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La nostra recensione di Felicità

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Ti viene voglia di abbracciarla, Desirè. Per come sopporta a schiena dritta una vita costellata di disgrazie, sfortunati imprevisti, un compagno che non l'apprezza, genitori che ne sfruttano le scarse disponibilità economiche pronti perdipiù a rinfacciarle ogni minimo errore e un fratello che, unico, la sente vicina; ma è uno sbandato, sull'orlo del suicidio, depresso cronico.

Desirè (Ramazzotti) lavora come truccatrice sui set cinematografici. Scarsa cultura, sottolineata ancor più dalla distanza con il compagno (Rubini), arrogante professore universitario che di lei non sopporta la superficialità e l'incapacità di ribellarsi...Leggi tutto ai consigli sballati del padre (Tortora). Questi, infatti, si comporta in casa da capofamiglia semplicemente quando deve lamentarsi dei figli, nascondendo quanto anche la sua, di vita, non prosegua certo all'insegna del successo professionale: showman ridotto ad esibirsi di fronte a platee imbarazzanti o in tv privatissime con cartomanti che gli si sovrappongono d'improvviso tagliandogli il finale, quando parla infila luoghi comuni in sequenza aggrappandosi al cosiddetto buon senso popolare ma ottendendo solo di accentuare in tal modo la propria inadeguatezza. Sua moglie (Galiena) lo segue, offrendo ai due figli giusto quel po' di amore in più che solo una madre può dare, mentre il fratello (Olivetti) non sa davvero dove sbattere la testa.

L'importanza, l'unità della famiglia invocata sempre da papà, esiste solo a parole; al massimo nei pensieri e nei sogni dell'ingenua Desirè. Il compagno le fa notare come sia arrivato il momento di aprire gli occhi. Sì, ma in che modo? Non esiste via d'uscita, il mondo intorno è una terra arida di orrori e degrado, di umiliazioni e di privazioni. Per aiutare gli altri Desirè estingue i risparmi di tanti anni di sacrifici pur sapendo quanto la sua sia un'esistenza precaria, in perenne bilico sopra a un abisso pronto a inghiottirla. La solita fotografia desaturata contribuisce a stingere la speranza, a tuffare ogni scorcio in una drammatica assenza di amore e di colore. In un film che sottolinea ad ogni scena l'impossibilità di evadere da una vita che ti condanna, l'esordiente alla regia Micaela Ramazzotti facapire quanto il suo primo mestiere resti quello dell'attrice: col volto solcato da una malinconia incancellabile rende palpabile il dolore, l'intima disperazione senza permettere che si traduca in facili lacrime. Desiré mostra forza d'animo e resilienza, mette in luce, scavando nell'intimo, una dimensione umanissima e credibile, rende vibrante un personaggio ricco di contraddizioni e sfumature.

Funziona meno la regia, aiutata soprattutto dal fondamentale apporto di un Max Tortora monumentale, che non sbaglia un intervento, un tempo comico, che appena ha spazio azzecca la battuta, a tratti esilarante. Salendo sopra le righe, certo, ma donando al film quella vitalità di cui altrimenti si sentirebbe la mancanza; senza l'arguta ironia di Tortora si precipiterebbe in un'apnea opprimente, in un viaggio piatto e monocorde. Perché se Rubini è impeccabile in un ruolo che è il suo da sempre e nobilita le scene in cui appare (memorabile quella a tavola con la famiglia riunita, che prevede il duro scontro con Tortora), buona parte delle fasi col fratello depresso appaiono oltremodo diluite, così come molte di quelle con la madre. Il materiale sul quale lavorare era scarno insomma, e a momenti intensi, in cui la Ramazzotti tocca le corde giuste per commuovere e convincere, se ne alternano altri in cui si percepisce l'assenza di una regia che sappia dare il ritmo ed essere concisa, quando serve. Giovanni Veronesi recita nella parte di stesso in una breve parentesi che prevede la triste umiliazione pubblica del padre, situazione ricorrente nel cinema che racconta di perdenti e di umanità perduta.

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Tutti i commenti e le recensioni di Felicità

TITOLO INSERITO IL GIORNO 1/10/23 DAL DAVINOTTI
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Markus 1/10/23 11:02 - 3777 commenti

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Un racconto di vita frammentato tra istantanea d'una certa romanità popolare, schiacciata da un livello culturale di bassissimo livello - in questo ambito c'è l'eccellente contributo di Tortora, che regala momenti perfino spassosi - e quello invece opposto, tra lavoro (lei truccatrice nel cinema) e compagno di vita (Rubini nell'eterno ruolo “acculturato” di "verdoniana" memoria). L’opera prima della Ramazzotti appare acerba, costellata di ingenue lungaggini e altre scene oltremisura concise, con il risultato di un racconto che fa scaturire nello spettatore qualche perplessità.

Blutarsky 10/10/23 19:12 - 362 commenti

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La Ramazzotti esordisce con una storia dai contorni di drammatica sfiga cosmica, delineando con ambizioni autoriali un racconto di provincia degli ultimi, una donna che per ingenuità e per sorte si tuffa in un mare di scelte sbagliate e rapporti tossici. Non si può negare che abbia talento nella messa in scena la neo-regista, ma si intuisce una (ovvia) mancanza di esperienza in alcune scelte narrative, o a esempio nel casting di alcuni attori troppo contigui alla commedia che finiscono con le loro (ottime) interpretazioni per far slittare il registro a volte verso il farsesco.

Paulaster 27/02/24 18:00 - 4974 commenti

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Esordio per la Ramazzotti in regia, delinea le grame vicende di una famiglia disfunzionale. Soggetto troppo caricato che poteva concentrarsi su meno personaggi. Il fratello che finisce in psichiatria ha poca costruzione, gli strozzini spariscono nel nulla e la voglia di maternità è fuori età, visti i protagonisti. Tortora sforna una buona interpretazione ma si poteva insistere di più. La Ramazzotti è metà svampita (già vista) e metà ingenua e le furiose litigate con Rubini sono poco realistiche.
MEMORABILE: La litigata davanti alla psicologa; Veronesi che prende in giro Tortora.

Luluke 4/07/24 06:42 - 929 commenti

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Esordio alla regia della Ramazzotti centrato su caratteri e comportamenti di una famiglia disfunzionale e sul peso che fanno gravare sulla figlia, l'unica a dimostrare reale umanità in un coacervo di personaggi superficiali, per non dire meschini. Inevitabile l'accostamento a storie tipiche dei mostri italici, con taglio della narrazione più drammatico che ironico, più monicelliano che virziano. Un film che perciò racconta molto meglio di altri la condizione della donna, oggi. Peccato solo per certi eccessi nel tratteggiare il personaggio affidato al (sempre ottimo) Tortora.

Nando 24/09/24 17:37 - 3920 commenti

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Esordio alla regia per Micaela Ramazzotti, che narra una vicenda in cui una famiglia disfunzionale cerca di sopravvivere tra ignoranza, luoghi comuni, ricatti e pochissima felicità. La narrazione parte lenta, poi nel seconda parte mostra qualche spunto interessante grazie anche alla presenza di un Tortora monumentale ben coadiuvato da un cinico Rubini e da un'insolita Galiena. Qualche buco in sceneggiatura, ma nel complesso il film non è male.

Capannelle 23/07/25 00:28 - 4598 commenti

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Esordio alla regia per la Ramazzotti, che si affida a uno dei ruoli che le si cuce meglio addosso, quello della coatta di buoni sentimenti cui ne capitano di ogni. In questo caso le tocca dividersi tra una famiglia "tradizionale" ma ben poco riuscita e un compagno che la reputa quasi un cagnolino di compagnia. Momenti riusciti, affidati a Micaela o al bravo Tortora che litiga con tutti, si alternano ad altre lungaggini senza costrutto e anche poco credibili, per quanto succede.

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