovare Paulie... e basta! Fateci vedere i montaggi, dateci un Apollo Creed incavolato più che mai, un match finale drammatico! Si risolleva dopo un po', per fortuna. Arriva Amendola stavolta e forse ha senso.
MEMORABILE: "Devi mangiare saette e cacare fulmini! Ti dovranno fermare coi lacrimogeni!"
Ottimo sequel che regge il confronto con il primo Rocky, anche se il budget è superiore e si vede. Continua il duello tra Rocky e Apollo Creed, ferito nell'orgoglio dopo l'incontro che lo ha visto prevalere solo ai punti contro un "dilettante". Come il primo si regge su una serie di memorabili personaggi e su alcuni spezzoni indimenticabii, come gli allenamenti o l'incontro finale.
MEMORABILE: Devi mangiare saette e cacare fulmini!
A mio parere il peggior film della saga. Pur restando ottimo e un discreto sequel, annoia un pochino troppo e manca dell'azione necessaria. Il voler mostrare Rocky eccessivamente ingenuo e stupidotto dopo l'exploit dell'incontro con Apollo Creed infastidisce, anche se chiaramente non si rimane delusi a guardarlo.
Anche se questo primo sequel mantiene molti degli elementi originali, già inizia la lenta ed inesorabile discesa che accompagnerà i seguenti. Viene creato un clichè che sarà mantenuto identico per almeno due successivi sequel e soprattutto inizia l'inserimento a piccole dosi della solita retorica. Il film tutto sommato funziona ancora. La regia non è male e la sceneggiatura può essere ancora passabile. Inoltre gli attori sono credibili nei loro ruoli. Ma è solo un successo effimero che verrà presto spazzato via da tutti gli inutili sequel.
Ottima sequel che, privato dell'eccessiva vena malinconica del primo capitolo (benché necessaria) assume un tono più glorioso, vincente: Rocky inizia a “nasare” il facile "Dio danaro" che appassiona lui e fa sognare lo spettatore. La vicenda scorre via senza intoppi e ci regala emozioni agonistiche ed anche a carattere sentimentale con la bruttina - ma tanto brava - Adriana. Spassosa la parte in cui Rocky - ormai celebre - gira uno spot del dopobarba “Brut de Fabergè”.
Continuano le vicissitudini esistenziali e professionali di Rocky Balboa in questo splendido ed emozionante seguito scritto e diretto da Sylvester Stallone, che ha dato ancora una volta l'anima al suo personaggio. Ovviamente un seguito non sentimentale ma pregno di veri sentimenti. Le vicende temporali hanno inizio dove terminano quelle di Rocky: il pugile sembra aver raggiunto una sorta di serenità personale coronando anche il suo amore con l'amata Adriana, salvo poi ritrovarsi per valide ragioni nuovamente sul ring. E la magia si ripete. Ottimo.
Il secondo capitolo della saga di Rocky è uno dei migliori sequel mai realizzati; certo, è inferiore al primo film, ma è comunque un prodotto che sfiora l'eccellenza. Stallone bissa il successo (e la mole di lavoro, visto l'impegno alla regia e alla sceneggiatura). Interessante anche la crescita del personaggio di Apollo Creed. Sempre ottimi Young e Meredith (non solo manager, ma anche padre, primo critico e primo difensore del suo protetto). La formula è la stessa, vincente: ***1/2
MEMORABILE: Rocky: "Ha mai beccato 500 pugni in faccia per sera? Irrita la pelle dopo un po'!"
Il sequel più prevedibile possibile, teso solo a vendicare il finale amaro del primo. Tuttavia la parte più apprezzabile rimane la prima, in cui vediamo un Rocky umile e senza ambizioni rientrato nell'anonimato dopo il suo momento di celebrità insieme alla sua (adesso moglie) Adriana: è qui che si riconferma l'umanità più genuina del personaggio riprendendo le atmosfere più squallide e pessimiste del precedente. Il resto è una favola, e non c'è niente di male a volerci credere.
Il finale così poco scontato di tre anni prima faceva capire che sarebbe arrivato per Balboa il momento di vendicarsi. La differenza tra i due episodi è molto labile e spesso sembra di vedere l'episodio capostipite. Stavolta però tra le provocazioni irose di Creed e l'amore ormai consolidato con Adriana, Rocky ci regalerà un altro epico finale che assieme a quello del precedente rappresenta uno dei momenti più belli del cinema di sempre. Sempre grandiosi Stallone e i vari comprimari, che si confermano a livello del precedente.
Inizia esattamente dove si era interrotto il film di Avildsen e non sfigura per niente, questo emozionante sequel delle avventure dello Stallone Italiano. L'impianto filmico è il medesimo del capostipite così come lo sono le sensazioni e le suggestioni di un'America perennemente a due facce, con ricchezza e povertà, sogni e comuni problemi quotidiani. Epica la parte puramente sportiva con il ritorno di un carismatico Apollo Creed e di Mickey, vera e propria figura paterna che accompagna Rocky verso la gloria. Da pelle d'oca l'OST di Conti.
Si vede chiaramente che è il sequel del primo film, ma si nota anche il cambio di regia (qui di Stallone in prima persona) e tanto altro. Il fascino del primo è svanito qui sembra che si cerchi di raccontare anche in maniera poco chiara cosa è successo dopo ai nostri protagonista. Viene trattata la morale riguardo alla velocità con cui si arriva al successo, in maniera grossolana ma è l'unica cosa che rimane; il resto è minestra riscaldata sapientemente.
MEMORABILE: Il giubbotto con la tigre di Rocky: inguardabile...
Il secondo capitolo della saga racchiude ancora una discreta parte dello spessore del capostipite proiettandosi verso un futuro incerto (una nuova dura realtà, la famiglia, il pericolo, l’ineluttabile voglia di rimettersi in gioco in nome dell’orgoglio) e lo fa tramite una regia adeguatamente ordinata. Ma al giro di boa bisognava svoltare con più decisione e scollarsi dall’ulteriore cavalcata sul ring (dove si raggiunge quell’irreale nelle dinamiche impossibile da ignorare). Discreto perché soggettivamente qualche emozione la regala.
Un sequel quasi indispensabile, per molti versi speculare e complementare al primo film. Rocky ha avuto il suo momento di gloria, è diventato "qualcuno" ma non ha ancora imparato che nella vita nulla è scontato e la stima della gente va guadagnata giorno per giorno. In questo secondo capitolo si inaugura definitivamente una delle saghe più mitologiche del cinema americano, cristallizzando quelli che saranno poi gli elementi base di tutti i seguiti (cadere-rialzarsi). Non vale il primo, ma il livello è ancora molto alto.
Non era facile rispondere in modo convincente ed efficace al primo episodio, sia perché viene meno la novità sia per l’esito che questi ha avuto; eppure, nonostante un inizio in sordina, in alcuni frangenti riesce addirittura a superarlo. Nessuno come Stallone è capace di raggiungere un tale livello di epicità e coinvolgimento nel mostrare gli allenamenti di un pugile. Ancora una volta avvincente ed emozionale.
Non un sequel ma una seconda parte, che riprende esattamente da dove si era interrotto il primo capitolo. Stallone crea ancora più sfaccettature al suo personaggio e tutti gli altri interpreti fanno il loro dovere alla grande. La magica colonna sonora accompagna come sempre il film, memorabile nella scena dell'allenamento fino all'incontro che per gli ultimi dieci secondi tiene col fiato sospeso.
MEMORABILE: Il countdown finale; Adriana si risveglia dal coma "Rocky devi farmi un favore... vinci... VINCI!"
Secondo capitolo della fortunatissima saga incentrata sul pugile italo-americano Rocky Balboa. Stesso plot, stessi attori e stessa location; qui va in scena la scontatissima rivincita con Apollo Creed. Non c'è molto di diverso da aggiungere rispetto al primo film: anche qui il livello è ottimo e si rimane in un contesto accettabile prima di tracimare dal terzo capitolo in poi. Stallone regista se la cava discretamente.
Il copione della classica rivincita viene rispettato dando notevole spazio alle situazioni personali (qualche sforbiciata poteva migliorare il ritmo). Meno ambiente da strada e più retorica assortita per arrivare al momento dell'incontro con buone sensazioni. Regìa di livello inferiore sul ring e scorpacciata di pugni per l'enfasi dell'ultimo gong. Il meno aiuto dai comprimari evidenzia i limiti recitativi di Stallone.
Stallone assume la regia di questo sequel (del primo film era infatti già soggettista e sceneggiatore) mantenendo inalterati i meccanismi perfetti del numero uno. Ben tratteggiato Apollo, ottime caratterizzazioni per lo staff del protagonista (Adriana, Paulie, Mick) e, ancora una volta, musiche vincenti. Meno retorica e più verosimiglianza negli eventi successivi al grande scontro, con Balboa che cerca di sbarcare il lunario onestamente ma senza fortuna. Probabilmente il sequel migliore della saga.
MEMORABILE: L'allenamento con la gallina; Il finale.
Continuazione consequenziale del film di Avildsen, ne ricalca la struttura narrativa con meno rigore ma con una maggiore intensità emotiva (soprattutto nella seconda parte). Stallone ritrae con genuinità il suo personaggio di outsider tanto impacciato nella vita quotidiana quanto tenace e potente sul ring, in quella che è probabilmente la sua migliore regia, lontana dalle ridondanze dei capitoli successivi. Gli attori di contorno e le musiche di Conti si confermano punti di forza.
MEMORABILE: Le schermaglie verbali tra Rocky e Apollo; L’allenamento con Mickey ("Devi mangiare saette e cacare fulmini!"); Il match finale.
Stallone riprende il suo personaggio sceneggiando come nel primo ed esordendo alla regia. La rivalità tra Rocky e Apollo aveva appassionato tutti e qui viene riproposta alla grande, sfruttando il successo dell'esordio e maggiori risorse tecniche ed economiche. Guadagna in spettacolo puro ma perde in realismo, non ha l'autenticità da strada del primo Rocky. Meno ruspante e più scenografico, combattimento finale compreso. Però la riconferma degli attori e musiche trascinanti lo rendono comunque splendido, solo un po' meno vero del precedente.
Lo schema è quasi identico all'originale ma non è certo un difetto, anzi. Stallone passato anche alla regia riesce infatti a mantenere i migliori pregi del clamoroso capitolo 1: l'umanità dei personaggi, i sentimenti (senza scadere nel sentimentalismo) la parabola di riscatto e redenzione, il bellissimo combattimento finale. Sempre benissimo Burgess Meredith nella parte dell'allenatore burbero, Burt Young e anche Carl Weathers/Apollo. Perde qualcosa solo perché già visto.
Stallone prende il timone e la serie prosegue con un valido sequel, che per certi versi ho preferito anche al primo. Buona la prova degli attori, su tutti Burgess Meredith, anziano ma tosto ex pugile che darà a Rocky ciò che serve per l'incontro finale. Non troppo originale, magari in parte ripetitivo, ma ha i suoi punti di forza: notevoli ad esempio le scene dell'allenamento. Da vedere.
MEMORABILE: "Devi mangiare fulmini e cacare saette!"
In soldoni un remake del primo film, con un finale diverso. Ci sono la quotidianità di Rocky che vede i primi riscontri del suo successo (con tanto di spot pubblicitari di un trash disarmante), il rapporto sempre più solido con l'amata Adriana e gli iconici allenamenti fra le strade di Philadelphia. Il pugilato è relegato alla parte conclusiva, ma certo non entusiasma causa la scarsa verosimiglianza. Stallone, però, sa ricreare nel personaggio un candore umano unico, che fa soprassedere su innumerevoli scelte narrative non sempre brillantissime. Non male.
MEMORABILE: Il rapporto fra Rocky e Adriana; Il ritiro e il ripensamento; La gente che partecipa all'allenamento.
Seconda parte che inizia in continuità con il primo. Sly cura anche la regia che, meno raffinata, crea un lavoro meno compatto ma più coinvolgente e personale in cui vengono affinati elementi e personaggi ancora acerbi, in Rocky; la gamma di situazioni ed emozioni è ancora più ricca e accompagna lo spettatore fino al match di rivincita, che si rivela persino più epico del precedente. Insomma, siamo sul livello del primo e la saga poteva concludersi con questo film immortale che fa da spartiacque tra i lavori più sociologici anni '70 e lo Sly icona anni '80.
MEMORABILE: L'inizio in continuità; Gli spaccati di vita di Rocky post primo match e le provocazioni di Apollo; Il match e il finale con l'eccezionale OST.
Sequel che fa blocco unico con l'esordio dell'"italian stallion" sul ring del cinema: se la sfida con Apollo Creed è analoga alla precedente, Stallone aggiunge alla storia altri dettagli concreti che umanizzano il protagonista (l'entusiasmo per i primi guadagni e il rischio di investimenti azzardati, la goffaggine sul set pubblicitario), compreso il ritorno nell'anonimato; anche il rapporto con Adriana e Paulie prosegue sui binari del realismo. Si inizierà a scantonare dal successivo episodio.
MEMORABILE: Adriana, discreta ma non succube rispetto alle decisioni del marito, ogni tanto un po' avventate (specie sulle questioni economiche).
Per certi versi migliore del primo (il cui intreccio è tutto sommato abbastanza prevedibile), sebbene spinga il piede sull'acceleratore del dramma (soprattutto familiare). L'aspetto più interessante e realistico è rappresentato da un Rocky messo in disparte dopo breve tempo, per giunta ostacolato dalla moglie (il cui ripensamento tardivo è comprensibile solamente ai fini del messaggio finale del film, ossia che bisogna sempre supportare le aspirazione dei propri cari). Ottimo cast, finale ovvio ma comunque avvincente.
Tre anni dopo il primo capitolo, torna quello che sarà il pugile più noto della storia del cinema. Rocky ha terminato con onore l'incontro con Apollo, ma non ha voglia di combattere, decidendo di iniziare una nuova vita con Adriana, diventata sua moglie. Il problema è che non vi riesce. Il rivale ha però sete di vendetta e così... Il cast rimane invariato e il successo è garantito, conservando quasi intatta la poesia del suo predecessore. Stallone è doppiato da Ferruccio Amendola (nel primo era Proietti). Il resto del cast è altrettanto valido.
MEMORABILE: Le musiche del film; La telecronaca dell'incontro finale, con voce italiana affidata a Sergio Matteucci.
Il secondo capitolo di una saga corre da sempre il rischio di risultare più fiacco e deludente del primo; invece Stallone (qui anche regista!) fa centro anche questa volta e ci propone un film che mantiene altissima l'asticella. Memorabile il match, ottimi gli interpreti (oltre allo stesso Stallone, che si conferma animale di razza, una menzione la merita il Mickey di Burgess Meredith), indimenticabili le musiche! Insomma, gli ingredienti non cambiano e la ricetta si conferma assolutamente vincente!
MEMORABILE: La corsa di Rocky per le vie di Philadelphia seguito dai bambini.
Ottimo seguito, il secondo miglior film della serie, ovviamente secondo (in tutti i sensi) all'inarrivabile primo capitolo. Stavolta il budget è di rango, la regia più che dignitosa e la fotografia molto più professionale, anche se meno magica. Sempre impeccabili il cast e la colonna sonora (eccezionale il tema "Redemption"). La storia è un sequel molto godibile e limitata in quanto tale, con alcuni momenti di tristezza/patetici e altri più leggeri che anticipano la svolta "light" dei film successivi. Combattimento finale un po' troppo lungo, ripagato dal finale.
MEMORABILE: L'inizio in ospedale; L'allenamento con la gallina; La benedizione di Padre Carmine; Lo spot TV; La splendida corsa con i bambini; Il "risveglio".
Inevitabile ma non "innecessario" secondo round di quella che diventerà una delle saghe cinematografiche più lunghe e longeve della storia del mainstream cinematografico. Stallone stavolta sale sul ring anche in regia con diretti e montanti che sostituiscono jab e ganci di Avildsen in nome di una esaltazione senza se e senza ma dei valori del sogno (vincente) americano. Pur con tutti gli evidenti limiti della retorica, il film trascina grazie anche alla "ripetizione" del cast, in cui stavolta si segnala l'untuoso cognato Burt Young. E tutti contati fino a 10.
Sequel forse non indispensabile e quasi necessariamente inferiore all'eccellente prototipo, di cui comunque rappresenta una degna prosecuzione. Stallone passa alla regia e lavora bene, rispettando lo spirito della storia originale e il carattere del suo personaggio. Forse persino troppo: spesso sembra di rivivere le sequenze salienti del numero uno, soltanto con un maggior senso della spettacolarità. E così la corsa su per la scala verrà accompagnata da uno squadrone di bambini, la rivincita contro Apollo vivrà sul ralenti, l'inciso drammatico sarà lacrimevole. A ogni modo, valido.
MEMORABILE: Subito dopo l'incontro del primo film; Le pubblicità trash di profumo; Inseguendo il pollo; Adriana in coma dopo il parto prematuro; L'ultimo round.
Come il suo interprete Stallone, anche il suo alter ego pugilistico Rocky deve dimostrare in questo suo secondo incontro di non essere un fuoco di paglia, e ci riesce benissimo; non meno intenso, drammatico e coinvolgente del primo film (forse lo è ancora di più, se possibile) riesce a portare avanti e con più respiro lo stesso mantra del capostipite: lottare duro fino alla fine e non arrendersi mai, perché indietro non si può tornare. Ancora lontano dagli eccessi dei successivi due capitoli, è uno dei rari sequel memorabili di un film di assoluto successo di critica e di pubblico.
In questo sequel Stallone decide di mettersi alla regia e lo fa in maniera buona, puntando principalmente sui punti di forza del protagonista Balboa e sulle musiche iconiche entrate di diritto nella storia del cinema. L'idea di realizzare un film dalla base molto semplice è azzeccata e appaga il gusto dello spettatore; di certo non siamo di fronte a un capolavoro, ma la tenacia e la passione del regista/attore si notano molto. Molto bene i comprimari, in particolare Carl Weathers, il quale qui vede il suo personaggio ben approfondito con più spazio. Un prosieguo non male.
Il fenomeno Rocky Balboa torna in un triste anonimato. Le vicissitudini familiari e le provocazioni del campione ferito nell'orgoglio Creed riporteranno lo Stallone Italiano sul ring. Dal risveglio di Adriana è tutto un crescendo di emozione, forza, commozione, fino all'insperato ma dovuto epilogo. Stallone, che stavolta scrive e dirige, dà un'umanità a questo personaggio quasi irraggiungibile, tanto da farlo entrare definitivamente nel mito. Capolavoro.
MEMORABILE: Adriana al risveglio dal coma: voglio che tu faccia una cosa per me... Vinci!!!
Se già il primo film era una creatura di Stallone, questo lo è ancora di più perché il nostro ne assume anche la regia. E lo fa con una perizia impensabile: come riesce a descrivere la periferia, l'impatto di un pugno di soldi nella vita di chi non ne ha mai avuti e i tanti che iniziano a vederci la gallina dalle uova d'oro (nel III è ancora più palese). Adriana resta centrale, Rocky letteralmente non esiste senza di lei. Lo scontro finale con Apollo è un capolavoro di tensione e il finale davvero liberatorio. Non è il primo, ma ci va molto vicino.
MEMORABILE: "Vinci!" (Adriana).
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Partecipazione speciale per il cantante e musicista Frank Stallone, fratello di Sylvester, nella sequenza dei ragazzi attorno al fuoco che intonano una canzone per la coppia di novelli sposi:
Roberto "Manos de Piedra" Duran, ex pugile panamense tra i più grandi di ogni tempo, campione del mondo in quattro differenti categorie di peso (all'epoca del film era da sette anni campione del mondo dei "leggeri") appare nel film come "sparring" di Rocky mentre questi sta preparando l'incontro con Creed cercando di acquistare velocità d'esecuzione.
Statistiche Roberto Duran, fonte: Wikipedia.
MusicheAlex75 • 1/08/17 17:26 Call center Davinotti - 710 interventi