Riprese assai difficoltose al limite della crisi di nervi, con Polanski che non riusciva a far recitare Jolanta Umecka, bulimica e totalmente incapace di qualsiasi emozione, in qui il giovane (e inesperto) regista la spronava a suon di insulti e di scherzi atroci.
L'opera prima polanskiana non portò fortuna inizialmente al novello regista: piantato dalla moglie Barbara Lass nel bel mezzo delle riprese, che se la spassava con Gillo Pontecorvo in Austria, un suo caro amico perì in un'incidente automobilistico e , a fine riprese, per poco, Polanski non ci lasciò le penne andando a sbattere con la macchina contro un albero, procurandosi un grave trauma cranico.
Firmò la sua dimissione ospedaliera contro il parere dei medici, il suo cruccio era lavorare al montaggio della pellicola, che si dovette ridoppiare perchè l'audio originario andò a farsi benedire.
Non meglio andò a film finito, distrutto all'unanimità dalla critica di regime polacca dell'epoca che bollò il film come "inutile" e "sensa alcun senso" che non rispecchiava le idee comuniste del partito (inaccettabile che un cittadino polacco avesse una Mercedes e una barca a vela tutta sua, puzzava di capitalismo).
Polanski, affranto, deluso, ferito e frustrato abbandonò su due piedi la natia Polonia per recarsi a Parigi, dove, forse, il suo destino crudele sarebbe cambiato.
Da
Roman by Polanski, autobiografia di Roman Polanski, edito da Bompiani (1984).