Charlot, vagabondo senza un soldo in tasca, aiuta una povera fioraia cieca col supporto di un suo "amico" milionario. In sintesi, ecco la trama di uno splendido film... La satira sociale qui è particolarmente evidente (il milionario riconosce Charlot come amico solo quando è ubriaco), alcune gag sono tra le migliori di Chaplin, ma forse a rimanere impressa è la tenera storia d'amore tra il vagabondo e la fioraia, che culmina con un finale tra i più commoventi dell'intera opera chapliniana.
MEMORABILE: La scena sul ring, con Charlot pugile suonato.
La melensaggine chapliniana raggiunge qui vette ricattatorie inusitate, e il cocktail pietista-finto buonista con accompagnamento di archi mielosi è micidiale. Quindi? Quindi è un capolavoro, perché pur celando zanne affilate (che si manifestavano nel privato), Chaplin aveva un tocco magico per fare di questa paccottiglia arte - e il tema musicale è indimenticabile. Un ricatto cui si cede volentieri. Forse il miglior Charlot?
Capolavoro. Credo sia superfluo parlarne. Mi limito a dire che rimango sempre stupìto della sapiente miscela fra elementi di struggente poesia abbinati a spunti umoristici e di come lo straordinario finale, benché io lo conosca a memoria, mi commuova in maniera irresistibile, senza neppure che mi venga la tentazione di usare qualunque sitema per evitare le lacrime. Jean Harlow (n.c.) è la guardarobiera del ristorante!
MEMORABILE: Il finale, assolutamente irresistibile.
Ottimo. Dopo un'entrata in scena memorabile, l'attore/regista si muove tra momenti di comicità e altri da dramma. Mentre la prima componente, troppo basata su delle comiche tipiche del cinema muto, riesce solo a tratti (come nella memorabile scena del fischietto inghiottito), l'altra funziona alla perfezione. Le varie disavventure del vagabondo alla ricerca del denaro necessario per guarire la ragazza cieca sono emozionanti e coinvolgenti e si chiudono nel migliore dei modi possibile con un finale memorabile. Musiche azzeccate. Da non perdere.
Grande film ed uno dei manifesti più compiuti della poetica chapliniana (realizzato come film muto proprio agli inizi dell'affermazione del sonoro) è una perfetta miscela di comico, tragico, patetico e profondamente malinconico (si pensi al magnifico finale). La vicenda del vagabondo dal cuore d'oro affascina lo spettatore perché parla al suo cuore universale, regalandogli momenti di vera poesia.
Quando si tratta di un genio c’è poco da girarci attorno... Questo film, basato su una triste storia da scarno feuilleton (povero che si innamora di una fioraia cieca), nelle mani di Chaplin diventa un capolavoro assoluto, per la perfezione di una sceneggiatura che sa condurci sempre sul crinale tra comicità e commozione, una regia affettuosa e ritmica, l’interpretazione salda dello stesso Chaplin (che firma anche bellissime musiche). Ogni scena è memorabile (eccelso l’incontro di boxe). Sembra di sentirli parlare... ed è un film muto.
Un Chaplin che fa ridere e intenerisce al tempo stesso, trattando i temi classici del suo repertorio (povertà e dignità, classi sociali, amore) con mano particolare: nessuna grande novità, ma un modo di dipingere situazioni e personaggi che tocca il cuore. Da ricordare ogni risveglio del riccone (non si sa mai cosa aspettarsi), l'incontro di boxe (semplicemente grandioso), l'ineguagliabile finale giocato sui mezzi sorrisi e sulle cose non dette.
Meravigliosa creatura di Chaplin, giostra tra diversi temi ricorrenti nel suo cinema: la povertà contrapposta alla ricchezza, la perdita della dignità innaffiata (e giustificata) da larghe dosi di ironia e infine l'amore, senza confini e ostacoli, raccontato con la leggerezza di una poetica che si posa come una piuma sul finale. Tutto questo si fonde in un amalgama di eccezionale ritmo: mai arriva a stancare; un attimo ci fa ridere, l'attimo dopo ci fa stringere il cuore. Come non innamorarsene?
MEMORABILE: L'incontro di boxe come una danza e le sue gag. E, naturalmente, il finale.
Capolavoro assoluto in cui ogni gag, dalla prima all'ultima, è azzeccata come non mai
tanto da essere copiata in centinaia di film futuri. Al solito Chaplin è molto ironico e pungente verso la società che lo circonda oltre che, tutto sommato, non poco pessimista circa la natura umana. Poesia e comicità, lacrime e risate per uno dei film più belli della storia del cinema. Il finale, che commuove ad ogni visione,
è il degno suggello ad un opera di tal fatta. Memorabile.
MEMORABILE: Il primo incontro con la fioraia; il fischietto ingoiato; l'incontro di boxe; il finale.
I film di Chaplin, pur nella loro apparente leggerezza, sono invece una miniera di significati, dei capolavori di profondità in cui la mimica comicità delle gag nient'altro è che l'espressione visibilmente concreta di una poetica al contempo umile ed altissima. Il titolo di questa grandissima pellicola è un amaro riferimento alla fioraia cieca che Charlot incontra per strada innamorandosene: il buio della sua vista come anche il grigiore e la solitudine cittadine, celano secondo l'artista britannico persino una speranza, seppur illusoria, di felicità. Ecco forse le "Luci della città".
MEMORABILE: Il reincontro finale tra Chaplin e la fioraia.
Sebbene il sonoro fosse già utilizzato da qualche anno, Chaplin rimase fedele al muto e realizzò una delle sue opere più memorabili. Armato della sua mimica eccezionale, il vagabondo Charlot si avventura per una città ostile, facendoci ridere e commuovere allo stesso tempo, fino allo splendido finale carico di speranza (la luce, appunto). Il film, solo apparentemente pietista, è in realtà una sarabanda di emozioni, risate, lacrime e poesia, uno sguardo disincantato ma non disperato sull'intera umanità. Un capolavoro.
Chaplin entra nell'età del sonoro e non cambia nulla delle sue caratteristiche: intatta la sua poetica deliziosa e leggera, qui insaporita da minimi elementi romantici, sorprendenti per uno di così umili orgini. Ammetto che avrei preferito un'amalgama tra le due cose piuttosto che una separazione, ma ciò non inficia la valenza singola. Memorabili le sequenze del pugilato e la fracassona festa di fine anno, gag immortali che dopo ottant'anni ancora riescono a divertire spettatori smaliziati. Finale stupendamente commovente.
MEMORABILE: Lo spaghetto che diventa una stella filante; il burbero collega che sputa bolle di sapone.
Chaplin sceglie di non adattarsi al sonoro e forse è la sua mossa vincente, riproponendo la pantomima che fa parlare il povero Charlot, vittima della sua condizione sociale ma alla fine trionfatore dei sentimenti. Il finale è uno dei più commoventi mai visti al cinema, lo sviluppo del film invece procede su binari diversi, tra varie gag e momenti di disperazione, qualcuno memorabile altri meno. Nel resoconto finale la parte drammatica prende il sopravvento sullo Charlot più comico e dissacratore, che sinceramente preferisco.
Opera immortale, dalla messinscena poetica e favolistica; urlo di insopprimibile dignità e forza d’animo. Magico nella sua strabiliante alternanza tra comicità slapstick e melodramma, esilarante quanto struggente, è la semplice storia di un vagabondo che casualmente si innamora di una fioraia cieca. Le luci della città, impossibili da vedere perché gli occhi non lo permettono. Può tutto invece il cuore, in grado di illuminare, attraverso la fiaccola dell’amore, del sacrificio e della speranza, una vita obbligata agli stenti.
MEMORABILE: Tutto il film, ma il finale è il vertice massimo di tutta l'opera.
Summa massima di un certo tipo di chaplinismo: muto fuori tempo massimo, smielato, eccessivamente sentimentalista, divertente, leggero, ritmato, dalla parte degli ultimi con l'amore come ultimo salvagente dai perigli della vita e della società e con quel finale talmente gentile da far piangere ogni volta. Qualche sequenza è ormai entrata nella storia, come l'incontro di pugilato e i duetti a casa del milionario. Io preferisco i lavori più tardi di Chaplin, ma vedere questo film ormai è come entrare in una casa conosciuta dove trovare calma e riparo.
Le scorribande nella città di uno Charlot sempre vagabondo ma che diminuisce il senso di povertà a favore dei sentimenti di solidarietà e unione. Divisione tra parti frivole (col riccone e i saliscendi alcolici e la fiorista) che diviene poesia pura. Momenti indimenticabili dalla festa (a ricordare I vitelloni) all'incontro di boxe (perfetto nei tempi) e al finale, commovente senza metterla sulla pietà. Una lezione anche di senso civico e sullo stare al mondo in precarie condizioni.
MEMORABILE: Il gong suonato involontariamente; La stella filante al posto dello spaghetto; La fiorista che lo riconosce dalle mani.
La musica, un semplice sguardo, un’espressione del viso bastano per esprimere uno stato d’animo o per enfatizzare la comicità o la malinconia di una situazione: forse è questo il film che esprime con maggiore compiutezza la poetica di Chaplin, che coniuga alla perfezione la satira sociale (espressa con una comicità malinconica) con una delicata vicenda sentimentale. Uno dei vertici del cinema di tutti i tempi, per il quale le parole sono inadeguate (e forse non ce n’è davvero bisogno).
MEMORABILE: La statua "Pace e Prosperità"; La fioraia; L’incontro di pugilato; L’imprevedibile amico ricco; Il fischietto ingoiato; Il commovente finale.
Charlot in uno dei suoi film più poetici. Semplice ma bellissima la vicenda sentimentale, arricchita dai personaggi di contorno (uno su tutti il miliardario), ma la parte del leone la fa la straordinaria mimica di Chaplin, che si sbizzarrisce al ritmo della musica in una serie di gag essenziali ma riuscitissimo, fra tutte lo spaghetto e il match di boxe. Lo trovo inferiore solo a Tempi moderni nella filmografia del vagabondo. Bellissimo anche l'incipit che sbeffeggia le autorità.
Charlot è un vagabondo che s'innamora di una fioraia cieca e fa di tutto per permetterle di operarsi. Chaplin compone un mosaico di diversità umana dosando l'umorismo a volte amaro coi buoni sentimenti di un romanticismo genuino. La vivacità e le belle musiche rendono la visione scorrevole e piacevole, mentre la semplicità del cinema delle origini porta ad ammirarlo con occhi incantati.
Un must dell'enorme filmografia di Chaplin! Quasi un ibrido fra muto e sonoro, poiché diverse scene sono accompagnate da effetti sonori. Recitazione e regia caratteristici di Chaplin, che scandaglia usi e costumi della vita sociale traslando da un ceto sociale di alto profilo a uno meno basso. Le trovate comiche sono innumerevoli e funzionano ancora oggi, il finale è una delle cose più toccanti mai viste in un film muto.
MEMORABILE: L'incontro di pugilato; Il fischietto inghiottito; Il finale.
Film dalla lavorazione molto travagliata che però non traspare affatto nella visione di questo capolavoro muto in cui Chaplin riesce a bilanciare perfettamente romanticismo e comicità: la storia dell'amore del vagabondo per una giovane fioraia cieca che per un equivoco lo crede un miliardario si intreccia armoniosamente con quella del suo rapporto tumultuoso con un miliardario vero, espansivo e generoso ma solo quando ubriaco fradicio. Tante le scene memorabili ma è l'epilogo dolcemente malinconico quello che resta nel cuore. Bella anche la colonna sonora di Chaplin e José Padilla.
MEMORABILE: La sequenza più esilarante (l'incontro di boxe) e quella più struggente (il riconoscimento attraverso il tocco prima delle mani e poi del volto).
Vertice della poetica chapliniana sul vagabondo, prima della definitiva "conversione" politica, è un film che accresce di valore squisitamente cinematografico col passar degli anni, facendone un'opera sentimentale e fragile in superficie ma dalla profondità sfaccettata e inscalfibile, miracolosamente splittata, proprio come il rapporto costantemente rovesciato tra Charlot e il riccone. Paradigmatica la scena del manichino in vetrina, col geniale punto di vista della mdp piazzata all'interno del negozio. Inarrivabili poi la pantomima dell'ubriaco e il finale interrotto.
Capolavoro assoluto del cinema mondiale, che ha bisogno di ben poche presentazioni. Charlie Chaplin qui forse più che in altri film si mostra un maestro nell'unire la commedia al dramma senza mai essere stucchevole, con grande garbo, un filo di tenerezza e una grande amarezza di fondo. Come in altri casi nella filmografia di Chaplin, anche qui il sottofondo è piuttosto triste nonostante la presenza di alcune gag. La parte iniziale e soprattutto il finale sono scene difficili da dimenticare. Film intensissimo, triste ma che infonde tanta speranza in un mondo diverso. Indimenticabile.
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