Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
cliccando qui.
Panza: Presi un po' di attori comici del momento, affittato un albergo a modiche cifre, abbozzato un minimo di canovaccio, ecco il film. Funzionava così, negli anni '80. Purtroppo il film ne soffre, in primis per la coppia Ciardo-Vitali davvero mal assortita (quasi peggio del duo Pistilli-Franchi, dico quasi però) con il primo che continua a rimbrottare il secondo. Montagnani fa il suicida ma nemmeno lui in tanta pochezza riesce a salvarsi. Montanaro è un tremendo cameriere petomane. Ah, c'è una spia russa che parlosky in talosky modosky. Assurdo!
Strano mix tra sentimentale e animali assassini, si propone come thriller senza un perché. Lei sta a Beverly Hills, lui in Alaska ma è venuto a trovare un amico che deve dichiararsi a una ragazza comprandole un anello. Dal momento che lei è la figlia dei proprietari di una gioielleria e lì lavora, ecco creata l'occasione: formale, dapprima, ma lui con la sua disarmante semplicità, dopo aver aiutato l'amico nella scelta dell'anello, torna in negozio da solo chiedendole di uscire insieme. Lei si stupisce, sorride ma subito accetta. Giornata al parco,...Leggi tutto scatta qualcosa e quando Reid (Clyde) deve tornarsene in Alaska, Mia (Pratt) fa passare qualche tempo e si lascia guidare dall'amore: molla tutto e lo raggiunge facendogli una gran sorpresa. L'idillio continua tra una natura di sconfinata bellezza e il pericolo di un grizzly che (l'avevamo visto nell'incipit del film) si aggira per i boschi sbranando gli incauti. In tutto questo cosa c'entra il thriller? Il fatto è che qualcuno, lì intorno, sta combinando qualcosa di losco, anche se inizialmentre non si capisce bene cosa. E poi c'è la guardia forestale del posto (Pluym), che tempo addietro stava con Reid e l'aveva lasciato salvo ora pentirsene, che di fronte a una rivale di città dalla pelle candida e la manicure appena fatta rosica non poco. Mia si aggira per le poco abitate lande mentre è evidente che la missione principale del regista sia far risaltare quanto più possibile le attrattive turistiche dell'Alaska. Mia vive in un cottage magnifico, con vista sulle montagne, esce per fare jogging nei boschi e tac... becca subito il grizzly da cinque quintali. Per fortuna che Reid le aveva spiegato di star ferma e non fuggire d'improvviso, altrimenti rischiava di essere la seconda vittima dell'orso. Intanto lei e Reid amoreggiano, si scambiano occhiate dolci mentre lui le spiega come prepara le sue esche speciali per la pesca con la mosca... Attenzione però ai cattivoni che girano intorno, brutti ceffi legati a quel qualcosa di losco di cui sopra e che minacciano la povera Mia con frasi da signori del tipo: "Sono stato gentile con te per via del tuo fondoschiena, ma provocami ancora e credo che non lo sarò più tanto". Tuttavia è un clima da criminali all'acqua di rose, destinato a condurci per mano verso un finale tra i più sgangherati mai visti in cui confluiscono orsi, trappole, pistole, spray urticanti e un certo imbarazzo registico che qui trova il suo apice. Non che prima fosse stato più interessante il film, con la Pratt quasi sempre col sorriso forzato, Clyde colla faccia della giovane marmotta e la Pluym guardia forestale che viaggia tra l'irritato e lo sbarellato. Detto della svolta noir clamorosamente pretestuosa per dare un minimo di sale al film, di un paio di attacchi del grizzly che si limitano a pacifici avvicinamenti alle vittime seguiti da un urlo e lo stacco, di un titolo da perfetto thriller tv (anche in originale) del tutto campato in aria, non si può proprio dire che il film sia tra i più validi del campo. Ma questo a dire il vero lo si capiva fin dal primo romantico approccio in gioielleria tra i due protagonisti...Chiudi
Pigro: La cura filmica sopperisce alla fragilità di un soggetto abbondantemente stravisto: un mondo futuro perfetto, basato su omologazione e rimozione della Storia e delle emozioni, con l’adolescente eroe controcorrente. Gli spunti interessanti non mancano (come la necessità della memoria del passato e della conoscenza), ma galleggiano tra gli stereotipi narrativi in funzione teen-movie (perlomeno il peso della storiella d’amore è contenuto), con un’eccessiva sbrigatività e superficialità di alcuni passaggi della trama. Tutto sommato vedibile.
Alex75: Rispetto ad altri titoli del sottogenere delle "dottoresse" è più piccante e meno greve, anche grazie al ruolo di mattatore affidato alla comicità rumorosa e ricca di acrobazie verbali di Lino Banfi, che è l'unico elemento distintivo di un film di routine, con generose inquadrature della bella di turno (in questo caso la Cassini, il cui fisico compensa la recitazione e l'italiano zoppicante) e col solito umorismo di grana grossa. Poco memorabile, anche per la modestia delle "seconde linee".
Herrkinski: Seguito del più riuscito Filo Da Torcere. Continuano le avventure del pugile da strada Philo Beddoe (un simpatico Eastwood), dei suoi amici e del fidato orangutan Clyde (eccezionale come sempre). Il film segue la falsariga del precedente e ha il merito di mantenere tutti i protagonisti e i personaggi peculiari del primo capitolo, anche se soffre di una certa ripetitività, proponendo nulla di nuovo rispetto al precedente. Comunque si ride e il film si fa guardare piacevolmente. Un po' troppo demenziali le parentesi all'hotel, ma perdonabili.
Graf: Scherzo buffo senza pretese ma pieno di garbo e di distinzione. Risi si prende una vacanza a... Venezia ma gira, in allegria, un film goldoniano che sprizza buonumore da tutti i pori e che è elegantemente ricamato di beffe, scherzi, situazioni salaci e caricature. La splendida cornice a colori della città non si discute, le baruffe amorose sono le solite ma comunque divertenti; la sola sorpresa da sottolineare è la finezza interpretativa di Manfredi, che come gondoliere surclassa Sordi in verosimiglianza. La bella Marisa Allasio è al suo ultimo film.
Nicola81: Interessante western incentrato sul conflittuale rapporto tra due fratelli, con il maggiore che è riuscito a scrollarsi di dosso un passato burrascoso, mentre il minore è inesorabilmente destinato all'autodistruzione; ed è proprio quest'ultimo, nel suo evolvere da scavezzacollo a psicotico, il personaggio più interessante, per quanto anche le caratterizzazioni secondarie risultino ben delineate attraverso dialoghi quasi mai banali, e l'azione, pur contenuta, funzioni. Bravi Taylor e Cassavetes, mentre la London rimane molto più defilata di quanto facciano supporre i titoli di testa.
Motorship: Quanto di più imbarazzante ci possa essere nel panorama del cinema comico italiano: solo queste sono le parole per descrivere in pillole questo inguardabile film di Laurenti. La pellicola è solo un'accozzaglia di pessimi sketch che più che far ridere creano imbarazzo. Spacciare una gran donna come la Rizzoli per un "transgender" poi, è quanto di più assurdo e aberrante ci possa essere. Insulso e noiossissimo.
Lucius: Curiosa commedia in bilico tra noir e musical. Ozon dimostra talento in questa occasione realizzando un film piacevole e frizzante. Simpatiche le interpretazioni canore delle protagoniste e la sceneggiatura in generale. Amaro quanto basta per capire che non tutto e oro quel che luccica e che c'è differenza tra vedere e guardare, sentire ed ascoltare. Curiosamente intrigante.
Galbo: Una delle cose migliori realizzate al cinema da Totò, non a caso tratta da una pochade teatrale di Eduardo Scarpetta. La vicenda di Sciosciamoscia, napoletano doc scambiato per turco eunuco, si presta a numerosissime gag che il buon cast (oltre a Totò il film è interpretato da bravissimi attori e ben diretto da Mario Mattioli, tra i registi preferiti dal principe De Curtis) sfrutta a dovere, anche se il ritmo tende a cadere un po' nella seconda parte della pellicola.
Caesars: Peter Weir riesce a raccontarci l'ennesima storia di un testimone d'omicidio braccato dai cattivi regalandoci però qualcosa di decisamente diverso. Il testimone è un bambino Hamish, popolazione americana che vive assolutamente fuori dal tempo, rifiutando qualunque innovazione tecnica. Ed è proprio presso il villaggio Hamish che il poliziotto "buono" Harrison Ford troverà rifugio assieme al piccolo testimone. Weir riesce a fondere bene le varie anime del racconto: poliziesco, sentimentale e di costume risultando tutt'altro che banale.
Markus: Lui un coatto intelligente ma morto di fame (Amendola), lei una principessa ricca e bellissima (Welch); insomma, una favoletta d’amore giovanilistica tra bellocci nella Roma degli Anni ’80. Vanzina riunisce un po’ tutti i suoi attori feticcio di quel periodo per un'operazione non memorabile ma che trova tuttavia una sua dignità in forza degli anni un cui è stato girato (le suggestive musiche di Mario Lavezzi, nostalgie, scorci naturalistici e... il giovane Amendola all’epoca “richiama-ragazzine”!).
Myvincent: Troppo esile e poco ridanciana questa Miss Marple televisiva che si trova invischiata nei soliti omicidi, matasse intricate da risolvere. Il pubblico edotto farà le sue giuste congetture sin dall'inizio, il resto è una ingegnosa costruzione "a posteriori". Tre pallini solo per la presenza stellare della mitica Bette Davis, sul cui fisico son evidenti i segni della malattia e qui nel ruolo inusitato di personaggio buonissimo...
Capannelle: Parte bene, parole dosate e atmosfera giusta, la prima mezz'ora è sorprendente. Poi regge il duello rusticano tra i due protagonisti, che richiama dicotomie un po' elementari (ricco globalizzato contro giovane del luogo, cinismo e onestà) e citazioni dei western leoniani (il tiro alla tanica, l'odissea nel deserto) e mantiene nel complesso un discreto ritmo. Il finale svacca miseramente, togliendo almeno mezzo pallino al tutto. Douglas sempre un monumento, il giovane non è all'altezza ma si è visto di peggio.
Onion1973: Storia in retrospettiva delle peripezie del giovane indiano Pi, naufrago nel Pacifico. Eccelso e sincero mix di intrattenimento e riflessione in cui vengono toccati con sensibilità i tre pilastri dell'agire umano: istinto, ragione e natura. Ragione e fede, umanità e animalità tornano e ritornano come passaggi di una spola a incrociarsi in uno sgargiante sari. Coraggiosa e schietta la scelta di Ang Lee di non lasciare dubbi allo spettatore con la "spiega" finale: la religione è una necessità nella disperata impotenza dell'essere umano. Da vedere.
MEMORABILE: Pi cerca di scrollarsi di dosso il suo vero nome.
Ultimo: Una commedia semplice semplice, tutta costruita intorno al gruppo di ragazzi detti "Gli intoccabili" (un chiaro omaggio al capolavoro di De Palma). Il film scorre tutto sommato senza problemi e la banda di ragazzi "ribelli" riesce a tratti a far riflettere e scappare anche qualche risata. Non del tutto convincente la prova degli adulti. I migliori del cast rimangono i giovani Elio Germano e Adriano Pantaleo. A patto di non aspettarsi un grande film si può guardare, pur appartenendo al periodo del tramonto di Castellano e Pipolo.
124c: Lupin e la sua banda, aiutati da una giovane archeologa italiana, sono alla ricerca del tesoro di Marco Polo, in un tour de force che li porta a Genova, Pechino e Tokyo. Questo special tv animato del ladro gentiluomo è brillante e ben animato, ha i suoi punti di forza soprattutto nella prima parte, quella italiana, ma poi si perde in esagerazioni e situazioni già viste, anche se i romantici siparietti giapponesi con Goemon il samurai, che s'imbatte in tre ragazze-ninja nipoti di un vecchio maestro di arti marziali, sono divertenti.
Brainiac: Film di una bruttezza ragguardevole, che inaugura con ignominia una versione agonizzante del (fu) grande Fantafestival di Roma, in un'edizione dominata da un'originalità prossima allo zero (Dune? Pajama Party??). La trama, che mixava astronavi aliene e draghi fluorescenti, era di una sfrontatezza tale che per premiarla sarebbe occorsa una realizzazione altrettanto impavida. Invece la peggior retorica epicheggiante da campo-Hobbit fusa con splatterate Alien(e) non solo non coglie il segno, ma in sequenze come quella finale raschia il fondo di un ridicolo barile.
Ryo: Divertente pellicola d'azione del filone buddy-movie. Molto affiatati Ryan Reynolds e Samuel Jackson, che sanno dare a vita a divertentissimi siparietti davvero esilaranti. Azione adrenalinica e girata con bei tocchi di genio, sangue che scorre a litri e un cattivo eccezionale interpretato dal grandioso Gary Oldman. Un prodotto ben bilanciato, che regala un ottimo intrattenimento.
MEMORABILE: L'inseguimento con le macchina in Olanda; Il flashback di come il personaggio di Samuel Jackson si innamorò.
Pinhead80: Per poter ottenere successo sul lavoro due designer vengono invitati a scambiarsi le proprie vite. Questo strano esperimento permetterà loro di scoprire e apprezzare abitudini che in precedenza ignoravano o detestavano. C'è poca sostanza in quest'opera di Max Croci che si regge esclusivamente sulla vena comica dell'ottimo Stefano Fresi, capace come al solito di essere autoironico come pochi. Ad Argentero è affidata la parte del bello che fugge dalle relazioni serie e ci può anche stare. Cast femminile sottotono.
Daniela: Tra storia e leggenda, vita e gesta di El Cid Campeador, signore di Valenza e figura chiave della "Reconquista". Mann poteva essere la scelta giusta per una vicenda di largo respiro, Heston aveva il fisico e l'autorevolezza che il ruolo richiede, la confezione è di prestigio, le ambientazioni spagnole fanno la loro figura, ma il film funziona solo a tratti, soprattutto nelle scene d'azione, risultando per il resto pesante come un macigno per colpa di una sceneggiatura scolastica, dialoghi pomposi e prestazioni poco convincenti come quella di Loren. Nel complesso, tre ore soporifere.
MEMORABILE: Nell'epilogo, il "trucco" per continuare a combattere a fianco del re anche se....
Camibella: Malfattori americani in trasferta arruolano maldestri rubagalline napoletani per rubare nientedimeno che il tesoro di San Gennaro. Il film non ha la pretesa di essere un capolavoro della commedia e sembra piuttosto una piccola vacanza del grande Dino Risi in terra partenope, ma tra banali cliché e qualche ottima gag il film si lascia guardare con piacere. I panorami di Napoli tolgono il fiato e la Berger è suntuosa, ma sono Totò e Manfredi a rubare la scena con la loro maestria.
Viccrowley: L'idea di proporre una nuova versione delle Turtles più fedele al comic originale non era cattiva, ma come sempre le becere leggi commerciali made in Hollywood hanno avuto la meglio. Se quindi la resa dei personaggi risulta passabile (Shredder a parte che pare un Decepticon), tutto il resto finisce nel calderone del blockbuster tipico dell'ultimo decennio. Quindi spazio alla solita abusatissima estetica caciarona di stampo Michael Bay, solito montaggio sempre identico con carrellate delle città e scene d'azione impossibili da decifrare. Evitatelo.
Il ferrini: Perfetta sintesi di dramma e commedia che si regge in gran parte sulle spalle di Sordi ma che può vantare anche un eccezionale cast di caratteristi, sui quali svetta Garrone (l'ultimo geometra Calboni). Quasi interamente girato in Australia, ne restituisce il caldo, i paesaggi desertici ma soprattutto la disperazione dei tanti che vi cercavano fortuna e sovente vi trovavano solitudine e silicosi. La Cardinale è a suo agio, bella e risoluta, non risparmia né la lingua né il coltello per farsi valere. Si ride amaramente.
Samuel1979: Due cognati apparentemente dediti ai sacri valori della famiglia e del lavoro sono in realtà devastati dalla profonda infatuazione verso la bella Alice, attrice nonché doppiatrice di film hard. Tutto sommato si tratta di un film piacevole e le scene esilaranti non mancano. Castellitto, molto stimato dal regista stesso, ci regala un personaggio invasato e nevrotico e anche la Muti si attesta su buoni livelli.
Daniela: Un altro remake per la coppia Statham/West. questa volta il bel ruvidone è una specie di guardia del corpo per clienti che vogliono provare l'ebbrezza dell'azzardo a Las Vegas, oltre ad essere un giocatore compulsivo egli stesso. Statham è un figo della madonna e nei corpo a corpo, quando macella gli avversari a mani nude oppure con armi improvvisate, ha per la sottoscritta la stessa grazia di un Roberto Bolle menatore. E' lui che vale un punto esclamativo ad un film per il resto piuttosto ordinario e prevedibile, con un Ventimiglia cattivone che è difficile prendere sul serio.
MEMORABILE: Il cammeo di Tucci, ineffabile; usi alternativi delle posate da dessert nello scontro finale
Xamini: Piccola delizia è la protagonista e questa favola tutta, colorata, ossequiosa (forse troppo) e bella come l'epoque che fa da sfondo, assieme a Parigi, alla vicenda. Un altro modo di fare film di animazione: qui coesistono fotografie della bella capitale francese e disegni che la animano, assieme a colori, modi che appartengono a quel tempo ma anche oggi non disdegniamo. La sua struttura, fatta di incontri con artisti confluiti a Parigi in quel periodo (e ritratti con un'estetica mutuata da raffigurazioni o stampe storiche immediatamente riconoscibili), ricorda un po' Midnight in Paris.
Victorvega: Un Nuti che ritorna su suoi passi e ripercorre tracce già tracciate. Ancora il biliardo, ancora l'aspetto poetico-sentimentale. Magari isolando solo questo il giudizio sarebbe migliore, ma non si può trascurare il fatto che certi aspetti già li aveva presentati anni prima. Film comunque lieve, non volgare e guardabile, anche se manca il "guizzo". La Ferilli bellissima, Novello Novelli rassicurante e in parte.
MEMORABILE: La scena sulle giostre col cavallino imbizzarrito.
R.f.e.: Molti di noi (è il caso mio) lo andarono a vedere all'epoca pensando di assistere al "solito" fantasy, magari infantile o insignificante, ed invece ne fummo piacevolmente sorpresi. Una straordinaria favola medievale ambientata in paesaggi adeguati (quasi tutti italiani, per esempio abruzzesi) con un grande Rutger Hauer, una splendida Michelle Pfeiffer e eccellenti attori di contorno. È anche una sofferta e bellissima storia d'amore (e d'amicizia).
Rambo90: Scontro culturale e occasione di rinascita in un film semplice ma interessante, soprattutto perché il tutto è presentato con simpatica ironia, anche le situazioni potenzialmente più drammatiche. Hanks ricopre alla perfezione il suo ruolo ed è il fulcro della vicenda, tenendo in piedi anche una seconda parte un po' più prevedibile del previsto. Ritmo svelto, regia buona.
Xamini: Senza scendere eccessivamente in profondità, J.J. Abrams porta il suo amore per il lens flare anche in questo Into darkness (si scuserà con i fan della saga), costruendo un giocattolone intriso di un ottimo ritmo e disseminato di immagini di una certa potenza (l'uscita dall'acqua, le nuvole, l'ammiccamento all'11/9). I personaggi che si vanno a scontrare con i miti del passato (c'è anche un confronto diretto con il buon Nimoy) sono tutto sommato ben caratterizzati e funzionanti e la qualità estetica complessiva è decisamente sopra la media. Assai soddisfacente.
Decimamusa: Intanto gli attori: Auteuil, Luchini, Noiret, Perez, il meglio del cinema francese. Poi la grazia e la freschezza della Gillain. E tutti gli ingredienti del "cappa e spada" in una girandola spumeggiante e travolgente, a suo modo rigorosa: congiure, inseguimenti, travestimenti, duelli (con tanto di maestro d’armi a fare da consulente). Sullo sfondo scenografie accattivanti e bei costumi. Risultato? Ci si distrae e ci si diverte (e non è poco) senza provare fastidio per iperboli e inverosimiglianze. Perfino la morte si colora di grottesco.
Siska80: Un incantesimo catapulta i Nostri alla corte di re Artù: niente di originale, verrebbe da pensare, ma nel mondo della fantasia ogni cosa è possibile e una grossa sorpresa è dietro l'angolo... La simpatia precede la fama di questo gruppo di squinternati amici che regala un'avventura degna di questo nome fatta di scontri con streghe e draghi ma anche di notevole umorismo (immancabile la scena in cui Scooby, un cane enorme, si rannicchia in braccio al padrone che ha la faccia da scemo), mentre il ritmo si mantiene costante per l'intera durata. Consigliato anche agli adulti.
MEMORABILE: Shaggy, discendente di un eroe senza paura; Il Cavaliere Oscuro.
Rambo90: Una specie di Club delle prime mogli più giovanile ma non troppo riuscito. Cassavetes non era adatto per una pellicola del genere, avendo diretto per lo più drammi strappalacrime e infatti il film ha un ritmo soporifero, nonostante le molte gag (alcune infelici come quella del lassativo, già proposta in mille varianti). La coppia Diaz/Mann dimostra un ottimo affiatamento, mentre la Upton appare più tardi e resta sempre in disparte; ma dopo mezz'ora il gioco si fa ripetitivo, i battibecchi stancano e non si trova mai il giusto tono fra demenziale e brillante.
Daniela: Un fattore vedovo si trasferisce col figlioletto in una zona fertile ma da anni teatro di furti e scorrerie da parte di criminali inafferrabili. Dopo qualche tempo, Joshua scopre che il padre è entrato a far parte della banda... Western che si rispecchia nel volto di McCrea: troppo onesto per poter far nascere nello spettatore qualche ombra di dubbio. L'assenza di quell'ambiguità che avrebbe reso il film più intrigante si giustifica col target a cui è rivolto: i ragazzini si identificheranno col piccolo protagonista, gli adulti perdoneranno volentieri qualche ingenuità di troppo.
Modo: Un film che a volte difetta nella sceneggiatura ma che mette in evidenza la buona vena nel raccontare storie di Pieraccioni. Trentenni che si aggrappano alla spensieratezza universitaria nonostante l'età consigli di mettere un minimo d'ordine nella vita quotidiana. Ci sono momenti divertenti, anche riflessivi. Cast sicuramente di primo ordine, Haber un passo avanti a tutti. Musiche piacevoli degli Audio 2, qui in piena auge.
Rambo90: Un aereo americano precipita su di un'isola presidiata dai giapponesi. I due battaglioni, entrambi senza mezzi di comunicazione e con pochi uomini, iniziano a collaborare fra loro. Ma le regole della guerra riaffiorano sempre. L'unica regia di Sinatra è interessante, per una volta in un film di guerra americano si caratterizza il nemico anche sul lato umano. Un po' lento in alcuni momenti, ma sorretto da un buon cast, dove Sinatra risalta pur non essendo protagonista assoluto. Buono.
Mark70: Film di cassetta per un pubblico di bocca buona, quello che aveva visto i Pierini e che anni dopo decreterà il successo dei Cinepanettoni. La prima parte è poco più di un pretesto per presentare un Pozzetto hippy-punk che infila qualche dialogo surreale dei suoi. La seconda parte avrebbe maggiori ambizioni, ma le situazioni sono molto forzate (la Koscina signora-bene dai facili costumi, la nonna amante di D'Annunzio ecc) e alla fine la trama è di una banalità disarmante. Manfredi non è che si sforzi più di tanto. Molto meglio Pozzetto.
MEMORABILE: I dialoghi di Pozzetto con la capra nella prima parte, i nudi della Becker nella seconda (e ho detto tutto...)
Strano mix tra sentimentale e animali assassini, si propone come thriller senza un perché. Lei sta a Beverly Hills, lui in Alaska ma è venuto a trovare un amico che deve dichiararsi a una ragazza comprandole un anello. Dal momento che lei è la figlia dei proprietari di una gioielleria e lì lavora, ecco creata l'occasione: formale, dapprima, ma lui con la sua disarmante semplicità, dopo aver aiutato l'amico nella scelta dell'anello, torna in negozio da solo chiedendole di uscire insieme. Lei si stupisce, sorride ma subito accetta. Giornata al parco,...Leggi tutto scatta qualcosa e quando Reid (Clyde) deve tornarsene in Alaska, Mia (Pratt) fa passare qualche tempo e si lascia guidare dall'amore: molla tutto e lo raggiunge facendogli una gran sorpresa. L'idillio continua tra una natura di sconfinata bellezza e il pericolo di un grizzly che (l'avevamo visto nell'incipit del film) si aggira per i boschi sbranando gli incauti. In tutto questo cosa c'entra il thriller? Il fatto è che qualcuno, lì intorno, sta combinando qualcosa di losco, anche se inizialmentre non si capisce bene cosa. E poi c'è la guardia forestale del posto (Pluym), che tempo addietro stava con Reid e l'aveva lasciato salvo ora pentirsene, che di fronte a una rivale di città dalla pelle candida e la manicure appena fatta rosica non poco. Mia si aggira per le poco abitate lande mentre è evidente che la missione principale del regista sia far risaltare quanto più possibile le attrattive turistiche dell'Alaska. Mia vive in un cottage magnifico, con vista sulle montagne, esce per fare jogging nei boschi e tac... becca subito il grizzly da cinque quintali. Per fortuna che Reid le aveva spiegato di star ferma e non fuggire d'improvviso, altrimenti rischiava di essere la seconda vittima dell'orso. Intanto lei e Reid amoreggiano, si scambiano occhiate dolci mentre lui le spiega come prepara le sue esche speciali per la pesca con la mosca... Attenzione però ai cattivoni che girano intorno, brutti ceffi legati a quel qualcosa di losco di cui sopra e che minacciano la povera Mia con frasi da signori del tipo: "Sono stato gentile con te per via del tuo fondoschiena, ma provocami ancora e credo che non lo sarò più tanto". Tuttavia è un clima da criminali all'acqua di rose, destinato a condurci per mano verso un finale tra i più sgangherati mai visti in cui confluiscono orsi, trappole, pistole, spray urticanti e un certo imbarazzo registico che qui trova il suo apice. Non che prima fosse stato più interessante il film, con la Pratt quasi sempre col sorriso forzato, Clyde colla faccia della giovane marmotta e la Pluym guardia forestale che viaggia tra l'irritato e lo sbarellato. Detto della svolta noir clamorosamente pretestuosa per dare un minimo di sale al film, di un paio di attacchi del grizzly che si limitano a pacifici avvicinamenti alle vittime seguiti da un urlo e lo stacco, di un titolo da perfetto thriller tv (anche in originale) del tutto campato in aria, non si può proprio dire che il film sia tra i più validi del campo. Ma questo a dire il vero lo si capiva fin dal primo romantico approccio in gioielleria tra i due protagonisti...Chiudi
Taxius: Simpatica e semplice commedia action con protagonisti Jackie Chan e Tom Tucker alle prese col rapimento della figlia del console cinese. La trama è molto semplice e scorre via che è una meraviglia grazie principalmente alla coppia protagonista, ben assortita e capace di regalarci diverse risate. Grade merito della riuscita del film va al buon Chan, maestro di arti marziali. Nel suo genere un buon film.
Puppigallo: Umorismo da quattro soldi e personaggi caricaturali (come prodotto d'animazione avrebbe funzionato meglio) caratterizzano questa fantavventura con mummie educate, pterodattili e riti magici. Purtroppo, non basta gonfiare una vicenda, povera di autentiche trovate, per renderla piacevole, con gag, più che altro sciocche, come gli assurdi travestimenti di Adele. E nonostante ci siano anche momenti abbastanza simpatici "Senti un po', Ramsete dei miei coglioni...", il tutto non va al di là della mediocrità, mascherata con gli effetti e l'atteggiamento, piuttosto fastidioso, della protagonista.
MEMORABILE: Lo pterodattilo fa la cacca sull'ispettore. E il cacciatore "E' pecora". "Come fa a saperlo?". "Si fidi, di merde me ne intendo".
Magnetti: Variazione sul tema di Attrazione fatale: insomma, la classica famiglia alto borghese americana minata alle fondamenta dal terzo incomodo. Il punto centrale del film è ovviamente la scena dell'omicidio, recitata in modo penoso da Richard Gere che sembra più in preda a un attacco di isteria infantile che a uno scatto di rabbia/gelosia. Il finale l'ho trovato originale e inquietante, una sorta di patto con il diavolo in versione metropolitana. Diane Lane, nonostante l'età, è bellissima e sprizza sensualità da tutti i pori.
MEMORABILE: L'arma del delitto: una di quelle palle di vetro con all'interno la neve che fluttua immersa in un liquido (classico souvenir trash).
Didda23: Un'opera che, incredibilmente, poggia su discreti effetti speciali e una forma registica che non è così male. Peccato che la sceneggiatura osi pochissimo sul lato brillante (comico) con pochissime battute veramente memorabili, puntando quasi esclusivamente su un mood nostalgico-autobiografico evidentissimo nella debolissima parte conclusiva. L'unico personaggio un filo interessante è quello di Tognazzi, mentre Buccirosso in versione "meneghina" è un autogol clamoroso, perché castra l'ars comica del partenopeo. Un'occasione sprecata con qualcosina di interessante qua e là.
MEMORABILE: Il gustoso pezzo musicale di Clementino; L'arrivo a Napoli; Il mezzo di trasporto.
Giùan: Impegnata a preparare col fido Uomo dal cappello giallo e i suoi amici il costume per la festa della "zucca", la nostra scimmietta è incuriosita dalla leggenda di uno spaventapasseri senza capoccia. Avventura lunga in salsa "halloweenesca" per il piccolo George ("creatura" di Ron Howard), il cartone gioca piuttosto bene la carta dell'attrazione/repulsione dei bambini per la paura e lo "spavento". Peccato la trama troppo intorcinata rispetto alla lineare media degli episodi della serie, comunque divertente per i ficcanaso e gli impiccioni di ogni età e... razza.
Nando: Colori sgargianti per la rivisitazione del capolavoro collodiano; immagini molto curate provviste di un ritmo che rasenta quasi il frenetico nonostante qualche lieve licenza poetica dalla narrazione originale. Valida colonna sonora accompagnata da un discreto doppiaggio.
Piero68: Prendete Il gladiatore, mescolateci un pizzico di Titanic, condite bene con uno a scelta dei tanti disaster-movie in circolazione (Terremoto o Vulcano - Los Angeles 1997 vanno benissimo), metteci qualche dialogo estrapolato pari pari dalla serie Spartacus et voilà, Pompei è pronto. Della serie originalità zero. Deludente oltre ogni misura questo film del pur discreto Anderson. E mi astengo dal tirare in ballo la veridicità storica, una pia illusione. Insomma, un polpettone citazionistico che lascia tanto amaro in bocca e pochissime scene godibili.
MEMORABILE: La scena del maremoto con le onde che inseguono Attico che cerca di salvare una bambina: una barca portata dall'acqua fa da tappo e blocca i marosi!
Pinoderosa: L'ascesa e repentina caduta di Tony Montana che da piccolo criminale esule cubano diviene un boss del narcotraffico. Intepretato da uno strepitoso Al Pacino e diretto da un Brian De Palma in questo film al suo meglio, è un film che lascia incollato lo spettatore senza respiro per quasi tre ore. Assolutamente da vedere e rivedere.
Dengus: Con questo film si chiude la prima fase verdoniana. Il poliedrico Carlo fa l'occhiolino a una coattaggine anni '80 che fa il verso ai duri di Hollywood; Oscar è apparentemente una specie di Enzo "ottantizzato" che si ritrova ad avere a che fare con un Sordi sopra le righe (forse un po' troppo) in versione azzeccagarbugli. Una storia surreale, in cui il sogno americano nasce nella Roma borgatara. Oltre al ben calato Steiner e alla bellissima Hall, ci sono anche un Sal Da Vinci versione guaglió e Marione Brega nella sua ultima apparizione verdoniana.
MEMORABILE: Oscar che racconta le sue avventure; Motociclisti senza casco (del resto proprio nel luglio del 1986 arrivò l'obbligo del casco sopra i 50 cc)!
Siska80: Da qualche anno i tedeschi hanno preso l'abitudine di darci dentro coi seguiti, purtroppo. Stavolta la trama è involontariamente tragicomica: infatti, se prima era Wendy a non voler stare più in sella per paura, adesso è la sua cavalla a non volerne sentire di saltare! Pellicola inutile, inverosimile (la giovane protagonista trova equini per puro caso in giro come fossero funghi), priva di originalità (c'è di mezzo la solita gara da vincere a scopi economici) e dal lieto fine ovvio. Si salvano solamente il cast, i paesaggi a perdita d'occhio e i bellissimi quadrupedi. Inconsistente.
Deepred89: Vuole essere anticlericale e ci riesce alla grande: quasi un'ora e venti di sopraffazioni ecclesiastiche rigorosamente documentate, immerse in un'atmosfera di incredibile cupezza, il tutto scandito da ritmi lentissimi e caratterizzato da una buona cura filologica. Peccato che tale lentezza si trasformi spesso in pesantezza, con inquadrature statiche e immagini dal sapore eccessivamente teatrale. Attori dai volti interessanti, con un'espressività talvolta sopra le righe. Un unicum nel panorama italico anni 90, efficace ma tutt'altro che leggero.
Markus: Direttamente dalla Germania. Una ragazzina, dopo un anno scolastico burrascoso, viene per le vacanze estive affidata alla severa nonna di campagna che gestisce un maneggio; lì, oltre alla noia, empatizzerà con un cavallo... più matto di lei. Non è ahimé un film con Ilona Staller in arte Cicciolina bensì un classicissimo dramma adolescenziale dai contenuti a dir poco di grana grossa, in parte sostenuto da una bella cura nella fotografia e qualche propensione a entrare nella psicologia femminile.
Markus: Una graziosa cagnolina di nome "Bella" compie un avventuroso viaggio per ritrovare il suo amato padrone. Il film coinvolge lo spettatore attraverso le peripezie del quadrupede tra i severi boschi, il gelo della neve, le insidie della natura o dell'ancor più malvagio... uomo. L'opera scorre senza intoppi, inanellando una serie di messaggi sulla fedeltà e sulla speranza. Tutto molto scontato (nei dog-movie, poi...), persino superficiale, ma resta indubbiamente l'impressione di un'opera fatta con soldi e senso del ritmo. Almeno quello c'è.
Guru: Gradevole commedia con un Arnold strepitoso e divertente. Sfondo giallo non di ottima sceneggiatura ma di buona digeribilità. La partecipazione emotiva al film è legata soprattutto al fatto che la storia gioca sui sentimenti e sulle “vite” dimenticate di bambini frustrati, costretti ad assorbire le ossessioni o le debolezze negative sia dei genitori che dell’ambiente che li circonda.
Ira72: Ennesima pellicola in costume, patinata, curata, elegante, dove qualcuno si strugge di passione. Questa volta a penare è, stranamente, un uomo invaghitosi di una possibile vedova nera. Ricambiato per amore o per avidità? Nel complesso è un film dal ritmo discreto, che regge la suspense grazie anche all’interpretazione della Weisz che, tra candore e distacco, risulta piuttosto criptica. Meno bene, invece, Claflin, sopra le righe, stucchevole eppur quasi anonimo. Peccato per l’epilogo, tra il banale e l’affettato.
Nando: Fumettone che vede l'attore belga anche in cabina di regia. Dopo una prima parte con il compito di premessa storica si assiste ad una lunga sequenza di combattimenti tra colpi proibiti e rallenti. Molto stereotipato e prevedibile con la sofferenza, i soprusi e la redenzione finale. Per una visione spensierata priva di qualsiasi ragionamento.
Daniela: La storia di un matrimonio nell'arco di dodici anni, tra alti e bassi. Soggetto a forte rischio di banalità, anche potendo contare su due attori talentuosi come Hepburn e Finney, ma Donen schiva il pericolo facendolo dipanare il racconto on-the-road per le vie della Francia, dove è avvenuto il loro primo incontro, ed articolandolo in un intreccio di flashforward/flashback. Ne risulta un ritratto di coppia impressionistico ma non frammentario, molto moderno nella forma, malinconico nella sostanza nonostante lo spiraglio di luce nell'epilogo. Di pregio la ost di Mancini.
Daniela: Dopo la tragedia dell'11 settembre, un avvocato a capo di un grande studio riceve l'incarico di trattare con i sopravvissuti e i parenti delle vittime perché accettino un risarcimento forfettario evitando il ricorso alle vie legali... Quale può essere il valore monetario di una vita umana? E' l'interrogativo morale pesante come un macigno al centro di questo film con il pregio della problematicità e il difetto di risultare talvolta frammentario e anche lacunoso circa i termini dell'accordo infine raggiunto. Interessante e ben recitato, ma non del tutto compiuto.
Supervigno: Proprio perché qui si è grandi fans delle Winx, il film ci ha molto deluse. La trama è stiracchiata per arrivare a 90 minuti, l'animazione è pessima e anche il disegno, già discutibile nella fase di trasformazione Sirenix, non migliora sul grande schermo. Restano le trasformazioni, sempre spettacolari e l'indubbia simpatia delle protagoniste. Alle bambine comunque generalmente piace, e, in fondo, visto che è stato creato per loro, va bene così.
Belfagor: E va bene, è tratto da un fumetto, quindi la sospensione dell'incredulità s'impone. Però ci sono altri difetti da mettere in conto: una morale che pare tratta da un Nietzsche slavato in trentaduesimo e uno svolgimento visivo che, fra ralenti, deformazioni e zoomate continue, dopo un po' infastidisce. Personaggi principali con poco spessore, anche se ben interpretati dal trio di protagonisti. La Jolie fa faville in tutti i sensi.
Anthonyvm: Resoconto semi-documentaristico dell'incidente di Tham Luang del 2018, in cui dodici ragazzini e un adulto, rimasti intrappolati in una grotta allagata, furono tratti in salvo dopo più di due settimane. Waller dà un'impostazione corale alla vicenda, fra spirito di sacrificio della collettività e impedimenti burocratici, dimenticando il coinvolgimento emotivo. Impossibile affezionarsi ai personaggi, sebbene nella seconda parte venga introdotto una specie di protagonista (Jim Worny nel ruolo di se stesso), ospite di siparietti intimisti più stereotipati che intensi. Né thrill, né tear.
MEMORABILE: I contadini coi campi rovinati rinunciano ai risarcimenti; La morte del soccorritore; La cerimonia con danze e sputafuoco; Kit per sedare i bambini.
Medicinema: In piena fase "rising star" cinematografica, Lanthimos co-sceneggia e dirige un'opera austera, dolente, densa di citazioni e significati nascosti (il mito di Ifigenia nel finale), che a primo impatto disturba e poi più lentamente sedimenta, schiudendosi pian piano, mostrando alcuni elementi e passaggi che ricordano Von Trier, anche se in modo leggermente più annacquato. Spiace tuttavia per l'ultima mezz'ora, in cui l'atteso crescendo pecca un po' in fiacchezza. Menzione d'onore per Keoghan, protagonista di un'interpretazione abbagliante, seguito da un'impeccabile Kidman.
MEMORABILE: Il sesso in versione "anestesia generale".
Nando: Una pellicola sorprendente che miscela con tempi perfetti surrealismo, thriller e commedia. Le vicende di un hippy appassionato di bowling che s'imbatte in nuna intricata situazione tra un viaggio onirico ed un trip. Cast validissimo in cui emerge, a parer mio, Goodman nei panni di un nostalgico reduce di pseudo religione ebraica.
Homesick: Verdone sorprende: quando sta per inzaccherarsi nella solita storia sentimentale (cfr. Perdiamoci di vista), ne esce invece a testa alta con l’inatteso rigetto del lieto fine. La parte migliore è comunque la prima, quella con i frizzanti duetti tra lui e una spigliatissima Gerini, peraltro molto a suo agio negli atteggiamenti della popstar e nell’interpretare le canzoni d’atmosfera offerte dalla colonna sonora di Lele Marchitelli. La musica la fa sempre da padrona, con gli omaggi a Brel della chanteuse Ferreòl e alla melodica italiana del cameo di Reitano e del (finto) 45 giri di “Romeo”.
MEMORABILE: Dalla cartomante; le prove del coro; Verdone (“The Freezer”) e la Gerini (“Iris Blond” in posa per la foto promozionale; “Bella senza trucco”.
Mutaforme: Difficile realizzare un prodotto all'altezza del romanzo di Sthephen King; questa mini serie in due puntate ci riesce ma solo in parte. Il telefilm tutto sommato non è male e, avendolo visto la prima volta da ragazzino, mi ha certamente infuso un sentimento di terrore verso il pagliaccio. La prima parte dell'opera è sicuramente quella più agghiacciante, un buon condensato di horror. Purtroppo la seconda, con i protagonisti adulti, è più scadente e la tensione va via via scemando. Molto bravo Tim Curry.
Markus: Secondo questo film essere single è una grave patologia. Con questo quantomeno spiritoso spunto - qui dato per quasi serio - la pellicola si rifà a tutto quell'universo forse meglio rappresentato nei vari Sex and the City e compagnia aberrante, dato per anni in pasto alle trentenni “stressate”. Tutta una serie di personaggi-macchietta senza un minimo d’introspezione psicologica che, a giudicare dalle compiaciute risate femminili in sala, evidenziano una certa diffusa limitatezza. Destinazione tv, ma... che tristezza!
Lady: Bella favola adattata al grande schermo con in sé la capacità di riportare un adulto nel magico mondo dell'infanzia con tutto il bagaglio della sua nitida purezza. Innumerevoli i momenti toccanti tanto quanto basta da non abbandonarne la visione. Le espressioni delle tigri, i protagonisti in questione, sono quanto di più suggestivo si possa chiedere. Molto ben comunicata, in questo caso, la pochezza dell'essere umano. Si potrebbe idealmente evincere che la vera individuale natura non si possa distruggere. Non è così. Purtroppo.
MEMORABILE: Il cucciolo di tigre e il bambino che, nello stesso letto, dormono beatamente insieme; La frase: "È la paura che ci trasforma in assassini".
Capannelle: Ottimo taglio narrativo quello scelto da Greengrass per documentare la storia del quarto aereo (quello contro-dirottato) in mezzo alla confusione dell'11 settembre. Eh sì, perché 24 ore dopo tutti sapevano di tutto ma nelle prime ore molti erano impreparati, non potevano capire. Quindi tanti dubbi e poche certezze sulle facce delle persone, molto sgomento e poca cavalleria in soccorso, poca retorica ma un discreto realismo accompagnato da una tensione ben distribuita nelle due ore.
Enzus79: Tratto da una pièce coreana e da un fatto realmente accaduto alla fine degli anni Novanta. Noir con i fiocchi, in cui nonostante i momenti ilari non manchino, la serietà sottointesa del soggetto non si perde mai. Film che potrebbe essere interpretato anche come una critica ai metodi della polizia coreana. Regia più che efficace di Bong Joon-ho. Ottima la fotografia.
Herrkinski: Assai meglio sia del precedente che del successivo, questo film della serie si fa ricordare per una sceneggiatura tutto sommato ben scritta, che a un intreccio giallo più che discreto aggiunge il proverbiale lato comico/romanesco (efficace e un po' meno volgare del solito) e addirittura qualche accenno drammatico (la bella scena in auto con Milian e la Di Nardo). Validi i caratteristi, come sempre, che oltre ai bravi Bombolo e Vanni annoverano pure i mitici Di Pinto e Antonelli. Stracult il ballo di Milian.
Pinhead80: Michael Tiddes è riuscito nella difficilissima impresa di presentare un'opera ancor più brutta del modello a cui si ispira. Quello a cui assistiamo ha dell'incredibile ed è talmente imbarazzante da essere persino difficile da commentare. Non una risata, non un momento riuscito, solo tantissima noia. E dire che il film originale era un facile bersaglio da dileggiare e di trovate se ne potevano trovare davvero tante... Un tonfo nell'acqua che ha del clamoroso.
Pinhead80: Francamente non riesco a comprendere l'enorme successo avuto ai tempi da questo personaggio interpretato da Mike Myers, non perché non sia simpatico ma perché troppo monocorde. Tantissime battute a sfondo sessuale (il protagonista è sessualmente invasato) e tanta parodia del genere spy. Si guarda volentieri ma alla lunga si pretende di più e invece non cambia nulla.
MEMORABILE: Il cattivo interpretato sempre da Myers.
Pesten: Ultimo giorno di scuola che stavolta non sarà un incubo per gli studenti bensì per i professori, vessati da scherzi assurdi. Nel marasma, due di loro arriveranno alle mani. Film molto divertente, ironico, scorrevole e piacevole grazie alla coppia Day\Cube, che con i caratteri opposti interpretati strappano più di un sorriso. L'ottimo risultato della pellicola lo si evince anche da un uso mai eccessivo o fastidioso della volgarità e da una conclusione prevedibile che non rovina il giudizio finale.
Noodles: Originale l'idea di utilizzare un bisonte come animale assassino, dopo l'utilizzo di squali, alligatori, orsi eccetera. Peccato che il film non convinca. Anzitutto per i personaggi, scarsamente interessanti. Poi per i dialoghi, poco credibili e zeppi di parolacce più che in un film di Pierino. Ma in generale la pellicola paga la scelta del genere western, ormai al tramonto. In un contesto di normale film d'avventura il tutto sarebbe stato più interessante. Comunque vedibile.
Giùan: Peccato il ritmo lasco spesso interrompa il fuoco di fila di situazioni che avrebbe potuto far meritare al film lo status di capolavoro demenziale. Così se la qualità di scrittura di McKay e Ferrell mantiene standard di qualità ragguardevoli, una certa forza d'inerzia fa prepotentemente capolino. Gli other guys Gamble e Oitz son characters memorabili (magnifica la cena in casa di Ferrell con Wahlberg che non si dà pace per come la Mendes abbia potuto sposar il collega) ma il contorno è scricchiolante (cops superfichi, il "caso" dei ponteggi). Benino.
Guru: Recitazione coinvolgente di due artisti che amo in modo particolare. Rubini, eclettico ed originale anche nella sceneggiatura, interpreta un personaggio rozzo ma sensibile e diventa l'alter ego di una storia che si regge principalmente sui sentimenti. Buona la fotografia che avvolge paesaggi caldi e sconfinati... Un ritorno alle origini, al sacrificio della sopravvivenza e dell'umiltà! La dolcezza graffiante della Mezzogiorno ne distingue la sua bravura.
Enzus79: Una delle migliori commedie di Stanlio ed Ollio. Forse le scene cantate sono un po' noiose, ma fortunatamente durano poco. Le battute dei due comici sono da vedere e ricordare. Il bianco e nero non è solo significato di vecchio, ma anche di divertimento semplice, che in questi tempi non si riesce a trovare.
Nando: Uno spaccato della scuola italiana con descrizioni abbastanza veritiere e discreta caratterizzazione dei personaggi. Orlando è il protagonista che si destreggia dignitosamente, mentre la Pandolfi appare abbastanza monocorde. Interessanti i ricordi del protagonisti con le conseguenti differenze tra la scuola degli anni 60 con quella dei primi 90.
Myvincent: Tre storie diverse in cui il caso traccia un inaspettato sviluppo nei destini di tre donne alle prese con la vita, il passato, i rimpianti. Ci sono due amiche che si ritroveranno legate a uno stesso uomo; una coppia in cui lui imbastisce una vendetta attraverso lei; infine un incontro casuale che disvela un passato doloroso e mai dimenticato. Il regista giapponese mette in scena la contemporaneità di un paese così culturalmente distante da noi, ma in cui allo stesso modo sentimenti guidano vicende straordinarie, come solo la casualità sa creare, più di ogni fantasia immaginabile.
Il Gobbo: Decaduto possidente siculo architetta un piano: assicurare per 100 milioni la verginità della figlia, promessa a un arrampicatore sociale, per un anno, confidando però nello spulzellamento... Ignobile farsaccia che spreca un'idea di partenza non malaccio e due attoroni come Caprioli e Trieste con una messinscena modesta, una regia fiacca, una protagonista (Romina... ) che è davvero "pezzo di mammo", come avrebbe detto la Vitti. Non si ride nemmeno per sbaglio. Assicurasi sonno.
124c: Lupin e la sua banda, aiutati da una giovane archeologa italiana, sono alla ricerca del tesoro di Marco Polo, in un tour de force che li porta a Genova, Pechino e Tokyo. Questo special tv animato del ladro gentiluomo è brillante e ben animato, ha i suoi punti di forza soprattutto nella prima parte, quella italiana, ma poi si perde in esagerazioni e situazioni già viste, anche se i romantici siparietti giapponesi con Goemon il samurai, che s'imbatte in tre ragazze-ninja nipoti di un vecchio maestro di arti marziali, sono divertenti.
B. Legnani: Modesto film di Biagetti (che pure qui non gestisce il ritmo, mal distribuendo il tempo alle varie fasi), che si salva dall’ignominia solo grazie a un quarto racconto gradevole e ben recitato (quello con Pino Ferrara, Dori, la Santilli e la Ferronao ) e da trame non male, però sfruttate maluccio (terribile la recitazione richiesta a Bufi Landi nella novella d’ambiente romagnolo e inspiegabile la scelta di filmare molte scene in un vero budello). Girato in fretta (notare la comparsa che perde palesemente l’equilibrio mentre impalla Pino Ferrara!). Dal gineceo stavolta spicca la Nell.
Tarabas: Famigliola di coloni deve affrontare l'ostracismo dei vicini per il sospetto di avere in casa una trovatella indiana. Nel mentre, scatena una guerra con la tribù che ne reclama la restituzione. Ideologicamente ondivago, pare riconoscere dignità ai nativi per poi chiudere sui toni consueti del regista (e del western tradizionale). Hepburn poco credibile nel ruolo, sembra vestita Givenchy anche coperta di stracci, mentre il resto del cast è ottimo (specie il patriarca Bickford e la splendida Gish). Tecnicamente impeccabile, non molto interessante.
MEMORABILE: La scena del pianoforte suonato da Lilian Gish in risposta alle musiche di guerra degli indiani.