Con oltre sette ore di durata, Satantango è sicuramente uno dei film meno abbordabili della storia del cinema. È sicuramente un peccato che pochi intraprendano la sfida di visionare questo Capolavoro di Bela Tarr (maestro delle long takes). Vedere Satantango vuol dire entrare per sette ore in un altro mondo, un'altra dimensione. Vivere al fianco dei protagonisti, amarli e odiarli. È come restare immobili di fronte ad un quadro straordinario per sette ore. Alla fine non si può far altro che amarlo ed apprezzarlo profondamente.
MEMORABILE: Il tango tra la Sig.ra Schmidt e il Sig. Halics.
Poche persone vivono in un gruppo di case nella piana ungherese in attesa di partire, guidate da uno strano personaggio. Oltre 7 ore di film in 12 episodi cronologicamente sconnessi, e in lunghissimi piani sequenza con interminabili silenzi, il tutto in un bianco e nero impastato in un paesaggio battuto dalla pioggia incessante tra fango e muri decrepiti. Chi riesce a superare la prima mezzora amerà visceralmente questo film, dalla poesia straordinaria, capace di trasfigurare la miseria e crudeltà della storia in un'allegoria misteriosa.
Quattro anni di realizzazione per un grande capolavoro della durata di 7 ore e 30 (che ad ogni modo volano per quanto il film sa rendersi ipnotico). Suggestivo, girato benissimo, interpretato sublimamente, verrà preso d'esempio anche da Gus Van Sant per l'ottimo Elephant. Sequenze di dubbia interpretazione si alternano ad altre più chiare, anche se tra di loro non c'è continuità temporale; bellissimi i suoni e l'atmosfera. I protagonisti potrebbero stare bene economicamente ma non vogliono stare bene comunque; vero, certe cose accadono solo nei film...
MEMORABILE: L'episodio col gatto, il ballo che dura mezz'ora, l'inizio suggestivo con la fattoria inquadrata, il finale dove ognuno va per la sua strada.
Bela Tarr come tutti i grandi del cinema ha un mondo tutto suo. L'arrivo di Irimias somiglia tanto all'arrivo di Gesù che desta speranze e paure. Il tutto è girato come un tango con le sue regole e i suoi ritmi. I personaggi sono unici e profondi nei loro vizi e pregi. Una tecnica che ricorda Tarkovskij e non lo fa rimpiangere. Ogni inquadratura sembra mettere in secondo piano i protagonisti e si sofferma sulla natura che imperversa senza interrompersi.
MEMORABILE: Irimias e Petrina al pub dove fermano il tempo, il dottore, i discorsi di Irimias.
È paradossale, ma se questo film fosse durato almeno cinque ore in meno, forse sarebbe risultato più pesante di quanto potrebbero rappresentare queste sette ore. Bela Tarr racconta questa sorta di parabola biblica con personaggi che non sai se odiare o viceversa. La scena dei contadini che ballano ubriachi fa veramente sorridere.
Tarr paralizza il tempo immergendoci completamente nel suo microcosmo. Interminabili e geometrici piano sequenza, silenzi assordanti con profonde ed intense fasi intimiste. Nella campagna ungherese, tra vento e pioggia battente, l’autore magiaro crea il suo immenso apologo esistenzialista. Epico viaggio allegorico che affronta la miseria e la crudeltà di un’umanità priva di speranze. Ellittico percorso indagando l’anima, attraverso uno scontro di personalità e caratteri che sfocia in una fredda e spietata riflessione sulla dignità dell’uomo.
MEMORABILE: Tutti i pedinamenti e le carrellate; Le sequenze con la bambina; La figura del dottore alcolizzato; Il motivetto durante la scena del ballo; Il finale.
Stranissima e straniante pellicola, la cui imponente (eufemismo) durata, subordinata a inquadrature di una lentezza che sfocia presto nell'onirico, incrementa il fascino anziché smorzarlo. Tutto funzionale a tale meccanismo, eccetto una trama (volutamente?) confusa e troppo poco sfumata, con troppi tradimenti e troppe questioni di soldi che cozzano col resto. Colonna sonora perfetta, evocativa, con alcuni vaghi, invontari rimandi a sonorità di altri... universi. Per chi ha voglia di cimentarsi.
Un’opera profonda e imprescindibile, in cui confluiscono tutti i più grandi temi della letteratura e dell’arte. Un grande autore di cinema una volta ha detto che un buon regista non monta alla moviola, ma taglia le scene in macchina: Bela Tarr è l’unico regista ad aver portato fino in fondo quest’affermazione, sviluppando una straordinaria capacità di orchestratore. Un esempio di poesia unico, nella storia del cinema. Il falso profeta Jeremiás (Mihály Víg) è l'autore delle musiche (di tutta l’opera di Tarr).
Una volta oltrepassati i primi 10 minuti di... pastorizia si rimane conquistati dalla vita desolante di questa comunità ungara. Il nichilismo post-comunista, una speranza che rimarrà vana, un messia spuntato dal nulla e l’amaro finale sono gli ingredienti principali di una maratona visiva (ma alcune sottotrame restano solo accennate) diretta bene e fotografata meglio. Alcune scene e dialoghi memorabili, ma anche qualche prolissità che non sempre appare giustificata (la lotta col gatto, le campane).
MEMORABILE: Irimias e Petrina camminano col vento alle spalle; Il primo discorso di Irimias; La notte al bar; La mdp a rotazione sui dormienti.
Capolavoro cinematografico estremo per durata (ben sette ore) e stile. Chi conosce il cineasta ungherese sa cosa aspettarsi: lunghissimi piani di sequenza con la mdp fissa; silenzi a profusione; fotografia in bianco e nero; cupo pessimismo. Stavolta il regista ci fa immergere in un microcosmo fatto di reietti, ubriaconi e disperati che vivono quasi privi di speranza dominati dal male, dal tradimento, dalle sofferenze. Superati i primi minuti, si verrà totalmente conquistati da un film magnetico con una splendida colonna sonora ammaliatrice. Una vera e propria esperienza visivo-cinematografica.
MEMORABILE: La bambina ed il gatto.
Bela Tarr HA DIRETTO ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Va bene che finora quattro commentatori sono pochi, ma - per quanto può valere - faccio notare che, per il momento, abbiamo l'unanimità del "capolavoro"!
Confido in altri audaci che vogliano affrontare le 7 ore del film per aggiungere altri 5 pallini... Li merita tutti.
Si può anche sorseggiare a più riprese, non è necessaria la full immersion, anche perché trovare 7 ore (anzi, di più) tutte di seguito da dedicare a un film fatto tutto di piani sequenza impercettibili sfiora il masochismo (o la volontà di risolvere l'insonnia in modo originale...). Tra l'altro è diviso in 12 episodi, e questo agevola una visione a pezzi. Io l'ho visto in 3 pezzi, se non ricordo male, però - ora che lo conosco e che ne sono rimasto ammaliato - mi solletica l'idea di fare una non stop: chissà se mai mi ci cimenterò. Comunque, se vuoi un approccio intermedio, puoi sempre puntare su Dannazione, sempre di Bela Tarr, che ha lo stesso stile e la stessa atmosfera, ma ha la durata da film normale: non 5 pallini, ma 4 e mezzo assolutamente sì!
Finito di rivedere oggi a distanza di ben otto anni abbondanti dalla prima visione. Rivisto in versione blu ray (edito dalla Artificial eye), ovviamente pellicola restaurata e il risultato è davvero ottimo nel complesso, comunque l'impostazione fotografica e gli ambienti con poca illuminazione non rendono facile l'encoding, che ad ogni modo si comporta egregiamente, un piacere per gli occhi rivederlo sotto questa nuova luce.
Il film rimane un capolavoro incredibile, un'opera capace di trasportare al di là dell'inquadratura, in grado fin dalla prima mezz'ora d'innescare un meccanismo narrativo che pulsa fino al 453esimo minuto.