Ed ecco che lentamente Abatantuono sta riprendendo il suo primitivo ruolo di mattatore negatogli dopo la fine del suo personaggio originario e irripetibile (il “terrunciello”). Libero dai vincoli dell'ottimo Salvatores, dalle esigenze di credibilità di Pupi Avati o Marco Risi e più in generale da quella certa seriosità tipica della nuova commedia all'italiana, Abatantuono se ne frega di apparire misurato e torna a dar sfogo a tutti gli eccessi di cui è capace. Parrebbe quindi che IL BARBIERE DI RIO debba essere un film comico “vecchio stile”, e in effetti i primi venti minuti sono... eccezzziunali, con il nostro Diego scatenato ottimamente...Leggi tutto spalleggiato dall’aiutante Rocco Papaleo e dall’agente Petrocelli (già visto nei film di Nuti, bravissimo!). Poi però l'azione si sposta in Brasile e il regista Veronesi vuole essere lui a “fare il film”: lunghe panoramiche, squarci di vita brasileira, inquadrature viste e straviste montate alla bell’e meglio... La sceneggiatura certo non aiuta e il soggetto, che prevede un Abatantuono innamorato della moglie di un cugino, è quanto di più scontato possa esistere finendo per danneggiare visibilmente la scorrevolezza, che in un film del genere è assolutamente fondamentale. Cosa dire delle continua scampagnate di Abatantuono e Giorgina con sottofondo musicale a commentare immagini di finta gaiezza, dei loro baci “rubati”, dell'immancabile visita al Cristo di Rio? Veronesi spreca un Abatantuono che ogni tanto, timidamente, fa ancora affiorare il suo celebre “slang” tra frasi di brasiliano smozzicato. La presenza di Irene Grandi-angelo custode è irritante!
Altra commedia che vede protagonista il sempre bravo Diego Abatantuono. Praticamente il film regge tutto sulle sue spalle. Alcune scene sono divertenti, sia nella parte in Italia sia nella parte in Brasile (tra trans nei locali e fondoschiena da spiaggia). Comunque il film non è certamente il massimo, anzi ci sono molti tempi morti che annoiano.
Commedia di Giovanni Veronesi interamente basata sulle (grandi) capacità di intrattenitore del suo protagonista. La presenza di Abatantuono è debordante anche considerato che il film si basa su una sceneggiatura assolutamente minima; la vicenda del barbiere romano in trasferta in Brasile serve a portare il nostro eroe in una località esotica con tutta una serie di situazioni a volte divertenti altre troppo legate ai luoghi comuni cari alle logiche turistiche. Il film comunque si lascia vedere e risulta tutto sommato godibile.
Abatantuono, deluso dagli amici, traboccante di stress e con vari problemi personali, decide di piantare tutto e andare da uno zio brasiliano scoprendo nuove persone e sentimenti. L'inizio è movimentato ma per il resto parlare di storia banale è dire poco. Le poche emozioni sono le sue prime esperienze da turista cretino (oltre alle bellezze locali). Comparsata di Irene Grandi nei titoli di coda.
Tutto si regge sullo spalle di Abatantuono che, per un po', regge, complice anche i sempre bravi caratteristi, Petrocelli e Papaleo. Ma dalla trasferta brasiliana in avanti il film perde tutta la sua verve. A parte l'inizio dell'avventura, il resto è assolutamente noioso. La storia d'amore tra Diego e la pur bella brasiliana si dilunga fin troppo, per i miei gusti. Non si capisce a cosa serva la presenza di Conti, Salerno e Di Francesco visto come sono mal utilizzati. Un'occasione sprecata. Ancora non riesco a capire dove stia la bravura di Veronesi.
Film contraddittorio per via di un attore (Abatantuono) che sembra volere tornare all'estremismo dei suoi primi ruoli, in questo frenato dalla mano "autoriale" di Veronesi, che lo contiene - invece - tra l'infelice sviluppo di una sceneggiatura noiosa ed elementare ed una regia panoramica, da viaggio turistico in un paese che è noto unicamente per la disincatata (e talvolta imbecille) voglia di divertirsi. Dimenticabile, almeno quanto (dimenticato) lo è stato a brevissimo tempo dalla realizzazione...
Visionato solo in virtù della presenza di Abatantuono (e anche del mio cult personale Maurino di Francesco), questo film alterna momenti molto divertenti ad altri riflessivi alla Veronesi (regista che disprezzo in maniera assoluta). C'è da dire però che i momenti iniziali a tre (nel negozio del barbiere) sono esilaranti e Diego si rivela il solito grande comico. Per i fan del Diegone comunque è da guardare.
Commedia leggera che si regge sulle ritrovate capacità istrioniche di Abbatantuono. La narrazione presenta luoghi comuni classici: l'italiano che in Brasile s'imbatte in ambigui travestiti, vacanzieri truffaldini e lontani parenti con la fedina penale non proprio immacolata. D'altronde è un prodotto d'intrattenimento che non deve far riflettere più di tanto ma sorridere.
In un Brasile da cartolina si concentra la storia del barbiere Abatantuono, abbastanza nel ruolo senza esagerare, a parte quando accenna il romanesco. Buono il segmento in Italia, mentre si scivola in qualche luogo comune di troppo quando il film va in trasferta. Eccessivamente aggressiva la resa famigliare brasiliana e forzature in fase di chiusura penalizzano un film discreto come regia e ambientazione. Discreti Papaleo e la Mazzantini, all'ultima interpretazione pre-Castellitto.
Una scena esmplifica di per sé il tutto: Abatantuono che, sul carro allegorico, è inizialmente serio (l'indole indotta) ma poi, col tempo, sorride (l'indole che rinasce) e infine ride (l'indole personale è risorta). L'attore mostra la sua bravura anche solo muovendo una mano ma vive tra il se ed il forse, se stesso o altro da sé. Ci si diverte in questo Barbiere, ma si sa in cuor nostro che quell'allegria avrebbe potuto essere totale se solamente il nostro si fosse liberato di un fardello che non gli appartiene totalmente.
Molto debole, senza ritmo, spesso prevedibile. Il personaggio di Abatantuono è troppo forzato per essere credibile e troppo coglione per essere simpatico. Il tutto in quella che vorrebbe essere una commedia all'italiana, pertanto non priva di un minimo di verosimiglianza, assunto che rende il personaggio ancora più stridente. Patetici e non fonte di sorriso i tentativi di portoghesizzare il lessico. Inutili Salerno, Di Francesco e Conti. Finale illogico (o non concluso) rispetto a quanto si era visto poco prima (e quando il nipote tornerà lì?).
Non del tutto riuscito, ma comunque piuttosto godibile e disimpegnato. A non funzionare molto è l'ultima mezz'ora, dove il ritmo va in calando, contrariamente alle regole del cinema comico (e del cinema in genere); si sarebbe potuto tagliare materiale abbastanza frivolo sulla storia d'amore e puntare maggiormente sulla comicità tout-court, anche perché Abatantuono qui sembra in buona forma e dà un po' l'impressione che a tratti abbia dovuto frenare la sua verve. Spassosi i tre perdigiorno Conti-Di Francesco-Salerno; la Grandi del tutto inutile.
Deliziosa commedia di Veronesi sorretta da un eccellente Abatantuono (qui ai livelli di Puerto Escondido), irresistibile nei momenti comici ma anche bravissimo anche nei segmenti più seri. Ottimo il "glaciale" Oristanio (nelle vesti di un nipote malavitoso), il quale si rivela attore perfetto per il ruolo. Splendide le immagini dall'alto di Rio e della Movida brasileira. Parti di contorno per Di Francesco, Conti e Papaleo.
Lungometraggio ottimo per chi soffre d'insonnia, considerati i lunghi tempi morti, specie nel finale. Bravi, comunque, Abatantuono (seppur sovente ridicolo nel suo sciommiottare l'inflessione romanesca), Papaleo, la triade di "italians" vacanzieri in Brasile e il nipote delinquentuccio brasiliano. Marmorea, invece, la Mazzantini (migliore nella sua veste di scrittrice). Del tutto inutile, anche per l'assurdo personaggio interpretato, Irene Grandi, forse - e, ribadisco, forse - migliore (e qui si potrebbe discutere "sine die") come cantante.
Discreta commedia di Veronesi, sorretta da un Abatantuono straordinario che diverte parecchio nelle scene comiche e convince molto nelle scene più serie. Devo dire che mi è piaciuta di più la parte in Italia, mentre quella in Brasile funziona a fasi alterne e nella fase finale il film cala di brutto sia come ritmo che come divertimento, rovinando una pellicola piuttosto ben realizzata. Bravo Papaleo, convincente ma a tratti esagerato Oristanio, sprecati Di Francesco, Conti e Salerno. Non male.
Commediola fiacca per un Abatantuono che, oltretutto, non è al massimo delle sue possibilità. Complice anche la pochezza della trama e la banalità di molte soluzioni, il buon Diego offre un'interpretazione altalenante con un miscuglio di inflessioni che alla fine stanca. Molta musica brasiliana, forse anche troppa.
Il tema dell'italiano in Brasile (e naturalmente a Rio de Janeiro) è abbastanza sfruttato dalla commedia italiana per rendere facile un film di questo genere. La grazia del Brasile è resa attraverso le curve delle mulatte sulle solite spiagge, la bossa nova, il Corcovado, il Pão de Açúcar, ecc. Il personaggio di «sio bèlo» Abatantuono è troppo patetico (uno "sfigato", come dicono i figlioletti), più di quello di Regalo di Natale e la storia è un po' scontata, con un finale erratico. Peccato: Veronesi doveva sforzarsi un po' di più.
MEMORABILE: «Sio bèlo» in discoteca, dopo aver ingollato il pastiglione.
Una commedia divertente, dalla sceneggiatura non troppo originale ma veloce, con molti momenti simpatici e risate assicurate. Abatantuono è in gran forma: merito suo se la gran parte delle scene riesce e se si arriva alla fine con il sorriso. Attorno a lui vari comprimari validi, da Papaleo al trio Di Francesco-Conti-Salerno passando per un'inedita Mazzantini. Veronesi dirige bene, senza guizzi ma sicuramente senza annoiare. Buono.
Commedia all'italiana in terra brasiliana, con Abatantuono al centro della scena dall'inizio alla fine: forse un po' troppo, tanto che alla lunga anche il simpatico linguaggio brasiliano maccheronico di "Ziu Belo" stenta a strappare sorrisi. La sceneggiatura inoltre è un po' debole, con vicende banali, molti luoghi comuni sull'italiano all'estero e scontate ambientazioni da cartolina nei luoghi più gettonati di Rio. Insomma, si poteva fare di meglio, anche se Abatantuono sa sempre essere divertente.
Veronesi non è mai stato un genio della commedia, ma ha spesso portato a casa risultati dignitosi. Non è certo il caso di questa mediocre vicenda che si regge tutta sulle spalle del sempre bravo Abatantuono. Il barbiere del titolo in vacanza a trovare la sorella in Brasile, troverà quello che non si aspetta tra personaggi di conclamata deficienza, belle donne e paesaggi da brochure turistica. Diego ce la mette tutta, ma è la scrittura a non funzionare, con gag sciatte e senza brio e comprimari sciapi. Nota di merito per la sempre brava Mazzantini.
La meravigliosa Rio de Janeiro (e dintorni) fa da sfondo a questa simpaticissima commedia di poche pretese ma sorretta da un gran mattatore, Diego Abatantuono, che riesce a coinvolgere grazie al ritmo e alla sua spigliatezza nonché a quell'aura - a volte fin troppo poco accennata - brasileira che più si è vissuta e più si potrà in definitiva sentire propria.
MEMORABILE: L'aggressione in disco; "Guardalo là guardalo là! Quello là è italiano, matematico che è italiano!"; Tutte le battute di Abatantuono.
Ok, è vero, è un film facilotto, furbo, con una sceneggiatura non propriamente perfetta, che si regge sulle spalle di un Abatantuono in formissima a coprire mancanze, che ha gioco facile con bellissime ambientazioni e che sfrutta la voglia di fuga dal quotidiano dello spettatore. Tutto vero, però bisogna ammettere che vederlo è sempre un esercizio piacevole. Meglio la prima parte della seconda, poi un po' si disunisce e perde forza. Giorgina splendida e Abatantuono bravissimo a farsi perdonare il portoghese eccessivamente caricaturale.
Veronesi fa un bel churrasco di luoghi comuni scaraventando sulla griglia ogni parvenza di cliché, banalità, e una serie di comprimari completamente sprecati (Conti, Di Francesco, Salerno) o insensati (vedi la Grandi). Purtroppo il solo Abatantuono non basta e il suo brasilenji annoia dopo poche scene; saltando anche il banco della simpatia resta solo una spicciola e trita storia d'amore che si trascina fino a un finale stanco e stancante.
Pur sullo sfondo di un Brasile discretamente da sambodromo, questa commedia di Veronesi funziona, almeno fino a un certo punto. Il tono è infatti scanzonato e all'epoca difficilmente si poteva trovare un cantore più spassoso di Abatantuono che pure qui catalizza tutto il film e, detto brevemente, fa parecchio ridere. Non dispiacciono nemmeno i personaggi di contorno, per quanto appunto si situino nel limbo tra la cartolina e lo stereotipo come Georgina povera ma pura e Rocco spietato e senza cuore. Peccato per qualche calo di ritmo specie nel finale, canonicamente insignificante.
Ottimo successo al botteghino e non è difficile capirne i motivi: un Abatantuono tornato mattatore assoluto. Malgrado una sceneggiatura al limite della semplicità - che porta alla mente le commedie anni '80 di Castellano e Pipolo - Diego riesce a sorreggere la durata del film trovandosi a suo agio con il resto del cast e anzi, a tratti mostrandosi divertito, specie nelle parti in cui è spalleggiato dall'ottimo Papaleo (qui non ancora impiegato in ruoli da protagonista). Mazzantini eccellente nel rendersi (ex) moglie di Diego/Matteo, particolarmente spietata e detestabile.
MEMORABILE: "Gli hai dato uno schiaffo?" "Se l'è dato da solo: ho visto il gesto della sua mano come se tornasse da uno schiaffo!"
Abatantuono è un ottimo attore ma farlo recitare in romanesco è una tortura, per lui e per chi lo ascolta. Peccato perché quando (a tratti) se ne libera e improvvisa esce fuori tutto il suo talento. Per il resto il film è trascurabile, i personaggi sono appena abbozzati (la moglie in particolare, cattiva a prescindere) e se alcune scene funzionano è unicamente merito del protagonista. La bella di turno fa quel che deve, incluso mostrarsi semi nuda, mentre la regia è quasi da filmino delle vacanze. C'è di peggio ma soprattutto di meglio.
Divertente commedia tutta incentrata su Diego Abatantuono, che si dimostra un grande attore per come sa cambiare espressione anche solo muovendo gli occhi e che si trova a suo agio con il personaggio. Ottimo il cast di supporto, con Rocco Papaleo ancora una volta sopora tutti. Battute e situazioni che trent'anni fa non ponevano problemi e che oggi sarebbero oggetto di polemiche.
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Storiella semplice ma divetente, che solo grazie al grande Diego che tiene su tutta lasceneggiatura da solo poteva avere successo, in questo film non solo vengono fuori le sue peraltro gia note doti di attore con tempi comici enormi, ,ma anche il far venire fuori nel film attori e come Papaleo nel suo piccolo ruolo di aiutante nel negozio, che senza di lui sarebbero risucchiati.
Al minuto 41:37, dopo essere stato derubato da una Baby Gang, uno dei ragazzi apostrofa Diego con la parola "bicha" il che dovrebbe equivalere al termine gay (questo in riferimento al fatto che nella sequenza precedente Abatantuono era stato malmenato e derubato da un "travestito" brasiliano).
Per il termine bicha:
http://pt.wiktionary.org/wiki/bicha
Non ho mai capito quale sarebbe il ruolo delle cantante Irene Grandi in qeusto film??? Non parla mai, appare due volte e ride solo, nel cast viene accreditata come angelo custode, ma di che?? Boh secondo me è stata buttata dentro da Veronesi magari perchè sua amica.
Qualcuno conosce la canzone brasiliana che si sente alla fine del film quando Diego è sul carro del carnevale brasileiro.
DiscussioneRaremirko • 26/12/18 23:34 Call center Davinotti - 3862 interventi
Ruber ebbe a dire: Non ho mai capito quale sarebbe il ruolo delle cantante Irene Grandi in qeusto film??? Non parla mai, appare due volte e ride solo, nel cast viene accreditata come angelo custode, ma di che?? Boh secondo me è stata buttata dentro da Veronesi magari perchè sua amica.
Ruber ebbe a dire: Non ho mai capito quale sarebbe il ruolo delle cantante Irene Grandi in qeusto film??? Non parla mai, appare due volte e ride solo, nel cast viene accreditata come angelo custode, ma di che?? Boh secondo me è stata buttata dentro da Veronesi magari perchè sua amica.
Irene Grandi è anche autrice delle musiche del film. Il suo è un "cameo" come quello di Emma nel finale di "Benvenuti al nord", dove canta pur non essendo autrice delle musiche