Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Ruber: Filmetto tv abbastanza sciapo e uguale a tanti altri; quindi con una sceneggiatura scritta alla velocità della luce e senza dare un minimo di carattere ai personaggi. Due sorelle di cui una finita in carcere per l'uccisione della madre anni prima, uscendo cercherà la verità. La poca tensione viene lasciata solo ad alcuni momenti che da soli non riescono a tenere su un thrillerino da due soldi, con attori da low budget che si muovono come manichini senza dare alcun spessore ai loro personaggi.
Noodles: È una commedia sexy, con i suoi volti, i suoi nudi e le sue battute di grana grossa. Ma rispetto alla maggioranza del cosiddetto filone pecoreccio, questo film ha qualcosa in più. Un intreccio interessante, migliori battute e una buona sceneggiatura che si permette anche un finale a sorpresa. Renzo Montagnani è come sempre il grande mattatore del film, con una prova eccellente che ce lo fa ancora una volta rimpiangere. Buona anche l'ambientazione. Per i detrattori del genere anche questo film varrà poco, ma guardandolo un valore ce l'ha.
Giùan: Canto del brutto anatroccolo del nostrano cinema dei sandaloni, Arrivano i titani è un film che gioca in piena consapevolezza con quelli che erano ormai diventati i cliché del genere. Giustamente inserito da Fofi in una piccola antologia del bizzarro cinematografico, irrorato (grazie allo script di De Concini) da una forte vena di (quello che poi si sarebbe chiamato) nonsense, risente degli anni soprattutto in fase di dinamismo registico, pur svolgendo bene il compitino Tessari. Va da sé che gli attori devon saper star al gioco: Gemma e Armendariz ok.
MEMORABILE: Il prosperoso seno della tipa dalla cui angolazione è ostentatamente ripresa la fuga di Gemma dalle guardie.
Puppigallo: Alla fine lascia in bocca un gusto dolce-amaro, come il cioccolato fondente e quindi decisamente buono. Bravo Peppino, che fa i salti mortali per trovare una casa e poi... Mentre Totò (qui suocero di De Filippo) è più una spalla. Gli dà manforte, ha dei momenti gustosi (i suoi commenti, lo scervellarsi per capire perchè quella casa non gli era nuova), ma lascia il campo a Peppino, che si dimostra abile attore, senza strafare. Un po' forzata l'interpretazione della moglie (Laura Adani) e eccessivamente scemo il figlio militare. Riempipellicola gli scambi giornalista-figlia.
MEMORABILE: Il truffatore, che dice alla donna; "Stai silenzio!". Totò, che scollando la carta da parati, vede il dipinto di una donna nuda e ha l'illuminazione.
Rambo90: Soddisfacente. Un thriller intrigante e coinvolgente al punto giusto, dal buon ritmo e con un paio di colpi di scena ben piazzati. Hugh Grant è in un ruolo per lui insolito ma se la cava bene, anche se Hackman in pochi minuti dimostra di essere molto più avvezzo e adatto al genere. Il dilemma etico medico è già stato mostrato in altri film simili, ma comunque qui è ben trattato e non troppo banalizzato. Buono.
Puppigallo: Più che un film è un delirio, con un bigfoot alto minimo sei metri!, palesemente schizofrenico, che cammina bipede, ma poi decide di essere un gorilla e cambia postura. In più, ogni volta che calpesta il terreno, sembra che esplodano delle bombe a mano; e c’è chi vuole proteggerlo anche dopo che ha staccato una trentina di teste a morsi. Non ce n’è uno normale; sono tutti dementi riuniti in una sola cittadina (un record). Ridicolo, con dialoghi penosi e effetti pietosi (il mostro fa movimenti assurdi). Così mal concepito che un’occhiata, magari…P.S. Turbigfoot corre come un treno.
MEMORABILE: Alice Cooper calciato via dal palco dal bigfoot, dopo che gli ha urlato "Fatti sotto!"; Il finale sul monte Rushmore in "stile" King Kong...
Squash: Il tema del film, cioè quello dell'uomo arrivato alla pensione dopo aver occupato un posto di comando, è stato trattato nel cinema sempre con difficoltà in quanto la gente non ama essere troppo rattristata al cinema, vedi il film Umberto D. Qui Totò cerca di addolcire il tema con la sua comicità e in parte ci riesce, tuttavia il Totò alto borghese piace di meno per cui dopo questo film dovrà ritornare alla sua macchietta con il frac e i lacci delle scarpe come cravattino a fare delle gag con Mina alla televisione e nella serie tv TuttoTotò.
MEMORABILE: "Mio figlio il bello dove sta? Eccolo qua, si sta pettinando!" (Totò critica il figlio che pensa a sistemarsi i capelli durante l'incendio della casa).
Anthonyvm: Decenni di sventure di una famiglia del Montana, fra guerre, quadrati amorosi e gangster. Sontuoso drammone all'americana, sorretto da un cast adeguato e affidato alle cure del competente Zwick. Il regista punta all'emozionalità e all'enfasi epica nella tradizione dei polpettoni romanzeschi, lasciando l'introspezione dei protagonisti a livelli per lo più bozzettistici, ma sa evitare gli eccessi stucchevoli e organizza i tempi narrativi con grande accortezza, riuscendo a salvaguardare l'interesse dello spettatore. Non il classico che cercava forse di diventare, ma più che gradevole.
MEMORABILE: Lo scontro di Pitt con l'orso; Il cuore del fratello morto in battaglia; L'agguato dei contrabbandieri; La catena di tragedia nella tranche finale.
B. Legnani: Scarso Totò & Peppino, che ha la cosa migliore all’inizio, quando si parodia Vincitori e Vinti, con Totò al posto di Burt Lancaster (divertente il meccanismo processuale, con le traduzioni). Poi il film si impantana in situazioni prolisse, coi due che passano da prigionieri americani a prigionieri sovietici, solo occasionalmente rischiarate da trovatine, come i furtarelli di Totò ai danni di Peppino. Tranquillamente evitabile.
Taxius: Richard Donner e Mel Gibson tornano insieme per l'ennesima volta in quello che è un film che ricorda molto la saga di Arma letale, con l'unica differenza che il nostro protagonista al posto del poliziotto fa il tassista complottista mezzo matto. Alla fine un film divertente, che proprio come Arma letale mescola l'action alla commedia. Mel Gibson nella parte del matto è sempre una garanzia, mentre a essere un po' un pesce fuori dall'acqua è la Roberts.
Ciavazzaro: Fumettone che non può competere con i racconti di Robert E. Howard. Schwarzwenegger in questo caso, come appare ovvio, è solamente adatto in virtù del suo fisico e non di certo per altro. Il, ritmo nonostante le scene, per me risulta abbastanza tedioso, dirò la verità. Poco coinvolgente.
Mco: I film di Nuti lasciano sempre un retrogusto triste, ed anche questo non se ne scosta. Crisi nera per Francesco che non riesce a far quadrare la sua vita fatta di tavoli verdi e famiglia-gineceo (la scena della sorella che mostra il seno all'attonito Nuti è cultissima). Amo l'attore, prima ancora che regista, amo la sua poetica e il suo modo lieve di trasporre le sue idee ma qui, pur essendo larghi di manica, non si riesce ad arrivare ad un ***, anzi direi si resta sul **, **!. La Ferilli (incredibile) non sfigura.
Daidae: Produzione televisiva, molto sintetica, sulla vita di Gesù. Rispetto ad altri film ha la particolarità di mostrare, come si capisce dal titolo, le vicende di Gesù in cui appare anche Maria (il miracolo alle nozze di Cana, la crocifissione). Rispetto ad altri lavori quali La passione di Cristo di Gibson o Jesus di Krish è ovviamente inferiore a livello stilistico, ma comunque ben realizzato.
Siska80: Un buon gruppetto di attrici sprecato per una vicenda squinternata che dai toni di commedia passa prima al drammatico e poi al giallo (che fine ha fatto la futura sposa?) senza mai sorprendere o emozionare. I dialoghi sono banali, mentre si tenta (con esiti disastrosi) di parlare dei problemi delle donne moderne (cattivi rapporti coi figli, avventure sessuali à gogo, traumi infantili, separazioni con brutta sorpresa annessa) incitandole a non arrendersi (a questo servono il cameo della Bertè e il colpo di scena finale, ambedue patetici).
MEMORABILE: "La vagina non ha età!" (Eleonora); Il giro per il centro estetico; Linda e Vanessa parlano dei propri traumi.
Pessoa: Donaldson ha il non trascurabile merito di aver ripreso un plot che aveva reso grande il cinema britannico di genere quasi una cinquantina di anni prima (poi largamente imitato da italiani e francesi). La storia, realmente accaduta, regola gli eventi con i giusti dosaggi di tensione e nel cast ci sono le facce giuste che si muovono con disinvoltura. La vicenda resta credibile fino alla fine e lancia più di un sasso nello stagno con una certa disinvoltura senza affievolire il ritmo, intenso al punto giusto. Una visione consigliata che garantisce comunque una bella serata di cinema.
MEMORABILE: Il walkie-talkie che cade; La "visita" dellapolizia al caveau durante la rapina.
Puppigallo: Archeologo (Seagal) ficca il naso dove non dovrebbe e si ritrova contro tutte le famiglie cinesi malavitose della Terra, che fanno capo a un unico vecchio leader. Ci va di mezzo la moglie dell'archeologo e, a quel punto, sono cacchi amari per i cinesi, perchè Seagal s'incazza. Se non è fantascienza, ci manca poco. Da solo, Seagal (il solito, inespressivo armadio a muro) compie la sua vendetta in giro per il mondo, tra sparatorie, botte, inseguimenti e un'accenno d'indagine buttata lì. Filmaccio.
MEMORABILE: Il combattente scimmia (piuttosto ridicolo). I tatuaggi sui polsi dei cattivi che, uniti, compongono una frase (buona idea).
Galbo: Dopo l'ottimo esordio diretto da Chris Nonan, per la seconda avventura del maialino Babe la regia passa al poliedrico George Miller (l'autore di Interceptor) che confeziona un sequel che seppure privo in parte della freschezza (legata alla novità del tema) del film originale risulta arguto e divertente grazie sopratutto alla caratterizzazione psicologica riuscita dei personaggi (umani ed animali) che danno vita ad un apologo morale senza cadere nello scontato. Ottime scenografia e fotografia.
Saintgifts: Il film è come la sua musica, patriottica e commovente, però ascoltare è una cosa visionare è un'altra. Tolte poche scene, il resto è una lezione di storia da scuola elementare, come quelle che ci faceva il mio bravo maestro che si infervorava nel descrivere le battaglie per liberare l'Italia e in cui il verbo più ricorrente era "sbaragliare". Garibaldi si sottrae alle effusioni del popolo dicendo che anche lui è un uomo come tanti che mangia e beve come tutti, però poi si muove e si atteggia come ci si immagina debba muoversi o atteggiarsi un eroe.
Modo: Jasmine, donna newyorkese, si trasferisce dalla sorella a San Francisco per rifarsi di una vita finita malissimo. Psicologicamente fragile, sotto ansiolitici e antidepressivi non riesce a venire a capo di nulla. Woody Allen descrive bene la nevrosi e l'impossibilita di riscatto della protagonista. Cate Blanchet recita meravigliosamente, bravi anche gli altri attori. Amaro, con un finale che lascia dubbiosi.
Pinhead80: Esordio alla regia per Pieraccioni che ci regala un'opera genuina e ruspante, cosa che nel futuro al regista toscano riuscirà meno. Ci sono già i personaggi classici della commedia pieraccioniana con le loro turbe sentimentali. Non mancano nemmeno le belle donne. Haber, una spanna sopra agli altri, rappresenta un personaggio di intensa drammaticità.
MEMORABILE: I protagonisti che si inventano uno stratagemma per non pagare il conto.
Ciavazzaro: Decisamente superiore ai precedenti, anche perché in questo caso Mason fa davvero l'avvocato del diavolo difendendo
un criminale incallito (mafioso) ma che non ha comunque ucciso la persona per cui lo accusano. Molto bravo Mason Adams. Da notare il finale triste.
Harden1980: Rimasta vedova, una proprietaria di ranch del ricco Texas deve afftontare pregiudizi, colpi bassi e un'imprenditrice rivale che non è quel che sembra. Parte come una commediola sentimentale qualsiasi per poi sfociare in una sequela di luoghi comuni sul self empowerment femminile davvero poco credibili. Qualche momento buono c'è, Sharon Stone in un personaggio ambiguo funziona e il messaggio antirazzista (ed ecologista/animalista) è apprezzabile ma, nel complesso, siamo dalle parti di una fiction a grosso budget.
Siska80: Il punto forte di questo anime sono i dialoghi ben scritti che spesso strappano un sorriso anche agli adulti; per il resto ci troviamo di fronte a un prodotto mediocre dal punto di vista digitale (movimenti dei musi poco realistici, zampe che compiono azioni umane nei primi piani fintissime), che non ha nulla di nuovo da raccontare (un cane e una gatta sconfiggono un pericoloso nemico che mina la pace tra i loro simili e fungono da Cupido tra i rispettivi padroni) e il cui lieto fine è scontato. Simpatico, ma niente di più.
MEMORABILE: Gli amici pelosi al pc; La pirateria online; "Ho visto la luce in fondo alla gabbia!" (cit. Spiderbird).
Tempeste a buon mercato con effetti speciali digitali di resa agghiacciante, compresi di fulmini che a vederli li diresti provenire direttamente dagli Anni Ottanta, quando i poveri mezzi di allora li facevano apparire dei malriusciti disegni animati. La colpa di tutto stavolta è di Giove e delle sue macchie rosse, improvvisamente scomparse preoccupando gli studiosi, mai presenti in scena perché il focus – vista l’estrema scarsità di attori a disposizione – va su un paio di famiglie caratterizzate da genitori che non si rendono conto di avere come figli dei...Leggi tutto veri genietti della fisica. Soprattutto Will (Dier), il cui padre, Jason (Sutcliffe), lo ritiene semplicemente un mentitore senza speranze. Lui e Megan (d’Oliveira), invece, pure lei con un padre (Pileggi) che la sottovaluta, hanno messo a punto un sistema per catturare gli esposoni o farne qualcosa che si collega direttamente alle tempeste elettriche devastanti che stanno distruggendo la costa Est degli Stati Uniti (New York e Boston in fiamme, a quanto si capisce da trasmissioni disturbatissime su una mini tv portatile, tanto per non spender soldi per mostrarle a tutto schermo).
Di tanto in tanto compare un ciclone ingiallito sullo sfondo che spara scariche mentre in giro i lampioni sfrigolano e l’elettronica impazzisce. Niente polizia, agenti governativi, scienziati o quel che sarebbe logico aspettarsi in questi casi: tutto si riconduce alle due famiglie coi loro figli genietti e a qualche loro amico destinato a finire infilzato dai fulmini in scene davvero ridicole. Ci sarebbe anche una coppia di giovani studiosi a dire il vero: via internet scoprono un video di Will sugli esposoni e sconvolti decidono di partire su un piccolo aereo (lui ha il brevetto di volo) per raggiungere il ragazzo prodigio e farsi spiegare bene a che conclusioni sia arrivato.
La trama insomma, dal punto di vista delle spiegazioni tecniche, si fa ogni minuto più fumosa e scientificamente inattendibile, quindi conviene concentrarsi sulle avventure dei nostri in fuga dalle scariche elettriche mortali che arrivano quando meno te l’aspetti distruggendo auto in quantità, radendo al suolo interi caseggiati, accompagnate da nuvoloni rossi e cielo da tregenda. Papà Jason è il meno ferrato, scolasticamente parlando, e ne combina di grosse, mentre sua moglie Andrea (Cairns) sembra un minimo più assennata.
Intanto l’aereo della coppia di studiosi precipita, guarda caso, proprio dove passa Jason con l’auto, il quale raccoglie la donna (Cerra) e se la porta dietro a farle conoscere i sopravvissuti, che stanno mettendo a punto un razzo (nientemeno!) pronto a partire dalla fattoria di Gunter nel momento in cui di lì passerà il ciclone elettrico. Ci vorrà un po’ di fortuna, vista la vastità dei luoghi in cui la minaccia potrebbe virare, ma ai nostri la fortuna non manca e sta' a vedere che proprio in zona quello arriva… Condito dal solito corredo di urla e fughe, di salvataggi all’ultimo secondo, il film di Sheldon Wilson (uno che di catastrofici e B-movie per il piccolo schermo ne ha girati un bel po’) si inserisce nel filone senza aver molto da offrire. Personaggi antipatici, sceneggiatura insulsa, degli effetti s’è detto… Cosa resta? Francamente poco o niente.Chiudi
Pigro: Il solito aspirante dominatore dell’universo cattura alieni geniali da sfruttare per le loro capacità: il classico plot si intreccia alle dinamiche tra il supereroe e il fratello poco super, con buon dosaggio dei vari spunti narrativi, così come con buon ritmo. tante gag, situazioni, ammiccamenti citazionisti arricchiscono il film, che tuttavia non riesce mai ad avere quella spinta in più che pure molti spunti avrebbero consentito. La pellicola è comunque discretamente godibile, soprattutto da una fascia d’età infantile.
Saintgifts: Patinato ed elegante, curato nella fotografia e nella colonna sonora. La storia però non è congegnata in modo da attrarre e coinvolgere e la noia fa spesso capolino. L'intreccio tra il poliziesco e il sentimentale è macchinoso e ridondante di particolari che distraggono e non aiutano. I protagonisti (giovani e belli, splendida la Pfeiffer), sembra svolgano un lavoro di routine, professionale ma distaccato, fino a renderli, in alcuni casi, poco credibili. Robert Towne, impegnato nella regia, non ha espresso il meglio nella sceneggiatura.
Gottardi: Omuncolo gaglioffo e strafottente, attratto solo dai soldi e bella vita, si ritrova senza documenti in un centro migranti ungherese e fugge. Aldo in solitaria funziona come il mitico trio? Lui sì, ma è servito da una storia prevedibile e una sceneggiatura poco brillante. Le risate, non molte in verità, sono affidate alla sua comicità mimica più che ai dialoghi o alle situazioni. Gli intenti sociali sono buttati lì secondo canoni d’ordinanza che a volte si impantanano nel politicamente corretto, per non dire nel buonismo manicheista da social media. Insomma si ride e si riflette poco.
MEMORABILE: Aldo che cerca di passare il confine italo-sloveno vestito da alpino.
Daniela: Dopo aver scoperto di essere affetto da tubercolosi, un pianista giocatore d'azzardo decide di ritirarsi in un paese dal clima migliore ma la sua fama di abile pistolero lo precede, senza contare i conti in sospeso con il passato... Aperto da un esplicito riferimento alla sfida all'Ok Corral, un western di routine ma di buona fattura come del resto quasi tutti quelli diretti da Sherman. Calhoun appare in parte, Laurie è molto graziosa per quanto poco credibile come ragazza da saloon principiante e tra i cattivi figura anche Van Cleef in uno dei tanti ruoli da ceffo preleonini.
Ruber: Filmetto tv abbastanza sciapo e uguale a tanti altri; quindi con una sceneggiatura scritta alla velocità della luce e senza dare un minimo di carattere ai personaggi. Due sorelle di cui una finita in carcere per l'uccisione della madre anni prima, uscendo cercherà la verità. La poca tensione viene lasciata solo ad alcuni momenti che da soli non riescono a tenere su un thrillerino da due soldi, con attori da low budget che si muovono come manichini senza dare alcun spessore ai loro personaggi.
Lupoprezzo: Henry Hathaway ci mette tutto il suo solido mestiere e dirige con competenza, aiutato da una bella fotografia che esalta gli splendidi paesaggi del Colorado. Il vecchio Duca, stanco e appesantito, fa quasi tenerezza, ma la sua grinta è ancora ammirabile e resta impresso nella mente quando a cavallo salta la staccionata (l'oscar però lo avrebbe meritato per altre interpretazioni). Buona anche la prova della giovane Kim Darby e di Dennis Hopper.
Capannelle: Howard e soci continuano a proporre trame intricate senza mordente né spessore. Questa volta l'attenzione è calamitata, oltre che dal professore tuttologo, dalla figura del Camerlengo/Mc Gregor, questo prima che anche lui si trasformi in un onnipotente doubleface come nella scena dell'elicottero: più penosa quella o Hanks che sradica le scaffalature in biblioteca? Favino fa quel che gli vien richiesto (poco), poi ci sono le icone care agli americani: Roma (by night), i carabinieri, gli abiti cardinalizi. L'evoluzione di pizza e mandolino.
Ryo: Una perdita di tempo: noioso, scadente (e non solo per i pessimi effetti speciali) e con una credibilità sotto lo zero. I personaggi fanno di tutto per mettersi in pericolo da soli, prendono le decisioni più stupide e rischiose. Per non parlare del protagonista, un colonnello militare che va in giro con giubbotto in pelle e Harley Davidson venendo meno alle proprie responsabilità per agire in maniera totalmente egoistica. E infine, nessuna spiegazione sul perchè queste metoere si siano accanite tutte su San Francisco (?). Disgustoso...
MEMORABILE: Tutto cade a pezzi? Ma sì... andiamo sul golden gate! Saliamo su un palazzo! Andiamo all'aria aperta a fare riprese Tv, corriamo in moto...
Lou: La solita commedia sentimentale, simpatica ma scontata nella trama e ricca di equivoci già ipersfruttati dal cinema americano. Protagonisti la Thurman, conduttrice radiofonica di consulenza sentimentale, Colin Firth promesso marito pedante e Dean Morgan affascinante pompiere. I punti di forza sono il ritmo brillante e la buona prova del cast, per il resto nulla che meriti di essere ricordato.
Lupoprezzo: Thriller di routine, che non aggiunge nulla alla carriera registica del buon Clint: storia piatta e prevedibile (nonostante gli inutili tentativi di depistaggio da parte del regista), personaggi anonimi e superficiali: Jeff Daniels sembra un pesce fuor d'acqua e annaspa tutto il tempo; Eastwood ed il suo cuore sono poco credibili (per non parlare della storiella d'amore che lo vede coinvolto). Mediocre.
Markus: Come ci ha abituati Vincenzo Salemme nelle sue ultime fatiche cinematografiche, il film è tratto da una sua omonima pièce. L'opera, ben recitata e soprattutto nella prima parte spassosa, si sviluppa attraverso un canovaccio forte di scene surreali e talvolta parodistiche. Le sceneggiatura è forte di dialoghi ed espressioni tipiche del cinema partenopeo classico. Tolgono un po' di fiato, nella seconda parte del film, alcune venature eccessivamente romantiche e passaggi ai fini della storia evitabilissimi.
Jena: In pratica un criptoremake di Trappola di cristallo, ovviamente in sedicesimo. Peccato che Kitamura, dopo i folgoranti esordi, sia ridotto a prodotti alimentari di zero originalità. Certo la Rose, ormai abbonata a questi ruoli, è una delle più toste donne guerriere in circolazione, certo Reno è sempre un signor attore,... Ma di donne che menano e massacrano gli stolidi cattivoni maschi son ormai piene le fosse e tutto è così scontato e stravisto che la noia fa capolino. Per chi si accontenta i corpo a corpo (di lotta) della Rose non sono male...
MEMORABILE: Il soffocamento di uno col sacchetto di plastica; Il finale col cattivone finito nell'elica del condizionatore.
Lovejoy: Divertente anche se leggermente discontinuo. Particolarmente azzeccata la parte centrale e finale della vicenda. Castellano & Pipolo regalano a Celentano un altro ruolo che gli si addice alla perfezione, regalando momenti di spassosa comicità (vedasi i duetti con il preside della scuola o lo scoppiettante finale in chiesa). Bravi anche gli altri, con menzione particolare per Bonagura e Murgia.
MEMORABILE: I duetti con il preside e l'apparizione di Tiberio Murgia.
Siska80: Nobita, Doraemon e i loro amici sono stavolta alle prese con le uova di due dinosauri da proteggere. Ennesimo capitolo che non delude le aspettative almeno per quanto concerne l'azione, la simpatia dei personaggi, il design e l'animazione di buon livello; la trama, al contrario, non offre spunti particolarmente originali utilizzando l'abusato escamotage del viaggio nel tempo al fine di risolvere lo spinoso problema. Happy end garantito, lunghezza un po' eccessiva; non trascendentale, ma comunque accettabile.
Mutaforme: Ero molto diffidente nei confronti di questo film, invece tutto sommato l'ho trovato accettabile e a tratti anche divertente. Nulla a che vedere con la magia del classico Disney, ma riesce a non annoiare genitori e figli. Discreta la Roberts nei panni della regina cattiva. Ottimi i nani, totalmente diversi (anche nei nomi) dai classici Pisolo, Mammolo ecc. ma veramente simpatici. Il finale è un po' troppo sdolcinato, ma è pur sempre una fiaba...
124c: Diego Abatantuono è un padre ricco che vuole dare una lezione ai suoi figli. Il fatto è che se i tre ragazzi sono pieni di soldi e viziati, Diego è un padre assente e quindi anche lui bisognoso di lezioni di vita. A una prima parte agile e vispa, grazie a un Abatantuono sarcastico e realistico, segue una seconda morale e meno riuscita, con i tre figli che trovano lavori quasi umilianti nella provincia pugliese. Film che funziona a tratti, che deve il suo interesse non solo a Diego Abatantuono ma anche a Antonio Catania e a Francesco Facchinetti.
Siska80: Il film ha il pregio di risvegliare le coscienze portando alla luce un tremendo caso di femminicidio avvenuto in Sicilia qualche anno fa, e lo fa avvalendosi di una coppia di protagonisti all'altezza della situazione (soprattutto l'appassionata e un po' malinconica Vanessa Incontrada). Per il resto, nulla di nuovo: immancabili i problemi di inserimento all'interno della nuova famiglia da parte dei piccoli orfani, le difficoltà economiche degli zii tutori, la lotta per avere giustizia. Merita comunque la visione.
MEMORABILE: I dipinti dei bimbi; L'apparizione della defunta sulla scia di "Dono d'amore" con la Bacall; Il canto corale in auto.
Motorship: Partendo dall'idea del deja vu stile Ricomincio da capo, questo film di fantascienza può basarsi su un ottimo ritmo e su una storia abbastanza gradevole. Personalmente ho trovato più interessante la prima parte rispetto alla seconda, in quanto poi c'è una prevalenza di ripetitività che conduce a un finale un po' deludente; comunque devo dire che il film resta sempre molto gradevole, anche perché ci sono molte scene interessanti. Abbastanza buona la prova di Tom Cruise, che si adatta al tipo di film; altrettanto bene se la cava Emily Blunt.
Puppigallo: Classico film cleenex (guarda e getta), realizzato però con discreta mano registica e un parco attorico non di secondo piano. Il risultato è una pellicola che si lascia vedere, con qua e là simpatici momenti, soprattutto grazie al direttore del carcere (per lui non succede mai niente di serio all’interno) e ai due col cervello in comune, che hanno bisogno di una motivazione morale per fare il colpo. Non male anche il braccioleso (ombroso e ermetico) e Craig, in una veste assai diversa. Un’occhiata la merita, nonostante la colonna sonora, in alcuni momenti, sia quasi stordente.
MEMORABILE: Le condizioni dettate dai detenuti; La guardia: “Direttore, potrebbero essere morti, o peggio”. E lui: “Mi spieghi, cosa c’è peggio di morti?.
Markus: Il matrimonio della sorella di una ragazza in carriera e con fidanzato snob la costringerà a tornare al paesello d'origine per la celebrazione. Lì rincontrerà un suo "ex". David Weaver è un veterano del genere: sa dove andare a parare per addolcire persino la più cinica delle donne, perché il film è chiaramente destinato a costoro (il confronto tra uomini, la scelta con chi far famiglia). Tutto risaputo e prevedibile e il sex appeal dei protagonisti è funzionale alla pratica. Tocca accontentarsi del trionfo dell'ovvietà.
Rigoletto: Tra i film bellici si impone come drammone ben costruito e bilanciato, eccessivo forse nella durata, ma la cui presa sullo spettatore è ferrea. L'ambientazione, già claustrofobica di suo, non lascia scampo e il nutrito gruppo di attori (fra i quali spicca ovviamente Prochnow) riesce a trasmettere tutta la pena per quell'immane follia chiamata guerra, orribile per qualunque schieramento, con cani ed eroi disseminati sia fra i vincitori che fra i vinti. Petersen trova il suo trampolino di lancio e lo sfrutta con bravura.
Il ferrini: Cupo e misterioso, come il suo protagonista, questo western si basa su una struttura decisamente classica ma lo fa con uno sguardo moderno e anche molto personale. La regia e la splendida fotografia offrono una confezione impeccabile e i luoghi hanno grande respiro. Il predicatore è un personaggio complesso e dove non arriva con la fede usa la mazza o la colt (bellissima la scena in cui salva la ragazzina dallo stupro). Infine scompare, così com'era giunto, quasi un angelo, a crederci. Non un capolavoro ma certamente interessante.
Ciavazzaro: Ecco un altro episodio nella media ma che ha qualche punto in più. Innanzitutto nel cast c'è qualche volto noto tipo Orbach o Thomas (il nero di Miami Vice), in più le scazzotate sono leggermente ridotte. Buone le musiche di Richard De Benedictis, almeno in questo caso non ripetitive.
Capannelle: Intrigante nel tour dentro la coppia e nelle sue necessità di maquillage morale verso la società. Elegante come mano dietro la mdp, incisivo in alcuni passaggi, meno in altri: la sceneggiatura non è proprio di ferro e l'ambiguità travalica alcuni confini logici togliendogli efficacia come thriller. E' ovvio che a Fincher non basta piazzare qualche battuta cinica o spruzzata di sangue ma nel complesso non riesce a essere all'altezza della sua fama. Lo stesso cast è discreto ma non eccelle, limitato da caratteri che alla lunga non ti conquistano.
MEMORABILE: "Trovare una vicina stupida e incinta".
Cotola: Secondo film in cui la Merkel torna a vestire i panni dell'investigatrice per risolvere un nuovo caso di omicidio, stavolta verificatosi in un cimitero. Svanito l'effetto sorpresa dell'opera prima, ci si diverte meno e ci si annoia anche un poco. Terribile poi l'infatuazione della protagonista per l'impresario di pompe funebri: si raggiungono alti livelli di trash, elemento che già serpeggiava nell'opera precedente. E anche tutto il resto segue la falsariga del primo film, compreso l'ispettore incapace, con un blando meccanismo giallo e un certo sbilanciamento verso la commedia.
Siska80: Una sera una giovane afgana bussa alla porta di un uomo chiedendo riparo: inizia così per entrambi un'avventura pericolosa. Nonostante lo spunto sia interessante in quanto attuale, la pellicola non decolla mai veramente: si guarda con interesse, certo, però manca la capacità di coinvolgere lo spettatore. I due interpreti principali se la cavano, le location sono accattivanti, l'azione è una componente fondamentale specie nella seconda parte, ma il finale non è di quelli che si ricordano. Peccato, avrebbe potuto essere realizzato meglio, anche tecnicamente (la fotografia è scadente).
Markus: Discreto film d'intrattenimento a tinte vagamente nostalgiche e dotato di una buona dose di action. Il valore aggiunto del film è senz'altro un Bruce Willis in piena forma e dannatamente simpatico, ma estenderei il complimento anche al resto del cast. Un gruppo d'ex agenti CIA (di quelli che lavorarono sporco nelle dittature sanguinarie del sud dell'America negli anni '70 e '80) si rincontrano per aiutare un amico. Vicenda alquanto standardizzata ma resa accettabile da una buona regia e da qualche simpatica trovata.
Ruber: Discreto film sull'epoca dell'ascesa al potere di Mussolini che cerca di raccontare il tutto visto da quattro donne con opinioni diverse. Godibile per tutta la sua durata, in diversi momenti della storia appassiona per il modo di raccontare un dramma senza mai lasciarsi andare alla stretta cronaca di quei tempi. Ottimi i dialoghi e direi abbastanza buona la parte della cantante Cher, che qui dimostra anche di avere buone doti teatrali oltre che vocali; ottime le musiche e la sceneggiatura del bravo Zeffirelli. Scenografie ottime.
Puppigallo: Uno di quei casi in cui il protagonista, senza magari essere un fenomeno di recitazione, si rivela comunque perfetto per la parte, riuscendo a recitare con la sola fisicità, con la faccia da ex pugile e gli occhi quasi spenti. Non c'è particolare originalità nella storia, ma durando il giusto per quello che ha da dire e, soprattutto, potendo contare su un parco attorico comunque piuttosto buono, riesce a convincere e a meritare la visione. Giusto il finale, in linea con la sporca storia.
MEMORABILE: Il suo lavoro; Appeso nudo come un quarto di bue sulla testa dei due protagonisti; L'incapacità di lui nel gestire il figlio con problemi neurologici.
Galbo: Sequel di una non memorabile commedia degli anni 80, diretta da Harold Ramis, ha per protagonista il figlio del personaggio originale alle prese con una vacanza familiare. Siamo più o meno sugli stessi livelli qualitativi; si tratta di una commedia leggera, con momenti comici riusciti, frutto di una discreta scrittura (il navigatore che parla in coreano è forse l’idea migliore, insieme alla parentesi nel ranch), laddove in altri il ritmo cala un po’. Protagonisti in parte. Simpatica ma non essenziale l’apparizione di Chase.
Achab50: Film condotto in maniera lineare, adatto per i giovanissimi che possono rendersi conto di quanto è successo nel secolo scorso senza essere investiti da scene per loro troppo impattanti. Le peregrinazioni della famiglia tedesca vengono viste attraverso gli occhi della bambina di nove anni. Gradevole (nonostante l'argomento), con spunti non banali, da mostrare ai propri figli o nipoti. Anche questa è storia.
Luluke: Friedkin si presta a un film quasi di propaganda, anche se poi la qualità della sua regia e l'interpretazione dei protagonisti riescono in qualche modo a farlo diventare godibile nel durante. Ma la storia del colonnello dei marines (Jackson) che fa affogare nel sangue una rivolta di piazza contro l'ambasciata USA in Yemen e del suo avvocato (Lee Jones) che convince se stesso e la giuria della bontà dei suoi ordini di ingaggio, non è accettabile. Così come lo sciovinista finale marziale. Impressiona in ogni caso pensare al fatto che è stato girato poco prima del 9/11.
Lupus73: Abatantuono medico 24h non troppo ortodosso nei comportamenti (tra cinismo e alcolismo) per caso incontra un rider, e dopo un problema alla schiena quella notte si fa sostituire da lui facendolo improvvisare dottore. Diverse gag divertenti, e sicuramente il tutto è favorito dalla sceneggiatura singolare che propone una situazione insolita. Abatantuono appesantito ma sempre con la battuta milanese fulminante, Matano simpatico; poi c'è il solito momento amaro/drammatico ormai quasi immancabile nelle moderne commedie all'italiana. Piacevole.
Giufox: Più un mix tra E.T. e Ghostbusters che una rilettura de l'esorcista in chiave parapsicologica. A posteriori non il cult che si credeva, ma neanche un horror da sottovalutare. Spielberg non firma, ma ci mette tanto del suo savoir-faire e il ritmo generale ringrazia. Hooper attento ai dettagli, ma non totalmente libero per portare il progetto a livello dei suoi coraggiosi progetti precedenti.
MEMORABILE: Carol Anne che scende le scale e va verso il televisore.
Il ferrini: Altro affascinante Prestigio di Nolan, che stavolta fa fluttuare i suoi personaggi (e noi spettatori) in un continuo alternarsi di realtà e sogno, quest'ultimo ottimamente rappresentato con raffinate tecniche registiche (set ruotanti di 360°) e un sapiente utilizzo di effetti speciali digitali. Fotografia di grande impatto, cast in buona forma e tante piccole perle sparse (il nome "Arianna" è un chiaro riferimento al labirinto del minotauro, le scale Penrose sono un omaggio a Escher). Un vero scrigno da vedere e rivedere.
Viccrowley: La storiella dello sfigato che nottetempo resta rinchiuso nel centro commerciale dove lavora e deve vedersela con due ladruncoli non è niente di che, la regia di Gordon è totalmente accessoria e il protagonista è tutto fuorché simpatico. Ma c'è un ma e si chiama Jennifer Connelly. Vederla mentre girovaga per il supermercato con una canottiera bianca di due taglie più piccola fa strabuzzare gli occhi. Bastano la sua sexy presenza e una particina per l'indimenticato John Candy a rendere questa commediola simpatica.
MEMORABILE: "Tu sei indolente? No, sono protestante".
Pigro: Viaggio in Polonia, intimo negli incontri familiari e civile nelle testimonianze su un Paese che respinge con crudeltà i migranti. Ecco il muro costruito nella foresta, green border che rimanda ad altri muri: quello del ghetto ebraico durante il nazismo e il confine ucraino da cui arrivano i profughi di guerra. Docufilm di intense emozioni, tutte filtrate dall’attrice alla sua prima prova registica, così personale e così coraggiosamente politica. Veri protagonisti sono gli attivisti: una rete di solidarietà descritta con fraterna simpatia. Brava!
Matalo!: Grandissimo film di Eastwood la cui linea classica di stile rende palpitanti e palpabili gli umori neri, la rabbia repressa, la sofferenza dei suoi personaggi che verranno riavvicinati in un cerchio che si credeva (e sperava) interrotto. Eccellenti interpretazioni dei protagonisti, narrazione fluida per una storia piena di scarti, suspense e imprevedibilità. La visione cupa e pessimista che vede il ritorno al male di Penn come vetta segna quest'opera come una delle più tragiche e fataliste del suo autore. Forse il suo film più bello.
Fabbiu: Non nego che qualche risata me la sono fatta e che qualche buona trovata a mio parere l'ho notata (il Gatorade, la marcia, il combattimento con l'asciugamano bagnato...); penso che 300 sia stato caricaturizzato con un gusto per la parodia insolito ma non per forza negativo, ma che la confusa e poco cordinata verve citazionistica l'abbia del tutto indebolito. Vada per certi film come Rocky, Spiderman, 007 etc, ma che senso ha fare caricature a film che sono già di loro demenziali, come Shrek o Ti presento i miei? Peccato davvero.
Daniela: In un futuro prossimo, la scarsità di cibo ha reso la fertile Indonesia una superpotenza in grado di risolvere il problema della fame nel mondo ma il partito al potere ha instaurato una feroce dittatura... Sono le premesse poco originali di un film che funziona almeno in parte nelle sequenze di azione grazie ad alcune trovate come il mantello dell'invisibilità ma risulta confuso nella trama e molto banale nei risvolti sentimental-familiari dell'eroe. Il doppiaggio piatto e straniato rende ancor più tosto arrivare fino in fondo senza sbadigliare.
MEMORABILE: In negativo: "Questa è tua figlia!" e lui non fa una piega.
Nando: Un film sulla guerra in Iraq pronto a denunciare le false armi chimiche di Saddam ed evidenziando il marcio arcinoto. Nonostante le buone intenzioni e delle adrenaliniche immagine in battaglia, la denuncia non è pungente e nemmeno documentaristica. Ci si limita a svolgere il compitino con un finale ambiguo.
Gold cult: Discreta commedia sexy a base di corna, si ricorda soprattutto per il titolo di culto, per i nudi full della Fenech e per un cast di supporto ricchissimo ma che non riesce a incidere appieno. Edwige fa l'Edwige, mentre Lionello è scatenato ma alla lunga ripetitivo. Confezione leggermente superiore alla media di genere, parentesi pecorecce e di grana grossa più limitate del solito, ma qualche caduta di stile non manca. Abbastanza simpatico, ma alla lunga il quadretto risulta vagamente trascinato per le lunghe. Qualche problema di equilibrio fotografico in alcune scene. Così così.
Soga: Un film straordinariamente curato e ben fatto in ogni aspetto, recitato ottimamente dal grande Toni Servillo e impreziosito da una colonna sonora gestita alla perfezione. La lentezza è parte integrante dell'opera, solo in alcuni momenti rischia di trasformarsi in eccessiva pesantezza (riscattata ad ogni modo dal magistrale finale).
Pinhead80: La commedia a mio avviso non riesce mai a trovare un giusto equilibrio tra divertimento e romanticismo, portando situazioni e battute a livelli di freddura. Il film è tutto sulle spalle della brava Anna Faris che però dà il meglio di sé quando il divertimento nella trama prevale sul resto. Un film dal basso profilo, da cestone del supermercato.
Saintgifts: Patinato ed elegante, curato nella fotografia e nella colonna sonora. La storia però non è congegnata in modo da attrarre e coinvolgere e la noia fa spesso capolino. L'intreccio tra il poliziesco e il sentimentale è macchinoso e ridondante di particolari che distraggono e non aiutano. I protagonisti (giovani e belli, splendida la Pfeiffer), sembra svolgano un lavoro di routine, professionale ma distaccato, fino a renderli, in alcuni casi, poco credibili. Robert Towne, impegnato nella regia, non ha espresso il meglio nella sceneggiatura.
Jandileida: Straniante thriller che si muove con una certa austerità nelle paludi lynchiane del non detto, del sogno e dell'immaginario. Le linee dell'operazione di polizia costruita per incastrare un killer sono nebulose e nebbiose, lo stesso presunto colpevole appare in balia di se stesso e degli eventi, il poliziotto infiltrato viene trascinato nel gorgo fino a quasi diventare un suo doppio. A costruire quest'atmosfera alienante aiutano anche le desolate e immense ambientazioni australiane. Fondamentali le grandi prove di Edgerton e Harris.
Lythops: Il titolo ("Il clan dei...") richiama alla mente il quasi capolavoro di Verneuil, ma qui non c'è traccia né del pathos, né dell'autorevolezza di quegli interpreti: ci troviamo di fronte a un film fatto male, banale e per di più mal recitato, dalla Cardinale in primis che non fa altro che bamboleggiare dall'inizio alla fine. Buone le location (l'unica cosa che si salva) mentre Bebel, schiavo del suo personaggio, fa quel che può mentre gli altri sono solo maschere. Delinquenza poco credibile e sceneggiatura di una banalità sconcertante. Sconsigliabile.
Puppigallo: L'interpretazione della Aniston avrebbe meritato un sceneggiatura migliore, che oltre a far provare pena per la protagonista riuscisse a plasmare un personaggio più interessante e complesso, che andasse al di là della sofferenza psicofisica, delle allucinazioni e dell'atteggiamento scostante. Anche l'unico essere umano (naturalmente traumatizzato) con cui riesce più o meno a relazionarsi non è niente di che, con l'aggravante di un'interpretazione che non lascerà certo il segno. Vedibile ma senza incidere.
MEMORABILE: Il discorso alla domestica, che secondo la protagonista fa entrare tutti in casa; La "pace" con vodka.
Ultimo: Buon documentario ove vengono ripercorsi i momenti salienti di uno dei più grandi calciatori italiani. Totti stesso racconta momenti importanti dell'infanzia, della carriera sportiva e del privato. Nulla è lasciato al caso e tutto viene trattato con estrema cura, in modo che la pellicola possa piacere anche a chi non segue il calcio. L'ultima parte è la migliore e a tratti risulta commovente. Da brividi le immagini che ripercorrono la scalata trionfale ai mondiali 2006.
Digital: Thriller contaminato con l’erotico girato alla bell'e meglio da uno stanco Mattei che qui, come in altre occasioni, si firma sotto pseudonimo. La trama è particolarmente contorta mentre gli attori non sembrano proprio dei fenomeni (mentre le attrici sono quantomeno esteticamente notevoli). Il film non ha alcuna freccia al proprio arco ed è come fosse girato alla buona la prima. Lo si può vedere tranquillamente, non è poi così pessimo (certe inquadrature sono ricercate), chiaramente non ci si deve aspettare alcunché. Mezzo pallino in più per la bella soundtrack.
Fedeerra: Jasmine è ormai nella trappola del monotono, come la vita di un alcolizzato dipendente dai barbiturici, afflitta da una vita monomaniaca che gira come una giostra attorno ad un unico sogno, quello di ritrovare la vecchia, lussuosa strada perduta. La regia di Allen sta tutta nella scrittura; a trainare il film è Cate Blanchett, borghese anti eroina tragica e logorata, decadente e sublime come solo le grandi attrici sanno essere. Un piccolo, splendido film.
Rambo90: Commedia briosa, che parte da uno spunto abbastanza felice per tenere lo spettatore incuriosito lungo tutta la durata, seppur già sapendo dove si andrà a parare. La Rogers funziona benissimo nella parte e ha una bella vis comica, mentre Niven le fa da spalla egregiamente. Qualche momento un po' statico nella parte centrale, in cui prevale la componente romantica, ma tutto sommato non male.
B. Legnani: Ci si accosta con reverenza a un film di mito mondiale, in cui tutto fila alla perfezione. Risulta difficile parlarne. Meglio limitarsi, allora, a sottolineare la straordinaria prova degli interpreti, con un Maggiorani più vero del vero e con uno Staiola che non si scorda mai. Ma tutti, proprio tutti, sono perfetti. L'indimenticabile finale, visto e rivisto, è irresistibile e, come accade per quello di Luci della città, è inutile cercare di porre un freno alla commozione.
MEMORABILE: L'impiegato del Monte che si arrampica per metri e metri, in mezzo alla "roba" impegnata.
Di tanto in tanto compare un ciclone ingiallito sullo sfondo che spara scariche mentre in giro i lampioni sfrigolano e l’elettronica impazzisce. Niente polizia, agenti governativi, scienziati o quel che sarebbe logico aspettarsi in questi casi: tutto si riconduce alle due famiglie coi loro figli genietti e a qualche loro amico destinato a finire infilzato dai fulmini in scene davvero ridicole. Ci sarebbe anche una coppia di giovani studiosi a dire il vero: via internet scoprono un video di Will sugli esposoni e sconvolti decidono di partire su un piccolo aereo (lui ha il brevetto di volo) per raggiungere il ragazzo prodigio e farsi spiegare bene a che conclusioni sia arrivato.
La trama insomma, dal punto di vista delle spiegazioni tecniche, si fa ogni minuto più fumosa e scientificamente inattendibile, quindi conviene concentrarsi sulle avventure dei nostri in fuga dalle scariche elettriche mortali che arrivano quando meno te l’aspetti distruggendo auto in quantità, radendo al suolo interi caseggiati, accompagnate da nuvoloni rossi e cielo da tregenda. Papà Jason è il meno ferrato, scolasticamente parlando, e ne combina di grosse, mentre sua moglie Andrea (Cairns) sembra un minimo più assennata.
Intanto l’aereo della coppia di studiosi precipita, guarda caso, proprio dove passa Jason con l’auto, il quale raccoglie la donna (Cerra) e se la porta dietro a farle conoscere i sopravvissuti, che stanno mettendo a punto un razzo (nientemeno!) pronto a partire dalla fattoria di Gunter nel momento in cui di lì passerà il ciclone elettrico. Ci vorrà un po’ di fortuna, vista la vastità dei luoghi in cui la minaccia potrebbe virare, ma ai nostri la fortuna non manca e sta' a vedere che proprio in zona quello arriva… Condito dal solito corredo di urla e fughe, di salvataggi all’ultimo secondo, il film di Sheldon Wilson (uno che di catastrofici e B-movie per il piccolo schermo ne ha girati un bel po’) si inserisce nel filone senza aver molto da offrire. Personaggi antipatici, sceneggiatura insulsa, degli effetti s’è detto… Cosa resta? Francamente poco o niente. Chiudi