Ci si chiede se c'era davvero il bisogno di replicare senza novità di rilievo le avventure di Machete, l'eroe messicano cui continua a prestare il volto (solcato da cicatrici e rughe) Danny Trejo. Assodata la singolarità del personaggio, modellato sulla forma dei tanti caratteristi che solitamente affollano le seconde file degli action e qui promosso - in tutto il suo rozzo splendore - a protagonista, gli si cuce addosso una storia facile facile che lo porti semplicemente a sgozzare, massacrare, sezionare, decapitare, annientare nei modi più disparati i suoi avversari. Ad assumerlo per sconfiggere un losco nemico dei cartelli della droga (un tizio che quindi sulla carta...Leggi tutto farebbe pure del bene) è un compromessissimo presidente degli Stati Uniti (Sheen, accreditato come Carlos Estevez!). In cambio del visto per diventare cittadino americano, Machete dovrà recarsi in Messico, stanare l'uomo (Bichir) e ucciderlo. A svelargli come arrivare all'obiettivo è una meravigliosa bionda (Heard), la quale spiega come sarà sufficiente seguirne la fidanzata, che vive con la madre (Vergara) tenutaria di un bordello. Machete, grazie alla preziosa indicazione, non ci mette molto a entrare nel covo del pericoloso boss, ma questi ha collegato il proprio cuore a un missile che, se i battiti cesseranno, partirà in direzione Washington per distruggerla. Non bastasse questo, si scopre che dietro alla simpatica canaglia il vero manovratore di tutto è tale Voz (Gibson), ricchissimo "mad doctor" che sta escogitando di partire nello spazio con alcuni amici dopo che avrà distrutto la Terra. Insomma, si rischiano gravi conseguenze per il pianeta, a toccare questa gente, così Machete decide che non potendo uccidere il boss lo porterà con sé in America; ma già rientrarvi dal Messico non sarà facile... La formula è quella tradizionale di Rodriguez, in cui l'eccesso sconfina abbondantemente nella parodia e nel demenziale e in cui ormai gli effetti speciali ultrasanguinari sono quasi completamente realizzati al computer (alla faccia di Tom Savini, presente come attore nei panni di Osiris). L'impegno è volto soprattutto a inventare nuovi modi per uccidere (si veda il poveretto cui Machete estirpa le budella per lanciarle contro le pale di un elicottero in funzione con conseguente macellazione del corpo intero), con i proiettili da utilizzare solo per eliminare le masse, mentre per i target importanti si selezionano metodi più creativi. Consueto stuolo di bellezze arrapanti (oltre alla Rodriguez e alla già citata Heard non si può non citare l'altrettanto affascinante Sofia Vergara, che si monta mini-mortai al seno da cui spara a raffica prima di utilizzare un piccolo fucile a forma di pisello piazzato proprio tra le gambe), sfoggio di sorrisi ammiccanti, battutacce da osteria, azione scatenata e un cast folto di nomi celebri (Lady Gaga, Antonio Banderas, Jessica Alba colpita in fronte e stramazzata già nel prologo). Purtroppo la sensazione è sempre quella del gioco fine a se stesso, che non potendo più contare sulla novità di un protagonista inusuale diventa pleonastico, un divertissement non solo - ovviamente - privo di ogni spessore, ma a lungo andare sfibrante. Pur non potendo negare le qualità tecniche di Rodriguez, il valore della solita fotografia coloratissima (opera di Rodriguez pure quella) e il puerile divertimento dato dalla giostra di incessanti massacri, è bene che ci si fermi qui, benché la chiusura con trailer annunci un possibile ulteriore sequel: MACHETE KILLS AGAIN... IN SPACE.
Rodriguez gira il film in 29 giorni e dona ai fan pane per i loro denti: violenza over-the-top, azione sfrenata, contaminazioni con lo sci-fi, uno scienziato pazzo (uno straordinario Mel Gibson), combattenti spietate in abiti succinti e partecipazioni spassose (Sheen, Banderas, Savini, Lady Gaga). Non potendo contare sull'effetto novità del prototipo, si esagera ulteriormente con tutto, con sprezzo del ridicolo (voluto); un film fracassone che strizza l'occhio ai fan, già pronti al terzo episodio. Un po' troppa CGI stavolta, ma ci si diverte.
Il protagonista lo conosciamo, così come la tendenza di Rodriguez ad andare sopra le righe. La pellicola regala momenti divertenti e qualche personaggio gustoso (bene Gibson e Sheen, male Banderas), ma insistere sul grottesco sbrindellato per tutto il film alla lunga stanca. Inutile soffermarsi sulla storia, che sa di poco, o sulle presenze femminili, che sanno di molto a parte una Lady Gaga accessoria. Da brividi l'anteprima di un possibile sequel nello spazio.
"Machete non ripete". Era questo che il nostro eroe avrebbe dovuto dire alla fine del primo film. Era infatti inevitabile che un sequel avrebbe avuto meno senso (se di senso si può parlare in simili omaggi parodistici). Ormai è tutto già visto. Non basta cambiare i cattivi, le cattive e aggiungere nuove armi. A dare un perchè, come in precedenza, è il solo Machete, che parla poco e ammazza molto. Di tutti i nuovi personaggi, l'unico con quel quid in più è lo sceriffo che tenta di impiccare il protagonista. Il resto è un ammasso di macchiettone, che ormai lasciano un po' il tempo che trovano.
MEMORABILE: "Machete vuole bene a tutti"; "Machete capita"; AstroMachetenauta.
Non che il primo - per non dire di tutto il cinema di Rodriguez - avesse chissà quali sotto-testi, ma questo sequel imbocca con decisione la strada del divertissement acefalo e sbracato, con una sfilza di bischerate che accentuano però la parentela con i più scalcagnati campioni del cinema popolare (e dei fumettacci) d'antan. Il risultato? Si sghignazza parecchio. Sana ignoranza ricostituente.
Fastidioso, inutile sequel di un originale che già era mediocre e sopravvalutato in partenza. Rodriguez è uno dei registi più inutili in circolazione. Alla moda, finto indipendente e con scarsa cultura cinematografica, a differenza del suo mentore Tarantino. Una pura operazione commerciale studiata a tavolino per soddisfare gli appetiti di chi ancora insegue il mito pulp. Anche Trejo ormai ha stancato.
Se già "suonava" debordante avere dedicato un film alla non fondamentale figura di Machete, il sequel pare francamente eccessivo. Il regista dirige un film noiosamente iperbolico, nel quale l'esagerazione lungi dal divertire annoia, non risollevato nemmeno dalle prestigiose guest star che vi appaiono. Sembra fatto in modalità "copia & incolla" e si fatica ad arrivare alla fine.
Il primo non era un capolavoro, ma almeno divertiva. Il secondo capitolo, oltre ad essere inutile, è gravato da una narrazione senza idee e una piattezza d'inventiva che si stenta ad attribuire ad un regista come Rodriguez, di solito assai fantasioso. Le battute e le situazioni di gratuita volgarità non mascherano la mancanza di un minimo d'ironia, ironia che sarebbe necessaria a sorreggere la performance di un personaggio come Trejo, che - a prendersi troppo sul serio - appare anch'esso monocorde e opaco. Molto fumo, zero sostanza.
Tipico caso dove si dice che "è meglio il primo". Questo sequel odora troppo di espedienti tarantiniani accostati al gore più assoluto ed estremo. Certo, ci si diverte, ma alcune trovate sono da mettersi le mani nei capelli (i seni che sparano, un fallo che si apre sotto le mutande e sputa fuoco). Trejo e Gibson efficaci, meno gli altri. Per un pomeriggio (o serata) all'insegna dell'evasione, ma il tutto poteva essere reso molto meglio.
Svanita la sorpresa del primo travolgente capitolo non era facile tener vivo l'interesse, ma Rodriguez sa bene dove andare a parare e imbastisce un'altra non-storia infarcendola di geniali trovate che spaziano dall'arte dell'ammazzamento creativo (con un'altra scena madre intestinale) a usi creativi di semplici elementi (la scena di sesso 3d) fino al carnevalesco casting (Lady Gaga è meravigliosa, per non parlare di Gibson e Estevez). Rodriguez ha trovato la sua (studiata) bassa cifra, l'evoluzione lasciamola ai Tarantino.
MEMORABILE: Il trailer di Machete nello spazio è da Oscar.
Come si fa a non voler bene a Danny Trejo? Con la faccia che si ritrova, avrebbe potuto fare un'onesta carriera in qualsiasi ramo della criminalità organizzata ed ora, quasi settantenne, si godrebbe il meritato riposo, magari ospite di una prigione di stato. Invece gli tocca fare l'action man granitico e laconico, impegnato in imprese che al confronto il Crank di Statham è un film neorealista, concupito da gnocche spaziali, perfino sessualmente molestato in 3d da Amber Heard. Vita dura per il povero Danny. Quanto al film, visto con lo spirito e la compagnia giusti c'è da divertirsi.
Il film, che già nel primo capitolo non si prendeva sul serio, in questa nuova avventura è ancora meno serio del precedente. Qui si esagera veramente, cominciando subito con un prossimo trailer di Machete kills again... in the space! Quasi a voler omaggiare (o parodiare) le esagerazioni tipiche degli anni passati in cui si tendeva ad aggiungere elementi su elementi senza badare alla credibilità. Carrellata di volti noti (Banderas, Gibson, Lady Gaga). Trama da non prendere seriamente, quindi ingiudicabile (e di questo bisogna esserne consapevoli).
Fin dai primi minuti i patti sono molto chiari: qua non si fa sul serio nemmeno per un fotogramma, prendere o lasciare. Rodriguez risveglia l'adultolescente che è in lui pulpeggiando a tuttandare, e dà il la -e anche le restanti sei note- a una cafonaia mai vista, tutta iperboli da MGM-cartoon o scellerate tonalità da Hanna & Barbera. Concepito dopo un'overdose di fumetti e Z-movies coadiuvati da un chilo di salvia divinorum, contrassegnato da un enfatizzato gusto per l'eccesso più clownesco, è fatto brillare di luce propria da un Gibson mai così charmant capace di mangiarsi 100' in un frame.
Secondo capitolo delle gesta del noto killer messicano, decisamente al di sotto del prototipo. La trama deraglia nel più classico dei Bond movie, con tanto di bellone assassine, supercattivi megalomani e presidenti degli Stati Uniti caricaturali. Danny Trejo mostra sempre la stessa faccia, mentre Mel Gibson appare solo negli ultimi 20/25 minuti per preparare il cliffhanger col terzo film. Di positivo c'è che Robert Rodriguez ha fatto di Mechete quello che Bryan Singer non ha fatto con Wolverine, cioè un assassino splatter. Comicheggiante.
Messo in soffitta lo stuccoso plasticismo di Machete, Rodriguez delinea questo sequel su un tenore caricaturale che riporta alla mente certo cinema parodico firmato Brooks (il demenziale Balle spaziali) come pure le esagitate peripezie avventurose del memorabile Una pallottola spuntata, naturalmente infornate nella stessa fricassea splatter del capitolo precedente. Trejo viene giudiziosamente alleggerito del peso eccessivo caricatogli sul groppone nel primo film grazie all'innesto di grossi nomi del gotha hollywoodiano, primo fra tutti un Gibson adorabilmente "goldfingeriano". Delizie stellari.
MEMORABILE: Cuba Gooding jr. che fa il verso al Bardem di Non è un paese per vecchi; Cuba Gooding jr. che muta serpentescamente nelle forme glamour-kitsch di Lady Gaga.
Come una sbornia: all’inizio frizzi e lazzi, a fine serata si ricorda poco e viene la nausea. Ma se il film è una bottiglia di Mezcal (e le fughe Carpenteriane sono il verme sul fondo), meglio rimanere sobri: il ritmo forsennato, le esplosioni splatter, le derive cialtronescamente pulp sono tutti fattori che stimolano sovraeccitate pulsioni visive, ma finiscono con il mostrare la corda di un’operazione fine a se stessa nella sua zotica onestà. Gran bel cast, persino Lady Gaga, ma in fondo spero che il Machete spaziale rimanga solo un trailer.
Il lombrosiano protagonista è sempre divertente nelle sue avventure sempre più folli, ma questa volta la trama è davvero troppo caotica e il film non si riesce a gustare a dovere. Inoltre l'atmosfera è decisamente più cupa rispetto al capostipite, quasi nichilista. Si apprezzano comunque i cattivi deliranti (il Camaleonte e un folle Gibson) e le varie trovate sparse qui e là, anche se stavolta gli addendi sono nettamente superiori alla somma. Speriamo nel terzo capitolo.
MEMORABILE: Il trailer di "Machete Kills Again In Space"; "Machete non twitta"; "Machete capita".
Altro che B-movie, qui siamo in pieno blockbuster per adolescenti... Il cinema di Rodriguez ha ormai perso ogni credibilità e non ha alcun ritegno ad ingozzarsi di esagerazioni fumettistico/cartoonesche e cialtronate pulp fini a se stesse che provocano solo noia e fastidio. Analogamente al primo Machete, se il regista ha ancora un pregio è quello di saper impiegare noti attori in ruoli per loro insoliti, seppur a fini caricaturali (Charlie Sheen ambiguo presidente USA e Mel Gibson finalmente villain). Per un B-movie vero e genuino, rivolgersi all’Italia di Margheriti, Castellari o (De)Martino.
MEMORABILE: «Machete non twitta», «Machete non fallisce», etc.
Se il fake trailer ci faceva gongolare, se l'arrivo di Machete ci faceva godere, il ritorno ci provoca nausea e il possibile excursus spaziale terrore. Persa ogni parvenza di inventiva si viaggia a fari spenti a metà strada tra un Topper Harley e Chelios senza sfiorare qualitativamente nessuno dei due, ma facendomi credere di esser davanti a un Troma messicano. Peccato per il cast, per le pupe, per il povero vecchio Trejo e per uno dei registi che spesso mi aveva fatto divertire e pure molto. Deludentissima. Machete non diverte!
Il primo mi era piaciuto eccome. Questo seguito... mah! Perla serie come rovinarsi un bel ricordo. Il mitico protagonista Denny Trejo (che ha sempre il mio assoluto rispetto) sembra meno convinto e meno in forma fisicamente. Rodriguez poi accentua il carattere fumettistico fino al finale aperto e delirante con il risultato di esagerare ripetendo se stesso. E così la noia si affaccia qua e là. Nonostante il giudizio negativo mi sento di affermare ora più che mai: MACHETE FOR EVER.
MEMORABILE: A Machete passano il telefono annunciando il Presidente U.S.A. e lui senza battere ciglio: parla Machete!.
Baracconata fracassona cavalcata dallo sguardo truce di Trejo che nella sua invincibilità sgomina i cattivi con azioni debordanti. Molto fumettistico, con situazioni inverosimili e altre simpatiche. Cast altisonante con il killer camaleonte valido antagonista. Tuttavia non sembrava servisse un sequel.
Secondo capitolo delle avventure dell'antieroe di Rodriguez. Trejo è convincente e il variegato cast mostra di divertirsi un mondo nell'interpretare personaggi macchiettistici, grotteschi e fuori di testa, ma è lo stesso gioco ultra citazionista che costituisce l'ossatura del progetto a mostrare la corda. Avendo sparato quasi tutte le cartucce nel primo film, si procede con l'accumulo di situazioni esasperate ma troppo fini a se stesse per convincere appieno, facendo affiorare anche un senso di noia che ammanta tutta l'operazione.
Film pulp come questo di Rodriguez vanno visti dimenticandosi della realtà; qui ci sono teste che saltano, corpi divisi in due, intestini che si arrotolano sulle pale di un elicottero. Il pulp è questo, è fatto per intontire di azione senza sosta, prendere o lasciare. Cast con figure eccellenti che fanno anche piccole parti e Danny Treyo, encomiabile, che dovrebbe però pensare o alla pensione o a film più tranquilli.
Purtroppo Rodriguez si è lasciato prendere troppo la mano e se Machete aveva forse un senso, con questo sequel siamo davvero oltre sia all'omaggio ai B-movie sia al pulp demenziale. Nonostante il nutrito e ragguardevole cast, come già successo con il primo film, è purtroppo la sceneggiatura che non decolla mai e, francamente, dopo un po' il film diventa ripetitivo e stufa. Male la regia e male Trejo, inguardabile per quanto è imbolsito. Come male quasi tutte le apparizioni dei grandi nomi. E' giunta l'ora per Rodriguez di darsi una regolata!
Rodriguez "svacca" totalmente, eccedendo sia nella componente splatter sia nei dialoghi. Questo andare "oltre" (come successo precedentemente nel progetto Crank) lo apprezzo e incredibilmente ho preferito di gran lunga questo sequel. Ci si diverte per merito di un ritmo serrato e l'innesto di Gibson dà quel quid in più che non guasta mai (il suo mad doctor è fantastico!). La regia è sempre frenetica e le scene action sono girate abbastanza bene (dà un po' fastidio la troppa cgi). Il classico prodotto di intrattenimento che soddisfa senza entusiasmare.
Mi è piaciuto più del primo episodio, forse perché stavolta sapevo cosa aspettarmi e non ho avuto brutte sorprese. Ridotto infatti a livello di fumetto, o meglio ancora di cartone animato splatter, un film così può anche reggere. Trattasi infatti di semi-parodia dei film di James Bond, ultrasplatter e cartoonesca, con una spruzzatina di orgoglio chicano. Il ceffo (e il fisico) del settantenne Trejo è incredibile, poi c'è Mel Gibson che è sempre un grande. Un'allegra baracconata da vedere a cervello rigorosamente spento.
Era un po' che non ridevo così di gusto. Quel geniaccio di Rodriguez prende il suo personaggio - che era già una caricatura nel primo capitolo - e in cambio della pulizia della sua fedina penale gli affida il compito di salvare il mondo con tanto di countdown; in pratica un novello Jena Plissken, anche se ad aver l'occhio bendato qui è la splendida Michelle Rodriguez. Le armi sono fantastiche: il wonderbra mitragliatore non avrebbe sfigurato neanche in Planet terror. Ottimo "il camaleonte", soprattutto quando ha la faccia di Goggins e Gooding Jr.
Ancora più trash e folle del primo ma sicuramente meno divertente e alla lunga anche un po' noioso. Forse manca l'effetto sorpresa o forse è proprio la trama a essere eccessivamente demenziale, fatto sta che dopo un po' ho cominciato a guardare l'orologio e per un film di questo genere non è proprio il massimo. Simpatiche le battute e belle le scene d'azione ma per il resto c'è poco da dire. Il personaggio del camaleonte è il migliore. Nel complesso non è male come film ma, se devo essere sincero, mi aspettavo di più.
Se già presupposto essenziale per godere del capitolo precedente era partire con aspettative minime, qui il discorso è elevato alla decima potenza, con l'aggravante di uno script che, senza freno inibitore alcuno, punta all'accumulo steroideo di situazioni e personaggi borderline (la femme fatale Heard, la splendida femminista revanscista Vergara, il cameo di Lady Gaga...) senza peritarsi di amalgamarli in uno scheletro di storia coerente. Per chi sa coglierne il lato autoironico riesce ad essere ancora divertente, ma all'orizzonte baluginano noia e autoreferenzialità.
Se guardato col giusto spirito e con la sana voglia di evadere da qualsiasi logica "Machete" può funzionare. Abbandonata qualunque velleità politica e narrativa, il film è un susseguirsi di scene pulp, un fumettone che trova in Danny Trejo la faccia giusta. Il limite della pellicola è che alla lunga lo spettacolo risulta un po' ripetitivo e stucchevole. Divertenti alcuni personaggi di contorno come lo schizofrenico Marcos o Charlie Sheen nei panni del presidente americano.
Questa volta Danny Trejo deve vedersela con uno scienziato che ha ambizioni di potere e la storia risulta meno interessante rispetto al primo capitolo. In ogni caso le scene d'azione sono realizzate con grande cura e spirito d'inventiva e la simpatia dell'operazione è evidente. Un po' più di attenzione alla storia non avrebbe guastato, anche perché ci sono presenze attoriali assolutamente notevoli.
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Volevo precisare che nella mia recensione "scienziato pazzo" riferito a Mel Gibson andrebbe messo tra virgolette; infatti Gibson è tecnicamente un trafficante d'armi folle con manie di grandezza, ma il suo aver creato cose fantascientifiche come cloni, armi super-potenziate e via dicendo, oltre al voler dominare la terra, mi ha ricordato i classici "mad scientist" di certi film sci-fi.
Il primo non l'avevo per nulla digerito: troppo soffocato dalle tappe fisse imposte dall'originario fake-trailer; e anche troppo sbilanciato sulle povere spalle di Trejo, gran caratterista senz'altro, ma sbattuto un po' alla sprovvista sul cucuzzolo altissimo di un blockbuster non da poco.
Questo secondo capitolo invece mi ha soddisfatto appieno: si prende ancor meno sul serio e ridistribuisce con oculatezza le sue carte anche su altri grossi nomi del cinema (e della musica).
Ok, nel precedente c'erano Seagal e De Niro, ma erano due pesci fuor d'acqua evidentemente a disagio: l'uno praticamente immobile nel suo fisico pneumatico da palombaro subacqueo; l'altro completamente a briglia sciolta nel suo ruolo mal scritto e infilato nella trama alla bell'e meglio.
DiscussioneRaremirko • 7/04/16 22:12 Call center Davinotti - 3863 interventi