Potremmo considerare come grande salto quello di Giorgio Tirabassi, che dopo una stimata carriera d'attore decide di passare dietro la macchina da presa (al suo attivo aveva solo un corto) per dirigere un film anomalo, a suo modo coraggioso, lontano da quelle commedie brillanti che lui e Ricky Memphis (qui al suo fianco come coprotagonista) hanno spesso interpretato. Non solo perché in questo caso il divertimento è relativo ma perché la storia è affrontata con accenti a tratti fortemente drammatici. Nello (Memphis) e Rufetto (Tirabassi) sono due tra i tanti che nelle periferie povere di Roma vivono alla giornata. Appena usciti di prigione...Leggi tutto per un colpo fallito di cui quasi nulla si dice, tornano a frequentarsi e, inevitabilmente, a immaginare il colpo che permetta loro di fare "il grande salto"; di svoltare insomma, di non dover più contare sugli altri per tirare avanti. E' più Rufetto a rimuginare su un obiettivo di questo tipo, perché al contrario Nello va lentamente convincendosi (aiutato da programmi TV di sapore new age) che "il Grande Libro del Destino" abbia riservato per entrambi un percorso disgraziato e già ampiamente segnato. D'altra parte è facile crederlo, se organizzi una rapina all'ufficio postale e quando entri col passamontagna ti trovi senza preavviso in uno spazio in restauro; o se ne organizzi un'altra utilizzando un nano e ti va pure peggio; o se un fulmine ti centra.. Nello si crogiola in un'esistenza grama in cui con le donne che incontra in chat non riesce mai a concludere, ma Rufetto deve render conto a una moglie (Mattei) e un figlio che, come prevedibile, chiedono da lui un minimo senso di responsabilità. Come se fosse facile... Tirabassi conduce il suo film infischiandosene dei normali tempi imposti alle commedie di oggi: alterna momenti in cui i duetti con Memphis riescono a ricavare il meglio dalla loro bizzarra alchimia ad altri in cui l'assenza di una storia che possa in qualche modo legare le scene dando loro una forma vera si avverte sensibilmente. E così, centrati i personaggi con le loro diverse nature per molti aspetti comunque associabili, trovato il modo per farne emergere con intelligenza il carattere (grazie anche alla stoffa d'attore dei due), si riscontra poi un forte imbarazzo nel momento in cui li si fa interagire con la realtà che li circonda. Si gioca con gli sguardi, si lascia che sia l'umanità di entrambi a guadagnarsi la scena, ma quel che capita a Nello e Rufetto lungo la via solo di rado fa intuire una costruzione di fondo in grado di organizzare sensatamente il poco a disposizione. Divertono la rapina col nano, la ricerca del cadavere nel fiume, ma più si procede più l'accentuazione del lato drammatico della storia (con inattese derive religiose) intacca la genuinità del racconto nel fallito tentativo di stupire a ogni costo. E' vero, c'è un gusto amaro nella descrizione di luoghi e personaggi (si vedano i siparietti in famiglia coi suoceri) che eleva il film dalla media delle commedie italiane recenti, spesso terribilmente vacue e superficiali, ma anche una chiara inesperienza registica che porta a diluire inutilmente molte fasi di raccordo e a tralasciare troppo il ritmo inserendo scene superflue. Finale che recupera tutta l'amarezza della glioriosa commedia all'italiana, ma ancora una volta assemblato senza la necessaria convinzione. Come “guest star” incontriamo Lillo (cinico meccanico che vende armi sottobanco), Mastandrea (impiegato all'ufficio postale) e Giallini (a capo di un gruppo di persone che vivono nelle roulotte in un campo chiuso e recintato): tre amichevoli camei, l'ultimo dei quali decisamente superfluo.
L’inizio faceva predisporre al meglio: una commedia sulla rapina perfetta per risolvere i problemi economici di due squattrinati amici di mezza età. Poi, però, la sceneggiatura prende una piega inaspettata, il che va a vanificare quanto di buono si era visto precedentemente, con situazioni che vorrebbero essere bizzarre ma che invece hanno solo il difetto di rallentare una pellicola che diventa progressivamente drammatica, lambendo il lacrima-movie. Tirabassi vince la sfida attoriale con un più spaesato Memphis; inutili i cammei di lusso.
Bizzarra opera prima di Tirabassi, sospesa a metà tra commedia all'italiana dal sapore monicelliano e dramma grottesco. Il risultato è gradevole; non tanto per una sceneggiatura che procede per momenti più che creare unità, ma per l'ottima prestazione dei due protagonisti. Efficaci e umani, Tirabassi e Memphis muovono quasi alla pietà con le loro condizioni di derelitti che si trascinano sognando il grande salto, ed è grazie alla stessa umanità se spesso si ride. Tra i vari camei il migliore è quello di Lillo. Buono.
La vita di due rapinatori seriali senz'arte né parte viene ostacolata da una perenne... scarogna! L'esordio alla regia per Giorgio Tirabassi (anche attore, in duetto con Ricky Memphis) è una commedia contemporanea amara che prende spunto da un certo cinema romano "di borgata" d'antan (Citti et similia). Sull'ago della bilancia un ritmo sonnacchioso e una mestizia fin troppo insistita; dall'altra, la sempre divertente "romanità" un po' cialtrona cui il cinema ci ha abituati in un mix non sempre equilibrato. Il duo convince; il film meno.
La fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo ed ha preso di mira due amici aspiranti rapinatori che, dopo 4 anni di galera per un colpo finito male, provano a rimontare subito in sella con risultati patetici... L'esordio nel lungometraggio di Tirabassi costituisce una piacevole sorpresa: una commedia divertente con punte grottesche ma con un'anima malinconica il cui maggior pregio consiste nel disegno dei protagonisti, sorretto da due buone prove attoriali. Certo la sceneggiatura non brilla per inventiva e alcun gag sanno di riciclo, ma il risultato nel complesso è buono.
MEMORABILE: La spedizione del nano; Il fulmine a ciel sereno; Il miracolo al contrario
Una commedia "de borgata" dove tutto, troppo poggia sulle spalle di Memphis e Tirabassi, senza adeguati comprimari (forse il solo Imparato) che possano tappare i buchi di una sceneggiatura debole e caratterizzata da più di una caduta di gusto, tra gli appuntamenti galanti di Memphis e le terribili derive mistiche dell'ultima parte. Non funzionano la regia, il ritmo, il cast e ogni velleità di conferirgli una vena malinconica di stampo monicelliano si infrange sui troppi passaggi maldestri del racconto.
Non l'ennesima divertente commedia carica di "romanità" come ci si potrebbe aspettare. L'esordio dietro la macchina da presa di Tirabassi con la scusa della commedia di borgata ne approfitta per creare qualcosa dal sapore mesto, per non dire quasi tragico. Il risultato è altalenante: momenti divertenti si fondono troppo spesso con altri quasi vuoti, altri lenti, altri drammatici e se la varietà può essere un punto a favore, è la sceneggiatura a sembrare poco incisiva. Si poteva fare di più.
Una commedia amara incentrata su due sfortunati rapinatori che non riescono mai nel loro bieco intento. L'affiatamento tra i due protagonisti è notevole e Ricky Memphis strappa il sorriso maggiormente. Nonostante il budget non eccelso, la pellicola riesce ad affrontare molti fattori e regalare una conclusione spiazzante che induce alla riflessione.
Si sa che l'ultimo colpo prima di ritirarsi è foriero di sventura, ma per questi due banditi scalcagnati non c'è limite ai guai. Tirabassi se la cava bene al suo esordio in cabina di regia e la sua già provata intesa con Memphis funziona, così come il tono cinico che ricorda i mostri di Risi, ma si fatica a entrare nel vivo della vicenda. Sarebbe stato meglio troncare la prima parte, troppo tirata e dispersiva, per concentrarsi sul colpo di sfortuna e lo snodarsi degli eventi fino all'epilogo, brillante ma decisamente affrettato.
MEMORABILE: "Ma quale miracolo? Questo ce vedeva!".
Due rapinatori scalcagnati puntano a un grande colpo. Ritratto di borgata senza cattiveria e con accenni più leggeri, anche se i personaggi sono malinconici. L'attenzione viene data alla sfortuna dei due (addirittura fulminati), ma lascia il tempo che trova. Anche l'andare a chiedere la grazia convince poco. Confezione con pochi mezzi ravvivata da qualche inquadratura col drone. Memphis offre qualcosa in più.
MEMORABILE: Lo zingaro che "sta 'na favola"; Il nano nel pacco; L'acquisto della pistola.
Coppia di rapinatori dalle grame prospettive finisce nei guai col guappo di quartiere dopo aver tentato una serie di colpi, tutti finiti male. Il finale è decisamente a sopresa. Forse troppo, considerato come si era partiti e come ci si arriva. Bravi i protagonisti, belle le comparsate degli amici Giallini e Mastandrea, ma la sceneggiatura sbanda a ogni curva, tra la storia di mala dde bborgata, la commedia amara, il grottesco. Alla fine, troppe cose impossibili da gestire in 90 minuti senza inciampare. E infatti.
Dopo i primi venti minuti di presentazione dei personaggi, di solito un film dovrebbe prendere il via. In questo caso la storia stenta a decollare per colpa di una sceneggiatura con poche idee. I maldestri tentativi di raggranellare qualche "piotta" con mezzucci criminali della coppia Memphis/Tirabassi sono talmente ridicoli che a metà film diresti che peggio di così non si può andare. Invece manca ancora mezz'ora, in cui si tocca il fondo quando il film vira verso un misticismo da quattro soldi del tutto incomprensibile.
Modesta, anzi modestissima, commedia de borgata che dalla prima all'ultima scena non si capisce dove voglia andare a parare. Troppo centrale sui personaggi di Memphis e Tirabassi nonostante non rappresentino nemmeno una novità nel panorama cinematografico. Tutto sa di già visto e gag decenti se ne ricordano ben poche. Unica nota positiva il personaggio di Imparato, che almeno dà un po' di respiro sul versante commedia. Assolutamente sconsigliato.
Non particolarmente riuscita questa prima prova da regista in un lungometraggio per Giorgio Tirabassi. Il film vede protagonisti due rapinatori che tentano un gran colpo ma gliene succedono di tutti i colori. Accanto a momenti originali (si veda per esempio la tentata rapina con il nano...) troviamo momenti statici davvero poco riusciti che sembrano messi lì giusto per trascinare il film alla fine. Discreti i due protagonisti, che ce la mettono tutta ma hanno chiaramente vissuto giorni migliori. Guardabile, ma non resta impresso a lungo. Sufficiente.
Promettente esordio di Tirabassi che dirige e interpreta con buona personalità un film non banale, che bene illustra la povera vita di due delinquentelli da strapazzo sempre alla ricerca del colpo vincente. Lo affianca un ottimo Memphis, perfetto nella parte, e conta i camei degli amici Lillo, Mastandrea, Giallini. La sfortuna dei nostri è persino esagerata, fa pure sorridere e nel complesso il tutto è godibile e degno di merito.
Tirabassi e Memphis, già pilastri delle stagioni migliori di Distretto di Polizia, si ritrovan sotto la regia del primo, che già (sempre con sceneggiatura di Mattia Torre) aveva giocato a fare il regista in Boris. Il risultato è incompiuto, un film che viaggia a ritmi bassi (tenendosi lontano dalla caoticità delle regie "pop" di moda adesso) e che per costruzione intriga per un'ora, grazie anche alla buona recitazione dei protagonisti, ma che poi si arena malamente in una irritante virata mistica nell'ultima mezz'ora di cui davvero non si sentiva il bisogno. Provaci ancora Tirabassi.
Due Soliti ignotiA cavallo della tigre. L’esordio alla regia dell’attore Tirabassi guarda all’epoca d’oro della commedia italiana omaggiando in modo genuino e sincero i vari Monicelli, Comencini e Risi con qualche eco anche della Lingua del santo di Mazzacurati. Ma se la prima parte del film scorre bene con gustose annotazioni sociali, la svolta surreale della seconda è un’espediente un tantino gratuito e non molto credibile, anche se approda a un finale degno dei Nuovi mostri. Con un po' più di cattiveria e coesione poteva essere uno dei migliori film italiani dell’ultimo decennio.
MEMORABILE: “Tu hai tutto quello che serve ad un uomo". "Cioè?" "Niente!!!”; Il nano spedito nel pacco postale; La trasmissione televisiva finale.
L'esordio alla regia dell'attore Tirabassi avviene con una commedia grottesca che "vira" nella seconda parte su toni più drammatici e che racconta dell'eterna ricerca della giusta occasione da parte di due poveracci segnati da un destino avverso. Un film efficace nella descrizione del carattere dei due personaggi principali nei panni dei quali i protagonisti offrono un ottima prova, rendendoli umanamente credibili e nell'ambientazione. I limiti risiedono in una sceneggiatura non troppo sviluppata e in qualche caduta di ritmo imputabile alla regia.
Tirabassi e Memphis sono bravi attori, i personaggi delineati sono credibili ed efficaci, tuttavia... Il film parte sui binari tradizionali, delineando due personaggi indubbiamente nelle corde dei due protagonisti, si sviluppa a partire da un'idea sicuramente non originale ma adatta alla situazione salvo mai accendersi e mai effettivamente partire. C'è la sensazione che il film non riesca a prendere un'effettiva rotta, giri attorno al tema, salvo alla fine arrivare a un finale in qualche modo mistico e inaspettato. Sembra un'occasione persa. Simpatici, nella loro inutilità, i camei.
Film che sull carta potrebbe anche regalare soddisfazioni, visti i due protagonisti, mentre invece ci ritroviamo di fronte a una noia quasi mortale e a un ritmo lento che vengono raramente interrotti da qualche discreto momento. Memphis e Tirabassi appaiono sottotono anche a causa di una sceneggiatura che li imbriglia totalmente. Cast di contorno senza nerbo. Regia incolore.
Giorgio Tirabassi raduna un gruppo di amici attori per questo suo esordio nel lungometraggio che è volutamente sospeso tra commedia borgatara e discorso sociale. Si prova simpatia per tutta la sfortuna che i protagonisti riescono ad attirare sistematicamente su di loro, ma il mix dei generi non sempre funziona. Comunque Tirabassi e Memphis hanno dei momenti altissimi.
Due borgatari usciti di galera tentano di rialzare la testa con un colpo definitivo, ma la loro modesta personalità non li porta oltre vacui tentativi e delusioni attraverso gag e situazioni viste e riviste, con in più una deriva pseudo-filosofica sull'inevitabilità di un destino già scritto che appesantisce la narrazione. Tirabassi cerca di rinnovare il plot della commedia agrodolce moltiplicando situazioni senza che ne sia chiaro il fine, per non parlare della svolta miracolistica incongrua rispetto ai presupposti. Buono il cast, con Memphis "più credibile"; gradevoli i tre camei.
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