Sarebbe ora che qualcuno rivedesse le proprie considerazioni su Kevin Williamson, presunto genere dell'horror a stelle e strisce nato grazie al successo fenomenale di SCREAM. Le sue sceneggiature sono tra le più banali mai scritte all'interno del genere ed è assolutamente inutile che si tenti di valorizzarle leggendovi chissà quale rielaborazione moderna di vecchi stereotipi: la verità è che sono copioni privi di idee, che ricalcano in questo caso senza nemmeno un briciolo d'ironia tutti i peggiori luoghi comuni dell'horror americano (da sempre il più sterile e privo d’inventiva,...Leggi tutto nato per serializzarsi il più possibile) tanto da rivelarsi, per gli appassionati, prevedibili in ogni singola scena. In I KNOW WHAT YOU DID LAST SUMMER (già uscito il primo seguito I STILL KNOW WHAT YOU DID LAST SUMMER, da noi INCUBO FINALE) un omicidio involontario perpetrato dai soliti teenager belli e famosi pronti a nasconderne ogni traccia viene riportato alla luce da un misterioso individuo che gira vestito da pescatore con un uncino e che li perseguita senza spiegarne il motivo. Chi mai sarà? Lasciando pure da parte le inevitabili incongruenze, le approssimazioni, la superficialità degli autori, non si può che premiare un’unica qualità: la bontà della confezione, decisamente superiore a quella dei troppi horror-movie usa e getta che infestano il panorama americano. La regia di Jim Gillespie è mediocre, la suspense è tirata per i capelli, però alcuni discreti movimenti di macchina, montaggio e musiche sono studiati con una certa cura e in fondo anche i quattro protagonisti (che recitano parti che più idiote non si può) sono tutto sommato credibili. Ma se manca perfino un po' di sangue... Williamson è davvero indisponente nella sua programmatica banalità.
Kevin Williamson può vantare una serie di sceneggiature che mettono in evidenza la faciloneria con cui, una decina d'anni fa, venne trattato il genere thriller: Scream e seguiti. E anche in anni recenti (Cursed) ha definitivamente legato il suo nome all'horror meritevole di essere parodiato in pellicole quali Scary Movie. "So cosa hai fatto" si sviluppa in maniera banale, seguendo i peggiori cliché di genere, privando di gore (unico motivo d'interesse per una simile pellicola) l'intera vicenda. Molto più spaventoso il Capitan Uncino di Peter Pan.
Molto brutto con un pessimo finale, ma perlomeno rispetto al seguito nel cast vi è qualche discreto attore (tra cui il cameo di Anne Heche); in un piccolo ruolo c'è anche Stephanie March procuratrice distrettuale di Law and Order SVU. La confezione fa pena e il sangue è quasi assente, brutto, brutto, scary movie lo parodierà in modo mostruoso (è più bella la parodia).
Siamo nel teen-thriller par excellance e lo vediamo da ogni singola scena o inquadratura o dialogo. Siamo nel campo del banale o quanto meno del tirato via, la sceneggiatura sembra scritta tra un Muffin e l'altro ed anche gli attori recitano con la stessa verve di un provinato al G.F. Di gran lunga superiore la parodia di Scream che, se possibile, solleva quasi le sorti, a posteriori, di questo filmetto!
Scaneggiato da Kevin Williamson, celebrato autore di Scream, So cosa hai fatto è l'ennesimo horror-thriller giovanilistico poco o per nulla originale, contraddistinto dall'essere interpretato da alcuni attori di belle speranze (Ryan Philippe e Sarah Michelle Gellar) alle prese con una storia cupa di omicidi nascosti e puntuali vendette in cui lo svolgimento è totalmente prevedibile e la regia anonimamente televisiva. Da vedere e dimenticare.
Teen-horror di discreta fattura interpretato da un pugno di attori avvezzi a questo genere di produzioni (Ryan Philippe e Sarah Michelle Gellar avevano già recitato insieme in Cruel Intentions). La storia è una di quelle classiche e prevedibili, che si vedono ormai ogni 6 mesi in un film a caso tra le ultime novità. E questo "So cosa hai fatto" è stato uno dei primi esempi di questa noiosa tendenza, anche se riesce comunque a mantenere una certa dignità grazie alla buona confezione e a qualche trovata tutto sommato divertente. Trascurabile.
Studenti in auto investono un pescatore e lo fanno sparire; un anno dopo qualcuno inizia a dar loro la caccia. Classico film per adolescenti che coniuga terrore e iperboli cruente, con un gustoso sapore marinaresco aggiunto. La tensione è discreta (pur nell'incongruente e prevedibile vicenda), e - nella categoria - riesce a creare attesa e curiosità più che vera paura. Tutto sommato si vede con divertimento tra uno sghignazzo e l'altro.
Horror adolescenziale, dalla trama esile e prevedibilissima, che può evitare di finire direttamente nel cestino dei rifiuti cinematografici grazie ad una più che discreta cura formale, ma è comunque condannato al limbo della mediocrità da una sceneggiatura scemarella zeppa di buchi e incongruenze. I personaggi sono di tale insulsaggine ed antipatia che invece di immedesimarti con loro ti viene da fare il tifo per lo sterminatore di turno, che almeno può contare sul simpatico look marinaro. Quando al cast, gli attori si comportano come richiede il ruolo loro imposto: giovani, carini e cretini.
Sulla scia del successo di Scream, il suo sceneggiatore vuole giocare ancora la carta vincente; questa volta, però, alla regia non c’è Craven e ciò che ne deriva è un mediocre sotto-prodotto teen thriller con qualche briciola di tensione e facce pulite di giovani attori/attrici (in testa la Hweitt e la Gellar) come attrattive commerciali. Consoliamoci perché qui siamo ancora nel 1997: negli anni a venire si è fatto molto, molto di peggio.
Horror adolescenziale con pochissime pretese, anche se l'intrallazzo del morto incuriosisce. Purtroppo il gruppo di ragazzini inseguiti da un killer funziona non del tutto. La suspence c'è ma quello che manca fondamentalmente sono i bravi attori (Prize Jr. recita come una mummia). Comunque ha un suo perché...
Sulla scia di Wes Craven, un'altra opera che si avvia con il misterioso assassino che si vendica di un torto subito, mascherandosi da pescatore e armato di una cerata. Buoni la Hewitt (anche se troppo spesso rimane con la stessa espressione) e il giovane ribelle Philippe. Da sonno Prize jr che è azzeccato nella parte solo per il profilo estetico.
No no no, non ci siamo: sull'onda degli slasher adolescenziali con verosimiglianza come optional è stato fatto di molto meglio in passato (Venerdì 13) e anche in contemporanea (la saga di Scream). Qui abbiamo una protagonista se non altro graziosa e un paio di scene abbastanza d'effetto, ma poco o nulla d'altro. Certo, da uno slasher non ci si deve aspettare chissà che trama o che plausibilità di situazioni, però... Nel sequel si farà anche di peggio.
Come l'avvicendarsi delle stagioni il cinema segue dei cicli. Fasi che non restano immutabili, certo, ma le tendenze della filmografia corrispondono ad un mix fra le esigenze dell'industria e l'inconscio collettivo degli spettatori. Fu naturale, per registi e fan, quindi, dopo l'abbuffata slasher degli anni 80, incontarsi su un genere d'horror maggiormente sofisticato (Scream) ed in genere meno viscerale. Questo film appartiene alla genìa dei teen horror che comprende Urban legend, un genere d'horror edulcorato. So cosa hai fatto: hai fatto un filmaccio.
Boiata che fa venir voglia di fulminare la tv. Uno slasher di una banalità sconcertante sulla scia di quell'horror più che discreto che è Scream e che mostra con accecante chiarezza l'andazzo dell'horror (slasher) americano: personaggi stereotipati e non caratterizzati (l'unica caratterizzata e brava a recitare è la Gellar, che fanno passare per una zozzona depressa...), facilonerie a più non posso, killer con la presunzione di diventare un'icona horror (Sigh, ridatece Kruger!), emoparsimonia (pure!). Salvo la fotografia e, appunto, la Gellar.
MEMORABILE: Si scopre il morto nel portabagagli (che rimane aperto: nessuno s'accorge del morto, il quale viene pure portato tranquillamente via dal killer!).
Che Kevin Williamson, dopo il miracolo di Scream, sia stato additato come il nuovo Re Mida del teen horror è un mistero buffo, dato che qui di sangue ci sono solo vaghissime tracce: quel che coinvolge, almeno fino a metà, è l’immedesimazione nella fine del liceo e nei falò (per chi era giovane al tempo). Da lì in poi, si sonnecchia assopiti aspettando che il fantomatico pescatore dia una scossa sanguinosa alla sua identità. Va bene non aspettarsi De Niro o la Streep, ma Freddie Prize è davvero un monolito. Moscio.
Ennesimo slasher adolescenziale i cui protagonisti, colpevoli di aver occultato un uomo investito al termine di una notte di bagordi, sono perseguitati da un individuo vestito da pescatore e armato di uncino. Il killer dal volto coperto è chiaramente derivato Venerdì 13, seppure il suo aspetto sia ancor più mortifero di quello di Jason. Per arrivare agli omicidi bisogna prima sorbirsi una mezz'ora iniziale assai dispersiva e nel secondo tempo non mancano le incongruenze. Gore ridotto al minimo e non è stata una buona idea.
Pessimo film horror all'americana, con una prevedibilità che rasenta la noia, ma soprattutto virato verso un target tennager che lo rende insopportabile. Il budget a disposizione c'è e in qualche scena si vede, come anche buona può essere l'idea del vendicatore con uncino. La coppia Gellar-Hewitt è il prodotto più scontato che l'industria cinematografica di Hollywood poteva proporre, anche se di gran lunga preferisco la prima alla seconda. Il finale del film è semplicemente inguardabile.
Williamson non ripete l'exploit di Scream, ma scrive comunque un valido thriller, originale nello spunto di partenza e nel fatto che la sorpresa è nell'identità della vittima quanto in quella dell'assassino. Peccato per la poca ironia e per lo scontato colpo di coda finale che, proprio con Scream, aveva parodiato...
Horror di routine che s'inserisce nel filone slasher anni 90 inaugurato da Scream, con aggiunta di arma particolare a richiamare i vecchi baubau del decennio precedente. Tensione e paura latitano ma almeno la confezione non è male, tra qualche trovata discreta e la musica incalzante. La trama a tratti è illogica, ma in fondo in prodotti simili non è quella a contare. Il cast se la cava, la Hewitt in particolare. Ritmo altalenante. Mediocre.
Studenti in auto investono un passante e fanno sparire il corpo, ma dopo un anno questo tornerà per vendicarsi. Thriller horror adolescenziale che deve la sua fama anche al film Scary movie che lo prende per i fondelli. Siamo davanti a un'opera modesta zeppa di luoghi comuni sul genere e dalla trama piuttosto prevedibile, oltretutto il sangue è praticamente assente. Azzeccata l'ambientazione e piuttosto bravi i giovani protagonisti. Tipico horrorino anni 90 che, seppur mediocre, almeno una visione la merita.
Thriller giovanile con giovani (allora) attori lanciati verso il successo. L'intreccio è semplice e vorrebbe sfociare nello slasher, quello che però fondamentalmente non funziona è l'anonima figura del killer, che non riesce a fare breccia nel cuore del pubblico e relega il film a semplice gialletto di periferia con finale abbastanza telefonato.
Sono gli anni di Scream e Final destination, quando le vittime venivano tormentate e rincorse per poi morire una dopo l'altra. Qui almeno abbiamo un verosimile e interessante incidente che dà inizio all'intera vicenda, la quale poi prende vie troppo romanzate. A ogni modo il personaggio dell'assassino ha il suo perché e il film riesce a coinvolgere durante le minacce e gli attacchi nonostante il cast mediocre. Deplorevoli le scene prevedibili, ma soprattutto le fastidiose azioni illogiche delle vittime (cosa ci vuole a gettarsi in mare?).
Evidenziare tutti i limiti di sceneggiatura e le superficialità logiche - vedi l'assassino con gli "ammonimenti" e le camminate lentissime - sarebbe come sparare sulla croce rossa; forse la colpa più grande della pellicola è quella di non aggiungere davvero niente di nuovo a un filone che viene riesumato e tenuto in vita con accanimento terapeutico (solo Craven dà una scossa proprio l'anno prima). Un buon inizio e la frizzante conclusione non possono cancellare una storia tenuta faticosamente in piedi dall'inizio alla fine, purtroppo.
Dall'era immediatamente post-Scream, ecco arrivare questo semplice ma ancora dignitoso esempio di slasher anni '90. Il gioco metacinematografico viene abbandonato in partenza: qui non si riscrive un genere ma ci si butta a capofitto senza aspettarsi di rivoluzionare alcunché eccetto il portafogli dei produttori. Nonostante sia una palese manovra commerciale, c'è ancora il tentativo di costruire una trama complessa, con colpi di scena e drammi personali (non a caso il massacro avviene solo nella seconda metà). Decente cast di "belli". Vedibile.
MEMORABILE: La figura del "pescatore" omicida, con cerata e uncino al seguito.
Dallo sceneggiatore di Scream (dell'anno prima) una nuova storia di teenager tra slasher e thriller. In un paesotto di pescatori, dei ragazzi festaioli ubriachi investono un uomo, ma qualcuno si farà vivo perché "sa cosa hanno fatto". La parte da giallo è discreta e dà spessore agli elementi slasher (il pescatore maniaco con uncino) e nel cast troviamo la Hewitt, la Gellar (all'epoca nota per Buffy), e Galecki, ma mancano l'autoironia brillante di Scream e la regia di Craven (e si vede soprattutto per certe dinamiche). Tre pallini ma con riserva.
Dopo una serata all'insegna del divertimento e dell'alcool, un gruppo di ragazzi investe accidentalmente un pescatore. A un anno di distanza qualcuno comincerà a spaventarli segnando l'inizio di un incubo. Horror che segue gli stilemi dei classici slasher anni '80 aggiungendo un pizzico di mistero che comunque non guasta. Nonostante i personaggi vengano caratterizzati come peggio non si potrebbe, il film dimostra di avere ritmo e dalla metà in avanti non mancano nemmeno suspense e gore. La sceneggiatura nel finale zoppica un po', ma nel complesso si raggiunge la sufficienza.
Una cosa dimostra questo teen movie: che il talento dietro Scream è soprattutto quello di chi l'ha diretto (Wes Craven) e non di chi lo ha scritto (Williamson), penna anche di questo quasi-slasher che di bello - a parte le protagoniste - ha solo lo spunto iniziale. Due coppie investono un tizio in auto e credono di averlo ucciso, cercano di sbarazzarsi del cadavere ma si accorgono che è ancora vivo. Da qui ha inizio la sete di vendetta (peraltro giustificabile) del quasi morto, che con una pistola finirebbe il lavoro in cinque minuti ma lui preferisce un uncino. Inutile.
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Funesto ebbe a dire: Vedetevi piuttosto l'ultimo della saga, Leggenda Mortale: davvero non male, infinitamente superiore, per me, ai precedenti. Ho controllato in merito alla saga ciò che avevo scritto nella raccolta annessa alla mia personal collection.
In realtà ho denotato la quasi unidirezionalità nel considerare tutti e tre i segmenti non più che discreti lavori cinematografici, con una leggera superiorità di Incubo finale.
Leggenda mortale si caratterizza per la propensione al gore su un tessuto narrativo slasher che scade talvolta nella ripetitività.
Leggenda Mortale, nonostante decolli solo a più della metà, mi é sempre piaciuto per le atmosfere ancora più plumbee di quelle di So Cosa Hai Fatto (per me unico motivo d'interesse del film del '97) e il finale meno sciocco di quanto sembri. Bellino, tra i migliori slasher di fine '90/inizi 2000.
DiscussioneRaremirko • 17/10/12 22:05 Call center Davinotti - 3863 interventi
Saga alla quale son sempre stato legato, soprattutto al primo episodio con lo script firmato da Williamson.
Le atmosfere son superbe e, per me, dopo gli Scream c'è questa trilogia.
Raremirko ebbe a dire: Gestarsh99 ebbe a dire: Anche se in seguito Gillespie ha dimostrato in pieno di valere ben poco come manovratore di suspense, camera e sceneggiature.
Vedasi gli inequivocabili D-Tox (2002) e Venom (2005)...
Ad oggi So cosa hai fatto resta il suo prodotto meno criticabile.
e quello del primo Urban legend?
No, quello e Jamie Blanks.
Con i tre URBAN LEGEND, Gillespie, non ha nulla a che fare...
DiscussioneRaremirko • 18/10/12 21:07 Call center Davinotti - 3863 interventi
Buiomega71 ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: Gestarsh99 ebbe a dire: Anche se in seguito Gillespie ha dimostrato in pieno di valere ben poco come manovratore di suspense, camera e sceneggiature.
Vedasi gli inequivocabili D-Tox (2002) e Venom (2005)...
Ad oggi So cosa hai fatto resta il suo prodotto meno criticabile.
e quello del primo Urban legend?
No, quello e Jamie Blanks.
Con i tre URBAN LEGEND, Gillespie, non ha nulla a che fare...
Si, chiedevo; anche la trilogia di Urban legend comunque è valida.
Raremirko ebbe a dire: Buiomega71 ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: Gestarsh99 ebbe a dire: Anche se in seguito Gillespie ha dimostrato in pieno di valere ben poco come manovratore di suspense, camera e sceneggiature.
Vedasi gli inequivocabili D-Tox (2002) e Venom (2005)...
Ad oggi So cosa hai fatto resta il suo prodotto meno criticabile.
e quello del primo Urban legend?
No, quello e Jamie Blanks.
Con i tre URBAN LEGEND, Gillespie, non ha nulla a che fare...
Si, chiedevo; anche la trilogia di Urban legend comunque è valida.
Jamie è anche un nome da uomo?
non sapevo
Sì, e un uomo e pure aussie.
Adoro il primo Urban Legend, lo giudico il migliore della new wave slasher post Scream.
Non male nemmeno il secondo, del compositore John Ottman, anche se con parecchi limiti. Non fosse altro che cita Argento a piè sospinto (soprattutto Inferno)
Da chiodi il terzo , che sposta l'asse delle leggende metropolitane verso quello dei fantasmi vendicativi alla Samara.
Gran pacchianata straight to video, che conferma lo stato comatoso dell'ex grande regista di Cimitero vivente.