Robert Borgo detto lo Scomunicato (peccato per il corrivo titolo italiota) è un pezzo grosso della mala marsigliese. Finito in un'inospitalissima galera per una sparatoria con una gang di neri americani vi ritrova il suo vecchio sodale Xavier... Grande film di Jose Giovanni fra gangster-movie classico e melò, con ineccepibile campionario di facce e situazioni. Bebel giganteggia (e gigioneggia) a suo agio come una mosca nel miele. I fans di Di Leo sanno dell'influenza di Melville (laudatur), scoprano anche quella di Giovanni (idem).
Un bandito vuole liberare dalla galera un amico, condannato ingiustamente, ma finisce a sua volta ai lavori forzati. Uscirà solo grazie alla guerra. Storia senza molto senso, sceneggiatura piena di buchi, praticamente un collage di minivicende slegate fra loro. In più non ha nessun ritmo né atmosfera. Belmondo non si impegna granchè. Bizzarro il personaggio del messicano, che sembra una citazione leoniana. Sfavillante la Cardinale. Passo falso del regista.
Sbilanciato. Ad una prima parte lineare, energica e conforme a meccaniche e caratterizzazioni del noir segue una seconda confusa e insipida, che corteggia senza successo il cinema avventuroso, bellico, carcerario e, tramite la figura del messicano, persino il western di casa nostra. Degli interpreti principali funzionano il destro Belmondo e il quadrumane Constantin, intonando all’unisono un inno all’amicizia virile. Prima del finale fa una rapida comparsa un giovane Depardieu.
MEMORABILE: Belmondo che si accomoda sulla sedia prima di affrontare i nemici.
Non male, ma con molti alti e bassi. La prima parte è la migliore, con un ritmo più alto, classica storia di vendetta del noir interessante e coinvolgente. Poi si perde con la seconda parte carceraria, lenta e sempre più banale nelle caratterizzazioni e prevedibile negli sviluppi. Belmondo sembra un po' spaesato, molto meglio la Cardinale.
Non proprio esaltante. È discontinuo, con il rischio che, di tanto in tanto e specie nella seconda parte, ci si distragga. Prevale il racconto avventuroso; l'epica criminale cosi come il tema dell'amicizia virile sono trattati con enfasi non sempre giusta. Contiene più registri (gangster-movie, melodramma, film carcerio e di guerra), non è realizzato male ma ha poca anima, gli attori si difendono come possono; non mancano, comunque, le parti riuscite (queste a inizio e fine pellicola).
Portando sullo schermo un suo romanzo, Giovanni racconta una storia di crimine e amicizia che inizia nella Marsiglia anni '30 e termina nell'immediato dopoguerra. I continui cambi di registro (noir, carcerario e bellico) possono disorientare, ma in realtà rappresentano uno dei punti di forza della pellicola, insieme all'eccellente ricostruzione d'epoca e alla bravura degli attori: su Belmondo e Constantin si poteva puntare a scatola chiusa, la Cardinale sfoggia scollature vertiginose, mentre il messicano sembra uscito da uno spaghetti western.
MEMORABILE: Lo scontro con i criminali neri; Il disinnesco delle mine; Il finale.
Storia virile di amicizia a cui il regista non riesce mai a infondere quella profondità che deriva dallo scorrere del tempo; gli eventi si susseguono in maniera piatta: non c'è nostalgia, amarezza o speranza. Gli attori sono abbastanza ingessati e Belmondo si limita a mostrare la faccia da schiaffi. Unici momenti davvero emozionanti sono le sequenze in cui i galeotti sminano una spiaggia nel dopoguerra: qui irrompono davvero la tragedia e la crudeltà del fato. Troppo poco. Brutta la colonna sonora.
Il titolo ("Il clan dei...") richiama alla mente il quasi capolavoro di Verneuil, ma qui non c'è traccia né del pathos, né dell'autorevolezza di quegli interpreti: ci troviamo di fronte a un film fatto male, banale e per di più mal recitato, dalla Cardinale in primis che non fa altro che bamboleggiare dall'inizio alla fine. Buone le location (l'unica cosa che si salva) mentre Bebel, schiavo del suo personaggio, fa quel che può mentre gli altri sono solo maschere. Delinquenza poco credibile e sceneggiatura di una banalità sconcertante. Sconsigliabile.
José Giovanni sceneggia dal suo stesso romanzo con la consueta ferocia ma stavolta sconta alcuni suoi limiti come regista confezionando un film che manca di compattezza narrativa: l'odissea dello "scomunicato" Belmondo (tanto bello il titolo originale quanto fesso quello italiano) lambisce il noir, il western, il charleston, il melò e naturalmente il dramma carcerario, con le consuete ossessioni autobiografiche dell'autore. Sempre in gamba Belmondo, su di giri il sottovalutato Constantin, puramente decorativa la Cardinale. Vi sono picchi pregevoli ma isolati.
Ci starebbe qualche pallino in più se la conclusione non fosse così frettolosa e con qualche punto interrogativo di troppo. Bellissima la prima parte, in particolare con l'ambientazione nei bassifondi marsigliesi, qualche sparatoria o scazzottata ben dirette, i tentativi di estorsione dei clan rivali. Poi il film perde quota quando lo scenario si sposta tra il penitenziario e il disinnesco delle mine. Belmondo sfoggia come sempre fascino, classe ed eleganza; la Cardinale resta di una bellezza che non conosce tempo!
MEMORABILE: La sparatoria contro gli estorsori afroamericani.
Non sarebbe male, ma risulta abbastanza confuso nella narrazione, tanto da far pensare che siano stati eseguiti molti tagli dopo il montaggio finale. La storia è assai "movimentata", tanto che la pellicola parte come un classico film di gangster per virare poi nel carcerario e nel (post) bellico. Belmondo cerca di tenere insieme i fili della vicenda ma fa quel che può. La Cardinale è splendida ma discretamente "inutile", ai fini della narrazione. Il resto del cast (Costantin compreso) non molto incisivo. Non che il film sia da buttare, ma Giovanni ha fatto di meglio.
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HomevideoXtron • 2/02/14 11:11 Servizio caffè - 2231 interventi
Il dvd A&R:
Audio Italiano-francese-tedesco
No sottotitoli Formato video 1.66:1 anamorfico
Durata 1h40m58s