Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Nando: Commediola sgarrupata in cui non si ride mai e si assite a situazioni viste e straviste con il protagonista, in coma in un letto d'ospedale, che ripensa al suo triste passato da pescatore e al funesto salto di qualità da scafista. Cast dignitoso, ma latitando le idee il tutto si riduce a una sterile narrazione. Buccirosso sprecato, la Mazza troppo canterina e la Impacciatore non in parte.
Nicola81: Una discreta trama, con apprezzabile colpo di scena conclusivo quando i giochi ormai sembrano fatti, ma l'insieme è penalizzato dal solito tono televisivo e da una recitazione che raramente riesce ad elevarsi al di sopra della mediocrità. All'immancabile risvolto sentimentale non ci si abituerà mai abbastanza, ma stavolta la bellezza della Morariu lo rende meno indigesto. Insolito (e molto ben girato) l'omicidio con la macchina per la fisioterapia.
Il Dandi: Poverissima opera d'assemblaggio con pretestuosa trama gialla a legare gli scarti di repertorio di un qualunque mondo di notte dell'epoca: come nella miglior tradizione dell'avanspettacolo i numeri comici e musicali annoiano e si vuol solo vedere i balletti sexy (che effettivamente allora dovevano avere un loro perché). Nelle seconde file si notano Garrone e Brega, tra le grazie femminili la Gorassini svetta sulle altre. A non funzionare, purtroppo, è proprio il duo protagonista, con Franco lasciato solo da un Ciccio insolitamente intelligente.
Reeves: Mentre i musicarelli americani erano incentrati sulla rivolta generazionale, qui c'è un cantante che ritorna dall'America e combina ogni tipo di cattiveria contro un gruppo musicale di giovinastri simil-Beatles. Insomma, una gran paura del nuovo che avanza. Little Tony è simpatico e i caratteristi (soprattutto Leone) fanno il loro ma non basta: il film è noioso e ingarbugliato.
Daidae: Gustoso sentimentale che mischia melodramma alla napoletana, comicità e appunto sentimento. Bene gli attori; a fare la parte del leone c'è il solito Pelligra qui nei parti di un infimo "amico" della coppia. Bello il finale, piacevole tutto il film, unico difetto: un po' fuori luogo alcune scenette comiche (il tassista in particolare).
Pigro: La commedia di Molière è reinventata a misura di Sordi e calata nel contesto decadente dello Stato pontificio dove appunto l’attore e gli sceneggiatori si muovono più a loro agio. Il film è a tratti prolisso e farraginoso, e a tratti frizzante e spiritoso: insomma, discontinuo, ma tenuto unitario e saldo dall’istrionismo in automatico del protagonista. Alla sontuosa ricostruzione ambientale non corrisponde altrettanta cura cinematografica e un’opera potenzialmente ricca anche di scene memorabili scivola piuttosto mediamente.
Undying: Da buon "terrorista dei generi" il bravo Fulci si (re)intromette (tardivamente) all'interno del filone western solo per innestare una "bomba" che deflagra, lanciando schegge (impazzite) in diverse direzioni: il cimitero e l'uomo che parla con i morti conducono a temi crepuscolari ed horror; la violenza ed il cannibalismo svicolano verso il "surreale" ed il grottesco; Chaco (Tomas Milian) corre verso la via di una Milano che odia, dove la polizia non può sparare". Su tutto, l'ombra di Giulio Sacchi grava all'interno d'un clima di riuscita "contaminazione".
Redeyes: Mi spiace per Eastwood, ma questa pellicola scevra di ogni parvenza di ritmo, non solo non convince ma per lunghi tratti annoia. Il focus è sul tanto geniale quanto meschino Hoover, catturandone passato e presente in un gioco di fast forward, flashback veramente poco riusciti. Personaggi appena abbozzati così come i rapporti fra il protagonista e i suoi collaboratori/affetti; e persino un make up, quello del compagno invecchiato, degno di un b-movie. Spiace davvero...
Saintgifts: Non che Aaron Taylor-Johnson sia un cattivo attore, ma mi è sembrato poco adatto a rappresentare un diciassettenne John Lennon. In aggiunta sembra troppa la differenza di età con Paul e perfino con George, in effetti più giovani di lui. Meglio la ricostruzione d'epoca di Liverpool. Drammatizzata quanto basta l'infanzia (come flashback) e l'adolescenza del futuro Beatles, che sembra aver avuto i primi rudimenti musicali dalla madre. Credo si potesse sfruttare meglio l'occasione di portare sullo schermo una parte della vita del famoso artista.
Gestarsh99: Questo nono capitolo delle avventure del commissario Giraldi vede il nostro beniamino alle prese con un'organizzazione criminale che assalta e saccheggia i tir. Il film soffre degli stessi difetti di gran parte degli episodi precedenti: trama sfilacciata, insensati intermezzi utili solo a raggiungere la durata minima, buonismo "tarallucci e vino", Milian indecentemente contro-figurato. Co-protagonista la cantante Viola Valentino, all'epoca in vetta alle hit-parade, che si esibisce anche in qualche suo pezzo. Bombolo, come sempre, è irresistibile.
MEMORABILE: Le parti in cui Bombolo parla della sua "cara fidanzata" Bocconotti Cinzia, procacemente interpretata dalla brava e simpatica Gabriella Giorgelli.
Herrkinski: Ideale da vedere in combo col precedente Piedone l'africano; quest'ultimo episodio della serie diretta da Steno ritorna infatti in Africa e riprende anche il personaggio del piccolo Bodo. Sfruttando le belle location egiziane il regista crea un'avventura esotica che ha sempre meno del poliziottesco e sempre più della commedia d'azione, campo che diventerà in seguito la specialità del (bravo) protagonista Bud Spencer. In gran forma anche il compianto Cannavale, recentemente scomparso (ci mancherai!). Qualche momento di stanca, comunque non male.
Siska80: Drammone di palese origine teatrale che si lascia guardare per la bellezza della fotografia, dei costumi e della coppia protagonista, il cui feeling salta subito agli occhi (galeotto fu il set per i due attori). La trama, invece, oltre ad essere piuttosto esile, presenta delle forzature e alla fine risulta poco avvincente, sebbene dispiaccia vedere un epilogo fosco per una storia d'amore appena sbocciata.
Nick franc: Film abbastanza divertente: la satira su di un certo tipo di televisione sciacallesca arriva a segno con efficacia, anche se il bersaglio è un po' facile. Indubbiamente nel panorama del cinema italiano attuale Capatonda & co. si distinguono per una certa originalità: alcune trovate sono veramente spassose (altre un po' puerili) e anche a livello di scrittura il film è abbastanza articolato (vedasi il prefinale con la cameriera). Nel cast, divertito, spiccano Mattei, Ferilli e Truppo. Peccato che alla lunga lo strampalato dialetto acitrullese venga un po' a noia.
MEMORABILE: Il prologo con le indicazioni stradali; La lana Marinos; San Ceppato; Il furgone con la paglia; I viaggi della sventura; Congetto.
Galbo: Coproduzione diretta a quattro mani da Baldi e Thorpe, la cui storia è basata sulla guerra tra Tartari e Vichinghi. L'ambiente medioevale che fa da sfondo al film è tutto sommato ben ricostruito. La storia, sia pur non molto originale, è abbastanza avvincente e il film si segue fino alla fine grazie anche (e forse soprattutto) all'eccellente cast impiegato.
Siska80: Una coppia tranquilla subisce un doppio dramma nello stesso tempo, ma il capofamiglia non si arrende. Fa piacere il finale, visto che la pellicola si basa su fatti veri, eppure manca del tutto la capacità di riuscire a coinvolgere: ciò non si deve solo a una regia piatta o alla mancata caratterizzazione dei personaggi (protagonista incluso), quanto piuttosto alla messinscena palesemente fittizia in cui l'intero cast calca la mano nel sottolineare la rabbia dei tecnici per l'improvviso lavoro a rischio (il bravo Fiorello, in particolare, appare po' troppo sopra le righe).
Siska80: Padre e figlio in perenne disaccordo devono affrontare insieme un grave lutto: riusciranno a ricucire il loro rapporto? Prevedibile commedia on the road che per quanto concerne l'intreccio non ha nulla di nuovo da raccontare (per certi versi ricorda In viaggio con papà con Sordi e Verdone, seppur con un messaggio più elevato da trasmettere al pubblico) ma può contare su un duo di attori all'altezza e ha il merito di non cedere al patetismo; anzi, al contrario, non mancano le situazioni umoristiche dal momento in cui entra in scena Jess, un'autostoppista..
B. Legnani: Questo Ercole assomiglia molto ad Ulisse: astuto, fa naufragio nell'Atlantico, ha un amico di nome Diomede! Film davvero misero, che allunga il misero brodo con interminabili danze e con lunghe scene guerresche mal portate sulla scena. Spesso si cerca la scena ieratica, ma si cade nel ridicolo, a partire dai soliloqui del re prigioniero. Recitato maluccio. Qualche volto caro: Franco Fantasia e Antonio Acqua. Insalvabile, comunque.
Saintgifts: Le gesta del Libertador venezuelano, interpretato da un Maximilian Schell iperattivo sia come generale che come conquistatore di cuori femminili, sono concentrate nel periodo della liberazione dal dominio spagnolo del Venezuela. Dopo essersi alleato con i combattenti peones, comandati dal generale José Antonio Del Llano (un più misurato Francisco Rabal) e sconfitto gli spagnoli, pensa, osteggiato, di liberare altri Stati del sud America. L'inserimento della storia d'amore con Consuelo Hernandez (Rosanna Schiaffino) alleggerisce il tema politico.
Il Gobbo: Remake di Ombre rosse a esclusivo uso di quelli che non guardano i film in bianco e nero (gente che esiste e cui leggi irresponsabilmente liberali concedono i diritti civili). Gordon Douglas sta a John Ford come Baricco a Omero, ma ha sufficiente mestiere per allestire delle buone scene d'azione. Se ci si dimentica dell'originale un western anche godibile. Cast maschile bollitissimo (c'è anche Bing Crosby!) e ad elevato tasso alcoolico.
Daniela: Per non perdere l'affidamento della sorellina due fratelli sotto-pagati tentano una rapina in un cantiere e, per una serie di equivoci, si ritrovano trasformati nei "demolitori", ossia giustizieri a pagamento che smascherano cattivi comportamenti postando le loro azioni in rete... Prendendo spunto da alcune recenti successi del cinema nostrano, Alfieri dirige un film simpatico per quanto riguarda i personaggi ma dalla sceneggiatura pasticciata e piena di incongruenze, i cui nodi vengono al pettine nell'epilogo forzatissimo. Peccato, perché lo spunto era discreto, come pure alcune gags.
Ruber: Il sottotitolo per questo pessimo film potrebbe essere “non riprovarci una seconda volta”, riferito alla star del wrestling “Triple H” qui alla sua prima performance da protagonista nel cinema. Regia piatta e anomima, cast che, che al di là dell'omone tutto muscoli, non presenta nessuno in grado di alimentare un minimo di azione, tanto tutti sembrano sperduti. Una storiella che più dozzinale non si poteva, condita solo dai rumori di qualche scazzottata.
Enzus79: Una buona commedia firmata De Filippo-Zavattini girata da Vittorio De Sica ed interpretata da una delle migliori coppie italiane, quella composta da Loren e dalla Mastroianni. La prima è quella che ha più spazio, ed è un divertimento vederla (specialmente nel primo episodio). L'Oscar per il miglior film straniero credo possa dirsi meritato.
Jandileida: Film solido diretto con mano sicura e con una cast bene in parte. Di originale c'è ben poco (anche a livello puramente tecnico) nell'ennesima storia americana di segregazione e di redenzione attraverso lo sport (in questo caso il football americano), però la storia dolce e tragica della giovane promessa è commovente, ben narrata e lascia qualcosa quando finiscono i titoli di coda. Buono Quaid nel ruolo dell'allenatore duro ma paterno e comprensivo.
Alex75: Forse il miglior Giraldi degli anni ’80. Certo, il riferimento al mondo delle corse appare poco più che un pretesto, così come la modesta trama gialla. Inoltre il cast di contorno, pur discreto, non lascia quasi traccia di sé (salvo, forse, Dagmar Lassander). L’aspetto distintivo della pellicola è l’attenzione al "privato" del maresciallo, molto meno spensierato rispetto al passato, anche se le buone battute non mancano. Milian, per l’ultima volta, sembra ancora credere al suo personaggio.
MEMORABILE: Nico ascolta Toto Cutugno in auto; L’inseguimento, davvero poveristico, con i “bolidi”.
Rebis: Una riproduzione, quindi, e non un remake, che è insieme atto di reverenza all'arte del maestro, saggio di metacinema ed esercizio di stile - oltre che una gran paraculata: chi oserebbe contestare regia, inquadrature, montaggio? Van Sant ricava spazi subliminali di squisita, ribelle, creatività pop in un meticoloso ricalco inondato di cromie cangianti. Oggi potrà apparire elementare il camuffamento della schizofrenia; per il resto la sceneggiatura di Joseph Stefano rimane impeccabile. Casting adeguato con Vaughn che sobilla inquietudine, ma l'interpretazione di Anthony Perkins è inespugnabile.
Daniela: Trentenne scioperato viene buttato fuori di casa dal padre primario ospedaliero. Per esservi riammesso, dovrà far compagnia ad un ragazzino affetto da una grave patologia cardiaca... Film dai chiari intenti didascalici sul come fare del bene agli altri migliori la vita anche di chi lo fa: il soggetto col suo mix fra commedia e dramma non è nuovo ma, a parte qualche carineria di troppo, il messaggio arriva, gli interpreti sono affiatati, il personaggio della madre ha accenni di verità.
Alex1988: Opera d'esordio di Daniele Luchetti, supportato in produzione da Nanni Moretti che qui si ritaglia una piccola ma divertente parte. Storia in costume ambientata agli albori della nascita dello Statuto Albertino e dei relativi moti di Milano del 1848, dai toni picareschi, ma priva di una sceneggiatura che lasci apprezzare appieno l'operazione. Opera interessante, ma nulla di memorabile.
Belfagor: Lungo, lunghissimo kolossal segnato da sfortunate vicende produttive. Alla fine fu Mankiewicz a firmare questa ricostruzione della storia di Cleopatra, interpretata da una sensuale Liz Taylor (che incomprensibilmente sembra attirarsi la colpa di tutti i difetti del film). La disomogeneità del risultato non deve far passare in secondo piano i pregi: le scenografie sontuose, il cast stellare, il senso di grandiosità che permea quello che, dopotutto, è uno degli ultimi peplum classici.
Didda23: La regia con gli elegantissimi movimenti di macchina delizia l'occhio dello spettatore e la sceneggiatura miscela sapientemente spunti horror ad altri più prettamente psicologici, spruzzando la pellicola di tensione, paranoia e inquietudine. Il giovanissimo Bottin (appena ventenne!!!) fa un lavoro straordinario sul make-up, tale da renderlo estremamente veritiero e apprezzabilissimo. Il difetto maggiore sta nel tremendo montaggio che stenta a legare con organicità le varie sequenze. Gli esterni sono girati a Stewart nello stato della British Columbia.
MEMORABILE: Tutta la scena che vede il povero Charles Hallahan sdraito su un lettino.
R.f.e.: Evidentemente impaurito dalla censura, il regista sceglie di edulcorare le crude ed assiomatiche affermazioni sadiane con... l’ironia! (De Sade si rivolterebbe nella tomba...) trasformando un impeccabile Dialogo Erotico-Filosofico in una sorta di “satira del libertinaggio” nella quale, addirittura, alcuni attori guardano direttamente in macchina, dialogando quindi con lo spettatore, quasi a cercare una sua maliziosa complicità. Insignificante.
Caesars: La tragedia del Vajont è una delle più toccanti e terribili dell'Italia del dopoguerra. Martinelli la ricostruisce su grande schermo in modo non esemplare ma sostanzialmente corretto, aiutato in questo da un cast di attori di prim'ordine. Lo spettacolo è sufficentemente riuscito anche se non mancano alcune ingenuità e gli effetti speciali non sono particolarmente sofisticati (una carenza davvero di poco conto). Per chi volesse approfondire l'argomento consiglio di vedere l'omonimo spettacolo teatrale di Paolini, facilmente reperibile in dvd.
Pigro: La fine di Hitler nelle memorie di una testimone. Un film bellissimo e rigoroso, con un incredibile Bruno Ganz, che affronta un Führer assediato non tanto dall'esercito nemico quanto dai propri ufficiali, sbandati con lui nel bunker, dagli eventi, e soprattutto assediato dalla sua stessa personalità e fragilità di ossessivo e feroce dittatore. I lati umani di Hitler esaltano proprio la follia dell'avventura nazista: l'uccisione dei figli di Goebbles è sconvolgente nella sua spietatezza, così come sconvolgente è il ritratto dei soldati bambini.
Deepred89: Commedia sorretta da due protagonisti in grande spolvero (non soltanto De Sica, ottimo come sempre, ma anche un Boldi perfettamente in parte), che ricicla un soggetto stravisto senza riuscire a valorizzarlo particolarmente con gag degne di nota. Comicità, malinconia e imbarazzo involontario, con la prima componente che tende fortunatamente a prevalere, mentre una regia sin troppo virtuosa (long-take, grandangoli, inquadrature dal basso) nobilita la confezione ma non gioca a favore del divertimento.
Rambo90: Nuova fallimentare versione della divertentissima commedia eduardiana. De Angelis azzecca il ritmo sostenuto e gli ambienti ma fallisce completamente nel ricreare l'atmosfera del testo originale, complice anche un Castellitto troppo sopra le righe, che non trasmette umanità ma solo follia. La smorfia e le credenze napoletane sono ridotte a caricatura, i duetti quasi tutti meccanici e privi di forza comica. Bravo comunque Maurizio Casagrande, impietoso invece il confronto di tutti gli altri con i grandi interpreti della versione del 1964. Evitabile.
Ryo: Non male quest'opera Vandammesca. Nella parte del killer seriale Jean-Claude se la vede con un clone di se stesso creato per trovare e contrastare l'assassino (visto che pensa come lui e ha gli stessi ricordi). Nonostante l'improbabilità della cosa, lo svolgimento della trama è spesso imprevedibile e dona per l'appunto qualcosa di nuovo al filone classico dell'attore belga.
Stubby: Molto bello sia sul piano strutturale che su quello puramente visivo. Una bella storia di denuncia contro l'abuso dell'uomo bianco nei confronti dei pellerossa, ma anche una bella storia di amicizia fraterna tra uomini di cultura e razza diversa. Bellissimi i passaggi in cui Costner insegna agli indiani qualcosa del suo mondo, ma anche quando li avvisa dell'arrivo dei bisonti. Tutto fila via liscio fino al tragico finale. Stupendi i paesaggi.
Puppigallo: Un fantasy riuscito, con il nostro eroe rosso che, tra una battuta, un combattimento devastante e uno scambio di opinioni con la fidanzata (per fortuna pochi) ci diletterà fino alla fine, vedendosela con mostri e armate robot, persino con una spruzzata di poesia (il mega vegetale). La trama è semplice e lineare (di certo non si sono scervellati per la sceneggiatura), ma effetti e ritmo sono più che sufficienti a dare una certa soddisfazione, soprattutto visiva. Krauss, il nuovo personaggio, non è niente male, come anche il costruttore dell'armata d'oro, carrettomunito.
MEMORABILE: Il troll; Hellboy offre la birra all’uomo pesce. E lui: “Il mio corpo è un tempio”. “Trasformalo in Luna Park”; "Bastardo ballerino zompettante".
Cangaceiro: Ai tempi dev'esser stato un film molto innovativo, vuoi per le varie chicche registiche vuoi per un paio di ingredienti oggi divenuti indispensabili per un certo tipo di cinema: le lunghe scene di raccordo accompagnate solo dalle musiche e la folle corsa verso il matrimonio che non s'ha da fare. L'intramontabile OST è un vero greatest hits di Simon & Garfunkel e unita alla mitica Duetto, ad un Hoffman che è già fieramente Dustin Hoffman rende grande la pellicola oscurando alcuni passaggi frivoli o addirittura superficiali. Perfetta pure la Bancroft.
MEMORABILE: "Ti dico solo una parola: plastica. Il futuro del mondo è nella plastica. Ricordatelo bene".
Digital: Un noto presentatore televisivo viene preso in ostaggio da una misteriosa donna la quale gli intima di rispondere positivamente alle domande che gli pone se vuol restare vivo. Thriller ambientato quasi esclusivamente in un'unica location (un ascensore), il che dona al film un notevole senso claustrofobico. Niente di particolarmente originale, ma il rapporto che si viene a creare tra vittima e carnefice è piuttosto gustoso e la Goodall (ben doppiata da Emanuela Rossi) è davvero brava come perfida psicopatica. Coglitore è regista da tener d'occhio!
Gabrius79: Terzo film della trilogia poliziotta/Fenech e indubbiamente il migliore dei tre, anche se del secondo ci mancano i duetti Banfi/Vitali che erano il piatto forte. Qui comunque troviamo una sempre bella Fenech coadiuvata da un simpatico Vitali e dai bravi Maccione, Rizzo e Montagnani. Film molto movimentato con inseguimenti a sfondo comico e pertanto qualche buona risata ci scappa pure, specie nell'inseguimento finale.
Manowar79: Con il genere postatomico appena rivitalizzato dal terzo Mad Max e dalla saga animata di Kenshiro, la scelta di insistere su tale filone usufruendo del guerriero cinematografico del momento (Van Damme) si dimostra più che ovvia. Il film, al contrario, sorprende per bruttezza ed inefficacia sotto ogni punto di vista, comprese coreografie dei combattimenti. Si salva qualche spunto fotografico, ma è poca cosa. I nomi dei protagonisti rimandano curiosamente a due leggendarie multinazionali (Fender e Gibson) da sempre in netta concorrenza.
Galbo: Capolavoro di George Lucas e film anticipatore del revival degli Anni Cinquanta, è un'opera pregna di nostalgia e rimpianto, con protagonisti che vivono alla ricerca di una felicità che non è mai pienamente realizzata, per l'amara consapevolezza dell'irripetibilità del momento e di una gioventù che sta per lasciare il posto alla vita adulta. Tutto ciò è mirabilmente reso dal regista, grazie ad una bella sceneggiatura e una pregevole colonna sonora che accompagna impeccabilmente il film.
Galbo: Sono state spese giustamente molte pagine per celebrare la bravura di Matthew McConaughey. Anche in questo film l’attore si produce in una prestazione eccellente ma il film nel complesso delude. A fronte di una buona realizzazione tecnica (fotografia e ambientazione di alto livello), la storia procede secondo uno schema prevedibile e senza grandi sussulti, complice una regia dalla scarsa personalità che non sa valorizzare i momenti potenzialmente migliori della storia.
Bubobubo: L'ultima mezz'ora è un vibrante crescendo, ma ci si arriva con una costruzione alquanto deficitaria: è come se tutto il sapiente lavoro psicologico dell'ora precedente (un plauso particolare all'infelice Dunst e alla diabolica Fanning) venisse smontato in favore dei fuochi d'artificio, perdendo la complessità del sottotesto che aveva reso interessante il soggetto. Ne paga le conseguenze il personaggio di Farrell, repentinamente trasformato da subdolo nemico sciupafemmine a uomo disperato e misogino. Formalmente ottimo, contenutisticamente meno.
Buiomega71: Bordello movie sciocchino e frivolo, che inizia come da tradizione (sembra di vedere il "Casino" di Frollo), con deliziosi nudi integrali femminili e clienti vecchi e debosciati. Poi si vira nella commediaccia rancida, tra vedove piangenti da consolare (e spogliare), futili scampagnate, chiacchiere superficiali, risatine giulive, balli e festini. Pruriginoso quanto basta (non manca l'ardita scena lesbo), che scansa l'aspetto morboso per una narrazione inconsistente, in cui si ammirano solo le grazie delle donnine e dei loro reggicalze. Confezione e ambientazione più curata del solito.
MEMORABILE: La vedova sconsolata che continua a piangere e viene spogliata mostrando le sue meraviglie; Le giarrettiere infilate con parsimonia.
Piero68: Al terzo capitolo The Purge mostra definitivamente tutti i suoi limiti nelle idee e nella sceneggiatura. Troppo simile al secondo episodio e poche e ripetitive le situazioni. Lo scontro ideologico e politico e l'inserimento di qualche caratterizzazione in più che dovevano dare più ampio respiro alla storia alla fine risulteranno una specie di boomerang, vista la poca cura messa nella loro realizzazione. Come già successo nel capitolo precedente il piatto forte saranno i "figuri" che si aggirano per le strade in cerca di sfogo. Cast deludente.
Luchi78: Per avere la regia di un certo Oliver Stone, l'ho trovato decisamente sottotono. Glisso su un finale che sinceramente mi ha molto disturbato e sul quale vedo tutta la furberia tipicamente hollywoodiana, ma anche l'impianto base della storia l'ho trovato sviluppato con una certa leggerezza, neanche parlassimo dell'ultima fiction in onda sulla rai... Stilisticamente molto valido, ma nei contenuti deludente. La coppia maschile protagonista può andare, ma l'accompagno della Lively è piuttosto insulso. Bene la Hayek.
Gabrius79: Ozpetek ambienta la storia nella città partenopea con esiti fiochi. Pur avendo a disposizione un bel cast assistiamo a una pellicola piuttosto scialba che talvolta si fa fatica a seguire: non si capisce bene dove voglia andare a parare. La Mezzogiorno recita con un certo trasporto, Borghi fa "il bello che non balla", il resto del cast veleggia sulla sufficienza piena. Probabilmente un'occasione sprecata, se si credeva di realizzare una sorta di mix fra melodramma e thriller.
Daniela: Tutto in una notte per raccontare l'età dell'innocenza, prima del Vietnam, prima della contestazione, anche se il sentore di bruciato era già nell'aria e le bande giovanili erano ormai più patetici che selvaggi... Incontri casuali, baruffe fra innamorati, timori per il futuro, colpi di fulmine che ruotano attorno a quattro amici in procinto di separarsi, forse per sempre. Il collante è costituito dalla voce di Lupo solitario che propone una compilation che ha il gusto della Madeleine proustiana. Imperfetto, ma imprescindibile e molto imitato.
Anthonyvm: Folgorante commedia bellica che scopre una volta per tutte la totale assurdità, la patetica follia e la tragica ironia che hanno definito gli anni della guerra fredda. L'umorismo di Kubrick, finissimo e caustico, trova la via più agevole nella demolizione delle figure di rilievo della politica internazionale e delle istituzioni militari, ridotte a paradossali caricature bambinesche e protagoniste di sketch sinceramente esilaranti (le telefonate fra il presidente e il premier sovietico). Cast da applausi con la triplice performance di Sellers, ma soprattutto un grande George C. Scott.
MEMORABILE: Le teorie del complotto "idriche" di Jack Ripper; L'inviolabile distributore di Coca Cola; La cavalcata della bomba; L'autostrangolamento del dottore.
Homesick: Che siano dottoresse, professoresse, supplenti o studentesse poco importa: sempre di raccolta di gag goliardiche e di nudi femminili si tratta. Le prime, di esito alterno, possono contare sui numeri di un arrapatissimo Vitali e di un dispotico Ballista; i secondi sul corpo della Galleani, laddove la Schubert si mostra solo alla fine, dopo essersi a lungo celata sotto camice bianco, occhiali seriosi e un’orrenda acconciatura à la Margaret Thatcher. Intermezzo “teutonico” con il trio Pellegrino-Felleghy-Turner che ripete una situazione già vista in Sessomatto e ne Il trafficone.
MEMORABILE: La bambola gonfiabile di Vitali; in sala operatoria; il bikini all’uncinetto della Galleani; Ballista e la De Santis in diretta ospedaliera.
Ruber: Il sottotitolo per questo pessimo film potrebbe essere “non riprovarci una seconda volta”, riferito alla star del wrestling “Triple H” qui alla sua prima performance da protagonista nel cinema. Regia piatta e anomima, cast che, che al di là dell'omone tutto muscoli, non presenta nessuno in grado di alimentare un minimo di azione, tanto tutti sembrano sperduti. Una storiella che più dozzinale non si poteva, condita solo dai rumori di qualche scazzottata.
Galbo: Commedia spionistica, è un remake più o meno conclamato di un vecchio film di Woody Allen (qui presente in un cameo). Collocato durante la guerra fredda, è la storia di un insegnante americano che si finge spia della CIA. Lo spunto iniziale potrebbe essere divertente; peccato che rimanga unico e diventi il perno di un film che non riesce mai a decollare, con gag ripetitive e poco divertenti e attori pur bravi ma mai coinvolgenti. Non male l'ambientazione.
Galbo: Esaustivo documentario sull'artista modenese. Ron Howard compie un lavoro abbastanza approfondito sia sull'uomo che sul tenore, attraverso una serie di immagini di repertorio e interviste a familiari e collaboratori del protagonista. Ne emerge un ritratto in chiaroscuro utile alla conoscenza anche se un pò troppo agiografico, probabilmente più ad uso e consumo del pubblico americano rispetto a quello (forse più esigente) europeo. Per gli audiofili le parti migliori sono naturalmente quelli relativi alle esibizioni dal vivo.
Gugly: Incredibile mescolanza di satira politica e pecoreccio non del tutto riuscita: l'idea di base non è male ma l'intreccio si perde via confusamente (l'episodio del convento con il frate psichiatra è troppo lungo) e i rimandi a complotti e golpe sono ostici per chi non conosce i veri avvenimenti; resta un grande Buzzanca qui homo heroticus suo malgrado e qualche lampo di genio come i "canonizzati"; consueto stuolo di caratteristi del genere con Gaipa in testa (che doppia Lionel Stander ed è a sua volta doppiato!).
MEMORABILE: I raptus di Puppis: la mano ad artiglio sembra l'arma di un serial killer
Cotola: Ambientato in un esclusivo collegio maschile, il film presenta il solito percorso di (de)formazione umana e professionale. La storia infatti non rifugge i luoghi comuni (nonnismo, omertà e amicizia) del genere e in più ha anche qualche ripetizione di troppo e diverse ingenuità (le fughe all'esterno e le loro conseguenze). Qualcuno potrebbe lamentare anche un finale affrettato e la repentina trasformazione del protagonista, ma ci può stare visto il tipo di film. Ma c'è capacità di intrattenere e la confezione è buona. Vaghissimi riflessi argentiani (luci) e kubrickiani (inquadrature).
Siska80: Padre e figlio in perenne disaccordo devono affrontare insieme un grave lutto: riusciranno a ricucire il loro rapporto? Prevedibile commedia on the road che per quanto concerne l'intreccio non ha nulla di nuovo da raccontare (per certi versi ricorda In viaggio con papà con Sordi e Verdone, seppur con un messaggio più elevato da trasmettere al pubblico) ma può contare su un duo di attori all'altezza e ha il merito di non cedere al patetismo; anzi, al contrario, non mancano le situazioni umoristiche dal momento in cui entra in scena Jess, un'autostoppista..
Rambo90: Già da qui Van Damme inizia il suo percorso nel tentativo di affrontare personaggi nuovi e meno infallibili. Ed è proprio il suo personaggio il punto più interessante del film, che offre anche un paio di sparatorie ben girate e divertenti oltre che un cattivo di buon livello. La metamorfosi del protagonista tra prima e seconda parte riesce, e il film si fa via via sempre più interessante. Un b-movie apprezzabile.
Saintgifts: Spaghetti western di una certa corposità. Mentre la presenza di Nero (per il personaggio che interpreta) richiama senz'altro il genere, la presenza di Quinn e il contesto storico aggiungono peso sull'altro piatto della bilancia, quello più serioso. Nero sembra essere un po' troppo sopra le righe, Quinn invece è a tratti spaesato e si ritrova quando sulla scena c'è solo lui a operare. Le location, tra Italia e Spagna, sono scelte con una certa cura; buona anche la colonna sonora, emntre la regia non sembra al massimo. Potenzialità poco sfruttate.
B. Legnani: Delizioso (il metaforico finale western, poi ...). È superfluo definire "felliniano" un film di Fellini, ma credo che non esista aggettivazione migliore per narrare questa vicenda di sogni, di ricordi, di nostalgìa, di premonizioni. Atto d'amore verso Cinecittà, verso il cinema, verso la finzione che produce il cinema. Rubini adeguato al ruolo, dolcissima la Ponziani. Divertente, come sempre con Fellini, il cast secondario: la Facchetti, Ettore Geri, Cantàfora...
Daniela: Gli attori c'erano, con le loro belle facce da polar, la storia pure. Poco originale (rapina sanguinosa, fuga col malloppo, tradimenti e vendette incrociate) ma solida, sempre avvincente se ben declinata. Invece si è voluto infilarvi due sotto-plot: il primo (Afganistan) troppo forzato per l'eccesso di coincidenze, il secondo (maniaco sessuale) buttato lì senza uno sviluppo adeguato. Ne risulta un film non privo di interesse ma confuso, con troppe incongruenze, un'insufficiente definizione dei personaggi, girato con mestiere ma poca personalità
Skinner: Una buona confezione e ricostruzione storica per un racconto di immigrazione e miseria del classico italiano in America. Accanto a buone notazioni storiche, quello che infastidisce è da una parte il tono melodrammatico quasi patetico, dall'altro l'utilizzo da parte del regista delle più viete convenzionalità nella descrizione dell'italiano. Fu un flop, ma per un lustro fu un mattone nel palinsesto notturno Mediaset (dove andava in onda ogni tre mesi).
Homesick: Tipico caso di commedia dalla sceneggiatura esile esile (situazioni risapute, sviluppo trascurabile e doppi sensi “fallici”) soccorsa in extremis dal valore degli interpreti: Giuffrè, la Valeri e la Perego centrano qualche gag felice e i caratteristi Ballista, Robutti e una biliosa Facchetti aggiungono un pizzico di sale che non guasta. Ambientata a Parma, ma l’accento dei personaggi è un bolognese fuori posto.
MEMORABILE: Ballista che non cede ai bluff di Giuffrè; Giuffrè in posa per la Valeri; Robutti e l’equivoco su “Marcantonio”.
Gugly: Niccolò Vivaldi è prestante, ha i lineamenti marcati ma nessuno si accorge di lui; la moglie Costanza dietro l'aspetto dimesso nasconde un corpo da urlo; il film è tutto qui e nelle nevrosi di un ispiratissimo Buzzanca, diretto da una regia audace ma non volgare che precorre temi attualissimi; gli fanno da contorno ispirati comprimari (Tedeschi direttore schizzato, Toffolo collega gaudente); consegnate alla storia cinematografiche le forme della Antonelli - violoncello, vivesse oggi Vivaldi si dedicherebbe alla caccia di followers con profilo ad hoc...
MEMORABILE: Il protagonista che precipita nella spirale della nevrosi con il volto sempre più grifagno.
Harrys: Diciassette anni è il tempo che si è rivelato necessario per approcciare seriamente al recente passato. La denuncia della brutalità della Stasi attraverso gli occhi di un redento. Una società orwelliana tutt'altro che fantasiosa, bensì terribilmente concreta. La corruzione di un meccanismo destinato ad accartocciarsi su sè stesso; un ingranaggio chiuso, ostile e fuori tempo massimo. Persino il protagonista (l'ottimo Ulrich Muhe) non ne esce pulito: la scintilla che ha causato l'espiazione è di natura prettamente sentimentale, se non carnale. ****
Deepred89: Per l'ultimo passo nel giallo Bava abbandona il whodunit per riagganciarsi al filone di assedi domestici già trattato in Il maestro del terrore. Si cerca di ravvivare la sfruttatissima idea di base inscenando una sarabanda di alleanze, nuovi acquisti rispetto alla formazione di base, colpetti di scena e liaisons sentimentali, queste ultime particolarmente lesive ai fini della suspense. Qualche minuto per ingranare e poi il film, complice anche un protagonista carismatico, riesce a fornire un discreto intrattenimento, seppur non esaltante.