Sei già il target de I PREDATORI DELL’ARCA PERDUTA erano sostanzialmente i giovani affamati di avventura e azione, con questo sequel/prequel Spielberg abbassa ancor di più l'età media del pubblico al quale si rivolge puntando tutto sull’action e lasciando all’intreccio narrativo una parte di secondo piano. Poco importa chi siano i nemici o cosa Indiana cerchi davvero nel tempio del titolo, perché ogni cosa è subordinata alla sontuosa messa in scena spielberghiana che viene ben utilizzata per dare sostanza alle peripezie ai voli di un Harrison Ford al solito un po' ingessato...Leggi tutto ma sufficientemente simpatico. Grande attenzione alle inquadrature quindi, che nelle sequenze finali sul ponte tibetano testimoniano le assolute qualità tecniche del regista. Dove il film è più debole è infatti nella prima parte, quando si deve necessariamente dare forma al soggetto, ma fortunatamente qui, molto più sveltamente che nel precedente, si eliminano le pause, le goffe descrizioni dei personaggi, le abbozzate spiegazioni archeologiche. INDIANA JONES AND THE TEMPLE OF DOOM è il più immediato e concettualmente scarno dei tre capitoli, ma è proprio questa la sua forza: è puro entertainment senza fronzoli. Deteriore nella sua puerile ironia affidata agli “accompagnatori” di Indiana Jones Kate Capshaw (un disastro) e il piccolo Jonathan Ke Quan (un bambino orientale un po' invadente che ricorda il personaggio di Bodo nei film con Bud Spencer/Piedone), ma dall'entrata al tempio in poi - quindi per la gran parte del tempo - cede il passo alle splendide scenografie esaltate dallo spettacolarismo spielberghiano. E almeno non ci si annoia.
A mio parere l'episodio più debole della trilogia (per ora) di Indiana Jones. Rimane comunque un prodotto molto godibile, girato bene, che alterna però momenti più riusciti ad altri un po' di stanca. Rispetto agli altri due episodi della serie, presenta anche aspetti un po' più granguignoleschi, dovuti alla presenza della setta sanguinaria dei thugs (sono le parti meno riuscite del film).
Episodio molto più cupo e tenebroso. Lasciamo i paesaggi desertici e solari per addentrarci nel cuore della Terra, con Indiana alle prese con una setta che compie sacrifici umani. Da molti ritenuto l'episodio meno riuscito, personalmente a me non dispiace affatto: carico di tensione e anche di visioni un po' cruente, secondo me diverte come il primo episodio.
E' chiaro che il film è un punto debole nella trilogia e che c'è una bella differenza di stile tra questo e gli altri, però in compenso è un ottimo intrattenimento, carico di emozioni. E' un mix di azione, divertimento e suspance con tempi abbastanza arzilli. Indimenticabile il pavimento pieno di scarafaggi, splendide le scene nel tempio, bella la storia fantastica sulla pietra magica e i bambini schiavi, divertenti i tranelli e trabocchetti. Probabilmente è superfluo e dispersivo, ma resta a suo modo notevole.
Giocattolo colorato, luccicante e fragoroso. In tutto ciquesto ci stanno sia i pregi sia i limiti di questa pellicola e delle altre della saga (all'interno della quale questa è - forse - la migliore). Momenti un po' vuoti si alternano a situazioni di grandissimo divertimento. Insopportabile Kate Capshaw, e ben oltre quello che il personaggio doveva palesare.
A torto considerato il meno riuscito della trilogia dedicata ad Indiana Jones, questo è in realtà l'episodio più originale della saga. Proporre un eroe ironico come Jones alle prese con sette sataniche et similia, consente al regista di sfoderare (per quanto possa Spielberg) il suo lato più oscuro, analogamente a quanto aveva fatto per uno dei suoi film più belli e misconosciuti, L'impero del sole. Per il resto la solita piacevole baracconata tipica del genere. Divertente.
Colossale (in senso economico) prodotto marchiato Steven Spielberg. Ha fatto epoca e resta strano come il regista abbia saputo inserire elementi (in particolare gore) poco adatti ad un pubblico adolescenziale, mentre il titolo è indirizzato alla classica famiglia al completo. Parte del successo è da attribuire ad Harrison Ford, perfettamente calato nei panni dell'intraprendente personaggio del film; oltre, ovviamente, alla magnifica messa in scena. Ad ogni modo, rivisto oggi, ha perso buona parte del suo fascino...
È il prequel de I predatori dell'arca perduta e il meno amato (ingiustamente) della trilogia (mentre scrivo è in arrivo il quarto). I toni si fanno qui più cupi, infatti il film è imperniato su un misterioso culto maligno di adoratori della dea Kali. Fantastico l'inizio con una scena da musical alla Busby Berkeley su una canzone di Cole Porter adattata in giapponese; da lì i protagonisti verranno letteralmente catapultati da una scena d'azione all'altra, inframmezzate da gag non poco divertenti, fino alla fine del film. Molto godibile.
Secondo capitolo della saga nata da un'idea di Spielberg e Lucas, ma in realtà un vero e proprio prequel, visto che cronologicamente è datato prima de I Predatori dell'Arca Perduta. Detto questo, dei tre film (al momento...) della saga rimane il meno riuscito. Nonostante alcune sequenze scatenate (l'inizio; sul carrello nella miniera e il ponte sospeso), la storia non è granché e gli interpreti sono svogliati, oltre che antipatici (vedasi in proposito la Capshaw). E il clima cupo non aiuta, cosi come le scene splatter.
Attenzione: il giochino si fa più smaccato e scoperto, le strizzatine d'occhio più esplicite. Però resta un eccellente intrattenimento, che calca il pedale del macabro e para-orrorifico. Eccessivo, ma divertente, non vale il primo ma è assai meglio del terzo. Tre pallini, con un interrogativo: per quale ragione bisognerebbe salvare la donna, e non invece contribuire allegramente al sacrificio?
Secondo capitolo della saga di Indiana Jones. Questa volta i protagonisti si trovano in un tempio davvero molto particolare (e da questo punto di vista ottime le scenografie) insieme a una cantante e a un ragazzo. Molto godibile, soprattutto dal punto di vista dell'azione.
Siamo al quarto capitolo, il meno riuscito della saga. Non che sia brutto ma la storia arranca un po' ed è meno coinvolgente degli altri episodi. Anche da un punto di vista squisitamente registico non è particolarmente ragguardevole. In ogni caso il divertimento non manca, anche se alla fine si resta abbastanza delusi (soprattutto se si pensa che a dirigere il tutto c'è un certo Spielberg).
Difficile proseguire ai livelli dei Predatori dell'arca perduta: Spielberg sceglie allora un tono differente, molto più leggero, brillante ed insieme inverosimile. Non a caso assegna il ruolo di co-protagonista ad un simpatico bimbo asiatico e ambienta in India una storia tutta avventura, condita di antiche leggende, sacrifici umani, pietre sacre che, al solito, diverte e spaventa lo spettatore sino al liberatorio lieto fine. L'effetto è garantito.
Personalmente il mio preferito della serie, questo secondo installamento di Indiana punta tutto sull'azione e sulla grandiosità delle scenografie, aggiungendo anche alcuni tocchi più macabri e un'atmosfera generalmente più "paurosa" che lo avvicinano pericolosamente all'horror (s'intenda, all'acqua di rose). Buoni, seppur oggigiorno obsoleti, gli SPFX e azzeccati i personaggi di contorno. La vicenda rimane una favolona avventurosa senza troppe pretese, ma i momenti nel tempio sono entusiasmanti, così come godibili sono le parentesi ironiche.
MEMORABILE: La cena disgustosa; La stanza piena di vermi e insetti; La parte del ponte tibetano.
In questo secondo episodio di Indiana Jones, Spielberg si dà più alla commedia che all'avventura. Si cerca troppo di far sorridere più che divertire lo spettatore. Oramai le scene di combattimento si contano e la compagna di Jones è troppo sciacquetta. Forse non poteva essere meglio.
Baraccone ma piuttosto ben organizzato che strizza l'occhio a vari generi, pseudhorror compreso. Si passa rapidamente dal sorriso (grazie alla ragazza e meno per merito del bambinello asiatico, che alla lunga scassa), al quasi schifo (insetti vari in umidi cunicoli e la cena "particolare"), all'azione spericolata, con momenti di discreta tensione (sempre rapportata a un film fondamentalmente d'avventura, anche se l'estirpazione del cuore va piuttosto al di là). Poche pause e personaggi tutto sommato simpatici. Non male nel complesso.
MEMORABILE: Le peripezie col canottino. La cena dove, oltre a vari insetti e occhi nel brodo, viene servita la testa di una scimmia con cucchiaino nel cervello.
Macabro e grottesco, frutto di una commistione riuscita tra archeologia e mito religioso in un’India dai mille segreti. Spielberg e Lucas fanno leva sulla paura atavica dell'ignoto e dei misteri nascosti nella natura selvaggia e lontana dalla civiltà. Anche la figura femminile, per quanto scontata, questa volta è più digeribile.
Seconda puntata delle avventure di Indiana Jones, ambientata in un oriente modellato sui film esotici degli Anni Trenta e Quaranta, con una dark lady stile La signora di Shanghai. Per certi versi più inquietante e intenso del primo, anche se la storia mi è parsa nell'insieme meno interessante. Sempre grande intrattenimento, comunque, con una formula consolidata che garantisce spettacolo e divertimento.
Parte benissimo, con un montaggio serrato e un'ambientazione folgorante. Appena si sposta in India perde contatto con il personaggio e prende una strada horror poco convincente. Effettaci, serpenti, schifezze varie a tavola e insetti dappertutto. Si trasforma in un luna park che vorrebbe essere dark ma risulta solo kitsch. Inseguimenti su carrelli fra rocce di cartapesta e scazzottate da fumetto per un prodotto davvero infantile ed irritante. Finale banale, attori pessimi.
Seguito più che dignitoso, il film conserva la stessa aria scanzonata del primo capitolo aggiungendoci però tocchi maggiormente grotteschi e fumettistici (la cena nel tempio, il passaggio segreto pieno di insetti) e portando ai massimi livelli i battibecchi fra i due protagonisti. Ford supercarismatico, comprimari azzeccati. Una delle poche serie in cui nessun film è brutto.
Da piccino era il mio personale preferito della saga di Indy, disgustoso a tratti, divertente molto spesso e con continue scene d'azione quasi da videogioco. Rivisto con occhio più razionale, è chiaramente un film che difetta di una direzione univoca: Spielberg ha tentato d'infilare un po' di tutto e il risultato è una durata eccessiva e diversi spunti a tratti inutili. Gli attori, inoltre, non sono niente di speciale e spetta solo a Ford portare avanti tutto il film. Stranamente ci riesce e anche oggi me lo rivedo volentieri.
MEMORABILE: Si cena con insetti e animalacci di ogni tipo; "Kalimaaaaaaa".
È un po' come tornare sul treno delle miniere (c'è infatti una scena analoga) del Luna park della mia infanzia: lo ritrovo meno sfarzoso di quanto ricordassi, più ingenuo e "artigianale". Eppure è ancora godibile, forse più dell'intera saga: grazie a una verve più divertente del primo episodio (vedi la scena ripetuta della scimitarra, con Ford che stavolta non trova la pistola) ma non ancora caricaturale. La scelta di affiancare a Indiana il piccolo aiutante cinese è funzionale al target di riferimento: ragazzini, sia reali che invecchiati.
MEMORABILE: Il tempio dei riti sacrificali, che verrà ripreso (con scenografia e setta molto simili) in Piramide di paura prodotto dallo stesso Spielbierg.
Probabilmente il più brutto film di Spielberg. Azione a rotta di collo dall'inizio alla fine, trama ai minimi termini, personaggi insulsi e volgarmente abbozzati, umorismo di grana grossa che non fa ridere. Chiaramente la pellicola era rivolta ai giovani e ai giovanissimi (magari non troppo intelligenti), ma visto l'enorme successo dell'operazione i produttori avevano fatto bene i loro calcoli. E dietro le quinte c'era anche George Lucas, uno che in fatto di successo la sapeva lunga. Film invecchiato malissimo: 26 anni sembrano un abisso.
Rivisto dopo tanti anni mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca: probabilmente il livello troppo bambinesco e l'accumulo di situazioni strampalate rischia di stancare. Nonostante un Ford sempre godibile e certe scene riuscite (alcune riprese però dal primo film della serie), si fatica ad arrivare al festante finale. "Molto divertente", dirà il ragazzino come battuta finale. "Forse", dico io. Ma Indiana Jones resta un mito.
Se i film meno riusciti di una tetralogia fossero interessanti come questo, ogni regista ci metterebbe la firma, però effettivamente, sino alla comparsa del quarto capitolo, questo era quello che mi era piaciuto meno. Ambientarlo nell'India misteriosa contro un culto terribile ha sicuramente influito positivamente sul fascino della pellicola, ma alcuni momenti della pellicola sono un po' grotteschi nella realizzazione. Bravo, al solito, Harrison Ford, bellissima la Capshaw. Sicura la regia di Spielberg. Nel complesso un buon film. ***
MEMORABILE: Il pranzo a corte, con alcune "specialità" culinarie indiane.
Pochi dimenticheranno lo sfolgorio di Shangai '35 (sembra Las Vegas '87), pochi dimenticheranno i carrelli della miniera, pochi dimenticheranno il cuore strappato con la mano. Un film con tantissimi momenti cult, che punta più sul fattore superstizioso/culto che su quello archeologico. Una meraviglia per gli occhi.
Dopo I predatori dell'arca perduta, Spielberg sforna un sequel di tutto rispetto, con un notevole impatto avventuroso. Fantasioso sia come trama che come cornice scenografica, è ricco di (dis)avventure con diverse sequenze di azione spettacolare, spesso scatenata. In molte scene ha il gusto macabro e quasi "gradevole" di una giostra degli orrori. Intrattenimento puro e di qualità, con le musiche di John Williams ancora rilevanti. ***!
Tra l'Arca dell'alleanza e il Santo Graal troviamo questo tempio maledetto con relative pietre magiche verso le quali si scatena una vera e propria rincorsa senza esclusione di colpi. Seconda avventura del nostro e come recita la tagline del film: "Se l'avventura ha un nome deve essere Indiana Jones"; con questa premessa Spielberg aumenta l'andatura rischiando il fuorigiri in almeno un paio di situazioni ma siamo in pieni anni’80 e certe dinamiche da "Luna park" la fanno da padrone, di certo non ci si annoia.
Da molti considerato l'anello debole e meno riuscito della saga, il Tempio Maledetto è invece capitolo ricco di sorprese e divertimento. In assoluto la parte più dark e horror delle avventure di Indy, con sette malvage, cuori strappati a mani nude e piogge di insetti, il film riflette bene l'affetto che il cinema aveva in quegli anni per tutto ciò che fosse orrorifico. Eppure gli ingredienti base non mancano e alcune sequenze come la corsa in miniera sul carrellino sono entrate di diritto nell'immaginario collettivo di una generazione.
MEMORABILE: La cena nel Palazzo Reale; Willie alle prese con gli insetti; L'epilogo sul ponte sospeso.
Per me sicuramente il peggiore della serie. La sceneggiatura sembra scritta in due giorni e il cast lascia molto a desiderare, ad iniziare dalla Capshaw e passando per gli odiosi bambini interpretati da Ke Quan e Singh. Qualche buona scena mozzafiato (tipo l'inseguimento sui carrelli nella miniera) e nulla più in quella che sembra una sorta di deriva sperimentale delle avventure di Indiana. Il taglio esageratamente grottesco e ironico rende infatti i personaggi poco più di una macchietta. Non proprio l'optimum, per un film di avventura.
MEMORABILE: La cena a base di "leccornie" locali (della serie Orrori da gustare).
Seconda avventura per l'archeologo più famoso della storia del cinema. Questa volta il nostro eroe si troverà di fronte a una tribù dedita ai culti pagani che si concretizzano in sacrifici umani. Si entra subito nel vivo con un incipit da far girare la testa e si prosegue con un ritmo molto alto grazie all'utilizzo nelle scene di tranelli, trappole e animali velenosi di ogni tipo. Da ricordare sicuramente la scena della cena e dell'estrapolazione del cuore. Spielberg in cabina di regia rivede alcuni elementi del primo film e li migliora.
Secondo capitolo, ma è il prequel. Avventura molto più diretta alle famiglie, rispetto al primo capitolo. Ci sono gli stereotipi della ragazza lagnosa e schizzinosa, del bimbo cinese che fa arti marziali, dei popoli sottosviluppati che mangiano scarafaggi, zuppe di occhi e cervello di scimmia. E non mancano gli stereotipi degli adoratori del male con il vizietto del sacrificio umano. Insomma, c'è proprio di tutto... Improntato molto di più sulla commedia cartoonesca, diverte e appassiona senza pretese.
MEMORABILE: L'inseguimento con i carrelli sulle rotaie; Al pranzo, il "serpente con ripieno di serpenti"; Il sacerdote strappa-cuori.
Il secondo film sulle avventure di Indiana Jones è un prequel dei Predatori dell'arca perduta, ambientato in India con incipit in Cina. A Harrison Ford si aggregano Kate Capshaw bella cantante americana di night a Shangai e Jonathan Ke Quan, vispo bambino che fa da assiatente al buon dottore. La storia si rivela meno emozionante che nel film precedente, visto che mancano i nazisti come antagonisti e il nostro se la deve vedere con una setta di fantatici indiani che venerano delle pietre sacre. Indimenticabile, però, l'inseguimento in miniera.
Quando lo vedevo da ragazzino era il mio preferito della serie; uno sguardo più adulto impone un giudizio leggermente più cauto. Gli ingredienti che hanno decretato il successo del primo capitolo ci sono ancora tutti, l'inserimento del culto della dea Kalì accentua persino il clima di mistero, ma si concede troppo anche agli aspetti farseschi (emblematici i personaggi di contorno) e all'inverosimiglianza. Spettacolo e divertimento comunque non mancano, soprattutto nelle sequenze all'interno del tempio e sul ponte tibetano.
Indiana Jones deve recuperare una pietra sacra finita nelle mani della satanica setta dei Thug. Il capitolo della saga più terrificante con scene e sequenze degne di un film della Hammer o di una produzione Amicus. Cervelli di scimmia serviti a cena, cuori strappati dal petto, tunnel pieni di insetti schifosi, riti vudù e altre amenità. Le sceneggiatura e la regia sono al solito ottime con scene d'azione spettacolari e avvincenti come la corsa sui carrelli. Cult!
Un Indiana Jones diverso dal solito ma come sempre molto divertente. Nel secondo capitolo della saga, infatti, si sente meno il ruolo di archeologo del protagonista mentre vengono accentuati aspetti dark e quasi orrorifici, nascosti nei meandri di templi indiani nella giungla o villaggi indigeni fra le montagne. Molte scene sono perlopiù scherzose e infantili, ma appunto alle famiglie si rivolgeva questo film d'avventura. Harrison Ford al solito perfettamente in parte in un ruolo che compensa azione e comicità.
Nel secondo capitolo Spielberg accentua di più la parte comico-avventurosa con scene al limite del fumetto (la discesa dall'Himalaya su un canotto!). Il risultato non sfigura troppo rispetto all'illustre predecessore e soprattutto nella prima parte risulta assai divertente (la sequenza iniziale nel ristorante cinese, la cena tipica indiana a base di serpenti). Ford dà l'impressione di divertirsi parecchio, bellissima e autoironica la Capshaw (che Steven sposerà). Qualche infantilismo mieloso tipicamente spielberghiano nella seconda parte...
MEMORABILE: La ricerca del diamante/antidoto; Il rito dei thugs; Il tunnel degli insetti; La discesa stile videogame sui binari nelle grotte.
Il secondo capitolo della saga esaspera i difetti del modello. L’azione praticamente incessante nasconde in parte i difetti di una sceneggiatura mediocre tendente al comico. Così anche i momenti più dark-horror non si prendono mai sul serio e dimostrano come il prodotto sia rivolto soprattutto al pubblico giovanile. L’idea di rispolverare la temibile setta dei Thugs è buona ma andava messa in scena con un po' più di cattiveria. Ford regge da solo l’intero film attorniato da comprimari scialbi come la Capshaw e il lagnoso bambinetto orientale.
MEMORABILE: La cena a base di insetti e altre schifezze locali; La corsa dei carrelli sulle rotaie sotterranee; Il finale sul ponte sospeso.
Rivisto oggi perde brillantezza a causa di una seconda parte inficiata da buonismo spielberghiano e sequenze d'azione un po' grossolane e trascinate all'inverosimile. Il film preserva, comunque, buoni pregi: scenografia del tempio molto suggestiva; un taglio horror-grottesco che regala le sequenze migliori del film; Harrison Ford al massimo della forma, tra l'autoironia e la bassa espressività che richiede il personaggio. Piacevole intrattenimento per ragazzi, in fin dei conti.
MEMORABILE: "Tanti saluti, Lao Che!"; La cena particolare; Mola Ram e il vizietto di estrarre cuori; Il ponte tibetano nel finale.
La faccia e l'espressione flemmatica di Harrison Ford/Indiana Jones sono al centro di questo caravanserraglio di lusso, dove evidente è l'investimento economico a scapito della creatività artistica nuda e pura. Adatto soprattutto a un pubblico giovane, che chiede di divertirsi e immergersi in una specie di gioco elettronico lungo, troppo lungo per non riuscire a suscitare qualche sbadiglione di gusto, fra gli astanti più attempati.
MEMORABILE: L'ironia sparsa qua e là che non dispiace affatto, anzi, affina l'intero progetto.
Indianda Jones ritorna: questa volta il nostro archeologo avventuriero è impegnato in Oriente un anno prima del precedente I predatori dell'arca perduta, alle prese con una pietra dai poteri magici e un tempio a dir poco spaventoso. Sono proprio le scene ambientate nel covo segreto del Maharaja le migliori del film; qui c'è la mano dello Spielberg amante della suspense, che ci regala scenografie mozzafiato condite dalla solita iconica musica di Williams. Ford come al solito fa il suo, assieme a un giovane aiutante davvero bravo.
Trasferta in Estremo Oriente per l'archeologo avventuriero, questa volta coadiuvato da un insopportabile ragazzino-scugnizzo e gravato dalla necessità di salvare una bionda palla-al-piede dalle notevoli capacità polmonari... Già il primo capitolo aveva accumulato un bel numero di situazioni improbabili, qui l'asticella è posta ancora più in alto e, col rischio di far sembrare lo spettacolo un'attrazione da Luna park più che un film. Certo il ritmo è sempre indiavolato e ci sono molti momenti gradevoli, oltre che spettacolari, ma nel complesso è meno riuscito del primo capitolo.
C'era il rischio di affondare dopo un esordio storico, eppure il duo Spielberg/Ford non cede e piazza un secondo fuoricampo. Il cambio di location non cambia le carte in tavola: precisione, accuratezza nei dettagli, ma sempre tanta tanta azione, un flusso continuo supportato anche qui da dialoghi simili a gag, ancora più presenti coi personaggi di Quane e della Capshaw. Passaggi segreti, trabochetti, altari, sacrifici, cuori strappati: si sfocia quasi nell'horror ma si ride e ci si diverte, senza sosta.
Il cambio di sceneggiatori rispetto al primo Indiana Jones si avverte: più che ironia, gioco e avventura fantasmagorica vengono infatti recepiti altri aspetti, cioè eroismo ed esotismo combinati in una sorta di tarzanata fantasiosa. E si vede, perché sicuramente ci sono momenti sorprendenti (dopotutto il regista è lo stesso), ma il viaggio dell’eroe nel tempio indiano dei sikh, perduto anche il riferimento al contesto storico nazista, sembra far troppo affidamento su tanti muscoli, donnine sceme e bambini per intenerire. Comunque divertente.
Causa problemi coniugali, Lucas e Spielberg portano una trama dai toni più cupi e tetri (sic!). Ciò detto, l'umorismo spiccio (il banchetto; il rituale di accoppiamento) si sposa male con l’impostazione “dark”. Abbandonati gli spiegoni, Indy deve recuperare, accompagnato da due macchiette comiche, non si sa bene cosa per conto di poveri indiani che nessuno vuole aiutare. Se tralasciamo scene inutili (“fortuna e gloria” ripetuto su un green screen che fa rabbrividire) e l'improbabile sceneggiatura, assistiamo però a scene d'azione che superano in qualità quelle del film precedente.
MEMORABILE: L'inizio; Il tempio maledetto; L'occhiolino al colonialismo inglese.
Secondo capitolo delle avventure dell’archeologo che da Shangai si ritrova in India. Tolto l’oggetto della sceneggiatura (la liberazione dei bambini prigionieri), è una sequela di situazioni che vertono nella gag. La confezione è ricca di effetti e il ritmo indiavolato (soprattutto all’inizio), passando dal cinema anni Trenta a peripezie che manco James Bond. Ford ha il solito carisma da seduttore e la Capshaw serve come spalla comica tra spaventi, urla e ricerche di diamanti. Sarà fine a se stesso, ma risulta ancora un valido intrattenimento per ragazzi.
MEMORABILE: Con il canotto giù dall’aereo; Le portate a base di scarafaggi e teste di scimmia; L’inseguimento sui carrelli; Il crollo del ponte tibetano.
Il primo film della saga già presentava alcune caratteristiche da far storcere il naso, che però la sceneggiatura aveva tenuto abilmente a bada. Qui il tutto invece esplode incontrollato, e abbiamo una comicità praticamente onnipresente e stucchevole e un chiasso e una confusione volti a mascherare una storia che non ha praticamente nulla da aggiungere, con zero tensione e diversi personaggi fastidiosi. Sugli effetti speciali e le scenografie giù il cappello, la noia non c'è perché il ritmo corre. Ma è una corsa che cela tanti, troppi difetti. Baracconata inutile.
Se ne I predatori dell'arca perduta i tempi e le dinamiche della frenesia blockbusteristica erano regolati con impeccabile accuratezza, nel sequel quello stesso equilibrio interno viene a mancare: lo script propina una sequela di siparietti raccapriccianti simil-horror che alla lunga, oltre a scadere nel ripetitivo prestandosi a gag risapute e stucchevoli (la Capshaw terrorizzata dalla fauna selvatica o disgustata dalla cucina esotica), incupiscono oltremodo il mood generale. Il piccolo Shorty, comprimario alquanto detestabile, riesce a peggiorare le cose. SFX notevoli, come sempre.
MEMORABILE: La vittima sacrificale privata del cuore e bruciata viva; La sadicissima tranche nel tempio, tra frustate, schiavitù minorile e droghe mangiacervello.
Inspiegabilmente ritenuto il peggiore della saga, è invece - molto probabilmente - il miglior episodio in assoluto. Merito del tetro clima orrorifico tra Hammer, Bava, Harryhausen e Margheriti con impennate di violenza e di feroce gore/splatter mai viste prima e nemmeno dopo all'interno di un film avventuroso per famiglie (cosa che suscitò all'epoca non poche polemiche). Per il resto il clima è ancora più bondiano senza limiti alla fantasia e alla spettacolarità dell'operazione, Ford ha ancora più carisma che nel film precedente e il tutto regge a meraviglia, nonostante gli anni.
Lasciati da parte gli inutili spiegoni archeologici e le inutili caratterizzazioni dei personaggi macchiettistici, Spielberg punta sul puro intrattenimento, ottenendo un discreto risultato. Certo le situazioni improbabili e le scene ridicole ci sono eccome, ma la trama (seppur nulla di eccezionale) risulta originale e le numerose sequenze d'azione mostrano il talento tecnico del regista. Nella sostanza la solfa è sempre quella e l'ironia rimane di una puerilità disarmante, ma bene o male il film si lascia guardare.
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DiscussioneZender • 29/09/08 19:03 Capo scrivano - 48444 interventi
Già. A meno che non abbia per errore inserito il commento al quarto capitolo a quello del terzo... Può capitare anche questo, volendo.
Ovviamente è un mio errore. In realtà non ricordavo di aver scritto così. Probabilmente mentre scrivevo pensavo già a qualche altro commento (eh eh eh) ed ecco spiegata la bufala.
Provvederò al più presto ad inviare a Zender un nuovo commento al film così lo può sostituire.
DiscussioneBruce • 10/02/09 10:49 Call center Davinotti - 15 interventi
c'è un piccolo errore nel mio commento co-pratogonista, anzichè co-protagonista.
ciao
DiscussioneZender • 10/02/09 13:00 Capo scrivano - 48444 interventi
Ciao Bruce, corretto.
PS: ricorda che aspetto la tua cover in bianco e nero del triplo dei Doors (o un eventuale link all'immagine su internet).
DiscussioneBruce • 10/02/09 15:49 Call center Davinotti - 15 interventi
Grazie per la correzione. Per quanto riguarda la fomosa copertina dei Doors non riesco a inviarla come allegato ma ti ho segnalato nella relativa discussione generale il link dove trovarla.
Ciao
DiscussioneZender • 10/02/09 17:51 Capo scrivano - 48444 interventi
Nel libro di Wensley Clarkson TARANTINO - THE MAN, THE MYTHS AND HIS MOVIES edito nel 2007 viene citato come uno dei film e delle fonti di ispirazione che più di ogni altro hanno influenzato la carriera registica di Quentin Tarantino.
HomevideoXtron • 20/10/14 20:25 Servizio caffè - 2200 interventi
DVD PARAMOUNT (cofanetto 2003) Durata 1h53m34s
BLURAY PARAMOUNT (cofanetto 2013) Durata 1h58m28s (immagine a 5m31s)
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (venerdì 18 novembre 1988) di Indiana Jones e il tempio maledetto:
HomevideoRocchiola • 30/04/19 08:51 Call center Davinotti - 1281 interventi
Mi hanno prestato il cofanetto suddetto ed ho rivisto il film. Tecnicamente si tratta di un bluray davvero eccezionale con video 2.35 anamorfico restaurato e rimasterizzato in maniera praticamente perfetta. L'audio dolby digital 5.1 è anch'esso ottimo. Disponibile anche in disco singolo.