Pellicola dal soggetto semplice, in grado di tratteggiare con particolare finezza e sobrietà i suoi personaggi, senza eccessi, con qualche decesso che non scade mai nel dramma gratuito. Il tutto sostenuto da interpretazioni perfette (se l'ottima performance delle navigate protagoniste giunge come una conferma, sorprende Pierre Lottin, che incarna perfettamente l'ex carcerato dal quale ogni buon borghese fuggirebbe a gambe levate) e da una confezione misurata a precisa. Un buon prodotto, equilibrato e verosimile, che forse deluderà i fan dell'Ozon più febbrile e fassbinderiano.
Film poetico e malinconico, incentrato su una storia familiare caratterizzata da un costante e irrimediabile senso di abbandono e livore. Buona la qualità della fotografia e bucolici gli ambienti. Discreta l'espressività degli attori in un'accettabile cornice di verosimiglianza. A penalizzare il tutto sono l'eccessiva lentezza e la mancanza di colpi di scena, nonché le domande senza risposta che lasciano allo spettatore un fastidioso vuoto aggiuntivo. Fino al termine non si comprende se è un giallo romantico o un dramma a ciniche tinte comiche. Non male, ma sotto la superficie nulla.
Ottimo giallo noir francese, ambientato in Borgogna, tra i boschi e la campagna, in paesaggi illuminati dai colori dell'autunno, con un soggetto molto originale eppure verosimile, dall'andamento lento e avvolgente, perfettamente calibrato, privo di sbavature e incongruenze, dalla prima all'ultima inquadratura. Ozon rivela qualità davvero sopraffini nel raccontare una storia di peccato e redenzione in cui il bene e il male si intrecciano sino a confondersi. Il regista la descrive e analizza a fondo, si sofferma sui protagonisti, senza giudicare. Splendido. Assolutamente da vedere.
Con la consueta eleganza François Ozon si dedica questa volta al giallo campagnolo (siamo in un paesino della Borgogna) con evidenti echi di Claude Chabrol. Un film in cui i moralismi vengono irrisi e la suspense non è mai urlata ma sottile, e in cui le assenze pesano più delle presenze. Attraverso una recitazione sobria ed efficace e un ritmo volutamente trasognato, Ozon propone un film davvero riuscito.
Soggetto non banale, sviluppato da Ozon con i consueti margini di mistero e ambiguità. Al centro i legami familiari e l’amicizia tra due donne ormai anziane, accomunate dallo stesso passato che condiziona pesantemente il presente e il loro rapporto con i figli. La protagonista Michelle, ottimamente interpretata da Hélène Vincent, ci introduce a poco a poco in una vicenda che parte dalla quotidianità bucolica e familiare per poi assumere i contorni di un giallo sui generis.
La Borgogna, un rifugio per anime ferite e impenitenti, evasi dalla vita ed ex ergastolani. Sulle orme di Chabrol, stemperato il cinismo, Ozon si immerge nei colori autunnali della campagna francese per dissolvere il poliziesco in un caleidoscopio di domande che rendono superflue le risposte. Si schiera dalla parte dei personaggi, tutti colpevoli di innocenza, pronti a spergiurare sulla falsità pur di proteggere il loro amore. Film limpido, pacificato, di assoluta perfezione formale, abitato da un cast impeccabile.
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