Celebrato come uno dei maggiori vertici mai raggiunti dalla commedia all'italiana, il film di Monicelli è stato col tempo anche troppo sopravvalutato, nonché analizzato in modo un po' bizzarro. Gassman, ad esempio, non è affatto così comico come si vorrebbe far credere. Molto meglio, sotto questo punto di vista (e sorprendentemente) Marcello Mastroianni o il simpatico caratterista Carlo Pisacane (alias Capannelle). Per non parlare ovviamente di Totò che, seppur confinato nel piccolo ruolo di esperto in casseforti, sa far ridere più degli altri anche in una parte tutto sommato seriosa (esilarante quando, vedendo le difficoltà di Gassman nel scrivere la firma, commenta: “Uomo di lettere...”)....Leggi tutto I SOLITI IGNOTI insomma, se è pur vero che non manca di azzeccate notazioni ironiche, non è affatto un film comico, né possiede - a ben vedere - quelle caratteristiche amare di pesante critica sociale tipiche della cosiddetta commedia all'italiana. E' in fondo un film leggero, scoppiettante, indubbiamente ben recitato e ben diretto ma lontano da quella perfezione che gli si vorrebbe attribuire. Alcune figure (anche importanti, come quella di Renato Salvatori o in parte di Tiberio Murgia) occupano troppo spazio senza che ve ne sia necessità, mentre Carla Gravina (la domestica padovana) incide molto di più dell’esordiente - e splendida - Claudia Cardinale. Lo spaccato sociale è comunque riuscito, ne emerge un quadro d’insieme vivo e sfaccettato, cui la sceneggiatura di Age, Scarpelli, Cecchi D'Amico e Monicelli segnala dialoghi sfiziosi, mai banali. Un ottimo lavoro corale, insomma, penalizzato in alcune parti da qualche lungaggine e parentesi melodrammatica fuori luogo. Gran successo ovunque.
Capolavoro, insieme al Divorzio di Germi, della commedia all’italiana. Tutto risulta perfetto: i ritmi, i personaggi, le cose espresse, pure le ellissi. Grandi finezze, in più tutto quanto potrebbe essere eccessivo diventa magicamente logico e consequenziale. Siparietti esemplari (la rapina di Memmo Carotenuto). Attori eccezionali, in personaggi da amare. Un’altra magìa del film è che dà un risalto enorme a tutti. La ciliegina sulla torta è Totò, qui immenso (“Si lavicchia” è semplicemente geniale).
Gli attori, le loro grandi interpretazioni e una sceneggiatura, che gli dà la possibilità di esprimersi al meglio, sono le armi vincenti di questa pellicola. Gassman lo sbruffone, Mastroianni il riflessivo (quello con un po’ più di cognizione), Capannelle, perennemente affamato, Murgia, l’uomo d’onore con sorella blindata. E poi c’è Totò, che purtroppo si vede poco, ma quando parla della cassaforte e tira fuori gli attrezzi è fantastico. Qualche pausa c'è, ma è compensata dalla quantità di situazioni divertenti, con retrogusto un po' amaro. Il finale con minestra ha fatto storia.
MEMORABILE: Capannelle adocchia i pavesini per il bambino; "Fu Cimìn, fu perchè è morto e Cimìn è il cognome"; "Come vede maresciallo, si lavicchia".
Diventato oramai oggetto di vero e proprio culto, mi pare leggermente inferiore alla sua fama, pur restando su livelli senz'altro buoni. Più che la sceneggiatura qui valgono le interpretazioni dei vari attori, sui quali spicca, pur in un ruolo secondario, il mitico Totò. Monicelli è regista che sa bene come trattare la commedia e avrà modo di confermarlo negli anni futuri. Buono, da vedere.
Bellissimo film che, oltre ad alcune scene entrate nella storia, offre una varietà di situazioni esilaranti, nelle quali le avversità della vita vengono affrontate con ingenua fiducia da un manipolo di "coraggiosi" di varia provenienza. La comicità segue un filo melodrammatico ma, cosa non facile, non sconfina mai nel ridicolo. Le caratterizzazioni tengono benissimo e non ci sono pause nel susseguirsi degli eventi. Ovvia menzione d'onore per la figura di Capannelle, al secolo Carlo Pisacane.
Capolavoro assoluto della commedia italiana, il film è una vera e propria "summa" di talenti professionali: grande regista (Monicelli), una bellissima sceneggiatura (di Age, Scarpelli e di Suso Cecchi D'Amico), brillante ma con momenti insiti di profonda riflessione e sopratutto un cast che riunisce il meglio del cinema italiano di quei tempi (e non solo), con grandi primedonne, ma anche sublimi caratteristi e sopratutto professionisti, che da grandi attori non si rubano mai la scena.
Capolavoro imprescindibile della commedia all'italiana, orchestrato con grande perizia dalla mano di Monicelli, regista -in tal caso- particolarmente ispirato. Gli eventi comici sfumano in una lieve ed inevitabile melanconia, ben resa dalla scenografia appositamente scarna (ma curata alla paranoia) e da dialoghi popolari e pregnanti. Totò compare brevemente, ma la gag della "cassaforte" è destinata a passare alla storia del cinema. Interpreti indimenticabili (Gassman, Mastroianni, Murgia e la Gravina) sanno farsi amare dal pubblico.
Impossibile non venerare questo film, un classico intramontabile. Pervaso da un'amarezza di fondo che lo salva dal macchiettismo fine a se stesso, popolato di facce indimenticabili, dovrebbe essere proiettato nelle scuole per far vedere alle giovani generazioni com'era davvero l'Italia del dopoguerra e insegnare loro a sorridere, con affetto, del nostro passato prossimo. Tutti gli attori, dai protagonisti ai personaggi di secondo piano, in un paese civile sarebbero già stati dichiarati patrimonio nazionale.
Immortale classico della commedia italica, uno di quei film che da anni gli americani provano, senza successo, a rifare. Gliene sfugge l'essenza, e manca loro la materia prima: la fame, vero motore della vicenda, raccontata da Monicelli con esemplare coralità, trovate e battute indimenticabili, facce irripetibili, tempi ineccepibili. Totò sublime, gran rivelazione di Gassman comico, repentino passaggio di Capannelle al Mito. Impareggiabile.
Banda di ladruncoli tenta il gran colpaccio con un furto preparato “scientificamente”. Il film è piacevole, anzi irresistibile, anche grazie a un cast stellare e a una sorprendente regia dell’ottimo Monicelli, che propone un inatteso corto circuito tra il noir alla francese e la commedia all’italiana. Non a caso il film è stato capostipite di un vero e proprio filone che arriva fino ai giorni nostri e non solo in Italia. Musiche un po’ troppo invadenti.
Da rivedere sempre e tramandare ai posteri; la più bella commedia all'italiana di tutti i tempi e anche una delle commedie all'italiana che poco assomiglia a questo filone. Gassman rigenerato troverà qui la strada per il cinema, Mastroianni fantastico, schiera di caratteristi così vividi e divertenti come solo Monicelli poteva crearne. Parodia di Rififi di Dassin, mantiene del noir le tinte cupe e le tese musiche jazz di Umiliani, mai così grande come qui. Un film che ci farà sempre onore.
MEMORABILE: "Sc-c-c-scientifico";"Ma Capannelle mica ce lo potemo portà vestito così Sportivo". "Ma quale sportivo: Sta'n divisa da ladro";"Segua quella macchina"
Sicuramente uno dei film più famosi del cinema italiano, manca però di quel qualcosa che lo renderebbe davvero un capolavoro. Probabilmente una maggiore caratterizzazione dei personaggi avrebbe aiutato in questo. Intendiamoci, l'opera resta comunque eccellente e ben riuscita, ma è indubbiamente sopravvalutata. In particolare il suo inquadramento nel genere "commedia" (o ancora meglio "commedia all'italiana") risulta altamente riduttivo per un film che ha innumerevoli altre sfaccettature.
The light side of Monicelli. Permettetemi questa ardita parafrasi del titolo di un celebre album dei Pink Floyd, visto il tocco leggero con cui il regista di Un borghese piccolo piccolo tratteggia i suoi personaggi (deliziosa anomalia di una filmografia tanto comica quanto amara). Effettivamente questa è una commedia ariosa, raggiante, che pur non rinunciando alla descrizione neorealistica dei suoi personaggi ci fa empatizzare con loro. Non li giudica, Monicelli, si diverte con loro, quasi pretendessero vita autonoma. Un capolavoro che allegerisce l'anima.
Grande comicità, in questo film di Monicelli. Grande perché mai volgare o spinta agli eccessi, ma sempre delicata e con uno sguardo disincantato rispetto ai tempi. Ottimi gli attori, molto ben affiatati; anche la sceneggiatura è buona. La comicità di oggi deve imparare molto da questo film.
MEMORABILE: "Avanti il primo!!!!"... "Ma chi è sto primo?"
Non solo un capolavoro assoluto della commedia all'italiana (quasi ante-litteram, date alla mano), ma un film che ha sdoganato al grande pubblico personaggi e ambientazioni che faranno scuola anche in altri generi. I soliti ignoti è l'altra faccia degli esordi pasoliniani che sarebbero presto arrivati: anche se c'è la fame, il degrado, non manca perfino la morte, si ride di gusto. Tutto è servito con garbo eccezionale ed irripetibile. Merito anche di un cast perfettamente amalgamato, in cui nessuno emerge più degli altri. Da imparare a memoria!
MEMORABILE: "Conosci un certo Mario?" "Qui de Mario ce ne so' cento". "Sì, va bene, ma questo è uno che ruba". "Sempre cento so'!"
Uno dei classici della commedia italiana, genere a sé che richiede un notevole talento. E qui i talenti non si contano, da un grande regista come Monicelli ad un cast in stato di grazia che spazia da Totò a Mastroianni. In perfetto equilibrio fra l'amaro e il comico, il film getta uno sguardo unico sull'Italia del dopoguerra senza condannare né consolare. Uno di quei rari film corali in cui nessuno viene messo in ombra. Impossibile non simpatizzare con i protagonisti.
Clamoroso e intramontabile capolavoro di Monicelli. La commedia all'italiana per eccellenza è questa, capace di creare un nuovo modo di fare cinema, copiatissimo e in grado di dare la stura ad un prolifico genere che ancora oggi il resto del mondo ci invidia. Girato con una vivacità contagiosa che si sposa ottimamente all'impeccabile sceneggiatura che unisce momenti di vivo divertimento ad altri di amara riflessione: è una ricetta che ha fatto epoca. Mai vista una parata di attori così stellari come in questa occasione, tutti insieme appassionatamente
MEMORABILE: La prima apparizione di Totò e la banda che osserva il filmato di Mastroianni; Gassman che sfodera l'accento settentrionale per raggirare la Gravina.
È fin troppo facile fare un bel film con un gruppo di attori così affiatato e di qualità, ma questa imprescindibile commedia ha dalla sua anche un'ottima sceneggiatura, non così semplice come sembrerebbe a prima vista, con più vicende che si intrecciano dando un piacevole ritmo alla pellicola, che intrattiene anche lo spettatore moderno. Magari non si ride come in altre commedie più "leggere", ma gli attori valgono da soli il prezzo del biglietto, compresi i notevoli caratteristi.
Capolavoro assoluto della commedia all'italiana, diretto da Monicelli con grande senso della comicità e del ritmo. Il cast è semplicemente memorabile, con Gassman e Mastroianni in primo piano, ma anche con caratteristi indimenticabili come Salvatori, Pisacane, Murgia e il mitico Memmo Carotenuto. Poi c'è Totò a dare un tocco di classe in più ad un film perfetto, che non ha bisogno di commenti. Bella la colonna sonora, buoni i dialoghi, amarissimo il finale.
Una banda di ladruncoli s'inventa un colpo scientifico da attuare ad un banco dei pegni. Una grande realizzazione cinematografica che s'avvale di mostri sacri del cinema italiano. Il principe della risata realizza un cameo memorabile mentre gli altri grandi interpreti danno vita ad una sequenza di memorabili situazioni.
Assoluto capolavoro del cinema italiano. Un archetipo imitato da tutto il mondo ma mai più raggiunto. Un film dalla struttura perfetta e compiutamente chiusa in se stessa. Un film enorme dove la commedia incontra il dramma, l’acuminata l’analisi della condizione sociale di un’umanità minima e ai margini si fonde all’attento studio psicologico dei personaggi e dove si celebra il matrimonio indissolubile del realismo con la comicità che feconda, a sua volta, la commedia all’italiana. Un film vivo che offre sempre nuovi dettagli e nuove prospettive.
Quel che più mi piace sottolineare di un capolavoro riconosciuto e riconoscibile, su cui tutto (più o meno giustamente) si è detto, è il fatto che mi ha dato sempre la sensazione di rappresentare il lato solare di Marione. Nel film sono presenti, come sempre in Monicelli, la Morte, la fame, la miseria, l'impresa grande che si rivela meschina, eppure la vena di fondo de I soliti è radiosa, quieta, serena. Un attitudine resa palpabile dal taglio delle luci di Di Venanzo, come dall'affiatamento del cast, che dà l'idea di una famiglia precaria quanto inossidabile.
MEMORABILE: Il corteggiamento di Gassman a Carla Gravina; Capannelle che si tira su i pantaloni da cavallerizzo; il gesso di Mastroianni; "Uomo di lettere".
Gruppo di ladri da strapazzo, grazie ad una soffiata, prepara e attua un colpo con basi “scientifiche” all’interno di un’abitazione. I toni scanzonati, i tempi comici, la coralità degli eventi così come il tratteggio dei personaggi (formato da un cast di immenso valore) sono il fulcro portante di un’opera che guarda con amaro sogghigno all’Italia del dopoguerra, povera ma non sopraffatta, anzi, fiduciosa. Film importantissimo e seminale per la commedia all’italiana e probabilmente summa del cinema di Monicelli. Magari un po’ sopravvalutato.
Una fusione molto azzeccata tra personaggi (piccola malavita di borgata, falliti, un ceto medio basso molto umano), luoghi (una Roma con le ombre della notte e la grigia luce del primo mattino, cantine e cortili desolati e sporchi, case a ringhiera) e il colpo a svaligiare la "comare", che unisce tutti, forse già consapevoli dell'insuccesso di una impresa che usa sturalavandini, tronchesi, cric e una "scientifica" cinepresa. Un noir casareccio, ma lostesso coinvolgente, con momenti di suspense su di un lucernario che si accende all'improvviso.
Che volete di più da una commedia italiana? È molto più facile fare un film alla Antonioni, molto più facile farci sospirare (o addormentare) per le miserie di un intellettuale, che farci ridere dei nostri stessi vizi (anche se poi spesso si cade nell'autoindulgenza). Ci sono idee, ritmo, affiatamento, tutto funziona perfettamente dal primo all'ultimo fotogramma. Grande Monicelli, grandi attori, grandi sceneggiatori. Il confronto con i film italiani attuali è desolante.
Uno dei tanti capolavori di Monicelli, uno dei più grandi registi italiani che come pochi ha saputo rappresentare l'Italia del 900, con i suoi personaggi indimenticabili e con gli italici vizi e virtù. Parlare di commedia qui è forse riduttivo, visto che al di là di qualche gag c'è l'enorme lavoro del regista e del grandissimo cast nel tratteggiare le caratterizzazioni e i vari personaggi e soprattutto nel far respirare quella voglia di frivolezza che gli italiani cercavano sul finire degli anni 50 insieme ad un futuro certo. Unico e irripetibile.
MEMORABILE: La rissa in cui Gassman invincibile stende praticamente tutti salvo poi andare al tappeto per una borsetttata della donna.
Un film che imprime al cinema italiano una svolta epocale, impossibile non dargli il massimo dei voti. Quel netto contrasto tra la comicità dei personaggi, perfettamente intagliati nelle forme degli attori protagonisti e la drammaticità di una Roma povera e disgraziata ne fanno un vero capolavoro. A una colonna portante vanno attribuiti tutti i meriti e gli onori. Grazie Monicelli.
Bellissima commedia diretta da un grande Mario Monicelli e interpretata da un meraviglioso cast di attori (e una stupenda Claudia Cardinale). Il meccanismo del film è perfetto e alcune scene sono entrate nella storia del nostro cinema. Si ride e contestualmente si pensa a che bei film venissero girati in quegli anni.
Molto simpatico e divertente, ma mi è parso un po' troppo datato e inferiore al mito che lo circonda; forse perché nello stile è ancora troppo debitore al Neorealismo, genere che ho spesso faticato a masticare. Come spesso accade con Monicelli, le risate si accompagnano ad amare riflessioni sulla vita e le miserie umane (materiali o spirituali che siano). Eccezionali tutti i protagonisti, fra i quali spicca Totò, veramente una spanna al di sopra degli altri. Prima apparizione cinematografica per Elena Fabrizi, in un piccolo ma gustoso ruolo. Da vedere.
Caposaldo della commedia all’italiana grazie a notevoli componenti. Sceneggiatura che spazia dal faceto al sociale, al dramma, in una costruzione articolata. Regia puntuale che sfrutta le location della ricostruzione. Cast di livello dove specie i comprimari danno una corposità alla narrazione e ciliegina di Totò. Parte iniziale più da operetta e qualche cartello temporale inutile non inficiano una storia di disperazione dove la parte cialtrona predomina la scena in un’umanità disarmante.
Commedia all'italiana famosa e citata, che fa sorridere, ridere e commuovere. Trama semplice e ricca di trovate, bel b/n che mostra la nascita e crescita della periferia romana: è una storia dei senza storia del dopoguerra e del boom che stava cominciando, proposta da interpreti infallibili. Quasi senza accorgersene ci si trova a riflettere: parte dal basso, ma arriva in alto!
MEMORABILE: "Sono Michele! Dimenticai le chiavi!"; "... Si lavicchia!".
La regia di Monicelli regala un momento di cinema che va oltre il capolavoro, quando con movimenti di macchina elegantissimi mostra "il percorso" per raggiungere la cassaforte al piano superiore del banco dei pegni. Per il resto le scelte del cast rasentano la perfezione con comprimari che entrano nella leggenda (su tutti Pisacane). Peccato che il tessuto narrativo viva unicamente di battute sensazionali a discapito di una omogeneità qualitativa non sempre presente (Salvatori-Cardinale; Gassman-Gravina).
MEMORABILE: "La prudenza non è mai troppo, ricordate: la prudenzia non è mai troppo!"
Divertente commedia che ha fatto la storia del cinema italiano, con protagonisti i soliti ignoti, ovvero un gruppo di ladruncoli che spera di fare il colpo grosso. Nonostante gli anni la pellicola scorre bene, merito di una narrazione ben strutturata che non ammette pause di sorta e dell'aggiunta di situazioni secondarie (Carmelina, a esempio) che intrecciate alla preparazione del furto coinvolgono lo spettatore. La regia è lodevole sotto diversi aspetti, ma la punta di diamante è il cast (Gassman e Mastroianni eccezionali!). Gradevole!
MEMORABILE: Il "long take" del percorso da effettuarsi la sera della rapina; La proiezione delle riprese di Tiberio; La tentata rapina di Cosimo al Banco.
Senza dubbio è e rimarrà sempre il capolavoro di riferimento nel mondo della commedia all'italiana. Ricalca sapientemente e volutamente le gang story americane, molto in voga a quel tempo, ma con quell'ironia e divertissement tipiche di un maestro come Monicelli, sorretto da una sceneggiatura impareggiabile. Cast di primo piano con Gassman, Mastroianni e Salvatori in grande spolvero e una non meno efficace interpretazione di un Tiberio Murgia alle prime armi. Film che non può e non deve mancare nella videoteca di un cinefilo che si rispetti.
Pugile scalcinato, dopo aver carpito da un compagno in carcere il piano per una rapina, organizza un colpo "scientifico" con alcuni compari, anche loro ladruncoli di mezza tacca... Una delle punte di eccellenza della commedia all'italiana, con regia e sceneggiatura perfette, la cui fortuna è però legata soprattutto ad un cast in stato di grazia, in cui tutti, divi e caratteristi, riescono a rendere indimenticabili i rispettivi personaggi. Per Gassman, il film segna il passaggio dai ruoli drammatici da villain alla commedia, genere in cui darà il meglio di sé.
MEMORABILE: La lezione del professor Totò, maestro dello scasso; La discussione fra i due innamorati; La mangiata di pasta e ceci compensativa
Il capolavoro di Monicelli ed esempio irraggiungibile di commedia all'italiana: ogni singola scena e situazione comica nasconde un lato triste, drammatico; ogni personaggio trattato in modo apparentemente leggero, scanzonato nasconde un tratto malinconico, dolente o anche solo patetico. Basti pensare alla morte e al funerale di uno dei protagonisti: si vira immediatamente nel patetico e poi nell'ironico all'interno della stessa scena... Onore al regista, alla sceneggiatura impeccabile ma anche a un gruppo di attori semplicemente grandiosi.
MEMORABILE: "...Cerco uno che si chiama Mario" "Qui di Mario ce ne sono cento" "Si, ma questo è uno che ruba" "Sempre cento sono!".
Capolavoro assoluto della commedia italiana e del cinema in generale. Monicelli con questo gruppo di disperati, ognuno con una patologia diversa, è riuscito a creare il film perfetto; si ride e lo si fa nonostante il film abbia più di 55 anni; poi con un cast come questo cosa poteva uscirne se non un capolavoro? Descrivere film come questi non è facile, bisogna guardarli e basta, le parole sono superflue. La presenza di Totò poi ne aumenta ancora di più il valore. Da vedere e rivedere mille volte.
MEMORABILE: Ferribotte che dà del settentrionale a un pugliese.
Capolavoro della commedia italiana, risultato di un perfetto equilibrio come per una pietanza in cui ogni ingrediente - e parliamo di attori primedonne - riesce ad amalgamarsi senza stonature. La vicenda è divertente, di quel divertimento garbato e furbesco tipico dell’epoca con varie scene memorabili, tra le quali considero quella minestra mangiata all’atto dell’irruzione come emblematica dello spirito italiano.
MEMORABILE: La lezione di scasso; E’ tutto scientifico, tutto calcolato.
Spassosissimo, dal ritmo eccellente, si ride dall'inizo alla fine. Il cast è azzeccatissimo e ogni personaggio si ritaglia sapientemente il suo spazio sotto i riflettori. Ha lanciato un genere, ha cambiato i connotati della commedia all'italiana. Imitato e rifatto due volte negli Usa. Una tappa fondamentale della storia del cinema italiano.
MEMORABILE: "Sto cercando Mario!" "ce ne sono 100!" "ma questo ruba!" "sempre 100 sono"; "Carmela componiti"; La scoperta del muro errato.
Uno dei maggiori successi della commedia italiana che fu, ove Mario Monicelli dirige un cast in stato di grazia in cui spiccano Mastroianni e Gassman. La sceneggiatura è buona, ma passa quasi in secondo piano dinanzi alla bravura degli attori: ognuno è al posto giusto, tutti recitano al meglio e, come spesso accade nei film di Monicelli, ci viene consegnata una morale alquanto amara. C'è pure Totò a insegnare come aprire le casseforti. Qualche intoppo c'è, ma siamo dinanzi al grande cinema.
Freschissimo, dimostra gli anni che ha solo nei deserti urbani e nei volti che non sono più. Una sceneggiatura granitica nonostante il tema leggero, esaltata dalla recitazione di grandi attori che conferiscono ai loro personaggi accenti e movenze degne dei migliori film da loro interpretati, come questo. Monicelli riesce a rendere simpatico anche Mastroianni, cosa a mio avviso assai ardua. Totò, grande come sempre, personaggio fra i tanti. Pietra miliare nella storia del cinema, da vedere.
Uno dei film più belli del cinema nostrano, considerato il capostipite della commedia all'italiana. Monicelli ha saputo condurre allo stato di grazia alcuni fra i migliori attori del momento, imbrigliandoli in un copione originale e ben scritto in modo da evitare protagonismi (rischio non da poco, dato il cast). Personalmente ho trovato molto interessante l'alternarsi dei vari registri comici, che scandiscono i tempi di una visione piacevole e rilassata. Un capolavoro assoluto, di quelli che non si discutono.
Pietra miliare del cinema italiano e capolavoro di Monicelli che mescola la buffoneria con il tragico in uno scenario post-bellico italiano da cartolina. L'aiutano gli straordinari attori che sono complementari fra loro e fanno squadra senza rubarsi la scena: il gigionesco Gassman, il pacato Mastroianni, il geloso Murgia e l'affamato Pisacane. Piccola ma memorabile parte del grande Totò, la Cardinale è di una sensualità imbarazzante. Le ottime musiche sono del jazzista Piero Umiliani. Film da vedere una volta al giorno, contro la tristezza!
MEMORABILE: La scena della cassaforte; La pasta e ceci nel finale; "Cerco un certo Mario" "Qui ce ne so cento" "Sì, ma questo è uno che ruba" "Sempre cento so!"
Monicelli fonde felicemente registri comici e spunti neorealistici in una commedia corale senza stonature in cui prìncipi della risata, mostri sacri, solidi caratteristi nel ruolo della loro vita e giovani promesse mantenute del nostro cinema rendono indimenticabili i rispettivi personaggi (basti pensare a Dante Cruciani, Ferribotte e Capannelle). A tutt’oggi resta una delle più riuscite rappresentazioni dell’arte di arrangiarsi e di saper ridere dei propri guai.
MEMORABILE: Ferribotte al funerale: "Sono sempre i più meglio che se ne vanno". Cruciani: "È la vita, oggi a te domani a lui!"; La lezione di scasso; La pasta e ceci.
Monicelli ha la grande intuizione di affrontare argomenti drammatici con ironia e leggerezza apparente, discostandosi stilisticamente dal realismo classico. Il periodo storico è di transizione, non è ancora la Roma del boom economico e la possibilità del furto per il gruppo di sventurati è vista come unica speranza di redenzione. È un film corale che si approvvigiona della verve di un cast superlativo in cui i volti hanno la loro importanza. La sceneggiatura annovera scene e battute memorabili per le quali entra nell’olimpo del miglior cinema.
Sopravvalutato classicone nostrano, simpatico ma mai realmente spassoso, scorrevole ma mai realmente emozionante, di cui stento a cogliere il reale balzo rispetto alla commedia post-neorealista del decennio, se non una maggior consapevolezza (in odor di premeditazione) sul discreto fascino di quell'italianità fatta di accenti, piatti di pasta e tenera povertà. Che altro? Un cast che raduna il top del genere (ma il meglio è il veterano Pisacane), uno script più elaborato della media e una regia dinamica. Buono, ma non esageriamo.
Difficile trovare difetti in questo film: regia perfetta, interpretazioni di altissimo livello - su tutti Gassmann - e soprattutto uno script geniale, incasinatissimo, che oltre a vantare vari tentativi - falliti - di replicarlo (Crackers, Welcome to Collinwood) ha letteralmente fatto scuola ispirando molti altri registi (si veda la trilogia di Ocean’s eleven di Soderbergh ma anche Criminali da strapazzo di Allen). Insomma, un film imprescindibile per qualsiasi cinefilo. Finale leggendario.
A rivederlo ad anni di distanza, per l'ennesima volta, se ne coglie, al di là degli effettivi meriti, la vena un po' facile. Ma forse è solo un'impressione fallace: le numerose scene brillanti (di cui si sa già tutto), la simpatia degli attori, la forza popolare dei caratteri, assurti quasi a maschere di una nuova commedia dell'arte (Capannelle, Ferry Boat), rendono il film più una regione dell'anima italiana che un'opera da valutare criticamente. Grande interpretazione corale, con Totò a inanellare il meglio ("fu Cimin", "si lavicchia").
Poco si può dire della prima vera e propria "commedia all'italiana" senza scadere nell'ovvietà. Difficile non innamorarsi della regia e della storia raccontata, entrambe semplici ma efficacissime fino alla genialità. Cast strepitoso ricco di grandi nomi, anche se il mio preferito è forse Pisacane, vecchietto fragile ma pieno di gioia che è forse la più alta punta poetica del film: una rilettura del neorealismo che parte dalle sue rughe e sfocia nel suo sorriso.
MEMORABILE: "Si lavicchia!"; "Peppe, ma dove vai... dove vai? Peppe, ma ti fanno lavorare, sai!".
Caposaldo del cinema Italiano poiché coglie in pieno tutte le sfaccettature del nostro Paese, in cui una banda raffazzonata di ladruncoli pensa di poter fare il colpo del secolo dando vita a situazioni a dir poco esilaranti. La maestria con cui Monicelli dirige (l'attenzione non cala praticamente mai) e la vena istrionica degli attori principali, Gassman e Totò in particolare, nonché dei comprimari (fantastici Salvatori e Carotenuto) fanno il resto e consegnano il film alla memoria collettiva.
Regia maestra quella di Monicelli, che mescola sapientemente momenti esilaranti a scene dal retrogusto amaro (la vita fatta di rinunce e sacrifici della povera gente, costretta a volte ad azioni criminose per non morire di fame). Cast di ottimi caratteristi (cameo azzecato del grande Totò, Gassman simpaticissimo nelle vesti del pugile imbranato le cui spacconate hanno sempre esiti comici), musiche pertinenti, finale che non si dimentica. Caposcuola del genere caper movie.
MEMORABILE: La parete crolla e appare Capannelle in cucina intento a mangiare pasta e ceci.
Una scalcinata banda di ladruncoli tenta il grande colpo. Dopo tanto neorealismo comincia con "I soliti ignoti" la stagione della commedia all'italiana; è un film in cui Monicelli mescola abilmente la tragedia con la farsa, esasperando i tratti caratteriali dei personaggi e consegnadoli all'immortalità. Gassman balbuziente è memorabile, la Cardinale è sensuale e c'è un indimenticabile cameo del grande Totò. Musiche jazz di Piero Umiliani.
MEMORABILE: La scena della cassaforte sul terrazzo.
Commedia ben diretta da Monicelli, il quale mette in scena una sequela di personaggi accomunati dall'essere, fondamentalmente, degli emarginati, per l'appunto ignoti. Il cast è di livello eccelso e su tutti spicca Mastroianni, fotografo di dubbie capacità alle prese con un figlio neonato da mantenere. La fotografia è straordinaria, in particolar modo nelle sequenze notturne, ed è abile a isolare i protagonisti della vicenda, amplificandone l'esclusione dalla società comunemente intesa.
Il film che ha dato l’avvio alla stagione maggiore della commedia all’italiana. Un heist tutto da ridere ma anche capace di una sagace critica sociale. Gli eroi di Monicelli sono sottoproletari esclusi dal boom che stanno a metà tra i ragazzi di vita pasoliniani e i bulli bonari di Poveri ma belli e per la prima volta nel genere comico fa capolino la morte. Ritmo infallibile e battute memorabili. Ferribotte e Capannelle nell’Olimpo dei caratteristi che vanno oltre la semplice macchietta. L’epopea popolare di Monicelli inizia con un capolavoro.
MEMORABILE: La fame atavica di Capannelle; Cosimo investito dal tram; “Peppe, ma lì ti fanno lavorare”; La colonna sonora jazzata di Umiliani; La lezione di Totò.
Straordinario, pressoché perfetto per significati storici essendo una precisa fotografia di un'Italia che non c'è più, delle realtà nel tempo molto cambiate e per innegabili meriti artistici. Se la storia, nella sua semplicità, si dimostra magistralmente scritta e diretta, il punto più alto si manifesta nel cast e nelle relative interpretazioni: Gassmann, Mastroianni, sprazzi d'autore con Totò e la schiera di attori, comprimari e caratteristi, ognuno dei quali ai suoi massimi, nei punti più alti delle rispettive carriere. E fa tenerezza rivederlo...
Monicelli collauda le potenzialità di un nuovo genere spaziando tra farsa, dramma e parodia e dipingendo momenti di puro cinema che saranno icone/frammenti da incorniciare. Nella scrittura, attraverso leggere sfumature di recitazione e nell'uso degli spazi, confluiscono elementi del neorealismo (anche rosa), dell'avanspettacolo e del cinema noir. Se i nostri (anti)eroi non riescono a scardinare La Comare, questo capolavoro ha stravolto la forma e gli orizzonti della commedia; a cavallo di due decenni, 50 e 60, già di per loro irripetibili per quantità e risultati conquistati.
MEMORABILE: (Capannelle) "Conoscete un certo Mario?" (Bimbo) "Qui de' Mario ce ne so' cento" (Capannelle) "Ma questo è uno che ruba." (Bimbo) "Sempre cento so'".
Iconico sin dal titolo, il film di Monicelli è una specie di vetrina filmica che espone quanto di meglio il panorama attoriale italiano aveva da offrire: giganti immortali messi al servizio di uno script vivace e ben studiato, attento a distribuire i giusti tempi e spazi a ciascuno dei protagonisti. Le gag storiche si sprecano, fra spassosi quadretti regionalistici e altri più propriamente character-centered (l'eccellente pianificazione del colpo di Totò). Ne esce una commedia leggera quanto sagace, gentilmente satirica e popolarmente filosofeggiante. Impeccabile il crescendo finale.
MEMORABILE: Il filmato; Le "tre madri"; Le tecniche di apertura di una cassaforte; L'interminabile lite della coppia; Il buco nel muro; Il titolo sul giornale.
Grande classico della commedia all'italiana e una delle migliori del genere, grazie a una sceneggiatura semplicemente perfetta, un realismo efficace e ben realizzato e soprattutto un cast di giganti, in cui accanto a mostri sacri quali Gassman e Totò non sfigurano caratteristi del calibro del bravo Tiberio Murgia. La storia è nota, e tra le pieghe della sua comicità nasconde in realtà diversi momenti amari e una spruzzata di verismo letterario. Tutti i personaggi sono indimenticabili, ma l'eternamente affamato Capannelle è forse il migliore. Uno dei migliori film di Monicelli.
Cast di primissimo piano e azzeccato, storia ben strutturata, girata benissimo in una Roma marginale, che deve ancora riprendersi dai guasti della guerra, abitata da una popolazione alla ricerca di pane e, a volte, di lavoro, e accompagnata da una colonna sonora più che adatta al film. Considerato uno degli esempi più classici dei caper movie, mantiene intatta a settant’anni dalla sua uscita tutto la sua vitalità e carica ironica. Da vedere assolutamente, anche solo per le riprese in esterno di una Roma d’epoca.
Uno di quei casi in cui non serve conoscenza del cinema né si deve ricorrere alla fama del film per certificarne il suo intrinseco valore: "I soliti ignoti" è un capolavoro. Al netto di un cast stellare e la regia sopraffina di Monicelli (si pensi alle inquadrature che raccontano il tragitto del colpo), il film è una fucina inesauribile di soluzioni intelligenti e dialoghi che fanno della brillantezza e vivacità il proprio punto di forza. Commovente lo sguardo dolceamaro del regista verso quest'Italia che vive dell'occasione decisiva: riscatto fatidico (che non si compie).
MEMORABILE: "Uomo di lettera"; "Tutti orfani, eh? "; "Questa è gente del nord, è abruzzese"; "La prudenzia non è mai troppa"; "Beppe, ma lì ti fanno lavorare!".
Le esistenze malnate dei soliti ignoti, intesi come anonimi, ordinari, che millantano capacità superiori ma sono umanamente meschini nella loro pelosa moralità. Un cast perfettamente equilibrato in cui ognuno è mattatore senza ingarbugliare o sovrastare. Tutti i sapori dell’impasto possono essere infatti percepiti distintamente; ogni voce del coro è in grado di arricchire con le proprie sfumature personali testi di alto livello. Il ritmo è sornione ma costante, sempre pronto a offrire fresche virate ad articolare intrecci e rapporti umani. Nemmeno un fotogramma è andato perso.
MEMORABILE: La lezione di Cruciani; “La conosci questa?”; L'accento settentrionale di Peppe.
Tra le commedie italiane (ma con un valido ed evidente sottotesto sociale) d'eccellenza grazie a uno script ispirato e a una galleria di personaggi memorabili. Monicelli è padrone della situazione e conferisce il ritmo adeguato alla pellicola, Gassman titaneggia all'interno del cast stellare (citazione obbligatoria per Pisacane) in cui si nota anche l'esordio di una giovanissima Cardinale. Finale perfetto.
MEMORABILE: "Beppe, ma lì ti fanno lavorare!"; La lezione di scasso; Il filmino; La pasta e ceci.
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Nella scena in cui Capannelle (Pisacane) si reca al cinema dove lavora Mario (Salvatori) per raccomandarsi di avere cura della sorella nel caso succedesse qualcosa durante il colpo, vediamo alle sue spalle la locandina del film Kean, genio e sregolatezza (1957), in cui recita Vittorio Gassman, ovvero Peppe il pantera!
CuriositàXtron • 23/02/19 11:48 Servizio caffè - 2189 interventi
Poste Italiane ha emesso una maxicard (cartolina filatelica con relativo francobollo) in onore del film. Data di emissione: 6.09.2018.
DiscussioneZender • 25/02/19 15:13 Capo scrivano - 48278 interventi
Xtron, ma quante ne han fatte? Io credevo fosse una cosa di due o tre film, ma se questi ne han fatti decine fermiamoci qui direi.
DiscussioneXtron • 25/02/19 16:31 Servizio caffè - 2189 interventi
No no, hanno fatto solo quelle 3.
Ti ho chiamato solo perchè avevo visto che le altre 2 le avevi passate in curiosità e pensavo che questa ti era sfuggita.
DiscussioneZender • 25/02/19 16:57 Capo scrivano - 48278 interventi
Xtron ebbe a dire: No no, hanno fatto solo quelle 3.
Ti ho chiamato solo perchè avevo visto che le altre 2 le avevi passate in curiosità e pensavo che questa ti era sfuggita. Infatti hai fatto benissimo a chiamarmi, ogni tanto qualche post mi sfugge non so per quale motivo.
L'ideazione de I soliti ignoti nasce in chiave caricaturale. Come lo stesso Monicelli ammette, si voleva in principio parodiare un certo genere di film noir francese o di gangster statunitense, particolarmente in voga in quegli anni, ed apprezzato da un vasto pubblico italiano. Il soggetto si ispira al film drammatico francese Rififi di Jules Dassin del 1955, dove una banda di quattro criminali professionisti intraprende un colpo perfetto che si rivelerà fallimentare e come narra il regista, uno dei titoli provvisori era il parodistico Rifufu.
Sarebbe tuttavia erroneo ritenere I soliti ignoti limitarsi a mera parodia di altri titoli illustri in quanto lo stesso film si arricchisce di novità importanti e di contesti originali nel corso della sua produzione, in quanto era concezione del regista darvi una connotazione tragicomica.
HomevideoRocchiola • 12/03/20 08:29 Call center Davinotti - 1274 interventi
Il bluray di CG uscito sul finire del 2014 è a mio avviso eccezionale. Anche se sulla copertina non vi alcun riferimento a restauri o rimasterizzazioni il video presentato nel corretto formato di 1.37, appare perfettamente pulito e brillante capace di esaltare al massimo lo splendido bianco-nero di Gianni De Venanzo. L’audio è presentato in DTS-HD o in Dolby Digital ed in entrambi i casi è disponibile in 2.0 e 5.1. Tutte le tracce audio suonano bene con una lieve preferenza per il master audio HD 5.1 che presenta una buona potenza nei dialoghi risultando pulito e chiaro anche nella riproduzione delle belle musiche jazzate di Pietro Umiliani.