Ridley Scott ha abituato male il pubblico e ovviamente ci si aspetta sempre il capolavoro. Questo non lo è e non si avvicina nemmeno alla grandiosità de Il gladiatore, pur rimanendo un film valido e piacevole. Al protagonista Mescal manca tutto il carisma di Crowe. A sopperire a questo ci pensa Washington, protagonista ombra efficacissimo. La storia interagisce ampiamente con quella precedente e lo spettatore avrà un richiamo mnemonico che lo sosterrà nella narrazione. La lunga durata non affievolirà l'interesse del pubblico.
MEMORABILE: La naumachia al colosseo, spettacolare ma risolta in maniera troppo sbrigativa.
Un fumettone. Lo era anche il primo Gladiatore, ma con una parata di attori straordinari, da Crowe a Phoenix, da Harris a Reed, che lo aveva reso cult assoluto. Qui l'unico che regge il confronto, pur gigioneggiando, è Washington. Prima parte con uso vistoso e a volte fastidioso di CGI al punto che sembra di vedere più che Scott il duo Miller-Snyder in trasferta da Sparta. Seconda più attenta all'aspetto drammaturgico che in parte ricalca il già visto, con Caracalla e Geta al posto di Commodo e Lucio erede di Massimo in tutti i sensi. Tranne che nel carisma. E non è mancanza da poco.
MEMORABILE: Lo schiavo non sogna la libertà ma di avere un proprio schiavo.
Seguito del Gladiatore che, come c'era da aspettarsi, è pieno di forzature, non solo nella trama ma pure in generale. Comunque riesce a intrattenere e lo spettacolo è assicurato. I due imperatori Geta e Caracalla vengono rappresentati un po' come due Gitoni, Macrino è interpretato da un bravo Denzel Washington, mentre gli altri attori si ricordano poco. E' vero che il film parla di gladiatori, ma sembra come se la Roma imperiale vivesse in funzione del Colosseo.
Scott confeziona un film di grande intrattenimento. Le oltre due ore scorrono benissimo, ricalcando temi semplici ma affrontati con vigore, con robuste scene action e una messa in scena gloriosa (tranne che per una CGI a tratti imbarazzante). Mescal ha le fattezze giuste ma gli manca il carisma sufficiente. Ai suoi limiti sopperisce un enorme Washington, che sin da quando appare si mangia il film reggendolo spesso sulle proprie spalle fino alla fine. Colonna sonora piuttosto debole, ma adeguata al genere.
Ridley Scott ritorna nell'Antica Roma, fatta di gladiatori assetati di vendetta e di riscatto, che giostrano in un Colosseo pieno di avversari in armatura, bestie feroci e navi nemiche (perché il luogo viene allagato, per il divertimento dei folli imperatori Geta e Caracalla). A emergere dal ricco cast di attori è soprattutto Denzel Washington, burattinaio che complotta per ottenere il potere. Non male Pedro Pascal e Connie Nielsen, un po' sottotono il protagonista, Paul Mescal. Complotto di palazzo, con le lungaggini di Scott, che si diverte a far recitare anche le scimmiette.
Il film regge bene grazie soprattutto alla sapiente regia di Scott, bravo a mantenere sostenuto il ritmo per le oltre due ore di pellicola. A fare da spalla a Mescal ci pensano un buon Pascal e un mefistofelico Washington, il cui tocco si vede. Per il resto i soliti pregi e difetti da kolossal hollywoodiano; un po' fastidiosa l'eccessiva enfasi sui giochi, come se a Roma non facessero altro.
Scott ama navigare tra l'epico spettacolare e il truce grossolano; in questo caso più di una volta scivola verso il secondo ma soprattutto - e quello è il problema - non si sforza di trovare nuove idee. La regia si dimostra capace ma per buona parte del racconto pone sul tavolo solo qualche nuova variante risibile, come quando allaga il Colosseo o propone l'imperatore in doppia versione con scimmietta al seguito. Cast attoriale in cui si mettono in luce Washington e Pascal, in buona forma.
Ridley Scott ultimamente non ne azzecca una. Si ha la triste impressione che l’unico suo scopo finale sia l’intrattenimento, che vada avanti soltanto per esigenze di contratto e gli basti utilizzare i grossi budget che gli mettono a disposizione per le sequenze spettacolari spesso anche messe in scena in modo raffazzonato. Pellicola carente di pathos, di emozione, di trasporto. Per questo tanto atteso sequel, resta soltanto l’amarezza dell’oblio del giorno dopo la visione. E anche Denzel Washington (l'unico degno di nota) non può fare a meno di affondare insieme a tutta la barca.
Il sequel del Gladiatore ci porta Lucio Vero Aurelio dall'Africa, ma è un mero tentativo commerciale di rivilatizzare un film iconico. La regia di Scott è professionale e la fotografia cattura la maestosità tipica dei kolossal, i costumi sono curati, sebbene con delle imprecisioni storiche. La colonna sonora non raggiunge gli standard del primo capitolo e, sebbene le battaglie e i combattimenti siano spettacolari, la trama risulta inconsistente e le performance di Mescal, Quinn e Hechinger sono poco convincenti. Si lascia guardare senza entusiasmare. Occasione mancata.
Una spassosa smargiassata che narrativamente non si discosta molto dall'opera precedente, ma che invece si allontana nello stile certamente più simile a opere successive (viene subito alla mente 300 di Snyder). Nonostante la durata considerevole, Scott ha una capacità unica nel girare senza troppi appesantimenti, raccordando le varie fasi del racconto con una verve davvero invidiabile. Simpaticamente godurioso nelle derive più gore (il braccio volante), interpretato correttamente da un cast non trascendentale, eccezion fatta per un eccellente Washington. Molto meglio del previsto.
MEMORABILE: I bellissimi titoli di testa; L'assalto delle truppe romane; La stanza nascosta che contiene le reliquie di Massimo Decimo Meridio.
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