Note: Seconda trasposizione cinematografica del romanzo "Casino Royale" di Ian Flaming, dopo il film "James Bond 007 - Casinò Royale" (1967). Campbell (che aveva diretto Goldeneye) si concede un breve cameo.
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Martin Campbell è il regista che aprì l’era Brosnan di 007 con il sopravvalutato GOLDENEYE e non è un caso che tocchi a lui battezzare anche l’era Daniel Craig ricevendo oggi come allora critiche sorprendentemente favorevoli. Sorprendentemente perché questo CASINO ROYALE (tratto come noto dal primo romanzo scritto da Fleming su Bond è già portato bizzarramente al cinema nel lontano 1967 in un film semiparodistico e “fuori saga”) è almeno nel primo tempo il più classico esempio di pastrocchio...Leggi tutto bondiano: location che si accavallano, montaggio caotico che punta solo a spingere in prima linea l'azione, 007 che corre a destra e a sinistra mentre si sprecano pallottole e inseguimenti, sceneggiatura che fatica a rendere percepibile la trama. Poi per fortuna le acque si calmano e c'è il tempo per riflettere e osservare da vicino Daniel Craig, l'erede designato di Pierce Brosnan e colui che, dopo i primi tentennamenti, ha sedotto gran parte della critica grazie a una recitazione meno spavalda o accentratrice del previsto. Un Bond più vicino alla controparte letteraria, più vicino a quel Timothy Dalton che non aveva certo fatto dell'ironia la sua arma vincente. E infatti CASINO ROYALE, privo di molti degli orpelli classici legati alla serie (meno effetti speciali, meno gag, nessun gadget...) sembra più una spy-story qualsiasi, magari ben confezionata, che un film di 007 (sigla esclusa, splendida). Il palazzo veneziano che crolla nel Canal Grande lascia comunque il segno.
Vladimir Putin non si limita a cavarsela bene nel ruolo di sé stesso. Ridisegna da zero il personaggio di James Bond, proprio a partire dall'adattamento del primo romanzo di Fleming, o se preferite dal remake del film del '67 con David Niven. Parallelamente Casinò Royale non si limita a proporre lo 007 più guizzante di tutti i tempi (l'inseguimento iniziale è un Mission Impossible), lo fa rinascere riscrivendo la storia. E ci riesce benone: alla fine ne vorrete un altro. Come un Vodka Martini.
Quindi com'è questo nuovo 007? Meno spiritoso della media (unica battuta memorabile: barista: "Come lo vuole il Vodka Martini, agitato o shakerato"? - Bond: "ma cosa vuole che me ne freghi?"), meno seducente ma più alla mano, accompagnato da una delle più affascinanti Bond girl di sempre (Eva Green è uno spettacolo) e un antagonista meno megalomane del previsto. Anche gli effetti sono sottotono, il tutto per cercare una dimensione meno ridicola del consueto, più umana. Ne valeva la pena? Mah.
Prequel ambiguo questo ultimo 007, destrutturato, "anacronistico" e "invertito". Incipit dal piglio espressionista, poi l'azione spiccia (tutta nei primi 40' quasi senza una spiegazione di ciò che sta accadendo). Poi si entra in una sorta di commedia sofisticata a due e il film prende quota. Due scene d'antologia, l'autodefibbrilazione e la tortura ai genitali, già pronte per essere parodiate in futuro. Finale gustosamente cinico, anche i Bond si innamorano. Meglio del previsto, forse è davvero un nuovo inizio.
Riuscita riletura del mito Bond effettuata attraverso la migliore sceneggiatura scritta dai tempi di Goldeneye (il migliore dei film con Brosnan), una buona regia e soprattutto un attore che è meno patinato di quelli che lo hanno preceduto e si avvicina al carisma un po' grezzo del primo Connery. Ottima la regia di Campbell che con grande senso del ritmo mantiene la tensione a livelli elevati. La sequenza iniziale è una delle migliori della serie di Bond.
Dopo la catastrofe quasi di fanta-scemenza di La morte può attendere, la famiglia Broccoli ha fatto un passo indietro e richiamato l'unico regista che negli ultimi anni aveva capito qualcosa di Bond. Campbell cerca di tornare al classico, al divertimento elegante e alla spy-story quasi da guerra fredda che caratterizzavano i primi film della serie. Complice un nuovo Bond e una sceneggiatura finalmente tratta da Fleming, in parte ci riesce, ma l'eccessiva durata ogni tanto gli fa fallire la missione.
Veramente un buon film: intelligente l'idea di non utilizzare un attore alla Sean Connery (comunque inarrivabile), ma una versione più moderna, meno raffinata e più fisica, simile alla spia Harry Tusker di True Lies. C'è anche una sottile nota autoironica che non stona. La trama è valida anche se nella parte centrale è un po' confusa. Scene d'azione veramente spettacolari come l'incredibile inseguimento a piedi, all'inizio del film. Lunghetto ma non stancante... eccezionale nella parte a cavallo della mega partita di poker. Molto bene.
Il primo film di 007 che riesco a vedere interamente prima di cadere tra le braccia di Morfeo. Scena d'azione d'apertura altamente spettacolare e, finalmente, non soporifera.
Trama all'antitesi dell'originalità ma per un film d'azione accettabile. Finale così così. La cosa che mi ha però lasciato perplesso è la brusca virata verso la "serietà" di quest'ultimo episodio: i gadget sono praticamente scomparsi. Anche l'attore scelto per impersonificare 007 non mi ha convinto totalmente. In ogni caso il miglior episodio della serie.
Dopo anni di James Bond sovrumani e sovraccarichi di effetti speciali siamo tornati a qualcosa di più raffinato e ragionato. Bene, perché ne valeva la pena e l'operazione Craig riesce con successo. Non raggiunge, per ora, lo stile di Connery o l'ironia di roger Moore, ma riesce a dare consistenza e credibilità al personaggio. Mozzafiato l'inseguimento iniziale. Eva Green colpisce con il suo fascino, la Murino invece mi sembra senza futuro.
Brosnan è stato un Bond eccezionale, purtroppo tarpato da sceneggiature non all'altezza del suo stile e della sua ironia. In Casino Royale finalmente abbiamo sia soggetto (Fleming!) che una sceneggiatura: vera anche se occasionalmente stiracchiata (i prodromi del sabotaggio; la dinamica della cattura di Bond e della fuga di Vesper). In tale contesto Craig fa la sua figura: è bravo e nel ruolo; ma non è lui la vera risorsa del film, che avrebbe marciato comunque. Splendida Eva Green e per una volta torna a recitare bene anche Giannini.
MEMORABILE: Tutta la scena dell'inseguimento iniziale, da antologia.
Rivitalizzare il mito un po' stantio di 007 non era cosa semplice. Gli autori ci sono riusciti abbastanza affidando il ruolo ad un volto nuovo, Craig. Il protagonista se la cava bene (anche se i suoi tratti sono più da russo che da britannico) e dona a Bond un'aria più fredda e meno bonacciona (cosa che per una spia non è male).
Un buon Daniel Craig nel ruolo dell'agente segreto James Bond in un più che discreto capitolo della serie di 007, in attesa di Quantum Solace. Non male gli attori, tra cui troviamo l'italiano Giancarlo Giannini e la sensuale Eva Green. Ben costruita la scena all'aeroporto, abbastanza drammatico il finale.
MEMORABILE: Ora posso dire che mi hai grattato le palle!!!
Dopo Connery (sorpresa!) il miglior Bond della saga è proprio questo Daniel Craig, malvisto da quasi tutti. Tratto dal primo romanzo di Fleming, questo in parte noioso film è riscattato dal protagonista che getta una luce diversa sul personaggio che, essendo alle prime armi, è certamente più fragile. A lui si unisce la bellezza assoluta di Eva Green. In negativo una certa noia riscattata da un gran inizio, una indimenticabile tortura e un crollo spettacolare di un palazzo veneziano (Cacciari dorma sonni tranquilli, è il computer).
La decisione di resettare un personaggio ormai troppo uguale a se stesso risulta indovinata. Ed ancor più del personaggio in sé, è vincente l'idea di ridisegnare (fino ad un certo punto, giustamente) il "mondo" nel quale egli agisce. Daniel Craig è il vero agente iper-addestrato pronto a tutto, duro e puro e nell'impersonare il servitore più letale di sua maestà britannica ci mette del suo e va bene così. Poi, tutto il resto, si sa già: scene d'azione adrenaliniche, belle donne, ambientazioni chiccose, il cattivo più cattivo che c'è... Cool.
I tempi cambiano... e così James Bond, interpretato da un bravo attore la cui faccia parrebbe fatta apposta per il ruolo dell'antagonista cattivo d'origine russa, si innamora e soffre per una donna. Ammazzare è faticoso (come dimostra la sequenza iniziale) e nel fare l'agente segreto, oltre ad imparare a portare con classe lo smoking, si prendono anche cinghiate nelle palle. Bene così: meno glamour ed ironia, più fisicità ed azione (con un paio di buone sequenze) - l'unica maniera per rilanciare una serie che aveva dato segni di stanchezza.
MEMORABILE: Il lunghissimo inseguimento a piedi nella parte iniziale, con passaggio sulle gru di un cantiere.
Partiamo dai difetti: il film è troppo lungo e nella seconda parte si impappina sui twist, perdendo in scorrevolezza e peccando di macchinosità. Ciò premesso, il rilancio del franchise 007 funziona. Craig fa il suo sporco lavoro, alle prese con un Bond imperfetto, impreciso ma incazzato come un bue e testardo come un mulo. Buona la sua prova, molto fisica e d'impatto. L'azione c'è ed è di buona caratura (in taluni casi si tocca l'eccellenza con lo stepitoso inseguimento a piedi), mitigata a dovere da parti più spy e un paio di tocchi comedy.
Nel 2006, la saga di James Bond ricomincia da zero con Daniel Craig, già visto in Munich. Si sceglie come trama l'unico romanzo di Ian Fleming non adattato dalla EON, "Casino Royale" (di cui esiste una versione comica fuori serie con David Niven, Peter Sellers e Woody Allen, datata 1967) e si riaffida la regia a Martin Campbell di Goldeneye, che usa un cast veramente europeo e nutrito. Craig se la cava benissimo, ma anche Eva Green e Giancarlo Giannini. È il Bond che attendevo da anni!
MEMORABILE: La scena d'amore fra Craig e Caterina Murino; La partita a poker e la morte di Vesper Lynd/Eva Green.
Ottimo. Daniel Craig è lo 007 come ce lo descrive Fleming: freddo, duro e professionale come agente segreto ma dietro le apparenze un uomo sensibile, dotato di ironia pungente ma mai eccessiva. Anche la trama, pur con gli aggiustamenti del caso (siamo nel 2000 e non si può prescindere da Internet e persino Google!) è finalmente fedele nei contenuti e nello spirito all'originale. Perdonabili certi eccessi nelle scene d'azione, la storia regge bene e Eva Green è una Bond-girl coi controfiocchi. Per me, uno dei migliori Bond di sempre.
MEMORABILE: La lunga partita di poker al Casinò Royale, ma soprattutto quello che succede nelle varie pause; la sadica tortura a Bond.
Rispetto ai più recenti 007 questo è sicuramente il migliore. Come film mi ha sorpreso, girato molto bene in classico stile Bond. Daniel Craig è perfetto nel ruolo dell'agente 007, come anche Eva Green nel ruolo di Bond Girl, meno banale delle solite. Il film è ricco di scene mozzafiato che lo rendono un fantastico film d'azione-spionaggio. Ottime sia le ambientazioni che le musiche.
Mi aveva colpito piuttosto favorevolmente questo 007 con Daniel Craig (e per cortesia, non stiamo a dire sciocchezze sul fatto che un James Bond biondo non funzioni!) diretto dall'ottimo Martin Campbell, già autore dell'altrettanto piacevole GoldenEye. Poi purtroppo, il successivo Quantum of Solace mi ha lasciato ben più che semplicemente perplesso, riducendosi sostanzialmente ad "allungare il brodo" rispetto alla pellicola qui commentata o poco più. Staremo a vedere come proseguirà la serie...
Meglio del precedente e ci voleva poco. Craig porta un Bond atletico in scene d'azione alla Bourne Identity senza però avere lo spessore di Matt Damon e la regia del solito mediocre Campbell non lo aiuta di certo. Parte centrale ottima (la partita di poker), finale insulso a Venezia. Siamo lontani anni luce dalla classe e dalla raffinata arroganza di Connery, Craig è uno scimmione e vale anche poco come attore. Brava Eva Green prima di cadere fra le braccia dell'eroe. Freddissima e distaccata, è di una bellezza travolgente.
Non sono un patito della serie di 007-James Bond, ma questo Casinò Royale mi è proprio piaciuto. È azione pura e non annoia mai, come per esempio nelle scene dove Bond gioca a poker. Craig mi è sembrato più che bravo. Se poi alla sceneggiatura c'è un certo Paul Haggis...
Premessa: non avevo ancora visto nessun Bond post Roger Moore. Di questo film ne avevo letto bene assai e la cosa mi faceva sperare in un buon prodotto, purtroppo mi sono invece scontrato con una delusione. Il Bond di Craig non mi è piaciuto per nulla, non ha niente a che vedere con quello ritratto dai suoi predecessori (cinematografici) a me noti; la trama è un'accozzaglia di situazioni abbastanza slegate tra loro e senza molta spiegazione; le interpretazioni non sono certo fonte di meraviglia; M al femminile, ma scherziamo? Brutto.
Cosa caratterizzava i primi film di Bond? Trame improbabili, scene mirabolanti e un tono ironico che fluidificava la visione. Ma adesso, la smania di voler fare i seriosi a tutti i costi ha dato vita a questo polpettone in cui la pacchianeria si sostituisce allo stile. "Ma guarda che ti carica un casino!" mi hanno esclamato in molti. E allora? Non voglio l'ennesimo clone di Mission Impossible. Rivoglio gli spy movies con i documenti scottanti e la finezza sardonica alla Connery. Una scelta azzeccata: Eva Green.
Non c'è paragone col vecchio Casinò Royale: una sceneggiatura intelligente e che prende da subito, un mito che si rinnova grazie al talento e all'interpretazione di Craig per una pellicola incalzante e che fa onore alla serie di 007, con un occhio particolare per le location, alcune delle quali splendide e made in Italy. Nel cast anche alcuni attori italiani.
La classe dei Bond di Connery era unica e d'altri tempi. Siamo nel nuovo millennio, tecnologico, violento e frenetico come non mai, giusto allora che il nuovo agente sia come una macchina inarrestabile, rude e molto fisico; Craig è quindi perfetto nel ruolo, Eva Green una compagna affascinante. Nella prima mezz'ora di pura azione si raggiungono livelli di eccellenza assoluta, poi ci sono varie pause ma, nel complesso, è innegabile che il film sia godibile, riuscito e di ottima fattura. Di certo il target è più vicino a Bourne che a Goldfinger.
L'alta definizione rende luccicante un prodotto comunque discreto. Craig all'esordio è convincente, arrogante e spietato come quello di Fleming. Grande scena iniziale in stile parkour ma la sceneggiatura confusa non vale il soggetto, come spesso accade in casa Broccoli. Poi nella parte centrale manca mordente (Murino e Felix Leiter pessimi, brutte le battute di Mathis-Giannini che spiega il poker). Convincente invece il "villain" di Santamaria e memorabile la tortura ai genitali. Insomma un discreto Bond degli anni 2000, non eccelso ma godibile.
MEMORABILE: Barista: "Come lo vuole il Vodka Martini, agitato o shakerato?" - Bond: "Ma cosa vuole che me ne freghi?"
Poco da eccepire su questo film di 007, che sa catturarti sin dalle prime inquadrature. Daniel Craig è perfetto per questo ruolo e non fa rimpiangere i vari Connery e Brosnan, in una pellicola adrenalinica e senza sosta. Certo qualche "americanata" poteva essere evitata (vedi i vari inseguimenti in auto e non), ma resta tuttavia un prequel ben fatto e degno di nota. Presente anche la nostra Caterina Murino.
Il ritorno di James Bond quattro anni dopo l'ultimo (pessimo) episodio con Brosnan costituisce un nuovo inizio molto convincente. Il personaggio è alle prime armi, ha appena conquistato i due zeri e, nonostante si muova già da perfetto uomo d'azione, manca ancora un po' di ironia e per questo appare un po' goffo. La serie acquista nuova linfa, anche in prospettiva futura. Appassionanti le scene al casino, più scontate quelle d'azione in avvio.
Rottamato l'azzimato bamboccio che imperversava sin dai Sessanta, la saga di 007 si fa adulta e porta in scena un arrogante Daniel Craig dallo sguardo di ghiaccio, decisamente più verosimile nella parte di agente segreto incaricato dei lavori sporchi. Campbell mette in scena 144 minuti (ma chi se ne accorge?) di adrenalina pura, aiutato da una sceneggiatura capace di inanellare una decina di scene madri con straordinario senso dello spettacolo. Mai l'agente e la sua nemesi erano stati così superuomini e al tempo stesso così umani.
MEMORABILE: Bond a Le Chiffre che lo sta torturando: "Ho un prurito là sotto, ti dispiace?"
Sarà anche più vicino alla figura letteraria, ma questo Bond muscoloso e poco espressivo manca invece di simpatia ed ironia. Scene improbabili, assurdamente sostenute dalle tecniche digitali, graffi, fughe rocambolesche e persino calci nei testicoli accentuano il caos narrativo come mai prima. Daniel Craig buono solo per esibirsi come palestrato dell'ultima ora. Le presenze femminili puramente decorative. Più machismo di così...
Non sono un bondiano (mai visto un film della serie per intero) e questo mi ha aiutato a non avere qualsivoglia pregiudizio, ma non serve essere fan per capire che l'aria è cambiata: in soffitta i mitologici gadget, via libera all'azione atletica, fisica, in linea con gli standard odierni (il lungo inseguimento iniziale, ottimo biglietto da visita). Oltretutto la storia ruota attorno ad una partita di poker, per me un invito a nozze. Debolezze personali a parte mi è sembrato un film che brilla di luce propria a prescindere del brand 007.
Uno dei migliori 007 di sempre, più realistico degli ultimi con Brosnan e con una durezza che non ci si aspetterebbe dalla saga. Craig è un Bond con i fiocchi, la Green una splendida Bond Girl e non mancano belle figure di contorno, come il Mathis di Giannini e il Leiter di Jeffrey Wright. Buona la colonna sonora, grandiose le scene d'azione, nulla da eccepire. Belli i titoli di testa.
Dal primo romanzo di Fleming, finalmente un Bond con la faccia giusta e il fisico adatto. A mio avviso una delle migliori pellicole tra le 23 esistenti su 007. Intanto perchè c'è una sceneggiatura davvero avvincente che non ricorre ai soliti gadget eccessivi. E poi perchè regia e sceneggiatura riescono a tenere l'azione del film esclusa dal tempo. Se non fosse per i cellulari sembrerebbe di stare negli anni 60-70. Bravo Craig, molto più umano nonostante la faccia da duro e bene il cast in generale. Meno bene invece la Green.
Fresco di promozione, Bond dà la caccia al banchiere del terrorismo mondiale tra Africa, Bahamas, Montenegro e Venezia. Il film riavvia da zero (anzi da zero-zero) la storia dell'agente segreto di Sua Maestà, cercando di tenere sotto controllo le esagerazioni tipiche della saga e iniettando dosi di realismo. E' comunque troppo lungo e richiede eccessiva ingenuità per essere apprezzato, almeno da me. Buon cast. Eva Green è la funzionaria ministeriale meno credibile di ogni tempo. Onesto intrattenimento.
MEMORABILE: "Un Vodka Martini" "Agitato o mescolato?" "Che vuole che me ne importi!"
Un nuovo interprete per 007 in una storia avvincente fatta di inseguimenti e capovolgimenti di scena, con ampie complicazioni sentimentali. Lievemente troppo lunga la partita a poker, anche se inframmezzata da pericolose quanto poco verosimili situazioni. Buono Craig, lievemente monolitico ma atleticamente formidabile.
Molto avvincente – eccetto il finale – questo ennesimo episodio della fortunata serie di James Bond, interpretato qui da un discreto Craig. Ottimo l'inizio che introduce ex abrupto lo spettatore all'interno della vicenda, coinvolgendolo fortemente fino al termine della partita di poker, massimo vertice di tensione, dopo la quale la pellicola scema progressivamente imbrogliandosi in una relazione sentimentale superflua, capace soltanto di rendere stucchevole la parte conclusiva. Nonostante qualche scena sia scontata, vedibile.
MEMORABILE: Vesper Lynd: "Avrò problemi con lei, Mr. Bond?" James Bond: "No, lei non è il mio tipo". Vesper Lynd: "Brillante?" James Bond: "Single".
Un Bond avvincente. Fin dal primo inseguimento contro l'uomo-capretta di montagna il nostro evidenzia una certa fisicità, esaltato dal frenetico montaggio; poi si va verso la parte più propriamente bondiana, con carte da gioco, Vodka Martini e femmine. La Bond-girl è una graziosissima Eva Green, che ben copre il ruolo. Buon inserimento per il nuovo 007, che fa sfoggio di galanteria e presunzione al punto giusto. Lunghezza notevole, ma non ci si annoia. Bella la fotografia. Promuovo il Craig Bond.
MEMORABILE: La sigla di Cornell; L'inseguimento iniziale.
Dopo i primi 20 minuti rimpiango tristemente il vecchio Bond; quello attuale pare eccessivamente violento e "caciarone". Poi il cambio di rotta, come se gli interpreti, nel proseguire, avessero preso fiducia nel proprio lavoro. Il Bond di Craig è in fondo un uomo triste, un impiegato iper-specializzato che non trova il pieno apprezzamento dei superiori, più intimo rispetto a Connery che sembrava superficiale e vanesio. Alla fine, anche grazie a notevoli scene d'azione e belle ambientazioni, il risultato è più che apprezzabile.
MEMORABILE: Il salvataggio da avvelenamento via fono; Il palazzetto che sprofonda a Venezia.
Un Craig quasi perfetto rinnova il mito di James Bond regalandoci un personaggio quanto mai umano che si trova a subire fortissime punizioni fisiche e, udite udite, viene messo a dura prova anche dal punto di vista sentimentale. Per quanto riguarda l'azione, da segnalare un incredibile inseguimento pedestre e il clamoroso finale veneziano.
Un genio del parcour e delle coreografie apre questo film con un Craig credibile anche se gli eventi si susseguono a volte in modo eccessivamente fumoso. Trattandosi di puro spettacolo, si possono perdonare le "citazioni", che in realtà corrispondono a plagio, da vari altri lavori, Terminator 2 in primis. Pensato per il grande schermo, se visto senza fare troppo caso alla logica diverte e nient'altro, raggiungendo il suo scopo. Ottima la sequenza finale.
Bond che risponde "cosa vuole che me ne freghi" al barman che gli chiede se il Martini lo vuole agitato o mescolato è la rivoluzione del personaggio. Daniel Craig rappresenta degnamente un nuovo Bond che sta ancora aspettando il doppio zero per avere la licenza di uccidere ma se ne frega ampiamente, ritagliandosi una sua autonomia che M fatica a controllare. Mi piace questa sterzata (che credo chiuda definitivamente quella ricalcata sul mitico Connery) non solo per Craig, ma per la nuova azione (molto più fisica) e per la svolta sentimentale.
Un reboot che lasciava ben sperare. Un film ineccepibile, emozionante, letteralmente perfetto se si esclude il finale un po' caotico. Finalmente un nuovo Bond convincente, "duro" e aggiornato, anche se ancora dotato di un'ironia fenomenale. Eccellenti comprimari, storia avvincente, regia funzionale. La scena al casinò è da antologia, da vedere e rivedere. Peccato per l'eccessiva violenza (la scena della tortura è fortissima), che stona rispetto al tono solitamente leggero della serie. Craig al suo top, brava la Green, Mads Mikkelsen il villain ideale. Un classico.
MEMORABILE: La parte al casinò; Il "nuovo" Bond di Craig; Mads Mikkelsen; La storia e l'intrigo.
Dopo la lunga brutta parentesi degli anni Novanta Bond risorge dalle ceneri con un film più duro, intenso e drammatico che mai; se Daniel Craig non appare nemmeno lontanamente simile ai predecessori dal punto di vista fisico, in compenso è il più fedele (con Dalton) allo 007 delle pagine di Ian Fleming: poco o per nulla ironico, brutale, triste e disincantato. Nonostante la durata, la tensione è sempre al massimo, poiché stavolta non ci sono gadget, villain buffi o Bond girl bambolesche ma solo realismo e brutalità. Un meraviglioso nuovo inizio per la spia più famosa del mondo.
L’incipit al fulmicotone, per quanto solleticante, lasciava presagire il solito polpettone adrenalinico, perennemente sul filo del rasoio e allungato a una durata insensata. Di contro, col passare dei minuti assume toni più ragionevoli, dimostrando di avere i numeri per potersela giocare. La sfida a poker è un fulgido esempio, mentre i molteplici cambiamenti di fronte, mai veramente approfonditi, donano quell’attrattiva fondamentale per una pellicola di spionaggio. Craig si dimostra un Bond più che valido, credibile e mai fuori contesto, che trova in Mikkelsen un degno antagonista.
Aveva fatto le prove Craig in un bel film di Vaughn di due anni prima, in cui aveva fornito il segnale del suo potersi calare nella parte di un freddo e spietato 007, che mai era stato interpretato con tale carisma. Certo, il suo esordio nel ruolo è favorito dal plot bondiano più classico, ben diretto, entusiasmante nelle sequenze al tavolo da gioco, grazie anche a Mikkelsen/Le Chiffre. E gli eccessi visivi non mancano, soprattutto nel finale, Ma gli sceneggiatori Purvis e Wade riescono a mantenere sempre alto il tono drammatico della narrazione. Il resto lo fa Craig.
Ormai resisi conto (e per fortuna!) che negli anni precedenti la saga di 007 aveva toccato livelli di mediocrità quasi ridicoli, i produttori decidono finalmente di cambiare completamente strada: meno ironia, un Bond dal viso di pietra lontano dal carisma di Connery ma comunque efficace, azione frenetica, vicende e personaggi credibili e ritmo più serrato. E il risultato non può che essere un film avvincente, teso, ben interpretato e, soprattutto, credibile; lontano anni luce dalla tamarra e grottesca "Era Brosnan" piena di amenità e sequenze orripilanti. Tra i migliori.
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HomevideoZender • 5/11/08 08:22 Capo scrivano - 48839 interventi
In occasione dell’uscita cinematografica del nuovo film di James Bond QUANTUM OF SOLACE, oggi 5 novembre 2008 esce per la Columbia/Sony (a tiratura limitata) una DeLuxe Edition 3 Dischi + Booklet di CASINO ROYALE
Audio: Ita.5.1
Video: 16:9/2.40:1
Extra: Commento del regista e del produttore + Commento dei cineasti + Filmato Il freerun - Correre diventa un’arte + Dallo storyboard allo schermo + Storyboard a confronto + storyboard + I profili dei cineasti + Scene eliminate + Documentari + Video musicale You Know My Name by Chris Cornell.
La super top model brasiliana Alessandra Ambrosio fa un cameo nel film: quando Bond arriva per la prima volta all'Ocean Club, lei è la tennista che si volta a guardarlo dopo averlo incrociato.
CuriositàRaremirko • 5/06/14 17:55 Call center Davinotti - 3863 interventi
La scena dell'auto che, evitando Eva Green sulla strada, sbanda e si capovolge sette volte è entrata nel Guinnes dei primati proprio per via del numero di tali ribaltamenti.
Fonte: Extra dell'edizione 2 dvd area 4 con valigietta/set da poker
DiscussioneTravis • 21/02/15 23:27 Pulizia ai piani - 576 interventi
*CURIOSITA'*
Una scena del film è ambientata nel casinò dove è in corso una curiosa mostra dal titolo Body Worlds. Si tratta di veri cadaveri trattati con la plastilina secondo una tecnica ideata dall'anatomopatologo tedesco Gunther von Hagens che consiste nell'esporre un corpo defunto imbalsamato e perfettamente conservato privato della pelle. In particolare appaiono tre figure, i giocatori di poker, che ho potuto vedere nella mostra presso il SET di Roma (ottobre 2014/aprile 2015). L'installazione cita esplicitamente il film con uno spezzone video e un pannello esplicativo.