Note: Aka "Napoli, una storia d'amore e di vendetta". Il film è tratto dalla commedia teatrale "O scugnizzo e 'o signore", tre atti e un quadro di Alberto Sciotti.
Sceneggiata dalla trama particolarmente intricata e con un Mario Da Vinci in versione Merola che si porta il figlio Sal dietro facendogli recitare il ruolo di... suo figlio. Nel film Mario è Tony, cantante di successo che da New York torna a Napoli per la morte del fratello, ucciso da un gruppo di sbandati (tra cui Gianni Dei e Richard Harrison) per rapina. Proverà a indagare insieme alla sua ex fiamma Lucia (Paola Pitagora), sorellastra del killer (Dei), e a un ragazzino (Sal) nato dalla loro unione molti anni prima e vissuto da orfano. I due non sanno che è loro figlio (lo credono morto, così ha sempre detto la matrigna di Lucia che aveva provveduto a sbolognarlo), ma non...Leggi tutto è l'unica sorpresa del complesso intreccio, studiato discretamente e vero punto di forza di un film per il resto inevitabilmente molto povero. Il cast ad ogni modo non recita male (ci sono Maria Fiore e Nunzio Gallo come genitori di Lucia), se si escludono i due Da Vinci: Mario tuttavia limita se non altro le cantate a due-tre pezzi e il figlio Sal fa comunque tenerezza. In definitiva la storia si segue discretamente (c'è Fragasso a co-firmare il copione), la regia di Bianchi è accettabile e non manca qualche personaggio d'ironia tipicamente partenopea (il pescivendolo, la domestica). La carneficina finale recupera un buono spirito trash e finisce lasciandoci con un sorriso. C'è di molto peggio in giro...
Anche se il finale è positivo, è molto più un lacrima-movie che un film di camorra; non manca di vitalità e non ci si annoia, ma per certi botta-risposta va conosciuto il linguaggio partenopeo. Nessun attore demerita, ma è come un cerchio che si chiude e torna al punto di partenza, senza lasciare spunti o divagazioni a chi lo vede... di per sé non sarebbe una scelta negativa, solo che le coincidenze forzate sono davvero troppe e parecchia credibilità si perde per strada. Il cast maschile ripresenta tre bravi attori di Napoli: i 5 della squadra speciale.
MEMORABILE: La Di Luzio è una vera macchietta, ma anche il padre di Salvatore con la sua dimora in collina non è male; Il particolare della borsa.
Melodramma poliziesco partenopeo con la classica prevedibilità di questo genere cinematografico. Ci sono gli elementi che esprimono il desiderio di una famiglia assente (l'orfanotrofio, la Madonna, il bimbo senza madre adottato), quelli folkloristici (il parto simulato dei travestiti, rituale antichissimo chiamato "figliata"), le macchiette con i relativi sketch (che spesso non c'entrano con la storia). Il tutto è a un livello discreto e godibile, immerso nel dialetto genuino e nelle riprese dei dintorni campestri di Napoli suggestivi e insoliti.
MEMORABILE: Gianni Dei travestito; La gag del pescivendolo che seduce la cliente, con i doppi sensi annessi.
La sceneggiata napoletana include diverse sottotrame - dramma familiare e sentimentale, noir, canzoni e folklore partenopeo -, su ciascuna delle quali Mario Bianchi si sofferma con artigianalità da b-movie. Il punto di forza sono comunque gli attori: in primis il piccolo Sal Da Vinci, con la sua tenerezza di bambino unita ad amare consapevolezze da adulto vissuto, e Maria Fiore che, dopo essere stata la "malamente" della situazione, trova il suo riscatto morale producendosi nel pathos conclusivo.
MEMORABILE: I pettegolezzi della Di Luzio; La recita dei travestiti; La confessione della Fiore.
Pazzesco dramma napoletano con una trama che sembra presa da un fotoromanzo anni Quaranta. I momenti di culto non si contano. Si parte subito con Gianni Dei e Tommaso Palladino en travesti, ma è solo l'antipasto: dialoghi folli, momenti comici agghiaccianti (la coppia Ferdinando-Carolina), la bizzarra congrega dei femminielli e così via. Il tutto con un cast nemmeno disprezzabile, da Maria Fiore a una spaesata Paola Pitagora. Mario Da Vinci è troppo inespressivo per fare il protagonista, molto più bravo suo figlio Sal. Mario Bianchi comunque ha fatto di peggio.
Veramente modesto ma perlomeno mantiene una certa originalità, pur seguendo a grandi linee gli insegnamenti del duo Merola/Brescia, unendo sentori da sceneggiata napoletana a una trama da poliziesco anni '70. Discreto il cast, con un Dei migliore della sua media, i Da Vinci padre e figlio che offrono il tipico pathos partenopeo, le brave Fiore e Pitagora e una serie di caratteristi napoletani che provvedono agli alleggerimenti comici (invero tremendi). Violenza moderata ma curioso lo sguardo nel mondo dei travestiti locali; sempre d'effetto gli esterni napoletani. Si può vedere.
Dopo Figlio mio, sono innocente! si riunisce il duo Mario e Sal Da Vinci. Stavolta in un film più felice e dinamico, che si divide tra poliziesco, qualche inevitabile canzonetta partenopea e innumerevoli dialoghi ai limiti della facile lacrima. Ci si trascina, con un discreto ritmo narrativo, in una pellicola che vede come guest star l'ex divetta degli Anni '50 Maria Fiore e quella degli sceneggiati Anni '60 Paola Pitagora. La Napoli di fine Anni '70 fa da felice cornice a un film di scarso valore artistico.
Lacrima movie di fine anni Settanta che vede come protagonisti Mario Da Vinci e un allora giovanissimo Sal Da Vinci. Uno zingarello alla perenne ricerca di elemosina e di cibo è suo malgrado spettatore di un omicidio. Da lì in avanti la sua vita non sarà più quella di prima. Nel film funzionano meglio le parti in cui è presente l'azione (la rapina, la lotta), piuttosto che quelle sentimentali, noiose e stucchevoli. Brava e bella come sempre Paola Pitagora nei panni di una donna facoltosa ed irrisolta che si occupa di poveri orfanelli.
Mario Bianchi HA DIRETTO ANCHE...
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Ringraziamenti nei titoli di testa a fabbriche/negozi ne ho visti a centinaia nel nostro cinema, ma qua siamo al top: hanno messo pure il numero di telefono.