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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Sette episodi di durata variabile (da meno di mezz'ora a quasi cinquanta minuti) per raccontare la storia - vera - di Richard Gadd, che nel film interpreta se stesso cambiandosi il nome in Donny Dunn. Comico senza grandi speranze, stand-up comedian che ottiene ai suoi spettacoli reazioni perlopiù fredde dal pubblico, Donny incontra un giorno, nel pub dove lavora, Martha Scott (Gunning), una ragazza di dimensioni non indifferenti che sembra immediatamente attratta da lui; forse perché a differenza degli altri non pare evitarla e anzi, si dimostra gentile, disponibile ad ascoltarla.

Tra i due nasce un rapporto di amicizia che tuttavia lei cerca di trasformare forzatamente in amore:...Leggi tutto scovato il suo indirizzo di posta elettronica in un vecchio sito, Martha comincia a inondargli la casella con decine e decine di mail dense di errori ortografici in cui prova a stabilire una relazione di ferro. Non è quello che Donny cerca, benché lei sia la prima persona che da tempo mostra di accorgersi della sua esistenza; anche per questo Donny non riesce a chiudere un rapporto che si fa di giorno in giorno più morboso. E’ su questo rapporto che viene costruita una serie il cui obiettivo primario è quello di scavare nell'intimo di Danny conferendogli la giusta tridimensionalità; vi riesce, anche perché a scrivere il copione (e a sedersi dietro la macchina da presa) è Gadd stesso, che naturalmente conosce fin troppo bene il protagonista.

A risaltare è innanzitutto l'estrema fragilità di Donny, la sua perenne incapacità di prendere una decisione: si lascia trasportare dagli eventi dando l'impressione di essere privo di una vera spina dorsale. Vive con la madre della sua ex ragazza che lo ospita gentilmente, prosegue l’attività di cabarettista con scarsi risultati. Anche perché è totalmente assorbito dall'ossessionante presenza di Martha, che non smette di scrivergli nemmeno per un giorno. Ci vogliono sei mesi perché Donny si decida a denunciarla alla polizia come stalker, ma senza minacce chiare non è facile procedere.

La situazione si ripete piuttosto monotematicamente, pur se i caratteri dei due protagonisti (molto più interessante quello di lei, è inevitabile) vengono restituiti non solo con verismo ma anche con buona ricercatezza nei dialoghi. Si sarebbe potuto ad ogni modo sforbiciare con facilità la vicenda senza privarla di efficacia, tanto che l'improvvisa sterzata imposta nella quarta puntata appare salvifica: tornando indietro di cinque anni nel passato, si raccontano i primi passi da comico di Donny a Edimburgo (è lì per un singolare festival dedicato agli esordienti nel campo), la sua vita dissennata e l'incontro con un importante autore televisivo che pare instradarlo verso il successo. La droga, il sesso e l’immersione in un mondo totalmente diverso ci allontanano dal rigido schema della relazione a due, che aveva comunque già iniziato a inserire qualche variazione con l'entrata in scena di Teri (Mau), una terapista transessuale grazie alla quale Donny sembra ritrovare finalmente equilibrio e amore autentico. Alla vita di sempre si ritorna dalla quinta puntata in avanti, relegando la quarta (che è anche la più lunga) a eccentrico intervallo utile a spezzare la monotonia e capire meglio i motivi di molte scelte del protagonista (compresa quella di convivere con la madre della sua ex).

Non c'è nulla di effettivamente rivoluzionario nella serie (la figura dello stalker è peraltro una delle più inflazionate, nel cinema di oggi), eppure si ravvisano nell'operazione freschezza, modernità, il desiderio autentico di mettere a nudo una vicenda drammatica attraverso l’esperienza personale. Richard Gadd “è” il baby reindeer del titolo, la “piccola renna” (il più frequente dei vezzeggiativi usati da Martha), ossessionato fin del profondo nell’animo da una situazione da cui non sa come fuggire. E se ancora la regia mostra di essere acerba, se qualche passaggio fin troppo ripetitivo esiste, le idee per ritagliarsi uno spazio non indifferente nel mare magnum delle serie di oggi ci sono indubbiamente; e Gadd sa come metterla in scena donandogli il fondamentale realismo che la caratterizza.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/04/24 DAL BENEMERITO SILVESTRO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 12/06/24
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Silvestro 22/04/24 08:44 - 379 commenti

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serie tv biografica (l'attore, anche autore dello script, interpreta sé stesso riportando su grande schermo le vicende vissute in prima persona) incentrata sul tema dello stalking. Il prodotto riesce a riprodurre bene il clima di ansia perenne vissuto dalla vittima. Buone le interpretazioni. Qualche pecca in termini di sceneggiatura, con un finale aperto ma non del tutto convincente. Nel complesso, una serie interessante

Daniela 23/04/24 09:45 - 12916 commenti

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Una serie scritta, diretta e interpretata da un comico sulla base delle proprie esperienze come vittima di stalking da parte di una donna? A differenza di quel che si potrebbe immaginare, non si tratta di una commedia divertente che ironizza su una situazione di norma a ruoli invertiti: "Baby Reindeer" racconta una storia carica di fallimenti, umiliazioni, follia e dolore con una sincerità tanto spietata da suscitare pena e imbarazzo per entrambi i protagonisti. Serie di grande impatto emotivo, interpretata con devastante intensità da Gadd e Gunning, da vedere.
MEMORABILE: Il monologo sul palco alla fine del sesto episodio; L'ultima sequenza con le  registrazioni audio.

Fabbiu 24/04/24 22:50 - 2165 commenti

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Interessante e originale, tratta il tema dello stalking con una buona caratterizzazione psicologica dei personaggi. E' inoltre interessante come, almeno nella prima parte, la serie racconti questa storia in un forte crescendo di ansia e inquietudine ma al contempo di amara ironia (il protagonista è del resto un aspirante comico). Purtroppo però, nella seconda metà, ci si imbatte in alcune indecisioni di sviluppo, spiegoni (pseudo-riassunti) evidenti, convenzioni morali-sociali, ma soprattutto in un cambio brusco di stile che verte decisamente verso il drammatico, forse esagerando.

Redeyes 29/04/24 10:34 - 2458 commenti

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La piccola Renna che dà il titolo alla serie, nel momento in cui viene realmente menzionata riesce nell'intento di aggiungere tristezza alla vicenda e a dare ulteriore bilanciamento all'empatia verso i due protagonisti. Il nocciolo e la forza di tutta la vicenda è proprio questo smarcarsi pian piano dai ruoli di vittima e carnefice, analizzando con attenzione e bravura gli interpreti. Ne esce fuori un quadro di desolazione, insicurezza e dolore che va ben a braccetto con i comportamenti che scaturiscono. Si aggiunga un cast efficace e ottimi tempi. Da vedere!

Ira72 6/05/24 10:59 - 1342 commenti

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Serie di notevole fattura che parte bene ma che rischia di perdersi un po' successivamente. Se è vero che le pellicole ispirate a fatti e a personaggi reali hanno sempre un fascino in più, è altrettanto vero che, in questo caso, si resta piuttosto allibiti dagli accadimenti folli e dai protagonisti, entrambi inquietanti. Si respira, senza tregua, un'aria disturbante eppure si resta affascinati dalla raffinatezza con cui vengono delineati i tratti caratteriali e da come siano lentamente sviscerati traumi pesanti derivanti da abusi e violenze di ogni tipo. Interpretazioni magistrali.

Blade75 8/05/24 09:01 - 12 commenti

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Il film è interessante per come affronta in modo sensibile e piuttosto originale il tema dello stalking, ma lascia addosso un dubbio sull'autore, come se si percepisse un forte intento speculativo nel farsi bello (brutto, patetico, da compatire) delle disavventure accadutegli. Resta addosso la sensazione che l'autore (stalking a parte) sia in realtà lo stand up comedian privo di talento che si vede sul palco della fiction.

Mr.chicago 20/06/24 12:31 - 184 commenti

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Miniserie bella da vedere ma difficile da digerire; lascia un senso di smarrimento dopo aver accompagnato il protagonista in un'altalena di emozioni che non possono lasciare indifferenti, specialmente perché pare sia tutto vero (anche se l'autentica Martha ha denunciato Netflix per varie inesattezze e importanti incongruenze). Ma a parte ciò, il modo in cui la storia viaggia rende quasi "addicted" alla visione e si crea una notevole empatia con tutti i protagonisti principali, attori meravigliosi!

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