Ezio Greggio è sempre stato l'unico, in Italia (al massimo si ricordano esperimenti estemporanei come il TI STRAMO di Insegno), a credere di poter girare anche qui un tipo di parodia diversa da quella nostra tradizionale, in cui i comici del momento si cimentavano in repliche immediate e ruspanti dei film di grande successo. I modelli di Greggio stanno chiaramente al di là dell'oceano: prima di tutti l'amico Mel Brooks, come noto (d'altronde basta osservare quanto le scene finali di BOX OFFICE si riaggancino idealmente ai tipici epiloghi metacinematografici brooksiani alla MEZZOGIORNO E MEZZO DI FUOCO...Leggi tutto), ma poi anche la parodia alla ZAZ imbastarditasi ultimamente nelle repliche ben meno raffinate della serie "movie". Si prendono di mira più pellicole possibili - non necessariamente appartenenti allo stesso genere - e caricaturizzandone le singole scene si dà il via alla parodia (mentre in Italia di solito più che le scene si prendevan di mira sommariamente i personaggi). Per esser però certi di colpire un target più ampio possibile ecco l'abbattimento di ogni barriera di genere per creare "il film dei film", semplici mini-parodie dei prodotti più disparati, uniti solo dal fatto di essere dannatamente conosciuti (da cui il non peregrino titolo). Un po' come Greggio faceva (molto più acutamente) con D'Angelo ai tempi del "Drive-In" (si ricorda una strepitosa rilettura di ROCKY IV con D'Angelo/Rocky e Greggio/Ivan Drago, per esempio). L'idea è semplice quanto - sulla carta - efficace, è la realizzazione a rivelarsi ahinoi altamente deficitaria. E dire che l'inizio, con "Il codice Teomondo Scrofalo" a sostituire il più celebre Da Vinci pareva discreto: Greggio che rifà il Langdon di Hanks è meno ingessato del suo omologo americano e qualche discreta battuta la infila. Ritrovare il quadro simbolo di una carriera (si deve risalire ancora una volta ai tempi del "Drive-In") al Louvre muove al sorriso e Ric guardiano del museo conferma che il casting non era dei più sbagliati. Certo, alcune gag fan cadere le braccia e d'improvviso riportano il tutto a una dimensione misera da cinema parrocchiale, ma se non altro il gioco funziona e c'è qualche trovata efficace. Purtroppo ben presto ogni illusione svanisce e ci accorgiamo di aver a che fare con una sceneggiatura poverissima, che spesso si limita a richiamare il clima dell'originale senza saperci adattare nessuna idea comica (vedi l'agghiacciante "Viagratar") o a tirare in lungo - per tre microtrailer inseriti a forza tra le parodie "ufficiali" - sketch che stanno in piedi giusto per la simpatia dei protagonisti (Mattioli in "Chi ha ucciso l'ultimo padrino", nello specifico). Insomma, si è costretti a ricorrere proprio come un tempo alla verve degli attori per sopperire alla cronica assenza d'inventiva dei soggettisti. Quattro spunti buttati lì senza convinzione, rarissimamente capaci di sostenere un intero episodio (càpita forse in quello del sommergibile e in pochi altri) e sommariamente deboli. In "Harry Sfotter", il segmento conclusivo stiracchiato oltre ogni limite, sono ancora alcuni personaggi a funzionare, ma sempre più per merito degli attori (Proietti, Greggio stesso a suo modo, Fassari) che del copione. Idem dicasi per lo Zorro di Biagio Izzo o per il "Gladiatore 2", dove è ancora il solo Greggio con qualche sortita di Mattioli a reggere il tutto, mentre in "Corri fast che sono furious" la cosa migliore è il titolo, perchè il mix tra FAST AND FURIOUS e GREASE è tra i peggiori momenti di cinema visti di recente, con un Enzo Salvi che qui come altrove pare il più sacrificato in assoluto, presente giusto per piazzare qualche smorfia prolungata. La Falchi fa bella mostra di sé nel disastroso "Twinight" (anche se Luca Giurato dietro la maschera di Leatherface lascia di stucco) mentre si sprecano gli insistiti (e voluti) anacronismi nonché le strizzate d'occhio metacinematografiche, da sempre nelle parodie ultima spiaggia per chi non sa più che pesci pigliare... Peccato, perché il 3D non è così pessimo e per essere il primo tentativo italiano moderno in questo senso non c'è troppo da lamentarsi.
Da ammiratore di Greggio e delle parodie in stile Scary Movie, sono andato a vedere questo lavoro, ma ammetto di essere rimasto deluso. Per carità, idee buone ed ottimo cast, ma qui si ride poco; forse Ezio non è più abituato ai tempi cinematografici e se certe cose funzionano in tv, al cinema non rendono ugualmente; nemmeno l'innesto di Proietti aiuta una sceneggiatura un po' scialba e forzata; unica nota positiva, il poter rivedere il grande Riccardo Miniggio (in arte Ric), in un ruolo da semi-protagonista; Greggio ha fatto di meglio.
Parodia demenziale di grossi film americani realizzata con buoni mezzi tecnici, ottimo cast ma nessuno spunto comico valido o idea di struttura. Si tratta in sostanza di una sequela di sketch degni di un qualunque programma tv ma incapaci di far ridere come poche volte si è visto. Inspiegabile anche l'uso del 3D, data la grossa presenza di scene cucite col più classico campo-controcampo da film di comici. Gli attori però ce la mettono tutta nonostante manchi la sostanza (l'unico attore che pare buttar via le non-battute è stranamente lo stesso Greggio!)
Sono ormai decenni che Greggio sforna sue "creature" cinematografiche attingendo a piene mani al parodistico e al cinema di Brooks senza però mai colpire il segno (anche se sono convinto che le intenzioni sono buone e lo divertono). Box office è un film ad episodi in cui si prende di mira il cinema americano degli ultimi dieci anni e, dopo un inizio convincente con "Il codice Teomodo Scrofalo", si piomba nella noia e la mancanza di sceneggiatura pesa come un macigno. Il 3D è assolutamente inutile e mal gestito. Pessimo.
Da Ezio Greggio mi aspettavo molto di più; l'ho sempre considerato un buon umorista (Il silenzio dei prosciutti e Svitati non erano così male), ma qui a mancare sono proprio battute e gag che facciano ridere. Gli sforzi tecnici sono ampi, i set ben curati e il cast ricchissimo, ma si fa fatica a seguire i vari episodi, tutti slegati fra loro e troppo brevi per appassionare. 3D piuttosto sprecato, come tutto il resto.
MEMORABILE: La corsa agli armamenti con i gladiatori (l'unica gag alla quale ho sorriso).
Deludente, sorta di versione greggesca dei vari Hot/Disaster movie ecc, stesso basso livello da brutta copia dei film dei ZAZ. Umorismo da Drive-in strabusato di Greggio, praticamente nulli gli spunti comici validi, con alcune battute da codice penale. Buoni mezzi tecnici e 3D realizzato in maniera decente, ma sfruttato male e in definitiva inutile per questa tipologia di film. Senza una sceneggiatura perlomeno passabile, durante la visione alla fine prevale solo la noia, non riuscendo il film neanche a divertire in ottica trash.
MEMORABILE: Il meglio del peggio: Luca Giurato versione Leatherface; la sfida a calcio nel segmento Harry Sfotter; Corri Fast che sono Furious... sigh!
Dicono sia sintomo di un cinema nostrano in agonia. Credo sia sintomo di una saturazione massima da sciocchezze made in USA. Il diritto alla parodia è sacrosanto (come afferma goffamente lo stesso Greggio nell'allucinante finale), ma perpetrarlo per un'ora e quaranta di tempi pressoché morti è sadismo puro (non essendo David Zucker...). In realtà, trattasi di un prodotto tutto sommato ben confezionato, scevro da strafalcioni tecnici e con i suoi momenti (l'horror-trailer); purtroppo, però, latita nella fondamentale costruzione delle discontinue gag. *1/2
Greggio è simpatico, ma quando si mette in testa di fare film comici, combina regolarmente un mezzo disastro. Dopo una partenza quasi accettabile, col Giocondo e l'indagine, la pellicola scivola subito nella scemenza più profonda, con battute e scenette pietose, che denotano tutti i limiti di regia. Greggio infatti si limita ad accumulare parodie, più lunghe, più corte, senza però curarsi della qualità di ciò che mostra, forse pensando che si sia tutti dei semi deficienti che ridono alla prima "torta in faccia". Ci sono solo pochi, tenui lampi umoristici qua e là. Evitabile.
MEMORABILE: "Mi ha rubato la cattedra all'università". "Le ha preso il posto". "No, me l'ha rubata, l' ha caricata su un furgone e l'ha venduta a un rigattiere".
Sono rimasto sconcertato alla visione di questo obbrobrio; pensavo che le comparsate di Costantino e Loredana Lecciso fossero il peggio, ormai raggiunto e sepolto, che Chicken Park fosse un delirio irraggiungibile. No. Greggio è riuscito a fare peggio, con un continuo ammiccamento metacinematografico di infimo livello, lo sproloquio di un vecchio ormai estraneo ai meccanismi della risata e della citazione. Inspiegabili finti trailer, tempi morti, battute improponibili. Superbia mascherata da amore per il Cinema. Il peggior film mai girato.
Qualcosa di estremamente imbarazzante. Non capirò mai perché Ezio Greggio (che come regista apprezzavo) si è dato alla (non) comicità tipica italiana di basso livello che include le immancabili gag di uomini arrapati, battute e riferimenti al gossip, calcistici e alla politica del periodo, sproloqui irritanti nei dialetti nostrani. Peccato per la bella fotografia, che utilizza bei toni e colori, che è uno spreco. Il meno peggio è lo spezzone del sottomarino, per il resto viene voglia di nascondersi o fuggire.
MEMORABILE: La tristezza infinita della scena finale con Gina Lollobrigida...
Dopo aver visto Il silenzio dei prosciutti mi ero ripromesso di non guardare mai più un film di Ezio Greggio. Invece è successo. Prima di tutto si contano sulla mano le scene che fanno ridere (o quelle che ci provano) e le parodie non sono il massimo (solo quella horror non era male). Anche se il cast è veramente dotato, "Box Office 3D" rimane solo una brutta raccolta di trailer senza senso che cerca di emulare i successi di Jason Friedberg e Aaron Seltzer.
L'opera delizia ogni singola papilla gustativa di qualsiasi trashofilo incallito, regalando emozioni very strong! L'impianto visivo è ben curato per merito del cospicuo budget, purtroppo tutto il resto fa acqua da tutte le parti: sceneggiatura ignobile, zero padronanza di tempi comici e spreco totale di risorse umane. La sensazione dominante è quella dello smarrimento e per un film comico è un risultato inusuale. Solo per amanti di boiate pazzesche.
Passabile intrattenitore televisivo, Ezio Greggio si è dedicato al cinema parodistico, sulle orme dell'amico Mel Brooks; i due evidentemente non condividono il talento, e la (non nuova) riprova è questo men che mediocre film, che mette alla berlina alcuni dei più grandi successi cinematografici degli ultimi anni. Oltre all'idea di partenza, c'è poco. Sceneggiatura sgangherata, attori svogliatissimi (quando non palesemente privi di talento), fatta eccezione per Proietti, che vi partecipa probabilmente per motivi alimentari. Pietoso.
Sceneggiatura pessima, da bambini di terza elementare (non è un'iperbole: trasformare il nome Strong in Stronz e Don Diego de La Vega in Don Diego de La Sega è roba da terza elementare). Cast ottimo, con un occhio a Zelig e uno a Colorado, ma sprecato: Maurizio Mattioli, Enzo Salvi, Michelangelo Pulci e Alessandro Bianchi (meglio come attori che come comici).
Bastano pochi minuti di per odiarlo e sfottere il suo autore che forse, resosi conto del disastro, ha tentato di aggrapparsi al “Drive in”, a Giurato, a Militello e a tutto l'armamentario delle sciocchezze anni 80 di Cologno Monzese. Una tristezza infinita, senza ritegno per Proietti e Jannuzzo o per la bellezza sfiorita di Anna Falchi; e senza vergogna, poiché il finale è una rivendicazione orgogliosa di innamoramento per l'arte del cinema. Sinceramente sembra la comicità dell'idiozia, l'elogio della stupidità.
Pessimo film di Ezio Greggio che si riafferma ancora una volta incapace. Parodia che segue gli schemi americani ma che ahinoi non fa per niente ridere. Per di più non c'è nemmeno una trama che faccia da cornice, semplicemente dei finti trailer sono il pretesto per parodiare (male) i blockbuster degli ultimi anni. Il film non riesce nemmeno a strappare un sorriso... Ho visto poco di peggio.
A 12 anni dalla sua ultima fatica Greggio dimostra che il suo umorismo è terribilmente fuori tempo massimo. Non si fa in tempo ad iniziare che si tira in ballo il Teomondo Scrofalo del drive-in (siamo nel 2012...) e da qui la strada è tutta in salita. Non si sorride proprio mai, ma non si può che rimanere sbigottiti di fronte a ciò che Greggio mette in scena con mezzi produttivi degni di miglior sorte. A suo modo inquietante.
Che delusione! Ezio Greggio mi è simpatico, e l'idea di fare un collage di parodie di "new americans movies", era entusiasmante. Purtroppo la fattura del film è quantomai bassa: trovate poco divertenti (anzi per nulla), mai originali ma soprattutto Greggio riesce a sprecare un buon cast (tra cui il grandissimo Gigi Proietti che sembra che sia lì solo per insistenza del comico piemontese o per chache) che appare, nessuno escluso, svolgliato e molto sottotono.
Dopo l'apprezzabile parentesi seria nel film di Pupi Avati Il papà di Giovanna, Greggio torna al cinema rituffandosi nelle solite boiate, senza senso né costrutto. Vorrebbe a tutti i costi imitare il suo amico e collega Mel Brooks, ma gli manca il talento registico e creativo. Oltretutto si affida ai soliti quattro attori scarsi (Salvi, Fantoni, Falchi) che, salvo qualche rarissima scena (Mattioli, Proietti e a singhiozzo Izzo), riescono più a irritare che a far sorridere. Peccato sprecare un così bel progetto di 3D italiano.
MEMORABILE: Le comparsate velocissime di Giurato sotto la maschera di Leatherface e della Buonamici salutata da Greggio gladiatore ("Ave Cesara"): il fondo del fondo.
Flop tanto innegabile quanto annunciato. Greggio, dopo anni di letargo, riprova a fare il Mel Brooks del quartierino con risultati più drammatici che comici. Non gli danno una gran mano Brizzi e Martani in fase di scrittura, visto che non si va oltre a segmenti amatorial/parrocchiali stiracchiati a dismisura (Harry Sfotter è da latte ai gomiti) o a insulsi falsi trailer che lasciano di sasso per stupidità e assoluta mancanza di spunti o gag divertenti. Dell'intero cast praticamente nessuno sembra credere almeno un po' in quel che si sta facendo.
MEMORABILE: Greggio che esce con la maschera antismog dalla stanza/fumeria di Lisbeth "Salamander".
Filmetto carente e privo di appeal in cui si sbertucciano alcune pellicole americane arcifamose. Episodi poco memorabili in cui si sorride raramente. Tra tutti menziono l'episodio da Il Padrino, in cui la verve di Iannuzzo regala sorrisi. Per il resto "una fetecchia", per usare un termine del regista e protagonista.
Peggio di così penso e spero (per Greggio e company) sia davvero difficile fare. Non un solo momento divertente nel film, che invece è pieno di freddure oltre il limite del sopportabile e caratterizzato da una noia mortale. L'unico che riesco a salvare è Ric (nella veste di un anziano agente 007). Il silenzio dei prosciutti, in confronto, era un capolavoro con la c maiuscola.
Greggio si cimenta con il genere parodistico, avvicinandosi purtroppo non all'amico Mel Brooks ma alla comicità stiracchiata alla Seltzer e Friedberg. Il risultato è, oltre che mortalmente noioso, imbarazzante oltre ogni dire. Un cast che generalmente è a proprio agio con il genere qui si aggira svogliato, quasi sperduto, fra gag che non vanno mai a segno e tempi comici inadatti sia al grande che al piccolo schermo. Si ridacchia giusto un paio di volte.
Ezio, perché? Poteva essere un buon film, l'idea era buona e invece... Questo film fa piangere, non ridere. Anche perché la regia e la fotografia non sono male. Ezio ma non era meglio prendere un film singolo da parodiare? Non era meglio prendere un appuntamento con Maccio Capatonda se volevi fare dei finti trailer? Se fossi Proietti toglierei questo film dal curriculum. Peccato, una sola parola mi viene da dire: peccato. Meglio guardare Alex l'ariete. Imbarazzo e lproteste del pubblico all'anteprima del film al festival di Venezia.
Ezio Greggio è artista poliedrico, incapace di fermarsi al mezzo televisivo per dar sfogo alle sue innate doti comiche. Qui si cimenta con una serie di spezzoni che si divertono a sbeffeggiare pellicole di successo internazionale. E ci riesce a più riprese, nella libera consapevolezza di declinarne gli umori demenziali a sua immagine e somiglianza (c'è anche il Teomondo Scrofalo di Drive-in memoria). Tutti gli attori coinvolti fanno la loro parte, con note di merito per Mattioli e per (le tette del)la Falchi. Ingiustamente cassato.
MEMORABILE: Erry: "Sono Erry apri" Ermiona: "Ma io non conosco nessun Erry apri"!
Sulla scia del suo "mentore" Brooks, Greggio dirige un film che è a dir poco un mezzo disastro; a eccezione dell'unico episodio riuscito ("Chi ha ucciso l'ultimo Padrino", i cui siparetti fra Jannuzzo e Neri sono i momenti più divertenti), siamo di fronte a un collage di idee bizzare di dubbio gusto. Proietti bravo ma sprecato, Greggio fa il suo ma non basta.
Da Greggio non bisogna certo aspettarsi il prodotto alla Mel Brooks, sebbene sia proprio quello il suo intento; questo film non fa eccezione, ripescando la comicità anni 80 del Drive-in per parodiare una sequela di film di successo. L'idea non è malvagia, ma le carenze si vedono eccome, a cominciare dal cast per arrivare a una sceneggiatura piena di battute stanche e umorismo che "vorrebbe ma non riesce". Peccato, perché l'intenzione c'era e i mezzi anche. Un'occasione mancata.
C'è quasi da rimanere allibiti per quanto è sgraziato e goffo il film, che non potendo neanche esser recuperato come trash (è comico di per sé, dovrebbe farci ridere di proposito) finisce per risultare peggiore di un Troll 2 o La croce delle sette pietre. Per una durata non indifferente Ezio Greggio riesce a non azzeccare una singola battuta, una singola situazione che possa suscitare una risata, con un umorismo elementare di dubbissimo gusto ("Viagratar"?). Il riso esplode solo nel finale, anche se ahimé non voluto.
MEMORABILE: Il finale che vorrebbe elogiare il cinema: ma come, dopo un film simile? Rimane almeno come notevolissimo spezzone trash...
Terrificante e agghiacciante sequela di sketch criptocinefili di una pochezza e di uno squallore imbarazzante. La comicità puerile di Greggio non conosce vergogna in questo scellerato patchwork improponibile. Tra parodie di rara desolazione e tristezza (su tutte Enry Sfotter, Grease e Twinight) Greggio mette in piedi il giochino traileresco del John Landis di Ridere per ridere, ma se là c'era il talento e l'ingegno, qui rimane solo l'amarezza che si possano produrre certe indecenze cui manca l'elementare abc del cinema. Il non far ridere è il male minore.
MEMORABILE: Anna Falchi in Enry Sfotter e Twinight (almeno appaga l'occhio e non solo); Luca Giurato/Leatherface (non ci credo ancora); L'ultimo padrino.
Prendete una serie di cortometraggi, disponeteli in fila e quel che otterrete sarà "Box office 3D". Il film è probabilmente volutamente carente sotto certi punti di vista (sceneggiatura su tutti), ma pure sotto altri, quale l’utilizzo di effetti speciali: le pecche sono evidenti. In qualche episodio si sorride anche ma, in linea generale, la regia di Ezio Greggio, appesantita oltremodo da una serie di comparse VIP francamente evitabili, delude e non fa che limitare quanto di salvabile. Arriva a *! grazie ai costumi originali e alle ricostruzioni storiche dell’antica Roma.
Parodia dei film americani del primo decennio del nuovo millennio, questo film sembra partire bene con “il codice Teomodo Scrofalo”, “Twinight” e “Gladiator 2”, per poi cadere (al meglio) nel banale, banale tendente ad un cringe anti-litteram (Viagratar e compagnia lo dimostrano) con interpretazioni tristi (Greggio, che per lo meno sembra provarci) se non addirittura irritanti (Salvi e Militello). Male il finale, che oltre ad arrivare troppo all’improvviso lascia un messaggio facilmente mal interpretabile. Forse il problema del cinema non sono solo i blockbuster americani.
MEMORABILE: “Il museo del Louvre” “uuuuuuuu!”; “Ave Cesara!”; La corsa agli armamenti.
Miserrimo tentativo di parodiare vari film celebri condensandoli in vari episodi di pochi minuti. Peccato che il tutto sia portato avanti consciatteria, sia per quanto riguarda le interpretazioni (ahimè, anche di Proietti) sia per scenografie ed effetti speciali a dir poco ridicoli. Se a ciò si aggiunge la quasi totale assenza di risate e la mancanza di un guizzo qualsiasi, il giudizio non può che essere impietoso.
Il peggior film di Greggio. Non fa ridere, semmai indispone. Difficile, del resto, poter pensare che il risultato sarebbe potuto essere diverso; ricalcare la linea di recenti prodotti USA di bassa lega era già un'idea discutibile, se a questo si aggiungono parodie da latte alle ginocchia (si salva solo parte del primo episodio) e umorismo da cinepanettone in abbondanza... Non si pretendeva certo che quest'opera potesse raggiungere Brooks o il trio ZAZ, ma almeno il discreto livello di Svitati sì. Terribile.
Greggio ha sempre creduto nella comicità surreale dal sapore di metacinema mista a parodia, un genere che qui in Italia ha funzionato molto poco. Purtroppo questa compilation di parodie dei kolossal hollywoodiani, nonostante un certo sforzo nella costruzione delle gag e nella (discreta) stereoscopia, non fa molta eccezione. Tuttavia mettendo da parte un po' di snobismo si può cogliere la gustosa vena maccheronica con cui il comico di Cossato sbeffeggia la città dei sogni. Flop commerciale causa -anche - la critica avversa.
MEMORABILE: Ci si può divertire a contare tutte le guest-star presenti nel film, provenienti anche dal settore giornalistico-sportivo.
Deludente frullato di sketch che vorrebbe guardare al nobile cinema parodico di Brooks e della ZAZ ma che risulta essere un concentrato di situazioni degne della peggiore televisione: Greggio riesce a fare rimpiangere persino i suoi Prosciutti e Svitati, le idee latitano e la già bassa qualità delle battute è penalizzata da tempi comici inesistenti. Un'occasione mancata (anche perché i mezzi ci sarebbero stati): dopo il segmento iniziale del codice Teomondo Scrofalo si può tranquillamente abbandonare la visione perché il resto mette a dura prova la resistenza dello spettatore.
Inspiegabile. L'unico motivo che potrebbe giustificare il film è da rintracciare nella plateale ammirazione che il buon Greggio ripone in Mel Brooks, già di per sé non sempre così facilmente raggiungibile dal pubblico meno affezionato. Per il resto si fa davvero uno sforzo enorme a seguire i diversi "trailer" che vorrebbero rifarsi ai geniali esperimenti capatondiani ma che già dai singoli titoli parodiati esprimono tutto il peggio che possono. Eppure i mezzi, il corpo attoriale, insomma la produzione a suo modo c'è; un vero peccato, anche se a Ezio si vuol bene lo stesso.
Con in testa le parodie di Mel Brooks, omaggiato già con una citazione da Mezzogiorno nella prima scena, Greggio non sembra aver capito i punti di forza di quel genere e si ostina a dirigersi. Delle pellicole di cui si fa la parodia in realtà si riprende qualche elemento per innestarlo in schemi e gag più vicine al cinepanettone o certo pessimo cinema comico italiano. Ad ogni episodio sembra di vedere più un film TV con un budget non male. Proietti sembra essere lì solo per fare un favore a un amico. Due note "vintage": Danza Kuduro inserita a caso e due allusioni al caso Ruby.
Un film che appartene alla categoria "celluloide sprecata". Un film da boomer prima che boomer entrasse nel linguaggio corrente, estremamente "cringe", un susseguirsi di scene imbarazzanti che lasciano allibiti. Come lascia allibiti la presenza di Gigi Proietti: per affetto? Per denaro? Chi lo sa, ma l'unica cosa che conta è che questo film sancisce, forse per sempre, la fine della carriera del Greggio regista.
MEMORABILE: "Viagratar". Ma veramente qualcuno può pensare di ridere a una "battuta" del genere? Omini blu di Avatar e Viagra? Seri?
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A me non eran dispiaciuti per nulla ''IL Silenzio dei prosciutti'' e ''Svitati'', almeno avevano un'anima comica seppur nella loro demenzialità!Comunque Greggio, a parte in tv, il suo meglio al cinema lo diede da attore con i Vanzina negli anni '80 e poi con Oldoini.
Dengus ebbe a dire: A me non eran dispiaciuti per nulla ''IL Silenzio dei prosciutti'' e ''Svitati'', almeno avevano un'anima comica seppur nella loro demenzialità!Comunque Greggio, a parte in tv, il suo meglio al cinema lo diede da attore con i Vanzina negli anni '80 e poi con Oldoini.
Per me fantastico in YUPPIES (il primo). In quell'occasione ha dato il meglio di sè e ha funzionato alla grande!
Markus ebbe a dire: Dengus ebbe a dire: A me non eran dispiaciuti per nulla ''IL Silenzio dei prosciutti'' e ''Svitati'', almeno avevano un'anima comica seppur nella loro demenzialità!Comunque Greggio, a parte in tv, il suo meglio al cinema lo diede da attore con i Vanzina negli anni '80 e poi con Oldoini.
Per me fantastico in YUPPIES (il primo). In quell'occasione ha dato il meglio di sè e ha funzionato alla grande!
Quoto!!!!E poi quello era il suo periodo magico, e faceva ridere con molta facilità, riportando al cinema il suo modo di essere, e far ridere dei suoi personaggi di Drive In!Comunque sia, ricordo molto bene la sua buona integrazione con Renatone Pozzetto in ''Infelici e contenti'', con il quale riuscì seppur estemporaneamente, a costituire un'ottima coppia dai buonissimi tempi comici, rubando spesso la scena allo stesso Pozzetto, che seppur già all'epoca(1992)ormai un pò comicamente decaduto e stanco, rimane comunque Renatone!
Un ruolo (quello del venditore di auto “arrapato”) che gli è calzato a pennello. Divertentissimo quando va a Cortina a cenare con i genitori della ragazza bionda che sta frequentando in quel momento (Sharon Gusberti).
Disponibile in edizione 3D Blu-Ray Disc dal 14/12/2011 per Mondo Home Entertainment:
DiscussionePol • 25/08/12 11:26 Servizio caffè - 185 interventi
Anche a me il Greggio regista non dispiaceva, alla fine aveva sbagliato solo "killer per caso". Però ieri sera ho assistito ad uno spettacolo che mi ha messo la pelle d'oca come neanche il miglior Argento. Per dirla con le parole di Didda: "La sensazione dominante è quella dello smarrimento e per un film comico è un risultato inusuale": non avrei saputo sintetizzare meglio. Quando anche gente come Proietti o Mattioli non riescono a trovare un mezzo guizzo vincente usando il mestiere capisci che se Greggio non ha trovato lo zero comico ci è andato molto vicino.
DiscussioneZender • 25/08/12 18:14 Capo scrivano - 48839 interventi
In effetti da Box Office ci si aspettava tutti di piu'. Si facesse aiutare da qualche buon umorista italiano, perché i mezzi li aveva e avrebbe potuto fare decisamente di meglio facilmente. Però del Greggio regista non son mai riuscito ad apprezzare nulla, e anzi forse Killer per caso era leggerissimamente meglio degli altri (si parla di cose comunque di basso livello, a parer mio). Sarà che proprio Svitati o i prosciutti proprio non son riuscito ad accettarli...
Alla fine è vero:ci sono infatti Gigi Proietti,Ric,Maurizio Mattioli e tante altre garanzie di risate,ma nessuno è riuscito a farmi fare una risata che fosse una.Credo che Greggio da questo punto abbia fatto un record,ossia il record di spreco di un cast che è quasi ipnotico oggi come oggi nel condurti al cinema a vedere il film.Si,sarà che Greggio come regista sia alquanto mediocre,ma almeno qualche guizzo simpatico me l'aspettavo.Invece nulla:pensare che film non proprio memorabili come "Svitati" o "Il silenzio dei prosciutti" almeno erano simpatici,anche se non proprio "di cima",ma questo francamente è un passo falso già rispetto ad un passato da regista non proprio chissà che.
DiscussioneGugly • 26/09/12 17:37 Archivista in seconda - 4712 interventi
A proposito delle indicazioni delle locations: delocalizzazione per risparmiare sui costi, naturalmente...mentre Cinecittà muore per far posto a siti commerciali.
DiscussioneZender • 26/09/12 17:44 Capo scrivano - 48839 interventi
Eh si sa, la concorrenza è spietata e Cinecittà non può concorrere, coi prezzi dell'Est.