Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Fauno: Anche se il finale è positivo, è molto più un lacrima-movie che un film di camorra; non manca di vitalità e non ci si annoia, ma per certi botta-risposta va conosciuto il linguaggio partenopeo. Nessun attore demerita, ma è come un cerchio che si chiude e torna al punto di partenza, senza lasciare spunti o divagazioni a chi lo vede... di per sé non sarebbe una scelta negativa, solo che le coincidenze forzate sono davvero troppe e parecchia credibilità si perde per strada. Il cast maschile ripresenta tre bravi attori di Napoli: i 5 della squadra speciale.
MEMORABILE: La Di Luzio è una vera macchietta, ma anche il padre di Salvatore con la sua dimora in collina non è male; Il particolare della borsa.
Daniela: Non tanto selvaggio quanto inquieto, un cowboy motorizzato errate che dietro il look aggressivo cela uno spirito malinconico. Già ad inizio carriera Brando aveva mostrato le sue doti d'attore: in questo ruolo iconico, all'interno di una trama dal sapore western, non gli viene chiesto di recitare ma solo di mostrarsi, bello come un angelo caduto fasciato di pelle nera, capace di ipnotizzare lo sguardo ad oltre 70 anni dalla prima apparizione, anche se la banda di giovani delinquenti di cui è il capo suscita più compatimento che inquietudine nello spettatore odierno abituato a ben altro.
Supercruel: Tristissima marchetta concepita con l'unico scopo di cavalcare l'onda del successo (povera Italia...) del famigerato duo Costantino/Daniele. L'impronta è palesemente televisiva ed è tutto un'ammiccare dei due pratoginisti, che in realtà non recitano (perché non sono capaci), bensì si mettono in posa per le ragazzine (tarde) che li idolatrano. Spudoratissima, poi, l'esibizione di una marca d'abbigliamento, giusto per non farci mancare nemmeno un po'di marketing pubblicitario. Desolante.
Galbo: Personaggio tipicamente italiano (nel bene e nel male) il protagonista di questo film di Roberto Rossellini, tratto da un racconto di Montanelli. Il grande Vittorio De Sica lo interpreta al meglio e gli dona numerose sfumature per un personaggio che acquisisce progressivamente coscienza civile fino ad un soprassalto finale di grande intensità.
Siska80: Quando il crimine paga (una giovane detenuta ritrova la propria dignità grazie alla danza): l'idea di un musical di ambientazione carceraria non è male, ma risulta poco convincente la rappresentazione a base di stereotipi rituali che vedono un gruppo di gente "difficile" (non solo quella che sta dietro le sbarre) dapprima scontrarsi per poi trovare il giusto compromesso. Le coreografie sono ben girate ma tendenti a un'enfatizzazione fastidiosa (vedasi la scena in cui la protagonista balla contorcendosi dentro una cella allagata a metà, ma per piacere!). Cast modesto. Opzionale.
Giùan: Impegnata a preparare col fido Uomo dal cappello giallo e i suoi amici il costume per la festa della "zucca", la nostra scimmietta è incuriosita dalla leggenda di uno spaventapasseri senza capoccia. Avventura lunga in salsa "halloweenesca" per il piccolo George ("creatura" di Ron Howard), il cartone gioca piuttosto bene la carta dell'attrazione/repulsione dei bambini per la paura e lo "spavento". Peccato la trama troppo intorcinata rispetto alla lineare media degli episodi della serie, comunque divertente per i ficcanaso e gli impiccioni di ogni età e... razza.
Shannon: Fra le commedie sexy degli anni settanta-ottanta, questa è una delle migliori, grazie ad un cast che riunisce Montagnani (grandissimo), Banfi, la Fenech, la Bouchet e ottimi comprimari. La trama, come al solito, si basa su equivoci, tradimenti, amanti nell'armadio e fughe in mutande ma qualche momento è veramente spassoso: la cena a quattro da Menego (tre stellette sulla Michelin...), dove la coppia clandestina Montagnani/Fenech incontra il camionista (spacciato per imprenditore) con relativa consorte è imperdibile!
MEMORABILE: "Caro Menego!" "No, mi me ciamo Bartolo" "Caro Bartolo, chiamami Menego" "Va ben, sior Menego" "Ma no, cos'hai capito... chiamami Menego: il padrone".
Puppigallo: Quando una pellicola quasi priva di ritmo ha comunque la capacità di mantenere vivo l’interesse dello spettatore significa che il meccanismo funziona e gli attori sono in parte. Ne è questo un chiaro esempio, in cui le strade di due individui devastati dalla vita finiranno per convergere. Ciò che ha dovuto sopportare il protagonista fa sembrare sciocchezze anche i grossi problemi; e grazie alla convincente interpretazione il tutto è reso con un certo realismo. Una film duro che non fa sconti, mostrando il peggio, sia degli assassini psicopatici che degli stessi poliziotti. Riuscito.
MEMORABILE: La "visita" dei colleghi; Un secchio può fare danni; "C'è solo un uomo a pezzi che stiamo per seppellire vivo"; All'obitorio.
Lucius: Ripropone con arguzia il format dal successo internazionale di Vacanze romane e il risultato è garantito. Commedia raffinata di altri tempi, di grande valore filmico che vede due icone del cinema immortale a confronto in una pellicola deliziosa e evergreen. La classe della Hepburn, lo charme del maturo Cooper, la raffinatezza dei dialoghi, lo splendore degli ambienti: una confezione impeccabile, per un'opera che fa onore al genere commedia.
MEMORABILE: La signora col cagnolino, personaggio insuperabile.
Il ferrini: Abatantuono è un ottimo attore ma farlo recitare in romanesco è una tortura, per lui e per chi lo ascolta. Peccato perché quando (a tratti) se ne libera e improvvisa esce fuori tutto il suo talento. Per il resto il film è trascurabile, i personaggi sono appena abbozzati (la moglie in particolare, cattiva a prescindere) e se alcune scene funzionano è unicamente merito del protagonista. La bella di turno fa quel che deve, incluso mostrarsi semi nuda, mentre la regia è quasi da filmino delle vacanze. C'è di peggio ma soprattutto di meglio.
Piero68: Una serie interminabile di scelte non-sense unite a buchi narrativi vertiginosi. Senza contare di personaggi che spariscono dalla scena dopo aver fatto tutte le scelte sbagliate e anche di più (l'autista del portavalori ad esempio). Regia e annessi da dimenticare. Un unico pensiero va al povero Guy Pearce, attore assolutamente degno di stima che si trova, e non si capisce il perché, impelagato in un film simile. Statene alla larga!
MEMORABILE: Lo sceriffo e il suo vice, disarmati, che comunque buttano nella spazzatura un fucile a pompa. Citazione: Si difenderanno a parolacce?
Homesick: In un’ambientazione schiettamente popolare e agreste, Comencini dà inizio all’aureo periodo della commedia italiana con una favola amorosa semplice, spontanea, pervasa da sentimenti di umanità ed organizzata sotto forma di scenette brevi ed incisive. L’affettuosa bonomia partenopea di De Sica e la sensualità campagnola della Lollobrigida si integrano con un folto gruppo di brillanti caratteri riscontrabili in ogni piccolo paese: la domestica che sa tutto (Pica), il carabinierino timido (Risso), la donna pudica e chiacchierata (Merlini), il trafficone Vingelli, il prete Riento. Obbligato.
Schramm: Tutti i colori più caldi traboccanti e kitsch della disperazione più grigia. Un’infanzia più viola che violata: e viola è cromia di magia, mistero e metamorfosi. La dark side di Disneyland, il braccio della morte dei sogni e d’un vivere civile tutt’altro che quieto. La pallamano tra un computato Dafoe e tre piccole pesti di emozionante spontaneità tiene in equilibrio sulla non troppo tesa corda del disagio lungo 110’ non sempre capaci di ghermire perforare e mandare knock out quanto a impatto-impianto drammaturgico, causa un fare registico che ama prendersela più concentrica del dovuto.
Cotola: Commedia a episodi come nella migliore tradizione del cinema italico: peccato che i risultati non siano all’altezza del nostro passato cinematografico. Ma la differenza è soprattutto nell’ormai sempre più crescente volgarità (e qui siamo ancora a livelli accettabili) che diventerà purtroppo una costante di questo tipo di film. E dire che per scrivere cotanta sceneggiatura si è dovuti ricorrere addirittura all’operato di ben otto “menti”. Immancabile seguito.
Katullo: Prestante filosofo con cattedra diventa il principale indiziato della scomparsa di una giovane. La boria iniziale dell'uomo gradualmente si sfalda sotto i colpi dell'indagine di un esperto detective, ma anche a causa delle sue apnee visionarie e del suo recente e poco edificante passato. Più giallo morboso che thriller, il film sembra iniziare discretamente, ma poi naufraga nel rapporto di coppia e nella vaghezza, fino al capolinea azzardato e inconcludente . Meglio Brosnan, che ricorda a tratti un Colombo di provincia rompiscatole quanto basta. Pierce batte Pearce, ma niente di più.
MEMORABILE: L'assedio, più o meno mentale, delle lolite sparse nel film come se piovesse.
Saintgifts: Pervaso da un ermetismo (voluto?) in parte giustificato dal genere di film, ma non gestito nel modo giusto: si arriva ad annoiare, piuttosto che a coinvolgere. L'apparente intrigo si rivela di una certa banalità e la regia dà il colpo di grazia facendo muovere gli attori infelicemente. Vero è che la coppia di protagonisti (Cassel, Bellucci) non è molto ispirata; specie l'affascinante Monica, una volta di più poco credibile, nonostante l'impegno messo nella monoespressività del suo ruolo. Scene d'azione di una certa spettacolarità.
Fabiorossi: Senza dubbio è e rimarrà sempre il capolavoro di riferimento nel mondo della commedia all'italiana. Ricalca sapientemente e volutamente le gang story americane, molto in voga a quel tempo, ma con quell'ironia e divertissement tipiche di un maestro come Monicelli, sorretto da una sceneggiatura impareggiabile. Cast di primo piano con Gassman, Mastroianni e Salvatori in grande spolvero e una non meno efficace interpretazione di un Tiberio Murgia alle prime armi. Film che non può e non deve mancare nella videoteca di un cinefilo che si rispetti.
Magerehein: Lodevole l'intento di riportare in vita il dramma degli alpini in ritirata dalla Russia, uomini spesso abbandonati a sé stessi e assediati dal gelo prima ancora che dal nemico. Non è un film "di" guerra (sebbene vi siano un paio di scontri a fuoco) ma "sulla" guerra, dunque più introspettivo e riflessivo; sono dialoghi e ricordi a farla da padroni. I personaggi sono caratterizzati abbastanza bene (simpatico in particolare l'alpino bergamasco), il ritmo è quello giusto e la regia rende bene l'infinita desolazione degli ambienti attraversati. Soddisfacente e meritevole di visione.
MEMORABILE: Il finale, che in qualche modo spiega il titolo del film.
Cotola: Avventuroso firmato da Mann che stavolta sforna un film non brutto, ma non certo all'altezza dei suoi capolavori. La storia è abbastanza variegata nei suoi sviluppi narrativi, mentre l'aspetto più interessante è sicuramento il ritratto del protagonista (un po' avventuriero ma anche pieno di ideali nobili) che incarna pienamente lo spirito americano ed in questo caso anche pioneristico: e così passa dall'individualismo all'altruismo, dalla voglia di famiglia a quella di girare il mondo in modo solitario. La notevole lunghezza (quasi due ore e mezza) non influisce sulla fruizione dell'opera.
124c: Non so voi, ma guardando questa comunque discreta fiction sulla vita di San Filippo Neri (impersonato da uno straordinario Gigi Proietti), mi è ritornato in mente anche il film che uscì negli anni '80, State buoni se potete, diretto da Luigi Magni, con le musica di Angelo Branduardi, dove il sacerdote era impersonato dal "peccatore" Johnny Dorelli. Questa fiction è stata, quindi, come un ritorno alla mia adolescenza. Oltre a Proietti, sono da elogiare le prove di Francesco Salvi e Sergio Fiorentini.
MEMORABILE: I bimbi che, davanti al papa (un Paolo Paoloni anche qui Megapresidente Galattico fantozziano), intonano la canzone che dà il titolo a questa fiction.
Dusso: Uno dei tre Poirot televisivi interpretati da Ustinov negli anni 80. Innanzitutto la cosa peggiore è aver ambientato la vicenda ai giorni nostri mentre in realtà il romanzo da cui è tratto è del 1933. Bravissimi Ustinov e la Dunaway, ma la storia non è granchè ed il film ne risente molto. David Suchet (il famoso Poirot televisivo) che qui interpreta (con poco successo) l'ispettore Japp sarà il protagonista del remake del 2000 Se Morisse mio Marito.
Roger: Buon film dove Salce non risparmia un sano tono sarcastico nel descrivere il clima di disfatta e "voltagabbana" di fine guerra. Il protagonista, pur nel suo ottuso senso del dovere vissuto fino in fondo dalla "parte sbagliata", assume quasi la statura di eroe positivo rispetto a quanto lo circonda. Per contro il film, specie nella seconda parte, si perde in episodi minori che ne fanno calare il tono. Comunque da vedere, se non altro per la prova d'attore del grande Tognazzi.
Gabrius79: Film piacevole con due campioni di cassetta come Renato Pozzetto e Ornella Muti. La storia è piuttosto semplice e pulita con volgarità per fortuna assente. Si ride con alcune gag di Pozzetto alle prese con la sua vita da finto povero. La Muti se la cava, mentre un plauso va a Piero Mazzarella nei panni del barbone burbero ma buono. Azzeccate le musiche.
Dengus: Nonostante i due registi siano fratelli, il film non sembra nemmeno lontano parente del primo; l'arrivo del grande Montagnani e di D'Angelo (all'epoca ancora nel giro di Ricci) al posto di Calà e Villaggio non basta a salvare una pellicola scialba e banale con storie esilissime. Si salva solo l'episodio con Micheli e Pappalardo, con la simpatica beffa finale! Vedendo comunque i prodotti odierni, questa pellicola è salvabile a tutti gli effetti.
Camibella: Una bambina vive da sola con il padre. Quando arriva in casa la fidanzata del papà e la sua odiosa figlia, la piccola cercherà nei sogni la sua rivincita. Bel film d'animazione danese di un regista e il suo team che, evidentemente, hanno visto e rivisto i capolavori Pixar seguendone infatti abbastanza similmente i tratti caratteristici. Una favoletta deliziosa a metà tra Toy story e Coco, ben disegnata e con una trama commovente. Un film da vedere, emozionandosi, con i propri figli.
Capannelle: Biopic che deve narrare una figura ormai leggendaria e questo può rusultare un cmpito non facile. Da una parte Rosamund Pike ci mette un bell'impegno nell'immedesimarsi nella parabola della ricercatrice. Dall'altra la Satrapi dà l'idea di voler sfruttare tutte le risorse tecniche a disposizione cercando di lasciare anche una traccia personale nello stile visivo, ma ha più di una difficioltà nel far decoillare il film. Alterna piano scientifico e piano personale e ci aggiunge un collegamento con gli usi meno fortunati degli elementi studiati dalla Curie. Ordinato ma rivedibile.
Gabrius79: Commediola semplice e dai buoni sentimenti che nonostante la presenza del trio Gable, Loren e De Sica, non coinvolge come sperato. Buon paesaggio da cartolina e ottima fotografia a fronte di una sceneggiatura prevedibile e risaputa. Bella e godibile la Loren coi suoi siparietti musicali, mentre Gable appare spaesato e fuori contesto. De Sica appare poco ma il suo stile incondondibile nobilita le scene in cui appare.
Atticus85: Difficile immaginare sceneggiatura più forzata ed esasperante. Di suo il Sordi regista ci mette una pesantezza di toni ed uno sfilacciamento di umori che alla lunga danneggiano l'andamento della commedia. Fortunatamente i due mattatori della risata sono nella loro forma migliore (meravigliosa Monica Vitti) e il film è di quelli che sono rimasti nell'immaginario collettivo del nostro cinema. Memorabile la lotta sul litorale romano, coraggioso il finale che sbugiarda l'incapacità della coppia italiana di accogliere le nuove tendenze post '68.
MEMORABILE: "Dillo ancora che lo ami!?" "Sì che lo amo!"
Redeyes: Un Salvi "incatenato" tiene su la baracca senza i soliti suoi sketch; gli si concede giusto la parentesi possessione, in sé e per sé evitabile, coadiuvato da un cast che svolge il compitino senza sussulti. La trama, in particolar modo la stangata, è qualcosa di talmente puerile da non infastidire, così come tutte le vicissitudini. Il climax ascende verso aulici sentimenti convogliando in nobili abiti talari pur prendendo le mosse da lap dancer e slot machine. Sicuramente concepito per un pubblico scevro di aspettative, si lascia proprio per questo guardare ma niente più.
Bruce: Spy story interna alla CIA, protagonisti Colin Farrell e Al Pacino, rispettivamente recluta e istruttore; di contorno qualche inserto sentimentale, reale o presunto. Nonostante l'ottima prova dei due interpreti principali il film non decolla, manca vistosamente di ritmo per tenere alto l'interesse e la tensione. Qualche colpo di scena, finale ingenuo e prevedibile. Non male ma niente di memorabile.
Gestarsh99: Emulsionare armonicamente nello stesso film due generi distantissimi come western e fantascienza è cosa assai più improba che abbinare fagiolata e meringhe in un unico piatto. Disponendo però dell'appoggio "capitale" di gente come Howard e Spielberg, anche un Favreau può infiocchettarsi senza troppe ambasce un prodotto moderatamente godibile, in cui incrociare opportunismi anticipatori sia sul crossover esasperato del venturo Machete kills sia sulla riesumazione corbucciana portata poi in porto in Django unchained. La resa illuminante degli arsi paesaggi arenari del New Mexico è sbalorditiva.
MEMORABILE: Harrison Ford che cede il posto da Indiana Jones di frontiera al più aitante Daniel Craig.
Ryo: Continuano i dispetti fra l'isola degli uccellini e quella dei maialini. Ma una terza, nuova, isola comincia a bombardare le altre due con sfere di ghiaccio giganti. Uccelli e maiali si alleano per andare in guerra! Molto sotto le aspettative rispetto al primo capitolo, che era piuttosto divertente. Le animazioni sono sempre di ottimo livello, la sceneggiatura però si perde troppo spesso in gag futili e una storia di fondo che non brilla per originalità. Niente male il doppiaggio, ottima la scelta di tracce che compongono la colonna sonora.
Ira72: Se ci si avvicina con spirito leggero e privo di troppe pretese, la visione di questo film sarà senz’altro piacevole. Come è piacevole rivedere la storica coppia, nuovamente unita e anche molto affiatata. De Sica è De Sica: divertente e sempre a suo agio in gag che saranno più o meno sempre tutte simili eppure continuano a far sorridere. Si va ad aggiungere, però, una nota malinconica che, tutto sommato, non guasta. Peccato per l’avida figlia di Boldi, che recita qui male e interrompe bruscamente una pellicola scorrevole.
Siska80: Un ragazzino esperto giocatore di bocce forma una squadra di coetanei sfidando il nonno. Ok, la trama è praticamente assente, eppure fa piacere che le pellicole delle nuove generazioni si impegnino a stimolare nei giovani la voglia di coltivare il rapporto coi parenti anziani (oltre naturalmente all'amore per lo sport, che rappresenta sempre un'importante esperienza formativa). Il ritmo è costante, il cast sufficientemente simpatico (soprattutto Patellis), il finale regala qualche momento di riflessione e tenerezza senza cedere al patetismo. Consigliato all'intera famiglia.
Siska80: Delizioso cartone che non mancherà di tenere i più piccoli (ai quali è rivolto) con gli occhioni sgranati di curiosità e divertimento per merito di una grafica da videogioco, animazioni convincenti, sfondi coloratissimi, personaggi simpatici (compresa la cattiva maga Cornacchia, col rossetto fucsia sul becco), movimentate disavventure e tantissima azione. Non dispiacerà nemmeno agli adulti, i quali avranno modo di godere di una messinscena genuina capace di riportarli indietro nel tempo e di staccare la spina grazie a una trama semplice, scorrevole e dal prevedibile lieto fine.
Cotola: Ovviamente bello: non solo per la grande qualità del romanzo di partenza e per il colpo di scena finale che è ormai un classico del genere, ma anche per l'ottima confezione (in linea con quella delle ultime stagioni) che qui si avvale anche di una notevole fotografia (specie se si pensa che è un prodotto per la tv) che fa ampio uso di filtri. Molto buone anche le prove attoriali del cast. Da vedere in ogni caso: se però non conoscete la soluzione del mistero, vi divertirete di più e vi godrete un gran finale con un colpo di scena notevole.
MEMORABILE: Nel finale: la reazione di Poirot dopo aver comunicato alla polizia la soluzione dell'enigma.
Rambo90: Sono ormai anni che Chan ha perso la buona ispirazione. E così ecco un altro action uguale a mille altri, con l'aggravante di un certo razzismo imperante verso i popoli musulmani. Certo le scene action sono spettacolari e ben coreografate (anche se Jackie ormai vi partecipa poco, attorniato da vari comprimari più giovani), ma la trama è ai minimi termini. Difficile appassionarsi a un gruppo di bodyguard in missione di recupero, soprattutto se i suddetti non vengono adeguatamente caratterizzati, lasciando a botte e gag il compito di intrattenerci. Mediocre.
Saintgifts: Una cosa il film riesce a trasmettere abbastanza profondamente: l'angoscia che si può provare ad essere condannati a morte e ad aspettare quel giorno relegati nel braccio della morte. Tema già visto e forse anche sfruttato, ma Hackman, nonostante il personaggio mostri una scorza piuttosto dura, riesce lo stesso a far percepire tutto il dramma interiore. Gli altri aspetti sempre inquietanti, sono l'apparato e le formalità che stanno dietro all'esecuzione materiale della condanna: la soppressione determinata e a sangue freddo di un essere umano.
Rigoletto: Ottimo film, in cui c'è poco da ridere ma molto da riflettere e il grande Tognazzi dimostra ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, tutta la sua grandezza e la sua lucidità. È un catalizzatore nel dirigere gli eventi, un magnete capace di polarizzare l'attenzione dello spettatore in modo concreto. Chi si aspetta o ricerca un film sul mondo del calcio simile a L'allenatore nel pallone o Mezzo destro mezzo sinistro rimarrà apparentemente deluso, ma poi lo gradirà moltissimo. Ottimo Avati.
Capannelle: La famiglia dissolta, l'ambiente degradato, il dover pensare ai bisogni di chi è rimasto senza ricorrere a scorciatoie che ti si presentano sotto varie forme. Sulle spalle della diciassettenne Nevia ci sono tematiche che abbiamo visto tante volte per cui il rischio del film è di cadere nel banale. Bene, la De Stefano riesce a raccontare cose sì prevedibili ma con un tono e delle sfumature empatiche e di valore, giovandosi inoltre delll'intero cast femminile, dalla protagonista (Apicella) alle figure di contorno. Aiutano un montaggio equilibrato e la toccante musica di Michela Braga.
Markus: Scavallato il decennio d'oro per queste genere di commedie scollacciate, si rimedia sulla nuova starlette Anna Maria Rizzoli nel suo periodo di massimo fulgore (Sanremo '79, un film con Villaggio...). Fatta eccezione per questa prorompente (intesa come bellezza) entrata in scena, il film di Tarantini regge esclusivamente per qualche trovata del qui mattatore unico Lino Banfi, accerchiato da onesti ma limitati caratteristi. Nello squallore d'un modernissimo hotel a Tirrenia, si snoda un vicenda fatta di ritriti calembour e non troppo dilettevoli volgarità dal fiato ormai corto.
Daniela: Probabilmente il peggior film di Carpenter (regista che pure adoro), certo quello più impersonale. Da un piccolo gioiello in bianco e nero, un remake inutile che fallisce pure sul piano strettamente spettacolare, dominato da un'estetica para-televisiva. Gli effetti speciali, quasi inesistenti nel film di Rilla, qui ci sono ma improntati alla mediocrità che segna tutta la pellicola, mentre è meglio sorvolare sul cast: il confronto fra il povero Reeve e il superbo Sanders rischia di essere troppo impietoso per il primo.
Daniela: Fosse di un altro regista, lo definirei un giallo/rosa simpatico, il che è piuttosto poco per un film di Allen (Woody, te l'ha ordinato il dottore di sfornare così tanti film a scadenza ravvicinata? avevi appena girato Match Point). Questo nonostante qualche buona trovata, qualche rara battuta e la (bella) presenza della divina creatura, che non è la prezzemola Johansson (anche tu, cara, diradati o verrai a noia) ma il bel Wolverine. Tre pallini affettuosi ma un po' di delusione. I tempi d'oro sembrano proprio lontani.
MEMORABILE: Il mago Splendini: A questa età emozione significa niente bruciori di stomaco dopo cena.
Homesick: I pregi tecnico-artistici della cura maniacale nel ricostruire gli ambienti aristocratici e il clima d’epoca da cui alitano decadenza e fallimento esistenziale di personaggi invalidi e/o infelici – oltre un più generale pessimismo sui sentimenti umani - non si riverberano sullo sviluppo narrativo, precluso da una sceneggiatura piatta, dialoghi freddi e profili psicologici frettolosi e superficiali. «Una cornice senza quadro», scrive a tal proposito Morandini; o, in altre parole, il testamento spirituale di un autore dalle grandi potenzialità non adeguatamente sfruttate.
Renato: Un discreto film sportivo, molto americano nel descrivere la storia di questo ragazzino che riesce ad emergere in un ambiente normalmente ostile. Le partite di golf sono scritte piuttosto bene, così che anche un profano riesce a seguire lo svolgersi della gara senza troppi problemi. Però qualche inutile fronzolo digitale poteva essere evitato, anche perché anziché enfatizzare finisce col distrarre. Bravi gli attori, comunque.
Ruber: Questa fiction sulla ballerina più brava al mondo è, a differenza di altre tratte da biografie, realizzata con cura e sicuramente la supervisione della Fracci stessa alla sceneggiatura è stato un vantaggio non da poco; inoltre si nota una certa cura nei particolari, sopratutto nella scenografia. La Mastronardi si rivela una scelta azzeccata: la sua interpretazione va al di là delle più rosee aspettative. La regia di Imbucci è attenta a non scivolare troppo nel sentimentale, tuttavia alcuni momenti sono un po’ troppo condensati. Meritava una divisione in due parti.
MEMORABILE: Le musiche che accompagnano I momenti di danza.
Pesten: Terzo episodio, vicino al primo più del suo predecessore, grazie al forte contesto action; un continuo turbinare di eventi e scazzottate sin dalle prime scene, nelle quali si incontra l'Indy ragazzino e viene inserito il personaggio del padre. Connery semplicemente grandioso nel/col suo personaggio tiene testa a Ford senza oscurarlo e porta quello humor tipicamente inglese che ben si sposa alla storia. La produzione è grandiosa: nel giro di alcune riprese si passa dagli archi dello Utah a Venezia ai castelli austriaci. Concentrato di intrattenimento.
Manowar79: Pieraccioni non sa più che pesci prendere, ricorre invano a squallide bizzarrie (il fantasma di Marilyn) per dimostrare che i suoi film non sono tutti uguali. Sbagliato: i suoi sono film fatti con lo stampino e, come se non bastasse, credo che la sua restante carriera consisterà nel proporre ad libitum brutte copie del Ciclone. Anche perché, diciamocelo francamente, Pieraccioni non sa fare altro. Ceccherini sprecato come non mai, apprezzabile Biagio Izzo il che è tutto dire. E poi non vuole che il suo film venga definito un "cinepanettone"...
Belfagor: Un po' come per King Arthur, anche qui abbiamo una trasposizione "moderna": addio all'atmosfera colorata e guascona dei vecchi adattamenti, ora deve essere tutto cupo e orientato all'azione esplosiva (letteralmente, visto che le frecce fanno più danni dei proiettili). Il risultato è pacchiano e forzato, con un protagonista inadatto al ruolo affiancato da un cast di alto livello ma bloccato da regia e sceneggiatura anonime. Di certo Mendelsohn sa come far svolazzare un cappotto bianco, ma è molto meglio vederlo in Rogue one.
Lupus73: Dopo un antefatto sul thriller/drammatico alcune amiche si ritrovano ma lo shock ritorna proprio nel bel mezzo della vacanza in kajak quando un feroce squalo le sceglie come preda. Assolutamente non all'altezza del discreto predecessore, sottotono, con dinamiche fiacche, scontate, estremamente prevedibili, compresi i rapporti psicologici tra i personaggi che rasentano la retorica più spicciola. La noia è quasi totale e gli attacchi dello squalo visti e stravisti non migliorano di molto lo spettacolo. Assolutamente evitabile.
Daidae: Film davvero malriuscito, tra i peggiori dell'ottimo Umberto Lenzi. Nonostante l'eccellente cast, che vede in scena diverse valide figure della cosiddetta "commedia sexy all'italiana", il film non riesce mai a decollare, gli attori sono decisamente fuori parte, non si ride e ci si annoia tantissimo. Tra le poche cose da salvare alcuni bei nudi femminili e le musiche.
Daniela: Ammetto che Adam Sandler mi suscita una istintiva antipatia, per cui faccio fatica a trovare divertenti le commedie da lui interpretate. Questa forse non sarebbe stata male, per gli spunti offerti dal contrasto fra il compassato mondo del golf e le maniere poco eleganti di un iroso ex giocatore di hockey, se avesse avuto una sceneggiatura meno ripetitiva e un protagonista meno ceffonabile per cui parteggiare. Così invece si naviga nella noia, con la ciambella di salvataggio costituita dall'apparizione di Ben Stiller in versione baffuta.
Tyus23: Non è che ci si potesse aspettare più di tanto da un remake di questo tipo ed infatti quello che troviamo non è certo memorabile. Al contempo però non si tratta nemmeno di una vaccata colossale com'è stato spesso definito. A Nightmare On Elm Street 2010 è infatti un tipico teen horror moderno con pregi (una fotografia efficace e qualche buona invenzione) e difetti (una sensazione di piattezza generale e di certo l'assenza di originalità). Jackie Earl Haley si impegna ma chiaramente ha il grosso limite di non essere Robert Englund. Due.
MEMORABILE: (All I have to do is) Dream; Il corridoio allagato dal sangue.
Siska80: Dopo Hannah, Pallaoro traccia un altro ritratto femminile, quello di una donna che affronta una durissima prova: assistere la madre morente. Dopo quasi mezz'ora di lungaggini, finalmente si entra nel vivo della situazione; finalmente per modo di dire, giacché, essendoci di mezzo una persona sofferente, l'aria si fa da subito pesante. Eppure è proprio l'aspetto della malattia (e dell'accettazione della stessa) a costituire la parte più interessante (gli altalenanti comportamenti della protagonista lasciano invece il tempo che trovano), mentre il cast non offre qui una prova brillante.
Luchi78: Splendido kolossal cinematografico, con migliaia di comparse e scenari naturali, altro che CGI! L'interpretazione di O'Toole è straordinaria; da sottolineare che il doppiaggio italiano lo rende molto più mascolino, mentre nell'originale ha una cadenza a metà tra il perfetto englishman e l'effemminato (non a caso visto che il vero Lawrence D'Arabia era quasi sicuramente omosessuale). Il film bisogna solo guardarlo per apprezzarne le qualità e la splendida fotografia nel deserto di Freddi Young.
MEMORABILE: Le scene in cui i beduini attaccano i convogli su rotaia. Spettacolare la fuga dei cavalli...
Homesick: Discreto. Un thriller di mestiere ambientato su una barca, che ha alle sue spalle interessanti predecessori cinematografici (Polanski, l'incompiuto "The Deep" di Welles, oltre ad alcuni gialli italiani di fine anni Sessanta, come Interrabang e "Ore di terrore") e spunti letterari ("Punto morto" di Charles Williams). I momenti migliore sono creati dal convincente Zane e dalla claustrofobia provocata dal suo alleato: il mare.
Gabrius79: Commedia che nonostante la presenza della Littizzetto e di Papaleo risulta essere inferiore alle attese lasciando così allo spettatore qualche discreta gag e niente più. Peccato perché lo spunto iniziale era interessante (tratta da un libro). Protagonisti un po' sottotono.
Pumpkh75: Venti minuti di orologio e l’interesse è già sceso a zero, senza possibilità alcuna di risalita: scritto come se Carpenter non sapessimo chi sia, si può identificare con lo sconsiderato andirivieni di quell’ascensore dentro una base sotterranea affollata da personaggi confusionari e miriadi di cliché tappabuchi, assunto a inconcepibile filo conduttore di una vicenda svuotata da eventi e abilità. Qualche effetto speciale è un sollievo parziale, il top vedere la formosa protagonista affrontare in maglietta 200°C senza conseguenze di sorta. Un relitto.
Enzus79: Commedia semplicemente banale che ha tuttavia almeno il pregio di intrattenere, fra alti e (molti) bassi. Ricomporre il trio di Pretty woman (regista e i due protagonisti) non porta un grosso beneficio se la trama non regge, perlopiù con un finale decisamente scontato. Julia Roberts convincente in un ruolo che le calza a pennello. Gere discreto. Mediocre la colonna sonora.
Noodles: Con due protagonisti diversi e una sceneggiatura più curata non sarebbe stato poi neanche così male. Ma Serena Grandi non funziona, se non senza veli e Johan Leysen è una sorta di brutta copia di Tony Musante. E il resto non si salva, compresa la solitamente bravissima Valeria D'Obici, qui in ombra. Salva in parte qualcosa un certo gusto anni '70 di alcune scenografie e alcune atmosfere torbide e ben congegnate. Ma resta poco più che mediocre.
Daniela: Il colmo della sfiga: un gruppo di persone non solo viene sequestrato da una banda di criminali in fuga ma è anche costretto a starsene in un villaggio fantasma piazzato nel bel mezzo di una zona desertica scelta per l'effettuazione di un test nucleare... Thriller dignitoso interpretato da un discreto cast, ma l'aspetto che oggi colpisce maggiormente è la manifesta sottovalutazione dei rischi dell'esposizione alle radiazioni, del resto condivisa da altri film girati in quel periodo. Inevitabile chiedersi cosa sarebbe successo nella realtà ai personaggi sopravvissuti.
MEMORABILE: L'annunciatore alla radio rassicura gli abitanti della zona: potranno assistere all'esplosione nucleare dalle finestre delle loro abitazioni.
Galbo: Regista estremamente versatile, Danny Boyle realizza con Millions una commedia familiare, decisamente non banale ma anzi ricca di originalità non tanto nella vicenda quanto nel modo di raccontarla. Il film infatti, grazie ad una sceneggiatura estremamente brillante, è portatore di una serie di considerazioni sul valore del denaro ma anche sulla famiglia e sul senso di solidarietà. Molto buona la prova del cast.
Nando: Commedia ispirata da un noto romanzo in cui vicende sentimentali si miscelano al tifo calcistico. La middle class inglese descritta in due spazi temporali con il trait d'union dell'Arsenal. Buona caratterizzazione dei protagonisti con un appropriatissimo Firth.
Herrkinski: Si spera che il libro sia meglio del film, un melodramma confezionato come un B-movie italiano del periodo che risulta privo di qualsivoglia interesse; le parti erotiche sono sempre sfumate sul nascere, quelle drammatiche non hanno profondità in quanto lanciate all'improvviso senza un build-up (come nel finale), la trama è di una banalità sconcertante e non c'è approfondimento dei personaggi. Keitel si aggira sconcertato tra lo stoccafisso Berggren e l'insipida moglie di Sting, la Sandrelli è al minimo sindacale; ost fuori luogo.
Galbo: Sorta di Una notte da leoni in “salsa” pediatrica, condivide più di uno spunto con il celebre film americano. Pellicola all’insegna del politicamente scorretto, con sequenze all’insegna del ritmo forsennato (le scene al luna park) e momenti di stanca, accentuati dalla scarsa simpatia dei due protagonisti (adulto e bambino) e situazione un po’ migliore tra i caratteristi. Il finale è melenso all’insegna dell’happy ending. Mediocre.
Daniela: Dopo un presunto uxoricidio, una psicologa viene chiamata ad esaminare la moglie del morto per decidere se debba essere internata... Il disturbo noto come "paralisi del sonno" è lo spunto utilizzato da questo horror come innesco per una storia sempliciotta che ricorre a meccanismi molto abusati per suscitare spavento tipo jumpscares acustici oppure una creatura disarticolata cigolante ringu-style. Se a questo si aggiungono una caratterzzazione elementare dei personaggi e interpretazioni poco brillanti, ecco servita la solita zuppa riscaldata: non è proprio cattiva, però che noia...
MEMORABILE: La seduta degli insonni con l'ossesso che terrorizza gli astanti con profezie di morte imminente mentre il dottorino se ne resta buono in disparte.
Smoker85: Prova maiuscola della Theron, premiata con l'Oscar, affiancata da un buon cast, a partire dalla Ricci e da Dern, il cui personaggio sembra uno dei pochi positivi, a suo modo, della storia di disperazione e degrado in cui lo spettatore viene proiettato. La psicologia della protagonista è molto complessa, poco prevedibile, provocata da una vita disastrata dove tutto va male. L'impossibilità di redenzione all'interno di una società "buonista" ma non "buona" non è poi così esagerata, ma anzi piuttosto realistica. Non un capolavoro, ma senza dubbio di ottima fattura.
Pau: Uno dei primi film incentrati sulle tecniche usate nella caccia a un serial killer, si avvale di un'estetica noir che traduce in immagini le ossessioni tanto dell'omicida quanto del poliziotto che gli dà la caccia, mentre la geniale (per quanto implausibile) trovata del manichino conferisce un sapore ancor più morboso ed ambiguo all'intreccio. Riesce a spargere delle suggestioni oniriche, pur mantenendosi asciutto e senza fronzoli. Consueto sontuoso cast tecnico che caratterizzava le produzioni a basso budget della RKO (DeGrasse, D'Agostino).
MEMORABILE: Il "manichino", ripreso di spalle mentre guarda verso la finestra, che prende vita nella stazione di polizia.
Pesten: Il volto accattivante che campeggia sulle locandine del film viene utilizzato pochissimo (e male) e per l'ennesima si pensa "faccio un teen horror, quindi deve essere sciocco". Personaggi sin troppo stupidi che rischiano di risultare tali anche per gli adolescenti stessi, storia idem. Alcune rivelazioni nella parte conclusiva indicano che le idee c'erano; andavano sfruttate meglio, perché si è preferito virare verso lidi classici confezionando male il tutto. Fastidiosa la recitazione della protagonista.
Daidae: Molti bassi e pochissimi alti per questo film diretto da uno dei migliori registi anni 70 e interpretato da un attore immenso come Gassman. Nonostante le buone possibilità, questa commedia che si vorrebbe di denuncia si salva per il rotto della cuffia. Albertini fa poco più che un cameo e appaiono per pochi istanti anche Jimmy il fenomeno (qui accreditato col vero nome) e Lino Banfi. La parte peggiore è sicuramente la festa africana, veramente ridicola.
MEMORABILE: Albertini miete il grano con fazzoletto rosso e grida... "Alalà"??? Mah...; La festa africana, con un capo di stato da annali del ridicolo.
Reeves: Uno dei peplum più ricchi come produzione (infatti le scene di massa verranno riciclate in molti altri film), ma anche uno di quelli più statici, completamente privo di quel tocco di fantasia e di follia che si rivelava fondamentale per il successo di quei film. Qui ci sono molti dialoghi, tante scene madri ma l'azione scarseggia e lo spirito moraleggiante domina per tutto il film. Peccato.
Fauno: Anche se il finale è positivo, è molto più un lacrima-movie che un film di camorra; non manca di vitalità e non ci si annoia, ma per certi botta-risposta va conosciuto il linguaggio partenopeo. Nessun attore demerita, ma è come un cerchio che si chiude e torna al punto di partenza, senza lasciare spunti o divagazioni a chi lo vede... di per sé non sarebbe una scelta negativa, solo che le coincidenze forzate sono davvero troppe e parecchia credibilità si perde per strada. Il cast maschile ripresenta tre bravi attori di Napoli: i 5 della squadra speciale.
MEMORABILE: La Di Luzio è una vera macchietta, ma anche il padre di Salvatore con la sua dimora in collina non è male; Il particolare della borsa.
Magi94: I personaggi sono stereotipati (soprattutto Swayze), il film è creato apposta per piacere al pubblico e il fatto che i wormholes siano previsti per davvero dalla relatività generale non lo rende di certo scientificamente accurato. Eppure un'ottima prova di regia e la bravura del protagonista lo rendono un buon teen movie, che lascia impressioni positive, al termine. Tra la (purtroppo lunga) lista di disonesti film con finale a sorpresa di questo tipo è certamente uno dei più riusciti. Certo non all'altezza della sua fama cult, ma interessante.
Teddy : Il terrore è ovunque. Terrore socio-antropologico, legato alla bellezza paesaggistica della provincia rurale, incubo da avanguardisti eccentrici, qui incredibilmente ridipinto da quieto incubo paesano. Avati riesce a dare un carattere perfino al mormorio della natura, mentre la delirante identità dei personaggi si contrappone alle giravolte della storia. Vischioso e indimenticabile.
Il ferrini: John Travolta e Samuel L. Jackson sono in formissima, John McTiernan, esperto di film d'azione, si trova più a suo agio nelle scene dell'uragano nella giungla che negli interni, ma nel complesso fa un ottimo lavoro. La storia è un continuo susseguirsi di colpi di scena e cambi di prospettiva che inseguono una verità che verrà svelata soltanto negli ultimissimi fotogrammi. Molto divertente, a fine film viene già voglia di riguardarlo per capire se ci si è persi qualcosa.
MEMORABILE: Travolta alla Nielsen: "Il segnale sarà quando mi gratterò il naso" "Ah... credevo le palle" "Tieni d'occhio anche quelle".
Lucius: Film affresco caratterizzato da una ricostruzione scenica praticamente perfetta e impreziosito da costumi particolarmente ispirati. Giustizia e politica i temi al centro della pellicola ambientata i primi del 900 in un'America divisa in classi sociali. Un giovane miliardario non riesce ad accettare che la sua disinibita mogliettina abbia posato nuda sul Madison Square Garden, ma il film abbraccia anche altri temi ed altre storie, incorniciandole in un ritratto epocale. Per cultori.