Intelligente parafrasi orwelliana, il 1984 di von Donnersmarck ci precipita in un abisso grigio acido ai tempi della vecchia Ddr e della famigerata Stasi. Andamento lento ma irresistibile, volti perfetti, sguardo non banale (anche se qualcuno, distrattamente, parla di eccesso umanistico), finale azzeccato. Lo straordinario Muhe (inquietante mix tra Kevin Spacey e Richard Burton) fu realmente spiato dalla moglie e da alcuni componenti della sua compagnia teatrale. Applausi sentiti.
Film efficace ed inquietante ritratto dei tempi del socialismo reale della DDR. Senza cedere nelle facili spettacolarizzazioni, il regista ci trasporta nell'abisso delle aberrazioni del comunismo con un racconto asciutto magnificamente interpretato e dotato di una sceneggiatura di ferro. I protagonisti sono semplicemente perfetti, nelle loro parti. Da vedere come una lezione di storia.
Asciutto e garbato, Le vite degli altri può contare su volti di attori capaci, su una sceneggiatura senza lacune e sull'orchestra Filarmonica di Praga che mette i suoi archi al servizio di un'atmosfera opprimente, grigia e squadrata come i palazzi di Berlino est. In proposito da rilevare il componimento per pianoforte suonato in un momento significativo e la foto di Gorbaciov, di sfuggita, su un giornale, quasi a preannunciare quel che verrà. Tra i dialoghi molto bello quello nel bar; un film da vedere, senza dubbio, anche se non beneficia di uno scioglimento finale multiplo.
MEMORABILE: Come fa chi ascolta questa musica, e la ascolta davvero, a rimanere cattivo?
Gran bel film: trama mai patetica e strepitosi gli interpreti. Ottima la regia, perfetta la fotografia; con lentezza studiata ma mai pesante il film scorre benissimo raccontando una storia inventata ma assolutamente veritiera nei fatti di un regime di cui non si parla spesso e nelle azioni dei personaggi umanissimi e mai eroici. Nemmeno nel caso del protagonista, che è eroe ma uomo resta. Per fare un film del genere in modo totalmente credibile e mai retorico bisogna essere come Donnersmarck ha dimostrato di essere.
La storia è intrigante come l’approfondimento dei personaggi. Alcuni dettagli che caratterizzano l’ambiente tipo dell’ex Germania dell’Est sono ripresi in maniera strabiliante, lo studio del periodo è stato senza dubbio molto profondo per farne scaturire simili e significativi dettagli. Il cast svolge un lavoro più che lodevole e il film è estremamente elegante senza cadute di stile per un epilogo poetico quanto freddamente reale. Riferimenti storico-sociali impeccabili.
Il finale consolatorio calato dall'alto sparge una luce sinistra sull’intero film. Von Donnersmarck quadra il cerchio degli eventi e impone alla sceneggiatura una logica euclidea; ad essa vengono immolati anche i personaggi che si rivelano ingranaggi di un ordigno narrativo a incastro perfetto. Ma non si scambia la quiete intellettuale con i marosi viscerali scossi nelle precedenti due ore. L'orrore della Storia non ha forma, semplicemente si afferma, palesando un'estensione che abbatte i confini del racconto bello e conchiuso. Moralistico.
Film toccante come pochi ne ho visti recentemente. Grandissima l'interpretazione di Ulrich Muhe nel ruolo dell'integerrimo uomo della STASI che si fa scardinare poco alla volta dall'umanità delle persone sensibili. Personalmente mi ha ricordato moltissimo il personaggio di Fahrenheit 451. Alle atmosfere fredde, i ritmi rallentati e le ambientazioni squallide si contrappongono in maniera netta l'abitazione dello scrittore che diventa la metafora, l'icona, del cambiamento inevitabile. Capolavoro.
Splendido il film; ma splendidi anche gli attori, a cominciare (ma senza limitarsi solo a loro) da Mühe e dalla Gedeck; e splendida la ricostruzione della città e delle atmosfere d'oltrecortina; e splendido il dipanarsi della trama e l'evoluzione psicologica del protagonista, che senza una sbavatura narrativa passa dall'altra parte con un'evoluzione che più naturale non potrebbe apparire. Ottimo anche il finale, che con disincanto ci mostra la squallida prosecuzione sotto la democrazia di una vita che sotto la dittatura non era mai stata felice.
Ottimo film che illustra splendidamente come si svolgeva la vita nella DDR. Trama semplice e lineare, ritmo che è allo stesso tempo dilatato ed avvolgente. La tensione cresce poco alla volta ma è ben calibrata. La "conversione" del protagonista è lenta ma tutto sommato abbastanza credibile. Qualche cedimento qua e là ma si tratta di inezie che non influiscono sul risultato finale. Da vedere anche per capire un pezzo di storia che molti ignorano completamente o fingono di non conoscere.
Un film che, giustamente, ha racimolato consensi e premi grazie a una trama non complessissima ma ben sviluppata, una regia lenta ma virtuosa. Un viaggio nella ex DDR a ridosso della caduta del Muro, un'analisi sociale e politica di quegli anni di "socialismo reale applicato" affrontato con un tocco sincero e una classe non comune, grazie anche alla sensibilità degli interpreti (dal primo all'ultimo). Difficile pensare che le cose, nella vecchia Germania dell'Est, fossero realmente così. Garbato e profondo. Da vedere.
Ascoltare e sentire. Per cambiare. Gerd ascolta (il suo collega, Udo, no: è
distratto, si addormenta, si ferma alla superficie). Gerd sente. Sente l'amore
di Georg per Christa-Maria, sente il dolore di quest'ultima, sente la
frustrazione per la violenza cui è costretta dal Ministro della Cultura, sente
le ragioni di un intellettuale che prende coscienza. Gerd, di conseguenza,
cambia. E, da passivo diventa attivo. Sceglie. Le vite degli altri fa pensare a Lang che forse lo avrebbe intitolato Il pentimento del Dottor Mabuse.
"Germania, Germania, tutto è finito", cantava qualcuno proprio in piena Stasi. Dalla Storia alla scoria e ritorno. Tra ferita e meraviglia (wunde, wundebar!). Involucro gelido, nucleo rovente (vale anche il contrario). Ieratico, benché pedante e sospetto nei suoi ultimi 15 riconcilia(n)ti minuti. Peli nel tuorlo a parte, assieme a Goodbye Lenin, per antipodici motivi, la più epifanica suite sulla DDR.
Film bello e importante, testimonianza di una società che ancora si interroga su un passato prossimo che ad oggi non riesce a spiegarsi del tutto. Come nella "coppoliana" conversazione noi spettatori, con il protagonista, ci immergiamo nelle vite degli altri e come lui non riusciamo a rimanerne fuori. Un film intenso, ben scritto e ottimamente recitato. Da non perdere.
MEMORABILE: La sequenza finale in libreria, il miglior modo di finire.
Rende alla perfezione quel che era la vita nei paesi dell'est prima della caduta del Muro. Con attori bravissimi si entra in quel mondo assurdo di sospetti e di controllo assoluto. L'ascolto quotidiano della vita degli altri risveglierà la coscienza del più integerrimo dei controllori. Perfetto.
La lenta, dolorosa, ma inesorabile umanizzazione di un rappresentante della Stasi (la polizia della DDR: siamo negli anni 80), totalmente asservito al governo oppressore, che si insinua nella vita delle persone, strisciando nell'ombra e aguzzando occhi e orecchie per captare ogni più piccola scintilla di ribellione all'attuale sistema politico-militare. Incredibile l'arroganza della Stasi (la perquisizione dall'artista. "Lei passerà il resto della sua vita ad aprire lettere col vapore". Gli attori sono bravi e convincenti, il clima di tensione è quasi tangibile e il finale è degno di nota.
MEMORABILE: Lezione su come incastrare un bugiardo (conservarne anche l'odore, tramite un panno, per i cani). La parabola dell'attrice. La fine del protagonista.
Film decisamente riuscito, con una trama che si sviluppa lentamente con un meccanismo perfettamente studiato e in grado di coinvolgere ed appassionare. Buone la regia e la fotograifa, ottimamente analizzati i personaggi, interpretati da un gruppo di ottimi attori. Peccato solo per un finale piuttosto tirato per le lunghe che comunque non delude. Notevole.
Il temibile e freddo capitano Wiesler (HGW XX/7, interpretato da un ottimo Ulrich Muhe) scopre il calore dell'amore e della vita di coppia spiando e ascoltando la vita di uno scrittore indagato nella Berlino Est della DDR. Cose che lui non ha, la sua famiglia è la Stasi. La sua impronta digitale rossa sull'ultimo rapporto da lui redatto è la firma della sua redenzione. Bellissimo film e pezzo di storia recente descritta magistralmente da von Donnersmarck che fa manbassa di premi (Oscar compreso).
Film molto bello su un amore vissuto nel silenzio. Lo sviluppo è a lenta carburazione e per oltre cinquanta minuti si nota solo l’accortezza della lavorazione. Poi iniziano a svilupparsi i principali nodi tematici, con un incedere sempre lento che stavolta favorisce il formarsi di una progressiva densità e di una tensione narrativa che conquista. Una costruzione gotica che ribalta diversi elementi e che tocca diversi tasti morali, diventando un film che parla degnamente di dignità. ****
Agente della Stasi spia uno scrittore dissidente ma pian piano si convince a sostenerlo. Bellissima storia che entra nelle pagine buie della Ddr (o di qualsiasi dittatura) per evidenziare le complessità chiaroscurali che attraversano l'intimità etica e politica di ogni uomo. Titolo migliore sarebbe stato "Sonata per gli uomini buoni" che esalta proprio questo aspetto (con momenti di potente emozione), mentre è meno evidente (pur presente) proprio il rispecchiamento di un uomo "nella vita di un altro". Grande interpretazione di Mühe. Notevole.
Un gran bel film che ti entra dentro piano piano e che alla fine capisci che ti ha toccato profondamente. La storia, ambientata nella Germania Est pre caduta muro di Berlino, racconta di come si veveva al di là, sempre sotto l'occhio (o meglio l'orecchio in questo caso) attento della Stasi. La tensione che si viene a creare, soprattutto nel finale, raggiunge vertici quasi insostenibili e il finale, per nulla scontato, è toccante. Se a tutto ciò aggiungiamo l'ottima interpretazione di Ulrich Muhe, cosa possiamo chiedere di più? Imperdibile.
Ottima rappresentazione della realtà vissuta nella ex DDR a metà degli anni '80. Perfetto nella parte Muhe, freddo investigatore della Stasi che verrà meno al compito affidato dopo aver compreso l'importanza dei sentimenti umani (che lui non ha mai provato). Il regista evita in maniera assoluta certi americanismi ricorrenti in questo genere di film riuscendo ad imprimere alla pellicola la giusta atmosfera. Una delle migliori visioni degli ultimi anni.
MEMORABILE: L'incontro di Muhe con il bambino in ascensore.
Avvicinarsi ad un film tedesco, sovente, porta a conclusioni scontate e risibili. Davanti a questo film si rimane basiti e vogliosi di vedere lo sviluppo sceneggiativo. L'analisi e il dramma vissuto dai personaggi è notevole, emerge l'incredulità e la speranza che non si può ditruggere la carriera di un poeta teatrale solo perché avverso ad un bieco regime.
L'interpretazione di Ulrich Muhe è di quelle leggendarie e da sola vale la visione del film. Von Donnersmarck riesce a mescolare con grande intelligenza il genere thriller/spionaggio con quello drammatico, uscendone trionfatore. Fa riflettere, emozionare e anche arrabbiare. Quasi perfetto.
Nella grigia e gelida Berlino est (ben ricostruita) a pochi anni dal fatidico 1989, la storia di un agente della Stasi che spia quotidianamente la vita di un noto regista della nomenklatura culturale della DDR. Gran bel film, notevole sceneggiatura e grande prova del compianto Muhe. Von Donnersmarck ci mostra la coinvolgente evoluzione psicologica di un uomo medio nel più mediocre dei regimi. Sublime il finale dove il grigiore della DDR sembra trovare una continuità nella nuova Germania libera. Standing ovation.
Notevole film che rispecchia efficacemente la realtà della DDR in cui la Stasi ascoltava e controllava notte e giorno coloro che erano sospettati di tradire il paese. Uno che ne fa parte è Ulrich Muhe, uomo serioso e patriottico, che svolge il suo lavoro al meglio fino a quando non inizia a provare umanità verso uno scrittore sotto inchiesta. La trama è molto verosimile, interessante e con ottimi dialoghi che caraterizzano ogni singolo personaggio al meglio. Molto buono anche il ritmo.
Opera orwelliana e arendtiana sotto tutti i punti di vista: von Donnersmarck pare focalizzarsi sulla Stasi, mentre in realtà concede una sviolinata a tutto ciò che è rappresentato dalla Germania dell'Ovest. Per essere "europei" s'ha da accostar l'Internazionale all'Horst Wessel Lied, così molti chiuderanno un occhio su schematismi e didascalismi vari. Formulaico, ma comunque buono come film drammatico, fra cieli grigi e ambientazioni minimaliste e anche come thriller, perché compie una non comune normalizzazione del "voyeur".
Von Donnersmarck riesce molto bene a dipingere un quadro realistico della Germania comunista, e della sua temibile ed invasiva polizia segreta, la STASI. Il controllo ossessivo della vita quotidiana dei sospetti di fuga in Occidente coinvolge in modo imprevisto un funzionario governativi fino allora solerte e inflessibile. Lo sviluppo della storia è coinvolgente, e privo di ideologismi programmatici. Una prova notevole.
Spioni a confronto: l'investigatore Hackman crede di scoprire una verità ed invece cade vittima di una mistificazione che lo spingerà ancora di più verso un baratro di solitudine paranoica, lo sbirro Muhe invece scopre, attraverso l'intrusione nel privato altrui, la possibilità di una vita diversa, il rispetto, l'amore. La sconfitta professionale coinciderà così con il riscatto umano, ma senza alcuna concessione retorica. Grande film, magnificamente interpretato, che si prende i suoi tempi, coinvolge e commuove. Lezione di storia.
MEMORABILE: La barzelletta, di cui scopriremo le conseguenze verso la fine del film
Senza ombra di dubbio uno dei migliori titoli della stagione 2007. I pregi del film si possono riscontrare nella magnifica sceneggiatura (scritta dallo stesso regista) e nella prova molto elevata di tutto il cast. Degne di nota l'ambientazione e la fotografia. Piacevole il gusto poetico della pellicola. Film da vedere senza se e senza ma. Grande esempio di cinema.
Quando il regime spia chi vi si oppone e quest'ultimo rappresenta un'ideale di libertà e di vita contro il grigiore squallido del sistema, c'è il rischio che chi spia ne venga contagiato. Questo accade all'ottimo Muhe, ufficiale di medio rango nella Stasi che, pur avendo potere, si rende conto di vivere in una società che mortifica l'uomo ed è in fondo triste. Un ottimo cast per un film profondo e curato nei dettagli. Da vedere assolutamente.
MEMORABILE: L'ultima perquisizione; la fine di chi ha raccontato la barzelletta "buongiorno sole" nello scantinato dietro al protagonista alla caduta del muro...
Diciassette anni è il tempo che si è rivelato necessario per approcciare seriamente al recente passato. La denuncia della brutalità della Stasi attraverso gli occhi di un redento. Una società orwelliana tutt'altro che fantasiosa, bensì terribilmente concreta. La corruzione di un meccanismo destinato ad accartocciarsi su sè stesso; un ingranaggio chiuso, ostile e fuori tempo massimo. Persino il protagonista (l'ottimo Ulrich Muhe) non ne esce pulito: la scintilla che ha causato l'espiazione è di natura prettamente sentimentale, se non carnale. ****
E’ un dramma corale ed intimista quello raccontato da Von Donnesmarck. Intricato, intenso e subdolo gioco al massacro psicologico e morale, in cui prendono parte persone prive di scrupoli, doppiogiochisti, spie, potenti, attentatori della vita di altre persone con il solo egoistico scopo di arrivare ad avere ciò che è di altri. Si scava in profondità per sovvertire un assioma, quel cambiamento interiore che avviene nel protagonista ha il sapore di una rinascita e di grande forza d’animo; il confine invalicabile del cambiamento viene rovesciato.
Una prima parte un po' piatta non mi faceva ben sperare: dov'era quel film delicato e commosso di cui avevo sentito parlare? Ma procedendo nelle due ore ci si rende conto che la delicatezza fiorisce con calma e che la prima parte, se sembra lenta, è in realtà funzionale al tutto: vi sono racchiuse le piccole cose che si ritroveranno a combaciare nel finale, speranzoso anche se dal retrogusto amaro. Un'interpretazione ottima anche se gelata, quella di Muhe, sostenuta da una buona sceneggiatura. Per contro, fotografia e regia non sempre al massimo.
In una desolata Germania dell'Est dove regnano la delazione e la censura, una macchina da scrivere, oggetto peccaminoso, scompare e ricompare, segnando le vite di più uomini. Il film è avvincente come un romanzo di ottima fattura e colpisce la pancia dello spettatore per l'incredibile piega emozionale che prende la vicenda, pur con uno stile rigorosamente asciutto.
Il regista dal nome non ricordabile indovina il film della vita che infatti sbanca tra oscar e festival di mezzo mondo. Atmosfera e attori funzionano a dovere, il connubio tra l'amara riflessione su cosa esisteva nella DDR e la parte thrilling pure. Funziona meno bene quella prima parte di film un po' sonnacchiosa anche se la prova di Muhe riesce a inquadrare bene cosa ci aspetta. Da ricordare il toccante finale e alcuni momenti semiseri della pellicola, a metà tra la spietatezza di Orwell e la ridicolaggine ministeriale.
Meritato grande successo per questa storia ambientata nella Germania Est negli anni ottanta, ancora dominati dalla temibile Stasi che tiene sotto controllo le vite dei cittadini che mostrano forme di dissidenza nei confronti del regime comunista. Sceneggiatura perfetta, ottimi attori tra cui svetta Hulrich Muhe nel ruolo dell'intercettatore protagonista, la cui mimica impassibile e la conversione finale restano impresse. Muhe muore pochi mesi dopo la vittoria dell'Oscar di "Le vite degli altri" come miglior film straniero nel 2007.
Bellissimo film dedicato agli ultimi anni di regime nella Germania Est, quando il controllo della Stasi aveva raggiunto livelli maniacali finendo per imbavagliare qualsiasi espressione di dissenso anche minimo dalle linee guida del partito. Nello squallido grigiore del potere e del controllo un integerrimo funzionario ritrova la sua umanità schierandosi dalla parte degli oppressi. Potente, equilibrato, recitato benissimo, con una splendida fotografia "d'epoca" e una magistrale ricostruzione estetica di ogni aspetto della Berlino Est del 1984.
MEMORABILE: L'impronta digitale in inchiostro rosso sul documento esaminato da Georg nel finale: un istante memorabile in cui il mosaico della trama è completo.
Nella DDR dell'84 la STASI spia con tutti i mezzi i sospetti di opposizione al sistema. S’intessono nel clima di repressione le storie personali di artisti legati al teatro e alla scrittura. Chi cede al suicidio, chi è spinto dall'idealismo alla dissidenza, chi è in bilico fra egoismi e amore: un vero teatro che si mescola al quello di finzione sullo sfondo. Le fragilità e le bassezze umane emergono in una scena che dopo l'89 si smonterà come un teatrino di marionette, svelandosi inconsistente, pur avendo procurato sofferenze enormi e inutili.
MEMORABILE: il rapporto/copione in bilico fra finzione e realtà; La bella colonna sonora.
Un film straordinario, un racconto esemplare nei ritmi e nella sceneggiatura, coinvolgente e profondamente drammatico. La vita nell'abuso di potere, la sua arroganza e totale assenza di rispetto. La conversione attraverso il senso della bellezza. Un film che in dieci anni non ha perso nulla. Una serie costante di sequenze fantastiche, quasi sempre per la desolazione che portano con sé. Straordinario, quasi musicale, il crescendo finale.
MEMORABILE: "Pensare che gente come lei ha governato questo paese!"
Standing ovation per questa poesia. E dire che non mi attraeva quasi niente, superficialmente, di questo film. Né la fredda Germania come ambientazione né la trama (ancora il polpettone strappalacrime Berlino Est/Berlino Ovest? Mi dicevo). Emozionante, coinvolgente, sceneggiatura fluida e protagonista strepitoso. Il nemico da spiare si insinua nella quotidianità di una persona sola e sensibile fino a diventarne parte integrante, familiare. L'arte smuove le coscienze, in effetti. Da secoli. Finale commovente.
La crisi di coscienza di un dirigente della Stasi permette la denuncia di un intellettuale non in linea col partito dei sistemi vigenti a Berlino Est. Ambientazioni perfette a descrivere la DDR e il modus operandi delle spie del regime. Sceneggiatura chiara coi giusti incastri: la critica ideologica è presente ma viene sottolineata preferibilmente dalle immagini. La parte drammatica è resa senza enfasi e pure la conclusione rende giustizia alla vicenda lasciando a chi guarda le conclusioni storiche.
Il film racconta una storia molto interessante che però non riesce ad appassionare; forse perché il plot ricorda estremamente 1984 ma viene trasportato in un diverso contesto storico. Privo di idee, girato senza ritmo, ripetitivo; riesce a incuriosire solo nelle scene finali. Recitazione nella norma (non che ci voglia tanto impegno, dato che i personaggi fanno poco o nulla), noioso ma adatto per scoprire l'ennesimo punto di vista di quel periodo.
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
Sono sicuro di aver commentato il film alcuni giorni fa, ma inspiegabilmente non solo non lo vedo ma mi appare la casella "scrivi il tuo commento". Boh, forse ho sbagliato qualcosa, però il "ricordo" me lo ha inserito. Poco male, lo riscrivo, però volevo segnalare la cosa perchè non vorrei che ci fosse qualche piccolo problemino.
DiscussioneZender • 8/01/10 15:08 Pianificazione e progetti - 46941 interventi
Grazie della segnalazione Caesars, purtroppo io non vedo alcun tuo commento tra quelli che sono da autenticare, non so che dire...
Se si dovesse ancora verificare la cosa faccelo sapere, grazie.
vedo che gli altri miei recenti commenti sono di prossima pubblicazione; quindi, quasi sicuramente, avrò sbagliato e dopo aver scritto la mia "critica" avrò omesso di schiacciare il tasto "salva il commento". Intanto ho rimediato riscrivendo il tutto (ed infatti ora mi appare "L'hai già commentato").
Il bravissimo protagonista Muhe è precocemente deceduto l'anno dopo aver girato il film e nell'anno del trionfo agli oscar dell'opera.La sua biografia riporta che,esattamente come narrato nel film,egli scoprì dagli archivi della Stasi di essere stato spiato,negli ultimi anni della DDR,dall'allora moglie.Ironia della sorte.
disponibile in BR con le seguenti specifiche tecniche (fonte dvd-store.it)
Formato video 2,35:1 Anamorfico 1080p
Formato audio 5.1 DTS HD: Italiano Tedesco
Sottotitoli Italiano NU
extra Commento del regista
Making of
Scene tagliate con commento regista
Trailer
Per chi fosse interessato all'acquisto del BR, leggo sul forum di dvdessential che ci sono dei problemi sulla traccia audio originale tedesca. In tale traccia in alcuni punti la musica della colonna sonora ha una resa pessima (al contrario nella traccia audio italiana tutto è ok).
Nel link che allego c'è anche la possibilità di scoltare la differenza tra le due rese sonore.