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Gabrius79: Alla sua seconda prova da regista, Massimiliano Bruno confeziona una commedia dai toni satirici e in parte di denuncia nei confronti delle storture della politica. Qui, nonostante qualche momento forse un po' prolisso, c'è spazio per ridere, in particolare con Michele Placido (in gran forma). Il resto del cast se la cava sufficientemente. Gustoso cameo per Paola Minaccioni.
Ramino: Nonostante i risibili rimandi alla serie di Don Camillo, i due protagonisti Franco e Ciccio sembrano in grande forma, come Banfi e co., in questa piccola commedia sessantottina. In maniera ironica si vogliono mettere alla berlina le idee rivoluzionarie e la contrapposizione conservatrice/progressista rappresentata dai due protagonisti. I buoni sentimenti vincono su tutto.
MEMORABILE: La partita di pallone tra le due parrocchie e la rivincita a calcio balilla.
Reeves: Modestissima produzione italo-jugoslava che racconta di come i pirati saraceni facciano scorrerie sulle coste dalmate a scapito dei veneziani. Abitualmente ingessato il buon Harrison, scene d'azione quasi tutte in notturna per mascherare la povertà di mezzi, dialoghi altamente improbabili ("Portate in salvo le donne": dove?). Da notare Walter Brandi, futuro Dracula italiano, in un ruolo positivo.
Reeves: Interessante digressione di Corbucci nel mondo del cinema in costume, con una truce storia (scritta con Luca Ronconi!) che coinvolge i Borgia, una compagnia circense, sordidi odi e amori disperati. Gli attori sembrano un po' spaesati ma la storia è talmente caratterizzata dalle tinte forti che il film si fa vedere ugualmente; testimonia un'epoca nella quale tutto era possibile, anche che Ronconi scrivesse per un film dichiaratamente popolare.
Buiomega71: Parodia del "gangster movie" invero poco riuscita. Base un certo talentaccio c'è l'ha, ma purtroppo la sua commedia è un mix poco riuscito tra Bellifreschi e macchiette parascorsesiane portate all'eccesso (il troppo stroppia). Gassman gigiona nel ruolo del boss, sprecatissima la Winters, Lola Pagnani di prorompente sensualità. Tra feste a suon di mambo e baci omo si arriva a un allucinato e violento finale (con tanto di ralenti e colpi in arrivo) che sbalordisce. Poi omaggio metacinematografico a I tre volti della paura e pessima chiusa in piscina. Sgangherato.
MEMORABILE: Tutto il pre finale con i protagonisti inseguiti in auto dai cinesi incazzosi e sventagliate di mitra; La Pagnani, burrosa, in autoreggenti.
Capannelle: Non è un'occasione sprecata perché è nato proprio male, oon interazioni strampalate e una sceneggiatura che punta in alto ma si sgretola regolarmente nonostante sia sempre lì a cercare il colpo ricattatorio, la frase ambiziosa, ma con scarso successo. Winslet, Pena e Norton relegati in ruoli infimi, Smith che affiora solo nel secondo tempo e la Knightley potabile. E' brutto assistere a tale spreco di attori ma anche vedere quanto facilmente i lacrima movie possano diventare delle parodie.
Rambo90: Sulla scia del Marchese del Grillo Corbucci propone questa divertente commedia che, seppure tra alti e bassi, si lascia guardare con piacevolezza, soprattutto grazie a uno straordinario Enrico Montesano, davvero in gran forma e all'altezza di ogni situazione. Regalano qualche sorriso anche i vecchi Gassman e Panelli (soprattutto nelle scene insieme) e la colonna sonora è piacevole. Buono.
Markus: Un agente pubblicitario in crisi di idee e di soldi troverà nuova linfa vitale grazie a Spugna, un eccentrico cane che fortuitamente dovrà adottare. Il simpatico Giorgio Tirabassi alla mercé di un tv-movie per famiglie dal fiato assai corto; tutto gira attorno a prevedibili situazioni da pochade di bassa lega solamente salvate dal fatto che in definitiva si tratta di un film rilassante. Dickinson diceva che "I cani sono migliori degli esseri umani perché sanno ma non dicono": è in definitiva questo il bonario messaggio del film di Giulio Base.
Daniela: Mite bracciante testa dura si trova coinvolto suo malgrado in una faida familiare che dura da oltre 150 anni. Spostando l'ambientazione dalla Sicilia alla Sardegna, Zampa tenta un'operazione analoga a quella brillantemente portata a termine da Germi pochi anni prima, cioèutilizzare le armi della commedia e dal sarcasmo per stigmatizzare una mentalità legata ad un concetto arcaico dell'onore, Il risultato è compromesso dall'imperfetta padronanza del registro grottesco che vira troppo sul macchiettistico: si tratta però di un film con alcuni spunti gustosi legati ai costumi locali.
Scopone: Commedia in salsa western molto mal riuscita. In alcuni punti le gag sono abbastanza demenziali, la storia non coinvolge quasi mai, mentre la colonna sonora di Ennio Morricone è decisamente priva di ispirazione. Tomas Milian nei panni di Provvidenza (una specie di Charlie Chaplin in versione western) è bravino, ma ha disegnato sicuramente ruoli migliori. In conclusione è un film pessimo, comunque c'è di peggio (Alberto De Martino un anno dopo girerà Ci risiamo, vero provvidenza?, ad esempio).
Anthonyvm: Non impeccabile, ma solido dramma biografico basato su una vicenda che, visti anche i vergognosi esiti del processo, meritava di essere raccontata (le lotte, giudiziarie e private, di una donna di colore a seguito del linciaggio del figlio). Dopo una prima parte di grande intensità emotiva, culminante nella terribile scena del riconoscimento del cadavere, la narrazione tende a farsi un po' discorsiva, forse nel tentativo di inasprire la già tangibile gravità - personale e umanitaria - della storia. Ottimo il comparto scenografico e più che rimarchevole la prova di Danielle Deadwyler.
MEMORABILE: L'atteggiamento "inopportuno" di Emmett con una donna bianca e le terrificanti conseguenze; Le lacrime della madre sulla bara di Emmett; Il verdetto.
Puppigallo: Action bim bum bam patatrac, con contorno di mazzate che ormai non fa più grande presa, visto che ce ne sono a bizzeffe (anche la sensibilità acquisita dal protagonista è un po' posticcia; meglio quando dà di matto). Certo, i vari scontri fanno mantenere vigile lo spettatore, ma in quasi tutti non c'è una particolare mano registica talentuosa; e sia un doppiaggio mediocre, che un personaggio che va oltre il clownesco (l'inseguitore dell'ex poliziotto e dell'evasa) contribuiscono a danneggiare la pellicola, resa vedibile, fino all'epilogo, solo dal ritmo.
MEMORABILE: Il macello assurdo in tribunale con aggiunta di due bombe a mano; Incatenati assieme, con lui, cieco e malmenato, che se avanza... (l'idea migliore).
Matalo!: Morto lo spaghetti western ecco l'ultimo rigor mortis; il western deficiente. Peggio del primo, questo Provvidenza di De Martino (che ha dalla sua solo una bella fotografia) raddoppia gli anacronismi, moltiplica i gadget del convoglio di Provvidenza, centuplica doppi sensi e gag che neanche un bambino di 1 anno troverebbe divertenti. Un minimo di decenza no? Milian è un bravissimo attore ma non si è mai negato a nulla, per la grana. Chi non conosce Carosello si astenga. Gli altri... pure!
Myvincent: Senza mai debordare nel mistico sentimentalismo, il film racconta, attraverso il cammino per la beatificazione di una donna "miracolosa", i tormenti esistenziali di un prete qualunque. Il clima è un po' freddo, ma la sincerità d'intenti è evidente e la prua non punta mai verso il vuoto sensazionalismo. Bella e matura interpretazione di Ed Harris.
Siska80: Donna in carriera organizza un matrimonio spettacolare per una coppia di amici e finisce per trovare anche lei l'amore. Festival del già visto (altrove e meglio) che oltre all'ambientazione originale (la Nuova Zelanda) e le location ammirevoli (il vigneto del protagonista in modo particolare) non ha nulla di interessante da offrire. A parte l'epilogo scontato che fa parte del gioco, ci fosse un solo colpo di scena, un qualche ostacolo apparentemente insormontabile a dare mordente alla vicenda! Niente da fare, si tratta di un film di un romanticismo spicciolo che non sa emozionare.
Saintgifts: Percorrere tremila chilometri controcorrente verso nord sul Missouri è l'impresa che cacciatori di lingua francese e inglese si prefiggono per poter avere le preziose pellicce dei Piedi neri. Fuori dagli inevitabili contrasti tra bianchi (legati al commercio e al profitto), rimane l'epicità dell'avventura che Hawks dirige da vero maestro coadiuvato da una fotografia che, oltre il grande cielo, esalta la natura attraversata dal grande fiume. Non solo avventura; i caratteri più che approfonditi sono delineati con concreta "semplicità".
Siska80: Jesse e l'orca Willy non si vedono da due anni, ma quando entrambi si ritrovano ad avere problemi coi rispettivi fratelli... Difficile bollare a prescindere un film che vede protagonisti animali e buoni sentimenti insieme: certo, lo spunto è pretestuoso, ma non si può non venire umanamente coinvolti da una storia di amicizia tanto tenera; tanto più se, come in questo caso, l'azione è frenetica (specie nella seconda parte). Che l'happy end collettivo arrivi con precisione cronometrica è risaputo e comunque non inficia sul giudizio complessivo, che è positivo. Non male il cast giovane.
Kinodrop: Due borgatari usciti di galera tentano di rialzare la testa con un colpo definitivo, ma la loro modesta personalità non li porta oltre vacui tentativi e delusioni attraverso gag e situazioni viste e riviste, con in più una deriva pseudo-filosofica sull'inevitabilità di un destino già scritto che appesantisce la narrazione. Tirabassi cerca di rinnovare il plot della commedia agrodolce moltiplicando situazioni senza che ne sia chiaro il fine, per non parlare della svolta miracolistica incongrua rispetto ai presupposti. Buono il cast, con Memphis "più credibile"; gradevoli i tre camei.
Deepred89: Passione, follia e tocchi vagamente pirandelliani per un film che ha tutte le carte in tavola per la rivalutazione e la tardiva elezione a cult movie: ambientazioni stupende, regia di ampio respiro, belle musiche, passaggi per l'epoca molto arditi (nudi integrali maschili e femminili, il tema dell'incesto trattato senza reticenze) e una splendida Mimsy Farmer alla prese con una sua tipica interpretazione all'insegna del "cute but psycho". La struttura a flashback e il disvelamento del volto del doppelgänger non convincono, ma il film resta potente e a suo modo unico.
Sebazara: Lasciando da parte il suo canonico stile, Leone fa un passo indietro, virando verso i flemmatici e pomposi western americani di stampo fordiano. Dal punto di vista registico è un capolavoro assoluto e il miglior western di Leone, che dimostra una tecnica registica magistrale come mai prima aveva mostrato. Ottimo anche il cast affidato ad attori strepitosi come Bronson e Fonda, che tengono in piedi un film ij cui la fluidità è piuttosto lenta. Ottima la colonna sonora di Morricone. Peccato per la scorrevolezza e per la durata poco giustificata.
Didda23: Per certi versi soprendente soprattutto per il tono delicato e garbato di talune situazioni, con De Luigi che dimostra pure una certa dimestichezza con il mezzo cinematografico. Non è certamente un'opera rivoluzionaria, ma in un momento storico nel quale vengono preferiti remake di cinematografie più o meno conosciute, il tentativo di scrivere qualcosa di "originale" va premiato. Nel cast colpisce la naturalezza di Angelo Duro ed è un piacere ritrovare Pippo Franco in un ruolo a lui congeniale. Seconda parte meno vivace della prima. Non male.
MEMORABILE: Il locale Vini e vinili; Le conquiste di Duro; La trasformazione di De Luigi.
Belfagor: Seguito di Stuart Little che vede il topolino protagonista incontrare un uccellino di nome Margalo, minacciata da un falcone. Questo sequel ha gli stessi pregi e difetti del capostipite, sebbene la storia sia più movimentata e gli effetti speciali siano migliorati. Adorabile Geena Davis nei panni della signora Little, divertente il pavido e sardonico gatto Fiocco Di Neve che stempera gli eccessi di zucchero. Ben realizzate le sequenze aeree.
Zio bacco: Classico film usa e getta, che con gli anni riempie le noiose programmazioni estive. Il cast è tecnicamente miserrimo, tolto un Jerry Calà in un inusuale ruolo da cornuto e una appena sufficiente Grimaldi (il che è eloquente). Qualcosina da salvare ci potrebbe essere, ma il giudizio cambia vertiginosamente alla vista di scene assurde (l'incontro di boxe, la vendetta delle cameriere) o di personaggi palesemente insulsi (la Marini, Oppini e il suo stuolo di damerine). Irritante la presenza delle starlette, fatte recitare ad hoc. Evitabilissimo.
Cangaceiro: Film alla camomilla cucito addosso a Swayze, adattissimo a questo ruolo lui che artisticamente è nato ballerino. Patrick fa bene quel (poco) che deve fare guadagnandosi la patente di sex-symbol. La storiella d'amore propinataci invece vale davvero poco ed i discorsi da idealista messi in bocca alla co-protagonista sono abbastanza penosi. Il vero fiore all'occhiello è la travolgente colonna sonora marchiata anni '60. Potabile.
Nando: La documentarista Fourest realizza questa pellicola di chiaro stampo femminista per evidenziare la lotta armata delle donne curde verso le vergognose azioni militari dell'Isis. Una pellicola che inizia in maniera forte e tiene sempre un discreto ritmo, salvo scadere talvolta nella retorica (il canto "Bella ciao"). La denuncia è indubbiamente valida ma lo sviluppo narrativo tende alla fiction con finale scontato. Importante aver evidenziato situazioni poco conosciute in Italia, ma la protagonista non ha il piglio della combattente.
Zio bacco: Mattatore di Oscar, è un film che non mi ha catturato. Fra i punti di forza ci sono l'ottima sceneggiatura, i costumi di grande effetto e la curatissima scenografia, di sicuro impatto visivo. Il cast altisonante però non rende come dovrebbe: bene le premiate Paltrow e Dench, ma Fiennes non è alla miglior prova, complice un ruolo che diverge non poco dalla realtà. Il film, infatti, segue una narrazione molto romanzata e improbabile, che ai miei occhi stride con l'epopea shakespeariana. Apprezzabile il tentativo, ma nel complesso sopravvalutato.
Enzus79: Tratto dal romanzo di Paul G. Tremblay: in un cottage nel bosco una famiglia è presa in ostaggio da quattro sconosciuti. Thriller con fattezze apocalittiche discretamente riuscito. La prima parte è quella migliore, con momenti di tensione alti. Poi le dinamiche diventano un po' contorte e spuntano molti interrogativi. Regia di M. Night Shyamalan piuttosto efficace.
Deepred89: La partenza è magica, quasi fiabesca: un'amicizia tra due bambini di diversa estrazione sociale sbocciata in mezzo alle Alpi. Poi i bambini crescono ma la magia resta intatta, con splendide ambientazioni e una scrittura sotto le righe ma emozionalmente vibrante che evita una dopo l'altra decine di trappole sparse, regalandoci psicologie verosimili e un interessante approccio filosofico, quasi leopardiano. Le musiche, unico elemento potenzialmente incongruo, finiscono per integrarsi perfettamente col resto, così come il cast, con un Borghi montanaro credibile oltre ogni aspettativa.
Capannelle: Buon lavoro di Amelio che manca solo nel proporre nella seconda parte la stessa freschezza e curiosità che avevano contraddistinto la prima. In parte ciò è dovuto al cambio di prospettiva, da una famiglia all'altra, ma rimane il filo conduttore degli umori di una Napoli particolare. Regia che può apparire asettica come la stanza di un ospedale ma in realtà brava a dirigere gli attori (ottimo il contributo delle figure femminili) e a raffigurare lo scontro di caratteri nelle loro ambiguità.
Jcvd: Il film che ha segnato, ahimè, il crollo di Jcvd a causa di un incasso non edificante. Peccato perché ancora una volta Van Damme ha saputo cimentarsi con un action nuovo stile, questa volta fortemente incentrato sulla commedia e con buone scenette divertenti. A dispetto della notevole dose di simpatia Tsui Hark confeziona comunque un buon prodotto e come sempre le scene d'azione non deluderanno. Bravo Schneider.
MEMORABILE: La canzone con cui entra in scena Jcvd.
Tarabas: Mezzo pallino per la simpatia dei protagonisti, Kline, Branagh e ovviamente "Big Willie" Smith, impegnati a dare verve a un fumettone retro-scifi piuttosto improbabile, non tanto nelle ovvie incongruenze temporali, ma proprio nello svolgimento. Troppe le convenzioni narrative da accettare, meglio apprezzare il lavoro estetico, notevole, e qualche scambio divertente tra i personaggi del film. Il resto è abbastanza noioso, il che per un film con tanta azione è un bel problema. Mediocre nonostante i mezzi in campo.
Nando: Pellicola sentimentale in cui sboccia l'amore tra un politico e un'avvenente cameriera. Le differenze sociali, il pericolo della stampa e l'invidia di altre spasimanti. Argomenti abbastanza risaputi realizzati con uno sviluppo narrativo scontato provvisto di un finale buonista. Protagonisti abbastanza monolitici; meglio i comprimari, che infondono un po' di verve.
Piero68: Per gli amanti del genere heist-movie non possono passare inosservati i rimandi a Heat di Mann. Eppure "Den of thieves" resta un ottimo noir in cui spesso i buoni si confondono con i cattivi e viceversa. Ed è forse questo il vero punto di forza, oltre ovviamente alla narrazione serrata e alle buone scene action. Cast di tutto rispetto in cui spicca ovviamente il Butler che ricorda i tempi migliori e che qui si diletta anche a produrre. Finale buono e inaspettato, Sicuramente da vedere.
Rebis: Triplicato il budget d'esordio, James DeMonaco scende in strada, inquadra lo scontro di classe come darwinismo sociale, esplicita l'allegoria politica risalendo le gerarchie del potere, rivelando la longa manus delle istituzioni; quindi, definiti i caratteri prototipici, si consacra all'azione implacabile. Nel marasma carpenteriano, tra impennate visionarie e cadute di stile, restano impressi gli scorci millenaristici e il look degli squadristi; ma nel complesso il concept di base non trova ancora uno sviluppo coeso: il ritmo è sostenuto, ma la tensione è persino inferiore al film precedente.
Cangaceiro: Sequel in tono minore di Rimini Rimini. A catalizzare l'attenzione ci pensa un'ottimo Maurizio Micheli perfetto nella parte dell'intellettualoide barese che con Pappalardo confeziona due o tre gag nel loro piccolo memorabili. Montagnani che colleziona cilecche (pure con la Ferilli!) fa solo tenerezza e il suo episodio è ravvivato dai "bastardi" Drovandi e Garinei. Tutto il resto è composto da noiosi riempitivi che si dimenticano ben presto. Passabile.
Reeves: Uno dei crimini più crudeli ed efferati compiuti dal governo dell'Arabia Saudita, quello che ha a libro paga politici di tanti stati. La crudeltà e il sadismo sono in questo caso esibizione muscolare di arroganza del potere e il documentario lo racconta con efficacia, sottolineando come tanti, probabilmente troppi governi abbiano voltato la testa dall'altra parte.
Tarabas: Lotta di classe al mercato rionale, virato arancione. Zoro prova a fare di un microcosmo di quartiere una storia esemplare, con troppe cose messe tutte insieme. Le piccole crisi, la grande crisi, la politica politicante e le questioni sociali, la gggioventù de sinistra e quella de destra. Pasolini e Spike Lee, Totti e Berlinguer. Gli immigrati e i locali. I tre vecchietti cinici al bar. Troppa roba. Il finale non aiuta, così come la durata. L'idea del docufilm dal vivo non è male, ma sarebbe servito un editor "ch'e palle quadre".
Nando: Dramma iper patinato in puro stile americano con situazioni esasperate poco credibili. Procace donna in difficoltà, marito ricco ma pazzoide e senatore invaghito: questo è il triangolo che anima la narrazione. La Moore mostra le sue grazie, probabilmente siliconate ma comunque notevoli, che rappresentano il succo del film, mentre Reynolds si rende ridicolo.
Hackett: Ron Shelton ha fatto della sua attività di regista una missione: portare sullo schermo ogni tipo di sport, anche il meno cinematografico. Sarà per questo che ha deciso (dopo il buon Bull Durham) l'estrema sfida buttandosi sul golf. A parte l'ambientazione curiosa trattasi di commedia abbastanza tiepidina che gira attorno a due glorie (Costner e Johnson) abbastanza in declino. Ci si annoia abbastanza, quasi quanto a vedere il golf in tv.
Almicione: Viaggio nella Chinatown di Manhattan, dove la malavita controlla le strade attraverso bande di gangster, racket di droga, prostitute e pizzi. L'agente Wallace è un abile bianco americano che viene affiancato all'altrettanto abile agente Chen, sul posto da anni ed esperto della zona. La trama verte su una serie di doppigiochi e coperture per smascherare i capi grossi e gli agenti corrotti, ma finisce per annoiare lo spettatore. Non male qualche sequenza, come l'irruzione nel covo delle prostitute, ma per il resto è un filmetto ordinario.
Siska80: Durante la Seconda Guerra Mondiale una scrittrice amareggiata ospita a malincuore uno ragazzino sfollato. L'argomento bellico serve da pretesto per la classica storia di contrasti generazionali che progressivamente si trasforma in un legame sincero: non che ciò pregiudichi in qualche modo la visione solo che, nel caso specifico, non giunge allo spettatore sufficiente pathos per elevare la pellicola al di sopra della mediocrità. Non male la ricostruzione dell'epoca (in relazione al budget), mentre la regia è di stampo televisivo e la coppia di protagonisti si dimostra poco incisiva.
Anthonyvm: Sottovalutato e divertente sexy-thriller depalmiano, trionfo di stile e citazionismo (anche autoreferenziale) come il fruitore abituale si aspetta, consciamente irrazionale e persino umoristico nella sua improbabilità (e la maestria con cui il regista trasforma un twist ending da insulti in un gioiello paranormale di incastri fatalisti merita da sola un inchino). Anche se non tutto funziona (Banderas è un po' fiacco), resta un'opera avvincente (proemio di pura suspense), sensuale (l'innaturale splendore di Romijn-Stamos), formalmente meticoloso (dal montaggio alla fotografia). Buono.
MEMORABILE: Il tentato furto al festival di Cannes; Il suicidio della sosia; L'incidente col camion; La danza di Romijn-Stamos; Sul ponte; L'ultimo quarto d'ora.
Pessoa: Lungimirante commedia "politica" di Fulci cui il tempo ha donato plausibilità. L'effetto satirico è molto efficace, tanto che all'epoca provocò risentimenti (e divertimento) nel gotha del partito di governo, preso pesantemente di mira da una sceneggiatura che non le manda a dire. Buona anche la regia, che forse eccede nei momenti onirici e grande prova del protagonista che sfodera talento puro, mentre fra i comprimari si fa notare Bandini, ottimo attore. Nel cast tecnico si apprezzano Bongusto, autore di una ost intelligente, e il lavoro di Giannetto De Rossi al trucco. Niente male!
MEMORABILE: Le trombe che squillano ogni volta che si nomina il deretano.
Magi94: Spezzoni presi da pellicole d'archivio uniti per costruire una piccola storia degli anni della contestazione in Italia. Nessuna spiegazione aggiuntiva, nessun commento di sottofondo, solo la scelta dei filmati e il loro montaggio come mezzo espressivo. Ne viene fuori l'ennesima visione steoretipata, superficiale, che nulla aggiunge all'immaginazione popolare sugli anni '70, spaziando dalle lotte operaie alle bombe, per finire con gli hippy. Si trovano pezzi interessanti: l'intervista ai genitori di Alasia e alcune interviste agli operai.
MEMORABILE: Il proiettore che si fa nero per permettere la discussione.
Fauno: Il regista aveva tutto per il capolavoro, specie la sublime ambientazione desertica, ma la sua ostinazione a voler sconvolgere fa uscire dai binari lui e la sua opera: se la Farmer e la Hayworth sono in gran spolvero nei rispettivi ruoli (sorella incestuosa la prima e madre inconsolabile in attesa del ritorno del figlio la seconda), ecco che la troppa drammaticità ricamataci sopra non ha come contraltare il "quantum" di narrativa necessaria e neppure il formidabile colpo di coda finale porterà il film a un discreto livello.
MEMORABILE: Il secondo incontro con Linda; La risata sarcastica della Farmer.
Cotola: Per nulla convenzionale ed agiografica, la pellicola di Martone è pervasa da un “revisionismo” positivo e salutare che fa piazza pulita di tanti luoghi comuni su uno dei periodi ormai sempre più controversi del nostro paese. Sobrio e asciutto, non lascia spazio alla retorica e all’enfasi, riuscendo comunque ad intrigare. Ottima ricostruzione, confezione più che professionale, ma a tratti ho avuto l’impressione che ci fosse un olezzo televisivo (produce anche la Rai). Inoltre non emoziona troppo, ma l’intento del regista, probabilmente, non era quello.
Herrkinski: Basato sulla storia di un personaggio significativo della Guerra Civile americana, risulta - oltre a un racconto storico - una riflessione sulla libertà, l'uguaglianza e i diritti civili senza distinzione di razze. Ottima la ricostruzione d'epoca e altamente suggestive le location tra le paludi del Mississippi; McConaughey è naturalmente una buona scelta in questo genere di ruoli southern, il film non rinuncia a momenti brutali anche grafici (notevole l'incipit) e ha l'unico difetto di un montaggio alternato, a continuare la storyline familiare 85 anni dopo, che spezza il narrato.
Caesars: Non granchè questo feuiletton tratto da Carolina Invernizio, che vede come cosceneggiatore Pupi Avati (e come secondo aiuto regista suo fratello Antonio). Quello che sorprende un poco rispetto ad altri prodotti analoghi è la forte componente horror (presumo dovuta proprio alla mano di Pupi). Eleonora Giorgi, giovane e diafana, non è molto convincente, mentre molto meglio di lei si comporta la sua "nemica" Martine Beswick. Tra gli altri attori meritano una citazione i grandi Massimo Girotti e, soprattutto, Valentina Cortese.
Homesick: Il nadir del western italico, in confronto al quale le pellicole di un Fidani o di un Mulargia sono quasi capolavori. Veramente e letteralmente brutto, con attori maldestri, regia vacante, dialoghi insulsi, ambientazione alpina vergognosamente spacciata per l'America... Inguardabile e irrecuperabile.
Paulystone: Grande produzione francese che si perde nel tentativo di imitare la grande produzione americana. Jean Reno in parte fa suo di mestiere un ruolo ritagliato su misura per lui. Purtroppo Chris Nahon non lo supporta come dovrebbe, diluendo un patrimonio artistico che avrebbe meritato ben altro autore. Si salvano le ottime scene d'azione e poco altro.
Renato: Molto divertente, uno dei film della coppia che preferisco in assoluto. La storia è semplice (i due preti di un paesino che si fronteggiano in quanto uno conservatore e l'altro progressista) e c'è solo una lunga divagazione su alcuni hippy da barzelletta a spezzare un po' il ritmo, per il resto tutto funziona egregiamente, compreso Lino Banfi in un ruolo di supporto. E poi c'è una giovane e bellissima Fenech a fare da tappezzeria (e che tappezzeria!); per gli appassionati di Franco e Ciccio rimane un film importante.
MEMORABILE: La rivalità tra la parrocchia di S.Antonio contro quella del Sacro Cuore di Gesù tramutata in sfida calcistica.
Ronax: Meno pantofolaio rispetto alla versione televisiva, il Maigret di Gino Cervi su grande schermo si concede una "full immersion" nel quartiere più peccaminoso della Ville Lumiere, fra droga e spogliarelli, allegre donnine ed efferati delitti, argomenti off limits per la castigatissima Rai degli anni '60. Aiutato dall'uso del colore e dalle autentiche location parigine, Landi traspone le pagine di Simenon con professionale pulizia ma incappa in una sceneggiatura che, soprattutto nella parte finale, arranca vistosamente perdendo più di un colpo.
Belfagor: Malriuscita parodia del genere gangster. Ci sarebbe la possibilità di ironizzare sulla visione stereotipata che hanno all'estero degli italiani, ma la sceneggiatura claudicante e una recitazione che non pone freni al gigioneggiamento sgonfiano ogni potenziale successo. Il risultato è chiaramente trash, crasso e farsescamente grottesco (non grottescamente farsesco). Tutti i protagonisti hanno fatto di meglio in altri film.