Arrivata al quarto capitolo un po’ in sordina, la serie ideata da Mick Garris ha un’improvvisa impennata in corrispondenza col il notevole episodio firmato dal nostro Argento, che si riallaccia a PHENOMENA riprendendone più di uno spunto. A cominciare dalle belle musiche del fido Claudio Simonetti (ex Goblin), che dopo un intro molto argentiano vicino al main theme ideato da Morricone per L’UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO, ripropone un sottofondo raffinato in puro stile Argento. Ma da PHENOMENA...Leggi tutto sembra uscire soprattutto la Jenifer del titolo, discendente ideale del mostriciattolo che animava il finale del classico interpretato (guarda caso) da Jennifer Connelly. Una maschera terribile, che resta e impressiona: una bocca deformata, occhi enormi e neri... Jenifer non parla. Viene salvata dal protagonista (Steven Weber, anche autore della sceneggiatura) mentre stava per essere massacrata da un ignoto individuo armato di scure. Frank se la porterà a casa, ma sua moglie un mostro simile non è proprio in grado di accettarlo. Tanto più che appena la lasciano sola si sbrana il gatto in una esplosione di improvvisa truculenza. Di sangue ne scorrerà parecchio, mentre Argento conferma di saper girare come pochi regalando immagini di fascino superiore a chi l’ha preceduto in scaletta. JENIFER colpisce, nella sua rozza semplicità, e la casa nel bosco in cui si rifugerà assieme a un Frank ormai succube sembra l’ennesimo omaggio a PHENOMENA e al suo straordinario incipit.
Argento ormai non è più il regista di un tempo, questo è assodato, però questo suo lavoro risulta più che vedibile (pur non essendo nulla di particolare). Il telefilm narra le gesta di una ragazza (la Jenifer del titolo, bellissima ma con il viso deforme), salvata da un poliziotto mentre un folle cerca di ucciderla. Inutile dire che da quel momento il protagonista entra in un incubo senza fine che lo porterà al più che prevedibile finale. Così così.
Nei momenti migliori è involontariamente ridicolo, in quelli peggiori non dice nulla. Sesso (patinatissimo) e violenza (monotona, sempre Jenifer che mangia le budella a qualcuno) in buona quantità. Ma mai qualcosa che renda il film un minimo interessante e che lo risollevi dalla totale inconsistenza e banalità. Mai che l'attrazione morbosa dell'uomo per Jenifer prenda consistenza sullo schermo; mai un momento di tensione, un'atmosfera inquietante. Noioso e prevedibilissimo.
Ormai Dario Argento viene per lo più inquisito se confeziona opere che non siano capolavori. Questo Jenifer è un horror inquietante a tratti scioccante nel miglior stile Argento, non si tira mai indietro nel mostrare e l'atmosfera che si respira durante la visione è malsana, recupera in parte i fasti del passato del regista romano. Un lavoro genuino che ottiene quello che vuole, da non sottovalutare!
A livello figurativo è un Argento molto spersonalizzato, che continua la strada ambigua già tracciata con Il Cartaio. Anzi, se non fosse indicato che è lui il regista parrebbe un Hooper qualunque. E questo fa un po' piangere il cuore, dal momento che anche un episodio come quello di Cohen prensenta un tratto fortemente distintivo. Tematicamente invece è sempre il nostro Dario e la storia rimanda direttamente a Phenomena. Ampio uso di inquadrature dall'alto e un'insolita presenza massicia di scene di sesso. Lo si perdona perché è un prodotto tv.
MEMORABILE: I titoli di testa (o meglio lo score di Simonetti) e l'ultima inquadratura delle mani, unici momenti in cui si nota la "mano" dell'Argento classico.
Purtoppo penso sia la scontatezza a farla da padrona. Tutto qui. Trama modesta, effetti speciali discutibili e tanto sesso/riempitivo per giunta patinato. Per non parlare di una sceneggiatura che, almeno in un paio di punti, è effettivamente troppo forzata... Non sono uno di quelli che pretende da Argento il capolavoro a tutti i costi, anzi... mi accontenterei di un po' più di rispetto per l'intelligenza dello spettatore.
“Scusate la faccia e i gusti culinari, ma il resto è di prima scelta”. Questo potrebbe essere lo spot per la protagonista. I conoscitori di Dario sanno anche che persino l'idea non è nuova (sesso a parte). Pur durando poco più di un’ora, sembra comunque tirato, ha dialoghi di rara mediocrità e un finale prevedibile. Tolto questo, per fortuna c’è anche del buono (il “rapporto” coi gatti, corpo batte faccia, sorpresina nel frigorifero). Troppo poco per uno come Argento.
MEMORABILE: Jenifer ha un debole per bambini e adolescenti (le piacciono tanto, ma proprio tanto)
Altra occasione sprecata. Storia banale con un epilogo intuibile fin dall’inizio, recitazione scadente, sceneggiatura imbarazzante e riciclata; quanto a tensione e paura, neanche l’ombra. La protagonista dovrebbe avere una faccia mostruosa, invece è ridicola e truccata in modo tale da sembrare un cartoon giapponese…Da dimenticare.
Una storiellina-ina-ina che a tirarla un'ora si fa fatica (meglio sarebbero 10 tavole su Lanciostory), una confezione così anonima che non si può neanche più definire televisiva (vista la qualità di certi prodotti Fox) e soprattutto l'ennesima delusione per chi abbocca ancora al richiamo del brand Argento. Se non altro - rispetto ai mediamente asessuati registi italiani - Dario cerca di buttarla sull'erotismo, che però non è mai stato il suo forte. Deprimente.
Nulla di eccezionale. L'atmosfera alla quale ci aveva abituato Argento è ormai scomparsa e si punta parecchio su sangue e sesso patinato. La storia non coinvolge e si chiude con un finale scontato e banalissimo; la mano del regista romano si nota solo in poche sequenze anche se in alcuni punti si respira un'aria piuttosto malsana; il protagonista Steven Weber è discreto ma gli altri attori sono piuttosto scarsi; poco entusiasmante il make up di Jenifer e discrete le scene di sangue. Inquietante la soundtrack.
Non è un capolavoro e neanche si avvicina alle sue opere migliori, però è diverso. In questa pellicola, Argento sembra uscito dalle sabbie mobili creative che lo costringevano a fare sempre lo stesso film; qui si torna all'orrore puro e ci sono dosi abbondanti di sesso e gore e, per essere un prodotto televisivo, non è male. Si lascia vedere senza mai stancare, grazie anche ad una buona prova degli attori (miracolo!), risultando, in definitiva, superiore alle ultime prove del maestro.
Se dopo aver visto La terza madre vi venisse il desiderio di andare da Argento con brutti pensieri per la testa, fermatevi e guardatevi prima "Jennifer"... vi riconcilierete. L'episodio del nostro 'master of horror' è uno dei più belli della serie e senza dubbio una delle cose migliori di Darione da dieci anni a questa parte. L'atmosfera è malsana, il gore abbondante ma mai gratuito e la storia è un interessante mix di mostruosità e sesso. Insomma... un più che dignitoso prodotto argentiano.
MEMORABILE: La fine che Jennifer fa fare al gatto e l'uomo nel frigorifero.
Arriverebbe appena alla sufficienza se fosse diretto da un esordiente americano; ma ragazzi, è diretto da Dario Argento e questo non può essere tollerato! Certo il sangue non manca, ma la storia fa acqua da tutte le parti e contiene un finale molto prevedibile. Assenti i brividi. Il periodo d'oro di Dario Argento è davvero finito. Peccato.
Questi Masters sono stati, per i più, un vero toccasana: Argento ne è uscito totalmente galvanizzato, con una capacità di controllo sui mezzi di realizzazione che, a memoria d'uomo, non si vedeva dai tempi di Phenomena. Per quanto ovvio il racconto, lapalissiano il finale e il make-up a vista un pò truce, c'è ironia e consapevolezza del limite oggettivo, vigore e coraggio nell'andare a fondo allo scabroso. La misoginia aleggia tutta sullo score di Simonetti che reimpasta Psyco di Bernard Herrmann. Pauroso, spavaldo, ma senza impennate visionarie megalomani e ridicole.
Da dove viene e perché è ridotta in quello stato, la mostruosa (ma anche affascinante, per via d'un fisico sensuale) Jenifer? Per fortuna nel mediometraggio queste risposte non vengono date. Questo permette ad Argento di concentrarsi sull'aspetto meramente tecnico e scenico del film. Non è, a dispetto di quel che ci si potrebbe attendere, il gore a farla da padrone, ma il malessere e la mètafora d'un amore sofferto, stile "Il Bello & la Bestia" (una volta tanto). Discreta la musica, buona la recitazione, come la direzione del regista romano in momentanea trasferta.
Brutto, decisamente al di sotto delle aspettative (anche se le aspettative si abbassano ogni anno di più), questo episodio di Argento risulta banale, scontato, a tratti involontariamente comico. L'idea di base è già trita di suo, ma il regista non fà molto per renderla appetibile. Una cosa positiva è la mancanza di Asia, ma francamente è un po' poco.
Sarà che Argento è da ormai 20 anni che non ne azzecca una, sarà che qui si è limitatato a fare quello che gli riesce meglio, ovvero il regista, sarà per la NON presenza della figliozza Asia, sarà che per una volta tanto gli attori di un suo film risultano credibili, ma devo dire che di Jenifer ho avuto una buona impressione. Siamo lontani dai fasti dei tempi d'oro però Darione ha confezionato un discreto mediometraggio che risulta uno dei migliori del M.O.H. Nella pellicola Argento punta come non mai sulla componente morboso-erotica. Promosso!
Un Dario Argento con accanto finalmente collaboratori degni di questo nome, ci regala una grande opera, come forse non se ne vedevano da Phenomena. La sceneggiatura è praticamente perfetta e nulla è lasciato al caso e l'idea di realizzare una donna dal volto sfigurato ma dal fisico perfetto è a dir poco geniale. Jenifer è infatti la metafora della donna distruttrice dell'uomo, tanto bella quanto pericolosa. Effetti speciali duri ma funzionali alla vicenda e un'ottima regia fanno il resto. Un grandissimo ritorno.
Film scontato e abbastanza brutto. Si fatica ad arrivare alla fine, nonostante duri solo un'oretta. Argento senza idee, costretto ad accentuare l'elemento erotico/morboso per fare scena. Jenifer non pensa, non ragiona, va d'istinto. Anche Argento non ragiona quasi più e dirige un horror di cui, francamente, si può benissimo fare a meno. Dove è finito il regista di capolavori come Suspiria, Profondo Rosso e L'Uccello dalle Piume di Cristallo? Sconsigliato.
Mediometraggio discutibile che attesta quanto Argento sia ormai a corto di idee e carente dal punto di vista creativo, lontano dai colori ipnotici di Profondo Rosso e dalla psichedelia di Inferno. Qui c'è soltanto una regia scialba, una sceneggiatura pietosa e un finale scontato, che chiude un carosello di efferatezze e una trama in cui non c'è assolutamente niente di originale né di salvabile. I dialoghi (se li vogliamo chiamare così) sembrano presi da uno spot pubblicitario. Indecente.
Episodio targato Argento di una famosa serie televisiva dedicata ai maestri dell’horror. Peccato che i risultati siano davvero poca cosa come in quasi tutte le pellicole degli ultimi tempi del regista romano. Anche qui non ci sono idee originali, la storia non coinvolge e non diverte. Per chi si accontenta.
Sfruttando un tema non certo innovativo, ma rovesciando le carte in tavola (il mostro qui è una donna), questo episodio della serie ideata da Mick Garris si segnala per la buona dose di sangue e per qualche scena erotica di troppo. Argento dirige correttamente, ma se non avessi letto il suo nome nei crediti avrei pensato che il regista fosse un americano qualsiasi, dato che del suo classico stile qui non c'è proprio nulla. L'atmosfera morbosa è ben resa e la vicenda si fa seguire fino al prevedibile epilogo. Non brutto, ma appena discreto.
Una lolita assassina seducente e al contempo orribilmente sfigurata è la protagonista di questo horror americano che vede alla regia un Argento in ottima forma. Interessante la storia e il contesto in cui è girato. Le inquadrature sono eccellenti, soprattutto quelle dalla visuale del gatto. Grandi effetti speciali, soprattutto il trucco dell'attrice protagonista.
Storia senza capo né coda, talmente esile da necessitare di ottanta inutili scene di sesso per coprire il minutaggio necessario. Si arriva in fondo, con tanta pazienza, senza aver alcuna risposta, senza alcun benchè minimo approfondimento. Il finale, poi, è la cosa più scontata e telefonata che si potesse concepire. Dario dirige con diligenza, senza alcuna invenzione visiva e senza mettere personalità. Rimane il discreto make-up e qualche scena gore. Troppo poco, insufficienza piena.
Culmine passionale per Jenifer, che si nutre di sesso e di carne, nell’apoteosi di questo connubio. Urlo animale nell’orgasmo e frenesia alimentare nei suoi pasti, i quali le consentono di sostenere la sua natura predatrice. Lei si fa compatire, si insinua nell’intimità e sfoga la sua ferocia. Imparagonabile con i maggiori lavori del Dario nazionale, ma riconducibile nello stile all’altrettanto tagliente Pelts. Personalmente non posso negare l’approvazione per questa proposta, esercitata con semplicità ma con indubbia capacità tecnica ed artistica. ***
Il risultato finale è alquanto controverso. La sceneggiatura di Steve Weber vorrebbe non scadere nel baracconesco e trova i suoi punti di forza nel fanatismo e nell'inquietante fiaba grottesca del personaggio femminile. Argento, buona volontà o meno, cerca di stuzzicare l'appetito dello spettatore senza prendersi troppo sul serio, chiedendo miracoli in continuazione, sia agli attori che agli effetti speciali da macello. La mano del regista romano esala un gran polverone di zolfo prima dell'atteso confronto con i fan per La terza madre.
Dopo 10 minuti già si capisce dove la sceneggiatura voglia andare a parare e il finale rende vana la possibilità di vedere qualcosa di originale tanto è scontanto e prevedibile. Certo il volto di Jenifer fa paura, il suo rapporto morboso col protagonista potrebbe essere interessante e il sangue c'è, ma la storia non coinvolge mai e lascia solo indignati per come Argento sia diventato un regista mediocre di serie B. Bravino Weber e buona la colonna sonora di Simonetti ma se cercate un horror buono non è qui che lo troverete.
Molto sesso, atmosfera malsana e disturbante, abbondante sangue e una storia che, tutto sommato, si rivela comunque valida: non male davvero, se si considera che è un episodio girato per la tv. Forse la regia, se non si considerano alcuni guizzi, appare piuttosto anonima, ma rimane ugualmente un buon prodotto. Bravo Weber nella parte del tormentato protagonista; Jenifer ha un corpo da urlo e convince, anche se la faccia, più che inquietante, appare un po' troppo grottesca.
Vale qui lo stesso discorso di Pelts: trovo che Argento si sia un po' rivitalizzato girando i mediometraggi dei masters of horror. Anche questo "Jenifer", pur non esaltando oltre misura, vede il regista romano tornare su binari narrativi e visivi più consoni alla sua fama e pur continuando a mostrarsi sottotono rispetto alle sue immense capacità, infila qualche scena forte e ben piazzata, in una storia morbosa al punto giusto.
Non demerita se messo al confronto con gli altri episodi della serie, ma se pesato in assoluto certo non esalta. La maggiore pecca, che mortifica in parte un'idea di base interessante, è l'approccio impersonale di Argento, che si ripeterà con maggiore evidenza in Pelts. Insomma, tranne qualche movimento di camera qua e là, il touch del regista non si nota e il compitino potrebbe averlo svolto chiunque.
Una delle migliori cose dell'Argento maturo, un episodio lucido e ben girato, storia di erotismo e della capacità del male di attrarre e consumare anche i più onesti. Supportato da una sceneggiatura non eccezionale ma intensa e sensata, è quel raro caso in cui Dario è riuscito a lavorare con attori semidecenti e i risultati si vedono. Buoni gli effetti speciali e piuttosto scioccante la scena tagliata, da vedere sul DVD.
Una ragazza orrendamente sfigurata viene salvata da un uomo e nasce una malsana passione fatta di erotismo sfrenato, purtroppo la giovane si ciba di interiora umane con grande voracità. Il maestro del brivido italiano si cimenta in questo mediometraggio con risultati altalenanti; buono il tratteggio dell'inquieta passione tra i due protagonisti, più carente lo scontato finale.
Arrivati al quarto episodio, quello di Argento si dimostra ad ora non il miglior horror, ma almeno l'episodio che si segue con maggiore fluidità ed interesse. Ripropone tanta tecnica e poca sostanza, il suo cinema che intrattiene bene pur con pochissime idee. La storia è un colabrodo con elementi poco approfonditi ed altri lasciati al caso, è un film ingenuo, ma lo sviluppo è interessante, il coinvolgimento c'è e negli horror è l'elemento essenziale. Argento lo sa bene e confeziona una storia che prende, con buone musiche e un buon ritmo.
Argento ritrova la sua visceralità e la sua vena macabra grazie al fumetto di Jones & Wrightson, si sbizzarisce in gore, splatter e sesso malato infilando le nenie infantili e i boschi oscuri delle sue fiabe nere. Sul piano formale meno argentiano di Istinto animale, ma scritto molto meglio. Fedele alle tavole fumettose e impreziosito dal terrifico make up di una Jenifer ferina, assetata di sesso e di sangue in egual misura. Argento fa l'americano (come in Trauma), smorza il suo delirio visivo per un narrato più classico, ma non rinuncia a notevoli picchi di ferocia.
MEMORABILE: Dentro il frigo; La bambina sviscerata e divorata da Jenifer (in astinenza alimentare) nel seminterrato; Il sesso selvaggio in macchina.
Risulta essere uno dei film migliori della serie. Una ragazza viene salvata all'ultimo secondo da un poliziotto che decide di occuparsi di lei, vista la sua deformità. Quello che si verrà a creare sarà un rapporto morboso. Il limite maggiore della pellicola è quello di non approfondire bene i personaggi e di lasciare alcune cose molto vaghe (possibile che nessuno cerchi la bembina?). La scusante che si può dare ad Argento è che si doveva fare un film che non superasse l'ora di durata. Buoni gli effetti speciali e le musiche.
Terribile (tra l’altro visto subito dopo L’uccello). L’idea (la vittima-carnefice che adora solo il suo salvatore) è scontata. La musica di Simonetti all’inizio copia se stessa, poi spudoratamente l'Hermann di Psycho (le sequenze in auto! maddai). Ignorata ogni parvenza di credibilità (il poliziotto va nel manicomio criminale e si porta via la paziente in tutta tranquillità) si punta sugli effetti, ma il sapore è quello del bigino argentiano (con viscere esposte in salsa Romero) con sesso in abbondanza. Banalmente misogino.
MEMORABILE: Jenifer incrocia la bambina vicina di casa (che ovviamente non si spaventa) e sbava come un cane davanti ad una costata.
Jenifer, elephant-girl, indecorosa creatura, indecorosa macchia nella decorosa villetta e nella decorosa vita dell'ingenuo poliziotto che le ha salvato la vita, ha un difetto: non fa praticamente mai paura. I suoi raptus di animalesca ferocia e animalesca lascivia esplodono a intervalli regolari, fino allo scontato finale "circolare": alcuni effetti vigorosamente "gore" (la bambina sventrata), e pezzi di bravura registica (le sequenze nel bosco) non salvano una pellicola con poco carattere e nessun calore.
MEMORABILE: La scoperta del circense nel frigo. Lo scambio di sguardi tra la bambina e Jenifer prima dell'assalto...
Senza dubbio l'Argento più pulsante, sanguigno (e sanguinario?) dai tempi di Trauma. La dimensione del mediometraggio e la "coercizione" della storia scritta da altri dan modo al Maestro Torinese di costruire con ritmo sferzante e cadenzato una discesa negli inferi della passione e della reciproca sottomissione degna d'un Fassbinder orrorifico. La zampata misogina e l'attrazione repulsione verso il sesso son sempre state tra le sue tematiche preferite e qui risaltano nella stessa dicotomia tra carne e volto di Jenifer. Non solo esercizio di stile.
Godibile mediometraggio questo Jenifer, firmato da un regista dalla carriera ormai altalenante (visti i suoi ultimi risultati): un poliziotto salva da morte certa una misteriosa ragazza dal fisico statuario ma dal volto mostruoso; mal gliene verrà per la sua vita, che verrà irrimediabilmente distrutta. Un Argento che sembra dare deboli segni di ripresa, buona prova di recitazione da parte dei due protagonisti e ottimo lo score di Simonetti. Fateci un pensierino.
MEMORABILE: Il primo incontro intimo tra Jenifer e il protagonista: scena abbastanza sgradevole eppure sensuale nella sua morbosità, grazie anche alla soundtrack.
Il bello e la bestia (ma con le unghie perfette) imperversano in una America boschiva, dove l'istinto assassino non può essere sanato in alcun modo. Caratterizzazione dei personaggi carente, sceneggiatura assurda in alcuni punti e la solita nenia infantile (qui assolutamente fuori luogo) hanno purtroppo il loro peso. Insomma, un Argento ossidato e persino noioso; siamo ormai alla frutta!
Filmaccio senza se e senza ma. Manca il tocco argentiano che aveva reso grande il regista e a essere maliziosi si riscontra qualche trovata registica tipicamente depalmiana e qualche ideuzza romeriana. Sceneggiatura vpessima, vuoi per la prevedibilità di certe scelte (compreso il finale iper telefonato) vuoi per l'inspiegabilità di certe azioni (e sono l'ultimo al mondo che cerca la verosimiglianza in un film). Da salvare qualche scena truculenta.
Malgrado non resti nulla dello stile personale che ha contribuito a rendere celebre Argento, la mano è di qualità e si vede, soprattutto sotto l’aspetto tecnico. La sceneggiatura invece non è sempre convincente perché troppe cose sono lasciate in sospeso e non vengono spiegate lasciando più di qualche perplessità. Nel complesso è sufficiente, grazie anche al buon comparto sanguinolento, ma non può ambire a troppo per qualche difetto in eccesso.
Jenifer ha un bel fisichino ma anche un viso che spaventerebbe It, eppure gli uomini non sanno resisterle e convivono con la sua fame. Un Argento che non è parente di quello che fu, nonostante il fido Simonetti, ma cge gira un episodio certamente più dignitoso e migliore degli ultimi obbrobri. La trama è perfettamente circolare, lo splatter di buona fattura e nonostante una fotografia, a mio giudizio, insufficiente non si resta delusi, alla fine. Vedibile.
MEMORABILE: Il pasto con la piccola vicina di casa.
Ben lontano dall'essere un horror coi fiocchi, questo episodio si contraddistingue per una vicenda macabra e inquietante (a partire dal volto di lei) che porta lo spettatore a immergersi in un vero e proprio incubi. Qualche scena buona c'è (l'inizio; Jenifer e la bambina), ma nel complesso non supera i due pallini a causa di una mediocrità generale del cast. Poca cosa, se si pensa a chi c'è dietro la macchina da presa...
Peggio del successivo suo episodio di Masters of Horror. Ciò che infastidisce non è la disfatta di trama, recitazione, sceneggiatura, ma il profumo insistente di sciacquatura per piatti televisiva; quasi a dire: questi bevono tutto, inutile sforzarci più di tanto. E pensare che Argento un'alternativa ce l'aveva: non girare questo episodio. Musiche di Simonetti? Tu quoque, Claudie...
L'assenza di dettagli sul conto di Jenifer incanala la trama sul versante drammatico della discesa verso il fondo del suo compagno di strada. L'inizio e la fine dell'episodio lasciano intendere il carattere seriale della vicenda. Anche i dialoghi risultano rarefatti, buona la colonna sonora. Bella la protagonista (a parte, naturalmente, il viso). Il difetto sta nella piattezza dello svolgimento, che non rende agevole la visione.
Segmento oscuro e allucinato dei Masters of horror diretto da un Argento in stato di grazia. Una storia macabra, piena di sesso e violenza, in contrasto con le dolci musiche di Claudio Simonetti. Un racconto del terrore ma anche una sorta di fiaba d'amore, un amore morboso, malato e mostruoso. Uno dei migliori episodi della serie ideata da Mick Garris.
La sindrome da crocerossina la rivediamo in un ribaltamento delle parti - qui è la donna il mostro, praticamente una sorta di Succubus - che permette di seguire la storia con una curiosità non indifferente. Il rovescio della medaglia si concretizza in un regista davvero sottotono (i tempi d'oro sono lontani), oltre a un'incapacità fisiologica di sviluppare l'interessante tema nel ridotto minutaggio che si prefissa ogni puntata. La storia persegue un prevedibile schema ciclico e si chiude senza colpo ferire. Occasione persa, probabilmente.
MEMORABILE: Le impennate gore, unici momenti in cui ci si ricorda che dietro la cinepresa ci sta un grande regista.
Dei sanguinolenti episodi firmati per la serie Masters of Horror, questo è qualche tacca sotto Istinto animale, sia per struttura narrativa (che qui è circolare e facilmente decrittabile dopo pochi minuti) che per coinvolgimento emotivo. A trovare un merito, attrae e disturba allo stesso tempo l'ambiguo legame tra deformità fisica della protagonista e istinto animale che la domina (nel sesso, nelle abitudini alimentari). Visione leggera, classica, da serata disimpegnata.
Mix letale (per i personaggi della vicenda ma anche per noi spettatori) tra la Lupa verghiana e un filmetto (sia per la breve durata che per la qualità) porno horror cannibalesco che mette alla berlina involontariamente gli istinti più bassi dell'essere umano: della serie "basta che respiri", un poliziotto perde la testa per una donna dall'algido corpo ma che è, nel senso più pieno del termine, un mostro. Nessuno spoiler, la trama sta tutta qui e il finale lo si intuisce dall'inizio. Floppone.
MEMORABILE: L'inquietante main theme di Simonetti.
Un inaspettato Dario Argento ritorna in America e realizza uno dei migliori episodi di una interessante serie Tv antologica. Dopo oltre un decennio di prove ben poco esaltanti il nostro Maestro dell'Orrore produce una storia inquietante e bizzarra che riesce a essere accattivante grazie a un'ottima regia nonché una dose non indifferente ma calibrata di violenza con un tono da favola nera affascinante, pur nella sua semplicità. Cosa ha portato Argento a ritornare in questa forma sorprendente: la breve durata? L'allontanarsi da stilemi rassicuranti? Mistero.
Che ci sia lo zampino di Argento dietro a questo episodio, lo si intuisce dalla colonna sonora (al solito impeccabile) e da qualche particolare disturbante qua e là, ma poco ci azzecca con i grandi lavori sfornati dal Maestro in passato. Vero è che si tratta di un prodotto televisivo, splatter e gore al punto giusto da diventare disturbante e inquietante. Purtroppo non coinvolge più di tanto per la trama, piuttosto scontata. Mediocre sì, ma con il suo perché.
La mano di Argento, seppur debole, è intuibile per via delle musiche che ricordano qualcosa, per il phenomenale volto di Jenifer e per qualche sprazzo d'autore (il volto riflesso nella mannaia). Il vero problema sta nella storia in sé, che "vanta" un protagonista davvero troppo stolto, anche considerato che sua moglie gli darebbe gli stessi piaceri e molti meno guai; uno "normale" avrebbe rispedito al manicomio quella ragazza già dopo il suo primo desinare. Servirsi di un uomo solo e reietto avrebbe giovato. Efferatezze di buon livello ma ripetitive, finale beffardo ma telefonato.
Jenifer possiede un gran bel corpo e una libido incontenibile, ma ha un visino che pare uscito dal più squallido dei freak-show e, molto peggio, una fame degna della più feroce delle fiere. Un "odd pet movie" in chiave horror-erotica, reminiscente di quella sregolatezza ludicamente macabra delle storie a marchio EC Comics. La logica narrativa sottostà alle regole della morbosità e della spettacolarità raccapricciante, anche a costo di ricorrere a schemi ben noti e a luoghi comuni. Con tutte le sue limitazioni, rimane comunque una delle migliori regie argentiane del nuovo millennio.
MEMORABILE: Jenifer dà un bacio alla francese alla padrona di casa; La mostruosa seduzione; Gli "incidenti" alimentari di Jenifer; Il telefonato finale circolare.
L'episodio, firmato Argento, parte benino sfruttando un'idea di base trita e ritrita ma sempre interessante. I primi venti minuti sono tutto sommato ben gestiti e Argento si dimostra abile a giocare con il vedo/non vedo di Jenifer tenendo lo spettatore con il fiato sospeso. Purtroppo da lì in poi il crollo verticale caratterizzato da una serie di sequenze ripetitive e un finale scontato e prevedibile. Discreto Weber, maluccio il make up, buono lo splatter. Considerate le potenzialità, una mezza delusione.
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Direttamente dalla prestigiosa collezione Lucius, la cover del dvd collector's edition a tiratura limitata, con oltre due ore di extra (con tanto di scene tagliate tra cui quella del pene sbranato (in erezione).
Quando l'hanno vista i produttori hanno concluso che non era mai stato realizzato niente di simile e hanno optato per la censura.Troppo forte.Si vede tutto...E' tremenda!!!
"Il casting è stato fatto come si usa per certi film oggi, negli ultimissimi tempi. E' stato fatto via Internet dagli Stati Uniti. A una certa ora mi collegavo via Internet e lì c'era il mio aiuto regista americano che in una sala mi presentava i vari attori mentre recitavano alcuni pezzi del film...
E' stato molto interessante, molto efficace.
In Jenifer e Pelts mi sono cimentato in un genere che ho poco frequentato nella mia carriera di regista: l'erotismo e anche un pò di pornografia. Devo dire che mi è piaciuto, mi ha interessato. Anzi mi sono pentito di non avere fatto fino adesso film con questo pizzico di stranezza in più."
Ho riletto (lo conosco a memoria) il bellissimo racconto a fumetti di Jenifer ( presente sul mensile di fumetti dell'orrore ZOMBI, n°8, novembre 1984) scritto da Bruce Jones e disegnato (magnificamente) da Bernie Wrightson (che apparve la prima volta, su Creepy, nel 1974)
Debbo dire che Argento (nel bene e nel male) ha fatto comunque un buon lavoro (non ne rimasi tanto impressionato quando lo vidi, perchè già sapevo a memoria il fumetto) che segue fedelmente le tavole di Wrightson, con poche varianti (nel fumetto Jenifer sviscera e divora un bambino, non una bambina), ma lo spirito malsano del fumetto viene ben reso dal regista di Inferno (che gioca anche sulla "fame" sessuale di Jenifer, accennata anche nel fumetto) e ottima l'idea di sottolineare la vicenda mostruosa con una nenia infantile alla Rosemary's Baby (composta da quel geniaccio del Simonetti)
Jenifer , insieme a Junior di Fred Carrillo, rimane uno dei racconti a fumetti più geniali e viscerali in assoluto
E con Pelts ritorno di fiamma (seppur effimera) dell'Argento che fù.
Le fattezza mostruose di Jenifer versione fumetto: