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Galbo: Storia di un cowboy che non riesce ad adattarsi alla vita moderna. Il film di David Miller porta la firma di uno sceneggiatore importante come Dalton Trumbo, che riversa sul protagonista l'amarezza e la disillusione del''uomo nei confronti dei propri simili e la ricerca di un rapporto con la natura. Western crepuscolare ed esistenziale, tratteggia nostalgicamente la fine di un'era, fine plasticamente rappresentata da uno struggente finale. Magnifica interpretazione di Kirk Douglas.
124c: Qualcuno avrebbe preferito un'avventura del commissario Rizzo con l'ispettore Giraldi, magari diretta a quattro mani da Steno e Bruno Corbucci, invece l'incontro fra i due attori è una commedia d'azione che è un po' farsa, girata a Miami, dove se Bud Spencer rifà il commissario Rizzo, Tomas Milian fa il ladro anglo-napoletano che adesca le vecchiarde e prende le sberle (più di Bombolo) dal primo. Si dice che l'alchimia fra i due non sia buona, ma a me questa commedia diverte sempre; sarà per la presenza della Fumero e del boss Marc Lawrence...
Pessoa: Fiacca commedia militaresca che si pone in un sottogenere che ha attraversato con alterne fortune tutto il cinema italiano del dopoguerra senza mai sopirsi del tutto. I punti deboli sono uno script inadeguato, comune a quasi tutti i prodotti simili, e un cast poco incisivo, nonostante la presenza di attori del calibro di Sordi, che tiene in piedi il suo personaggio col mestiere e De Sica, che si limita al gettone di presenza. L'unico a distinguersi è Stoppa, che ci crede fino in fondo. Discreta la confezione mentre l'ambientazione francese è quantomeno anacronistica. Mediocre.
Rambo90: Orfeo (De Luigi) si sta preparando a un grande festival del liscio insieme al padre e alla sua vecchia band quando all'improvviso torna nella sua vita Pamela (Dazzi), di cui è sempre stato innamorato fin da piccolo. Quando sembra che anche lei ricambi, scompare di nuovo. Ogni volta che te ne vai è appunto il titolo della canzone che Orfeo scrive e canta poi al festival; il film è grazioso, ricco di momenti divertenti (Ravello che aggredisce la sua ex fattasi suora) e De Luigi dimostra di essere un attore simpatico e misurato.
Straffuori: Secondo film di Mel Gibson e primo indimenticabile capitolo della saga. Max Rockatansky, abile pilota della MFP, dà la caccia a Toecutter, capo di una spietata gang di motociclosti superdrogati che terrorizzano i villaggi e le strade e gli hanno ucciso famiglia e affetti. Violento road-movie che risente un po' del peso degli anni e del ridotto budget ma diverte sempre, ambientato in una campagna australiana calda, desolata e spoglia. Gibson ancora inerbe ha la grinta giusta. Ben realizzati gli inseguimenti.
MEMORABILE: L'inseguimento iniziale; L'incidente di Goose; La V8 Interceptor; La vendetta.
Deepred89: Discretamente confezionata, una commedia poliziesca a stelle e strisce con spunto di partenza classicissimo poi riproposto, con qualche variante, nel ben più riuscito Non c'è due senza quattro. Sulla pellicola pesa un'atmosfera alla Hazzard che ben poco ha a che vedere con le altre pellicole interpretate da Hill nel decennio (anche le scazzottate sono affrontate con piglio serioso), delle quali si rimpiange l'umorismo e la più spiccata - anche nei casi peggiori - personalità. A funzionare realmente solo quei due o tre ritratti di loser e, ovviamente, Hill. Fuori parte la Gleason.
Piero68: Una serie interminabile di scelte non-sense unite a buchi narrativi vertiginosi. Senza contare di personaggi che spariscono dalla scena dopo aver fatto tutte le scelte sbagliate e anche di più (l'autista del portavalori ad esempio). Regia e annessi da dimenticare. Un unico pensiero va al povero Guy Pearce, attore assolutamente degno di stima che si trova, e non si capisce il perché, impelagato in un film simile. Statene alla larga!
MEMORABILE: Lo sceriffo e il suo vice, disarmati, che comunque buttano nella spazzatura un fucile a pompa. Citazione: Si difenderanno a parolacce?
Pesten: Ennesimo film tributo alla storia di Billy The Kid e Pat Garret, figure basilari della storia western. Questa volta gli avvenimenti, molto simili a quella che è la presunta verità, vengono visti da un terzo occhio, quello di un ragazzo in fuga che si trova sulla strada dei due protagonisti. Visione interessante, forse leggermente sdolcinata se vogliamo, ma che aiuta a esaltare la caratterizzazione di Billy e Pat, eroi popolari ben interpretati da DeHaan e Hawke. Come spesso in questi film, la fotografia e le location sono la cosa migliore.
Galbo: Film di fantascienza che ha come tema centrale quello abusatissimo della clonazione, diretto con poca personalità da Roger Spottiswoode. Realizzato con una certa professionalità ma poca partecipazione, si avvale di buoni effetti speciali e a sopresa di una buona interpretazione del suo protagonista che conferisce al ruolo (specie nelle interazioni con il suo doppio) la giusta autoironia. Discreto e non banale il finale.
Jena: Il nereggiare sugli scogli delle frotte di uomini pesce non può non rimandare alla "Maschera di Innsmouth". Ma se poi si pensa soprattutto a Darwin, trattandosi dell'incontro tra la specie umana e una specie anfibia pesciforme, lo scontro diventa incontro con accoppiamenti "bestiali" e la nascita di un incrocio. Buona regia stavolta di Gens, riprese splendide dei magnifici paesaggi e spiagge dell'isola, sviluppo interessante anche se un po' confuso. Forse i numerosi spunti (Lovecraft e Darwin appunto) vengono un po' gettati lì, senza essere approfonditi,.
MEMORABILE: Il faro irto di spuntoni come un castello medievale; La creatura anfibia serva del guardiano del faro; Il Palombaro.
Lovejoy: Probabilmente non sarà uno dei capolavori di De Palma, ma un buon film lo è. Vicenda interessante, sapientemente messa in immagini e con un ritmo vigoroso. Interpreti in stato di grazia. Da un Bruce Willis dimesso come poche volte si è visto passando a un Hanks molto convincente a una Griffith in uno dei suoi ruoli migliori. Ottimo come suo solito Freeman. Bella colonna sonora e almeno due/tre scene da antologia.
Mutaforme: Ci si aspettava francamente di più, da questa commedia. Le premesse c'erano tutte, ma qualcosa dev'essere andato storto. Intendiamoci, la pellicola è gradevole ma, tolta l'idea iniziale, comincia a diventare prevedibile e telefonata. Molto bravo Edoardo Leo e simpatici gli altri attori, ma per il resto va detto che la visione si completa abbastanza stancamente.
Silvestro: In questo terzo capitolo David Yates riesce a trovare l'omogeneità e la coesione che mancava ai due capitoli precedenti. Ne viene fuori uno spettacolo che appaga gli occhi grazie agli spettacolari effetti speciali ma che è in grado anche di farsi apprezzare in termini di regia e sceneggiatura. Ottima la prova del cast, su tutti un Jude Law in stato di grazia.
Domila1: Film che avrebbe potuto funzionare meglio se realizzato anni prima (anche se non sarebbe venuto fuori un capolavoro). Il western non è più di moda, nelle scazzottate i segni dell’invecchiamento di Spencer si sentono e i toni melodrammatici di alcune scene toccano il fondo (quando il figlio maggiore si Spencer viene ferito da un serpente). Hanno tentato di fare l’impossibile con questo film, specie Hill alla regia (che, comunque, è l’aspetto migliore), ma ci si poteva fermare a Miami supercops.
Johnny (Tamblyn), un pistolero che ama tenere segreto il proprio cognome, aiuta lo sceriffo appena incontrato sulla via a mettere in fuga gli uomini del fuorilegge Ace Ketchum (Philbrook) durante un classicissimo assalto alla diligenza. Lo sceriffo lo ringrazia e Johnny, colpito al braccio, viene fatto curare nella hazienda di Don Pedro Fortuna (Rey), dove conosce la di lui bella figlia, Pilar (Granada). Rimessosi in sesto, ha in testa solo una cosa: trovare Ace Ketchum per vendicarsi di qualcosa che non ci viene detto e che probabilmente ha a che vedere con la sua infanzia e la scomparsa di sua...Leggi tutto madre. Ma nella zona si aggirano anche pericolosi banditi messicani a completare un quadro da selvaggio west in cui si muore facile come sempre e dove in questo caso al villaggio col saloon è sostituita l'hazienda dei Fortuna. Johnny si muove tra questa e gli spazi aperti dove combatte e spara, mentre la storia procede in attesa che si verifichi l'atteso faccia a faccia col pericolosissimo Ketchum. Che non mancherà, ovviamente, svelando retroscena inattesi nonché un colpo di scena che chi è abituato a leggere le recensioni prima di vedere un film sa già probabilmente dall'inizio (ma stavolta basta interpretare un minimo il titolo originale per arrivarci). Il film ad ogni modo non si basa solo su quello e propone la formula tipica del genere con un Russ Tamblyn piuttosto credibile nel ruolo. Begli scenari di frontiera, un finale con trappola sufficientemente ingegnoso ma poco altro che sappia uscire dalla routine. Meno appassionata del previsto la love story tra Johnny e Pilar (anzi, lui pare decisamente disinteressato, concentrato sul suo unico obiettivo), piuttosto in ombra Fernando Rey che si limita a fare il saggio padrone di casa. Il mezzo dollaro d'argento del titolo italiano fa riferimento a quello che Johnny porta al collo, la cui altra metà svelerà parte del “mistero”. Chiudi
Caesars: Spaghetti western non molto riuscito, alla cui sceneggiatura ha collaborato anche Dario Argento. Gli interpreti principali non sono certo memorabili; l'unico che fornisce prova dignitosa è il giapponese Nakadai, ma non è questo il punto debole della pellicola; il difetto è nella trama e nello sviluppo di essa. Tutto assai poco originale e la parte finale, con la sfida nella foresta, raggiunge picchi di inverosimiglianza davvero eccessivi. Comunque non ogni cosa è da buttare e con un po' di generosità forse due pallini si possono regalare.
Herrkinski: Biopic che si concentra sulla parte politica della vita dell'attrice Jean Seberg, sulle sue battaglie per sostenere i diritti dei neri nell'America di fine '60 e sulla persecuzione da parte dell'FBI; un film "alla Eastwood" nel raccontare una storia americana in cui il governo martirizza esponenti e sostenitori politici con ogni mezzo. Ben tratteggiata la protagonista (con anche alcuni riferimenti alla sua carriera d'attrice), buono tutto il cast, ben fatta la messinscena; un modo per riscoprire un personaggio che molti forse hanno dimenticato.
Reeves: Grande ritorno al cinema per l'eroe più famoso dei tempi del muto, diretto da un regista che ai tempi del muto già lavorava. Mark Forest, che si consacra come il migliore muscle man dopo Steve Reeves e Chelo Alonso, come al solito riempie gli occhi. Film corretto, con una certa propensione per il sanguinoso, tante comparse e molto mestiere da parte della regia. Divertimento assicurato.
Taxius: Siamo in un futuro distopico in cui un impianto nel cervello umano registra qualsiasi esperienza e qualsiasi ricordo rendendolo condivisibile con chiunque, trasformando quindi l'umanità in un gigantesco Grande Fratello; ma c'è chi è in grado di manipolare questi ricordi. Storia molto affascinante che purtroppo non viene sfruttata al meglio da Andrew Niccol, che mette in piedi un film dai ritmi molto lenti, a tratti estenuanti, col solito colpetto di scena finale. Film non pessimo, ma poco interessante e che si fa dimenticare subito.
Motorship: Pur avendo una trama molto esile, quasi inesistente, il film risulta gradevole grazie alle belle performance dei quattro protagonisti. Abatantono e Verdone risultano i migliori, mentre Celentano funziona bene solo nei duetti con gli altri (bella la parte con il dottore Cassio), mentre Montesano risulta spassoso e simpatico. Si ride. Tra i caratteristi si segnalano Dino Cassio, Raf Di Sipio e Franco Diogene.
MEMORABILE: Montesano che serve Celentano cambiando giacca fino al tracollo; Finale con i quattro alle prese con improbabili travestimenti.
Puppigallo: Harley Quinn è un personaggio che avrebbe meritato una migliore sceneggiatura e, soprattutto, un cattivo alla sua altezza (non basta appaltare scuoiamenti facciali, fare lo schizzato e indossare l'ennesima maschera per avere un perché). Lei fa quello che può (brava Margot Robbie) per sopperire alla pochezza dell'insieme, con espressioni, acrobazie e armi spesso "alternative", ma non è sufficiente a tenere in linea di galleggiamento una baracca con troppa zavorra umana (le tre donne non sono niente di che e la ragazzina è doppiata male). Si può vedere, ma sa troppo di occasione persa.
MEMORABILE: "Puzzi come il culo di un topo morto"; "Oh cacca merda"; L'irruzione al distretto di polizia e lo scontro coi detenuti; La barba non proprio ignifuga.
Zio bacco: Dopo Braveheart, un ispirato Mel Gibson è un eroe a stelle e strisce sempre in lotta con gli inglesi. Impegnato in un film storico, Emmerich dà buona rappresentazione delle battaglie e mantiene una certa estetica nelle scene di violenza. Il film però esagera inutilmente con la retorica che, complice la lunghezza del film, alla lunga stanca e non poco. Alcuni errori storici sono evidenti (il nome della città di Washington, il tricolore francese) e l'eccessivo patriottismo scade quasi nel ridicolo. Non male, ma il senso di americanata prevale.
Daniela: Americana trasferitasi per lavoro a Monaco di Baviera si innamora ricambiata di un prestigioso direttore d'orchestra europeo sposato con una donna sofferente di nervi, respingendo la corte di un medico suo connazionale che vorrebbe riportarla all'ovile a stelle e strisce... Tra i film diretti da Sirk, uno dei più anonimi: la materia si presterebbe anche a un trattamento "fiammeggiante" ma qui è gestita in modo piuttosto ordinario come ordinari sono i due protagonisti, la precisina Allison e il marpionesco Brazzi. Più che un fuoco di passione bruciante, il tepore di braci spente.
Piero68: Debole film tv, buonista e sentimentale con tutti i classici cliché di genere. Bova abbonato al ruolo del belloccio benestante che però deve in qualche modo redimersi e la Incontrada che per tutto il film mostra quasi sempre un'aria assente e avulsa dal contesto. Male la regia di Reali e pure il resto del cast, col solo Pagliai a cercare di dare un po' di lustro all'operazione; ma anche lui si vede essere mal diretto e alla fine tutti i suoi dialoghi sembreranno battute di comicità involontaria. Solo per sentimentaloni.
Nando: Un viscerale rapporto padre-figlia vine sconvolto da un grave incidente che mina il loro rapporto. Una pellicola dalla breve durata che narra un percorso doloroso culminante con un finale liberatorio. Appropriati i due interpreti, con la sorprendente Francesconi e l'esperto Montanari, talvolta lievemente teatrale. Nel complesso una pellicola semplice che comunque genera riflessione.
Puppigallo: L'unico motivo di un certo interesse di questo western tendente alla commedia, troppo ripulito e piuttosto mediocre, è dato dal protagonista, che non usa la pistola (neanche la porta...e è lo sceriffo), ma le parole e, a mali estremi, il lazo, riuscendo a intortare praticamente chiunque, compreso un giovane killer. Purtroppo, il resto è davvero poca cosa, a causa di una sceneggiatura modello base e di personaggi (vecchio escluso) di nessun interesse. Anche la ragazza, che fa il maschiaccio (lui la vorrebbe più donna), non impressiona proprio.
MEMORABILE: "Ho smesso di fumare a dieci anni". "E quanti ne aveva quando ha comiciato?". "Dieci...era lo stesso giorno".
Rambo90: Helen Hayes è una Miss Marple che gradisco: bonaria, sorridente e fantastica nelle sue espressioni. Impreziosisce il film, comunque ben girato e abbastanza fedele al romanzo e gli dà anche una patina d'ironia che serve a un personaggio del genere. La regia sa creare il giusto mistero attorno a un intreccio non troppo originale della Christie, che però può sorprendere lo spettatore meno avvezzo al genere. Il cast di contorno è di lusso con i bravi McKern e Mills, un giovanissimo Roth e la superba Bette Davis. Buono.
Siska80: Il film merita almeno una visione perché fortemente ancorato all'attualità: la vicenda infatti ruota intorno a una disastrosa arma di sterminio di massa e (come se non bastasse) il protagonista, anziché il classico eroe senza macchia, è un killer dall'oscuro passato che va avanti a furia di anfetamine. Il figlio d'arte Milo Gibson si conferma valido attore alternando nella mimica facciale durezza a fragilità; buon ritmo, azione frenetica, finale azzeccato.
Capannelle: Quattro coppie in un paradiso tropicale, una per ritrovarsi le altre per divertirsi. Ma il guru francese vorrà mettere tutti alla prova. Commedia scialba che regala 4-5 grasse risate, un paio di caratterizzazioni (il fanatico del power point e l'insegnante di yoga) e un primo tempo passabile. Il secondo invece è penoso, tra mosse scontate e dialoghi terra terra. Comparsata deludente di Reno (e non è la prima volta) e di Temuera Morrison (il mitico Jake la furia di Once were warriors).
124c: Si chiude un'era di trame rivoluzionarie e sconvolgenti interpretate da un attore, il biondo Daniel Craig, che sarà anche ruvido come James Bond ma non per questo inadatto, anzi. Da Spectre ritornano la Seydoux e Waltz, ma le novità sono tante, a cominciare dalla Nomi, nuova agente 007 inglese di Lashana Lynch, che comunque se la cava. Si riprendono certe idee e canzoni da Al servizio segreto di sua maestà, mentre il cattivo di Rami Malek sembra un'evoluzione del dottor No. Film lungo, che carbura bene dalle scene cubane in poi. Finale sconvolgente ma non tanto.
MEMORABILE: Le poche scene con Paloma, l'agente cubana di Ana de Armas, che sembra sciocca ma quando c'è da picchiare e sparare lo sa fare in maniera sexy.
Parsifal68: Una bella e simpatica favola che dà la possibilità all'istrionico Williams di gigioneggiare in lungo e largo in mezzo a effetti speciali non sempre efficacissimi. La storia, molto semplice, ruota intorno a un gioco da tavolo che, una volta iniziato, va necessariamente finito e che nasconde insidie molto pericolose. Il giudizio è determinato dal pubblico a cui è rivolto e dalla leggerezza della trama; chi cerca contenuti profondi è pregato di vedere altro.
Herrkinski: Durante la Depressione, un ragazzino cerca di sopravvivere come può in assenza dei suoi genitori. Tra i meno celebrati di Soderbergh, è in realtà un film girato molto bene; lo si nota dal fatto che riesce a non annoiare nemmeno per un minuto pur se si è solo degli spettatori casuali, o se non si è particolarmente interessati al periodo storico. L'ambientazione d'epoca, ben resa, è comunque uno sfondo per descrivere l'intraprendenza di un bambino che è costretto a diventare grande alla svelta, riuscendo a non perdere la purezza che lo contraddistingue; vale certamente una visione.
Daniela: Soldato nero accusato di aver violentato ed ucciso una giovane bianca subisce un processo nel corso del quale emergerà una verità molto diversa. Film minore nella filmografia di Ford, risulta comunque interessante come ibrido fra un western di ambientazione militare e il classico film giudiziario, con una struttura a flashbacks che via via chiariscono i contorni della vicenda. Il monumentale e nobile Strode resta sullo sfondo rispetto a Hunter, l'ufficiale avvocato che deve fronteggiare non tanto prove quanto pregiudizi razziali
Pinhead80: Dopo il successo al botteghino di Notte prima degli esami ecco che ci viene riproposta la stessa minestra, ambientandola nel 2006, anno in cui l'Italia di calcio vince il mondiale in Germania. Ma non è proprio tutto come nel film sopracitato. Qui infatti la scuola ha un ruolo decisamente secondario rispetto al resto della storia, rimane sempre ai margini. L'interesse è focalizzato sulle storie d'amore dei ragazzi e dei genitori e sui loro intrighi. Un'operazione commerciale senz'anima.
Dengus: Sognare le donne dell'Est negli 80's era una costante per tanti uomini. Tagliata la Cortina di ferro, ecco arrivare in Italia due belle ragazze bulgare conosciute durante un viaggio di lavoro. Buona la prova di Calà e simpatica la situazione che vede la sua amante diventare cameriera di sua moglie (un'affascinante e rassicurante Clery), noiosi Greggio (sempre il solito clichè Drivein-iano) e l'inadatto Laganà, in una parte in cui avrei visto meglio Boldi. C'è un buon Dogui meno dirompente che si fa circuire da un altrettanto buon Santonastaso pazzo!
MEMORABILE: Calà: "Questa non è una camera! È il Camerun!"
Siska80: Commedia all'acqua di rose che racconta di un incontro/scontro tra una biologa animalista e un uomo d'affari senza scrupoli. Nonostante la prevedibilità dell'intreccio il film si lascia vedere per la simpatia del cast (soprattutto della bella Incontrada e della Esquivel, fresca del successo de Il mondo di Patty) e anche dei rispettivi personaggi (un Carlo "Pinocchio" con due amici machiavellici come il Gatto e la Volpe). Finale che è una celebrazione dei buoni sentimenti.
MEMORABILE: Il brano di Neffa "Cambierà" che fa da colonna sonora.
Kinodrop: Storia di un gruppo ben organizzato di marocchine che si prostituiscono per ricchi turisti e uomini d'affari. Siamo a Marrakesh, tra i sontuosi hotel e i palazzi e la vita miserevole dei vicoli nella città vecchia, dai quali provengono le protagoniste: contrasto - tra la modernità con i suoi rischi e la tradizione vecchio stampo - che genera tensioni. Niente di nuovo, niente di scioccante nonostante il polverone in patria. Uno spaccato piuttosto standard mosso da un’ideologia oscillante. Cast azzeccato, sceneggiatura scialba nonostante il linguaggio osè.
MEMORABILE: I vicoli solitari; Le scene orgiastiche per i sauditi; La prostituta campagnola.
Saintgifts: Film di intrattenimento che unisce diversi temi: l'amore, l'amicizia, la droga, la violenza che la cupidigia suscita, la polizia corrotta e diversi pensieri "filosofici". Ne vien fuori un polpettone a tratti veramente indigesto, anche se molto appetitoso all'apparenza. A me sono sembrate più vere le maschere indossate da certi personaggi che non i personaggi stessi. Ruffiano, furbo fino in fondo, con un finale che rivela tutta l'inconsistenza dell'operazione, con la voce narrante che, fin dall'inizio, insinua un dubbio...
Magnetti: Rivisto dopo tanti anni mi ha deluso più di quanto pensassi. Mentre il suo predecessore è invecchiato benissimo mantenendo inalterato il suo potenziale comico, qui le gag risultano approssimative e stiracchiate. Una minestra riscaldata insomma che fa divertire e, immediatamente dopo, imbarazzare per la pochezza delle trovate comiche. Meglio fermarsi al primo.
Zuni: Tarsem ci riprova cavalcando il presunto boom della "neo-epica" all'americana in cui figure storiche della mitologia greca vengono totalmente reinterpretate e gettate in pasto alla pura spettacolarità. Non ci sarebbe niente di male in questo, ma tra citazioni caravaggesche, scenografie da spot di profumo e patinatissime crudeltà a mancare nel film è proprio il respiro epico che vorrebbe evocare. Non vengono in aiuto attori anonimi, un montaggio pedestre e l'assoluta noncuranza nel creare ritmo e suspance. Nonostante questo qualche bel momento c'è.
MEMORABILE: La battaglia nel cielo; Il monte tartaro; L'antro del minotauro; Il tuffo di poseidone.
124c: Terzo film di Lupin per i cinema, l'unico in giacca rosa... Beh, non è niente di che, solo una scusa per attaccare qua e là i soliti cliché delle serie tv. L'idea delle sexy poliziotte che affiancano non è malvagia, specie la simpatica cinesina Jinjao che ha una cotta per Goemon, ma è sfruttata male. Il mito dell'oro di Babilonia, collegato alla comparsa di una aliena dai due volti, sexy e vecchio, sa di Indiana Jones + E.T. + Incontri Ravvicinati e gli inseguimenti sono da cartoon americano.
MEMORABILE: Sorpresa! Sono quello stupido dell'ispettore Zenigata che non distingue la destra dalla sinistra e che è venuto qui ad arrestarti, mio caro Lupin!
Buiomega71: Ormai il "possession movie" ha giocato tutte le sue carte, ma il fascino è sempre innegabile. Una Roma tetragona, oscura e argentiana fa da sfondo al demonio Baal, che possiede ragazzine incinte dal padre incestuoso (la Gastini è davvero credibile e impressionante), morde ragazzini e si fa beffe di scafati esorcisti. Il regista svedese accarezza l'orrore nel quotidiano e ha tempo di autocitarsi (1408) nelle riuscite scene di allucinazioni nella stanza d'albergo. Il sentore di deja vù è dietro l'angolo, ma la confezione è coi fiocchi. Non malaccio...
MEMORABILE: La giovane Rosaria posseduta dice al giovane prete: "Stuprami!"; La ragazzina investita dal furgone all'inizio; L'aborto di Rosaria; Hopkins posseduto.
Magnetti: Certo, vedendo l'inizio si pensa di essere di fronte alla solita commedia trita e ritrita di buoni sentimenti all'americana. Dennis Quaid però, con il procedere del film, dà al suo personaggio uno spessore e una qualità (mi riferisco alla recitazione) rimarchevoli e persino il giovane Topher Grace non sfigura nell'interpretare il rampante che diventa capo di Dan/Quaid e si fidanza con la figlia (Scarlett Johansson, bellissima), per la serie: piove sempre sul bagnato. Quindi: trama esilina, attori bravi, film accettabile, finale aperto.
Stelio: Ottimo incipit e discreta prima parte con due bravi protagonisti principali adombrati da un'impalpabile (per essere gentili) Simona Izzo. Nella ripresa però tutto crolla miseramente: dai dialoghi, alla sceneggiatura, al finale quasi stucchevole ben oltre i minuti di recupero. Un "peccato" forse ci sta.
Saintgifts: Difficile capire perché fu un insuccesso. È il De Palma di sempre, riconoscibilissimo, prevedibile e anche ripetitivo nel suo stile, che però non stanca; anzi, si aspettano i suoi virtuosismi, i suoi movimenti di macchina, le sue esagerazioni che sempre affascinano ed emozionano. Se c'è una critica da fare è per la parte che riguarda il processo. Parte importante nel contesto generale, girata però sottotono: nemmeno Freeman, da solo, può sostenerne tutto il peso. Motivato il suo pistolotto finale, ma mal proposto.
Rufus68: Il già sopravvalutato antecedente, trasferito qui attori e bagagli, si sfarina in una serie di barzellette poco digeribili (Banfi, il boicottaggio del forzuto, gli equivoci sulla sessualità dell'adolescente) e di cortissimo respiro. Si avvicina più a certo cinema scollacciato e popolarissimo (senza scollature, però) che alle torbide e più complesse prurigini di alcune commedie coeve. Dal grigiore si salva solo Orlando, oltre alla Antonelli, bellissima, un autentico sex symbol.
Pau: Laddove nell'originale i toni erano più ambigui e prevaleva il non visto/non detto, il remake americano punta su una tensione esplicita, "sudata" e va spesso sopra le righe. Nondimeno funziona, grazie a un soggetto che è un pugno nello stomaco (dal romanzo Brainwash di John Wainwright) e ai due protagonisti, il compassato Freeman e l'istrionico (a tratti troppo) Hackman. Sotto l'aspetto stilistico perde il confronto col raggelato e claustrofobico predecessore; ma poche dive del cinema sono apparse più belle di Monica Bellucci in questo film.
MEMORABILE: Le inquadrature in esterni (il film è ambientato a Portorico) conferiscono al film un'atmosfera torbida, torrida, morbosamente sensuale.
Deepred89: Vorrebbe essere un noir con tocchi ironici e romantici alla Hitchcock, ma l’esperimento fallisce clamorosamente: le premesse potevano anche essere interessanti, ma la storia procede in maniera rozza e pesante, facendo naufragare in una scontata guerra fra gang i pochi spunti interessanti (l’intruso in casa intravisto dalla strada). A poco serve la manciata di (non imprevedibili) colpi di scena piazzati verso la fine; a garantire il voto minimo sono invece gli azzeccati protagonisti e la buonissima confezione (musiche, regia e fotografia).
B. Legnani: Curiosa, ma pessima, accozzaglia con trama striminzita pretestuosa, inserimenti di momenti musicali del tutto avulsi dal contesto (e rinzaffati malamente nel tessuto narrativo), improvvise apparizioni televisive di Silvio Noto, scenetta con Franchi e Ingrassia che forse costituisce il punto più basso della loro carriera. Stelvio Rosi non eccelle in recitazione ma, se non altro, mantiene un certo aplomb, mentre gli altri fanno smorfie, balbettano, toscaneggiano, sicilianeggiano eccetera. Caos finale a Castel Sant'Angelo. Talmente brutto da non riuscire mai a essere un poco divertente.
MEMORABILE: Si riesce a doppiare in fiorentino uno degli attori stranieri...; Nel finale, il vistoso filo che innalza il modellino dell'aereo.
Piero68: Una serie interminabile di scelte non-sense unite a buchi narrativi vertiginosi. Senza contare di personaggi che spariscono dalla scena dopo aver fatto tutte le scelte sbagliate e anche di più (l'autista del portavalori ad esempio). Regia e annessi da dimenticare. Un unico pensiero va al povero Guy Pearce, attore assolutamente degno di stima che si trova, e non si capisce il perché, impelagato in un film simile. Statene alla larga!
MEMORABILE: Lo sceriffo e il suo vice, disarmati, che comunque buttano nella spazzatura un fucile a pompa. Citazione: Si difenderanno a parolacce?
Pigro: I rom italiani raccontati da dentro sono una grande opportunità, soprattutto se la narrazione evita di insistere su stereotipi folkloristici dilaganti nel cinema post-Kusturica: questo lo rende un film prezioso. Peccato che la storia autobiografica della ragazza aspirante regista contro gli schemi della famiglia e della società gagé sia esposta in modo poco stuzzicante (sceneggiatura non smagliante) e soprattutto che la recitazione sia sciatta. Comunque, a parte i difetti, merita soffermarsi su un’opera (un po' da cineforum) capace di incrinare molti pregiudizi.
Kinodrop: Dietro l'apparenza di un qualcosa di leggero e quasi poetico,"i cardellini", si cela un tristo e lucroso business colluso con le varie malavite campane, abilmente ignorato dal taglio che il regista ha voluto dare, buttandola sul macchiettismo e la commediola. Una serie di siparietti attorno alla figura di Pasquale circondato da una gang di bracconieri "buontemponi" (che fanno venire in mente i personaggi del "BarLume") su un certo modo di vivere per guadagnare facile e farla franca. Il comparto attoriale dei caratteristi è discreto, ma l'argomento e il messaggio volano basso.
MEMORABILE: I cardellini prima nella rete, poi verniciati e segregati perché cinguettino meglio; Pasquale tra debiti e moglie rumena; Strato di Grazia; Il finale.
Faggi: Dramma (o psicodramma) osé, come voleva la moda di quegli anni; all'acqua di rose (con qualche spina) e senza un vero approfondimento dei personaggi, buttati quasi a caso in scena (meno male che almeno c'è la giovane Ciuffini, che è bella e non recita nemmeno male). Lo si guarda temendo possa prendere qualche brutta e definitiva piega di banalità; cosa che in parte avviene, pur non essendo totalmente indegno nella messa in scena.
Maik271: Trama sempliciotta per un film il cui unico scopo è quello di alternare immagini tratte da documentari, qualche casto nudo della (volutamente?) baffuta e selvaggia protagonista in compagnia dei suoi amici felini. Forse all'epoca ha avuto successo, visto il sequel quasi sconosciuto "Gungala la pantera nuda", sta di fatto che visto oggi fa quasi tenerezza per l'impalpabilità che vi si trova, dalle scene di lotta alla castità dei nudi e alla recitazione del pessimo cast. Si può anche evitare.
Puppigallo: Pellicola quasi ottuagenaria che può contare su un Wayne in palla (capo cocciuto) e una Day altrettanto convincente (figlia di papà che per amore tenta di sopportare l'insopportabile). Il ritmo è buono, i problemi nel tunnel sono pressoché costanti, visto che c'è chi rema contro; e il tutto scorre tra botta e risposta tra il protagonista e il mondo intero e espedienti per completare il durissimo lavoro col poco che viene messo a disposizione. Peccato per l'ultima parte, col cambio di progetto e atteggiamento, non all'altezza della precedente narrazione. Comunque riuscito.
MEMORABILE: Il protagonista dà ordini anche nel sonno; L'allarme; I due favori chiesti dal morituro; "Il vantaggio dell'antipatia reciproca è la sincerità".
Galbo: Il protagonista della vicenda è un fantomatico nipote dello spadaccino mascherato, che da imbranato diventa eroico. Film parodistico che ha Marcello Marchesi tra gli sceneggiatori, non è invecchiato benissimo: le gag sono abbastanza prevedibili e la caratterizzazione dei personaggi debole e scontata. Qualche sorriso grazie agli attori, Walter Chiari in primis, ma nel complesso un film poco riuscito.