È uno di quei film dei quali si sono perse le tracce. Peccato perché Milos Forman ci regala un ritratto dell'America di inizio secolo scorso tutt'altro che malvagio, intessendo un ricamo con varie storie che si alternano, la principale delle quali riguarda un uomo di colore che vuole ottenere giustizia per una questione di principio (una squadra di pompieri razzisti gli ha insozzato la macchina nuova). La critica ufficiale all'epoca rimase freddina ma personalmente considero questo uno dei lavori meglio riusciti del regista cecoslovacco.
Film affresco caratterizzato da una ricostruzione scenica praticamente perfetta e impreziosito da costumi particolarmente ispirati. Giustizia e politica i temi al centro della pellicola ambientata i primi del 900 in un'America divisa in classi sociali. Un giovane miliardario non riesce ad accettare che la sua disinibita mogliettina abbia posato nuda sul Madison Square Garden, ma il film abbraccia anche altri temi ed altre storie, incorniciandole in un ritratto epocale. Per cultori.
Ingiustamente snobbato dal pubblico, il film di Milos Forman (il titolo è riferito ad un tipo di musica jazz in voga in America alla fine dell'800) è tratto da un romanzo di Doctorow nel quale si intrecciano varie storie. Forse non impeccabile dal punto di vista del ritmo impresso alla storia, il film merita per l'impeccabile "affresco" di un'epoca gloriosa della storia americana che il regista ricostruisce (per costumi, scenografia e colonna sonora) in maniera impeccabile.
Nei primi anni del '900 ci troviamo in una New York spensierata e ciarlona, dove però il dramma del razzismo e dell'umiliazione perpetrata ai danni di milioni di persone è ancora di uso comune. Il romanzo da cui prende spunto è assolutamente da leggere, ma la trasposizione cinematografica di Forman non perde niente dei tratti essenziali. Ottime le interpretazioni, bellissime le ricostruzioni nelle sceneggiature e nei costumi, ancor di più il ritratto di un'America liberale, viziosa e violenta.
Un trovatello neonato è il trait d'union tra un'agiata famiglia bianca newyorkese e un giovane pianista nero di ragtime (intuiamo, perché la musica ha ben poco ruolo nel film a dispetto del titolo), che rimane invischiato in una brutta storia di razzismo. Il cast di notevole impatto non basta a svecchiare un film piuttosto oleografico e parecchio invecchiato, nonostante sia solo del 1981. Le vicende narrate non sono molto credibili, soprattutto l'evoluzione del protagonista. Deludente.
Sempre in bilico fra realtà e fantasia, Forman mischia fatti realmente accaduti con vicende inventate. Miserabili e benestanti vengono accumunati nel medesimo squallore umano. Adultèri, perversioni, menzogne ed efferati delitti; nessuno è immune dal vizio. L’unico discrimine? L’entità della punizione (e non è un particolare da poco). Il regista inforna tanti arrosti per mandarne a cottura completa solo uno. Tanta carne al fuoco un po' vera e un po' fasulla che è meglio considerare fin da subito come totalmente di fantasia, per non cadere nell’equivoco che sia un film storico.
MEMORABILE: La messa in scena in toto: fotografia, costumi, scenografie, testi e livello recitativo.
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