(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Bisogna dare atto al Verdone regista di non aver mai cercato per sé ruoli necessariamente positivi. Prova ne è STASERA A CASA DI ALICE, in cui il suo personaggio è quanto di più spregevole si possa immaginare: ipocrita, doppiogiochista, privo di scrupoli e dignità personale. E questo è un segno di originalità, non v'è dubbio. Affiancato da un Sergio Castellitto in gran forma che può sfoderare la sua notevole verve in un dialetto romano mai esagerato, Verdone ha saputo creare un nucleo familiare credibilissimo, in cui anche Cinzia Leoni ha modo di brillare. Chi invece meno convince è Ornella Muti...Leggi tutto che, imprigionata nel consueto ruolo di sorella amorevole, irrequieta e amata da tutti per il suo innegabile fascino, sfodera un po' sempre le stesse espressioni, straviste in decine di film. Come Nuti, anche Verdone ha fatto due esperienze con la Muti e, come per Nuti, sono entrambe da annoverare tra i loro film più deboli. Alcune trovate del film a dire il vero sono da antologia (i tentativi di convincere Castellitto a restare con la moglie...) e in generale tutti i dialoghi tra i due cognati sono spassosi. Se solo la presenza della Muti non fosse qui così ingombrante...
Dopo i buoni risultati ottenuti con Io e mia sorella Verdone ripropone la coppia con la Muti introducendo Castellitto come terzo incomodo (nei panni del cognato-rivale in amore). Il risulato non è all'altezza delle aspettative. Il film gira parecchio su se stesso con momenti divertenti alternati ad altri più fiacchi. Il coprotagonista Castellitto non sembra particolarmente a suo agio nel ruolo mentre molto brava è la Muti, che rende molto bene la fragilità del personaggio. Un'occasione in parte sprecata.
Film complesso che si struttura nella varietà di stati d'animo dell'uomo. È un film che ha tutta una carrellata di sentimenti che ben vengono resi dai tre protagonisti e che non possono non farci specchiare in loro. Si passa dalle azioni più abiette a momenti di sentimentalismo, dall'euforia all'immaturità, nel giro di pochi attimi. Può esser un limite, ma lo vedrei più come un pregio. È comunque un film malinconico e triste che brucia un po', perché speculum veritatis.
Film mediamente più divertente rispetto ad altri del regista (alcuni momenti sono da antologia), con la marcia in più di una Muti allo stesso tempo forte e fragile, fose uno dei personaggi più riusciti dell'attrice. Castellitto si impegna ma risulta più nevrotico che comico, con un risultato dignitoso. Nel complesso un film che si distanzia dalla solita filmografia verdoniana e che per questo apprezzo un filino più degli altri.
MEMORABILE: La registrazione dei versi "amorosi" ascoltati per errore "urbi et orbi".
Uno dei peggiori Verdone degli ultimi anni se non di sempre: falso, furbo, ruffiano, volgarotto, banale e chi più ne ha più ne metta. Il regista romano avrebbe potuto risparmiarsi questa pellicola in cui vorrebbe mettere alla berlina i vizi degli italiani ma non ha il coraggio di andare fino in fondo servendo allo spettatore un finale disonesto, bigotto, perbenista e moralista (la famiglia è salva e nessuno "consuma" il rapporto con Alice). Ma per piacere!
Verdone ha sempre rappresentato le falsità, le nevrosi, le paranoie, ma con "Stasera a casa di Alice" inaugura gli anni 90, ricollega quei temi ad una spiritualità più adulta, meno gigionesca, ma anche più banale e volgare. Il film tuttavia scorre bene e si lascia guardare con piacere.
Dopo l'impasse de Il bambino e il poliziotto Verdone, nell'anno delle “notti magiche”, ritorna nel suo timoroso mondo fatto di poche certezze e molti tabù da infrangere nella consueta chiave divertita. Nel film è accompagnato dal comprimario Castellitto, dando vita un duo di gran forza. Complessivamente una gradevole commedia degli equivoci dotata di veri e propri momenti spassosi alternati ad altri riflessivi. La provocante Muti, in un ruolo da moderna hippie, si riconferma meno ingessata del solito. Buono il cast dei caratteristi.
Commedia che gira a vuoto, stucchevole quando non imbarazzante. Verdone è simpatico a prescindere, anche se interpreta un personaggio odioso, ma Castellitto sembra un pesce fuor d'acqua e Ornella Muti, ancora bellissima anche se fuori età per fare la ragazzina, ha l'espressività di una carpa dopo la cottura (mi scuso dei paragoni ingenerosi per i pesci). Passi per Io e mia sorella, ma qui è proprio terribile. Qualcuno l'ha avvertita che stava recitando in una commedia brillante?
E' vero, la Muti non ha verve, ma il problema è anche che la sub-story incentrata sul suo rapporto con la sorellina psicolabile è troppo pesante per incastrarsi nella cornice di una commedia brillante. Verdone e Castellitto sono impeccabili nei loro ritratti non caricaturali dell'italiano medio, arrapato quanto sessuofobico, voglioso di evasione quanto incapace di sopravvivere al di fuori delle mura domestiche. Alice è una cometa che vedono passare, resterebbe irraggiungibile anche se riuscissero a portarla a letto! Film poco equilibrato, ma graziosamente multidimensionale!
MEMORABILE: La scenata tra Verdone e Castellitto sull'isoletta, dentro al santuario!
Un Verdone che interpreta l'ipocrita marito e padre di famiglia, con la sua consueta goffaggine, assieme a Castellitto, per una volta in una parte comica; Ornella Muti nel ruolo della bella (ed è ancora in splendida forma) e svampita, senza convincere ed incidere troppo. C'è il retrogusto amaro tipico dei film della seconda fase di Verdone, che mette in risalto, oltre alle crisi matrimoniali, pure la drammatizzazione della depressione ed il suicidio, drammi accentuati da una bellissima Yvonne Sciò; non uno dei migliori film di Verdone, ma ha un suo perché.
MEMORABILE: Verdone al bambino rumeno adottato: "Lui Totò Schillaci! Lui Hagi! Insieme, Schillagi!"
Uno pseudo triangolo sentimentale che vede protagonisti due cognati invaghitisi di un'affascinante maliarda. Verdone cerca di analizzare la vigliaccheria dell'italiano medio che si finge perbenista ma non perde occasione di mostrarsi approfittatore. Narrazione scorrevole e discreto cast, ma i lampi delle pellicole precedenti latitano.
Due cognati apparentemente dediti ai sacri valori della famiglia e del lavoro sono in realtà devastati dalla profonda infatuazione verso la bella Alice, attrice nonché doppiatrice di film hard. Tutto sommato si tratta di un film piacevole e le scene esilaranti non mancano. Castellitto, molto stimato dal regista stesso, ci regala un personaggio invasato e nevrotico e anche la Muti si attesta su buoni livelli.
Non è arduo leggere tra le righe una critica all’ipocrisia cattolica e alla mercificazione della fede nel turismo religioso, ma il Verdone regista si concentra principalmente sulla commedia agrodolce. L’ossimoro tuttavia non è armonico, visto che il taglio brillante risulta molto più credibile di quello drammatico che emerge, stucchevole, nella figura della psicolabile Sciò. Verdone e Castellitto trovano una buona alchimia e pure la Muti, tranne quando si mette a strillare, riesce a convincere con un personaggio di fragile libertina che sembra uscito da una comune hippy di due decadi prima.
MEMORABILE: La scoperta del nastro con i mugolii erotici registrati e tutto quello che ne segue.
Ci sono film che devo rivedere più volte per riuscire a capire quello che sia stato l’obiettivo del regista e soprattutto se questo obiettivo sia poi stato raggiunto. Stasera a casa di Alice è una di queste opere, che per varie ragioni non è riuscita a convincermi. Azzeccata la combinazione tra un Verdone sempre dirompente e un Castellitto più pacato, mentre avrei fatto volentieri a meno di una Muti sempre troppo uguale a se stessa. Poco credibile la trama, che si regge a fatica su un Carlo Verdone sempre in piena forma.
Insipida pellicola verdoniana: la satira dell'italica trimurti casa/chiesa/amante è appena abbozzata e poco corrosiva, tanto che alla fine tutto si risolve in un nulla di fatto dal pungente odore di pantofole. Ma il problema più grande sta nell'imbarazzante e ripetitiva interpretazione della Muti, instabile cardine sul quale dovrebbe girare tutta la storia ma che già alla seconda scena risulta insopportabile, non aiutata inoltre da un personaggio che pare fuori tempo massimo. Qualche buon duetto Verdone/Castellitto. ** viranti al filmaccio.
Triangolo amoroso Verdone-Muti-Castellitto un po' sotto le aspettative, anche se i momenti comici non mancano, specie nelle scene tra Verdone e Castellitto. Onestamente il risultato poteva essere migliore, ma Verdone è comunque il più godibile del trio.
MEMORABILE: Verdone che finge di baciare il suocero morto.
Gradevole e riuscita commedia degli equivoci con cenni di psicologia umana di Carlo Verdone. Il film scorre abbastanza bene soprattutto nella prima parte, in quanto nella seconda il film ha molti alti e bassi, anche se comunque riesce a essere sempre guardabile. Parecchie le scene esilaranti. Verdone dirige bene e la sua performance attoriale è notevole, così come molto bravi risultano essere Castellitto e la Muti (pure bella). Piccola parte per Paolo Paoloni (il megapresidente di Fantozzi). Da vedere.
MEMORABILE: La registrazione dei versi erotici della Muti ascoltati al semaforo da Verdone mentre c'è un lavavetri che poi gli dice: "Grazie... Saverio!"
Carlo Verdone apre gli anni '90 con una commedia agrodolce, inserendosi fra Sergio Castellitto e Ornella Muti. Il risultato è interessante, anche grazie alla presenza di caratteristi come Cinzia Leone (che fa la moglie di Castellotto) e Yvonne Sciò (che fa la sorella disabile della Muti). La musica indovinata di Vasco Rossi completa il tutto, mentre (non) si consuma un duplice tradimento coniugale da parte di due quarantenni, titolari dell'agenzia "Urbi et orbi" (il nome dice tutto). La Muti fa la sexy-hippie e lo è davvero. Bello.
Per essere una commedia brillante, brilla assai poco (giusto in alcuni duetti iniziali tra i due cognati), opacizzata da personaggi stereotipati (è il peccato minore) ma anche poco interessanti. La Muti freakettona e libertina che trasforma il suo loft in una specie di comune (erede della Marisol di Un sacco bello) incarna probabilmente un'ossessione adolescenziale del regista: infatti tutta la storia sembra uscita dall'Italia perbenista degli anni '60, e la patina moderna del porno di cassetta e delle musiche di Vasco non basta a rinfrescarla.
Commedia rosa sull’ipocrisia e codardia dell’uomo medio, in questo caso italiano, dalla quale esce vincente, per la sua interpretazione, la Muti, capace di coniugare fascino (per quanto qui sia molto dimagrita) e capacità. Di scarso rilievo l’apporto del resto del cast. La figura interpretata da Verdone ricorda troppo analoghi ruoli svolti da Sordi.
Ancora un tema interessante, ancora dei protagonisti di livello, di nuovo la Muti che recita bene: eppure la sensazione è che si potesse ottenere qualcosa di meglio, Verdone spinge sull'accelleratore ma spesso frena sul tema dei contenuti. Eccessiva, seppur calzante, l'enfatizzazione del cinismo dei due protagonisti che risultano eccessivamente semplificati quando, forse, potevano essere più contorti. Perfetta invece la caratterizzazione del personaggo della Muti, grande punto di forza del film. Regia un po' scialba. Da vedere.
Commedia amara di Verdone, dal ritmo un po' lento ma sostenuta da una bella sceneggiatura, dove a ogni gag corrisponde poi un momento più riflessivo. La Muti è splendida e perfetta per la parte e serve efficacemente Verdone, in uno dei suoi classici personaggi perdenti ma simpatici. Castellitto anche se la cava, seppure parzialmente oscurato dalla bravura dei due. Si sorride spesso, qualche volta si ride di gusto ma il finale lascia un po' di malinconia. Buone le musiche di Vasco.
Commedia amara di Carlo Verdone, molto abile nel descrivere a modo suo quanta ipocrisia ci possa essere nell'animo umano. Lui e il cognato (Castellitto) hanno perso la testa per la bellissima Alice (una splendida Ornella Muti): la vicenda si evolve alternando momenti statici a colpi di scena per un risultato equilibrato in cui lo spettatore medio non si annoierà di certo. Cito: la registrazione di Alice; la cosa a tre (per dirla alla Verdone, n'ammucchiata!); le feste a casa della Muti. Parte finale amara e malinconica.
Piccolo passo falso nel percorso del Verdone regista: oltre ad apparire francamente appannato, come spesso accade quando affiancato da una spalla maschile, il talento romano qui imbastisce una commedia svogliata, leggera come carta velina, con personaggi sfocati (un'irriconoscibile Cinzia Leone) e un Castellitto chiaramente non a proprio agio nella commedia brillante. Dalla Muti non ci si può aspettare molto a priori, ma anche lei fa la sua parte nel rendere il tutto sonnacchioso e poco divertente. Musiche di un Vasco Rossi ancora valido.
MEMORABILE: L'ascolto della cassetta coi mugolii al semaforo.
Due cognati si innamorano della stessa donna. Commedia agrodolce poco amalgamata e con accenni di perversione (masturbazione, sesso a tre, mugolii assortiti) che non si confanno al pubblico di Verdone. Chiusura anche abbastanza ipocrita che assolve i protagonisti. Castellitto è meglio quando non mantiene la calma e la Muti riesce a dare dignità al suo personaggio. Musiche di Vasco Rossi non sempre centrate.
MEMORABILE: Castellitto che assale Verdone quando stanno girando; Il testa o croce; La pistola al bambino rumeno.
Cosa avrà di tanto speciale Alice lo sanno soltanto gli autori. Sta di fatto che è lei il perno centrale dal quale scaturiscono sotterfugi, ipocrisie e bugie di ogni sorta. Purtroppo, non andando oltre il fascino della Muti, non restano che gli scambi tra i due litiganti, qualche volta divertenti e sicuramente ben scritti, ma niente per cui valga la pena strapparsi i capelli. Si ha la sensazione di aver visto qualcosa a cui non crederebbe nessuno, di artefatto e oggettivamente anche bruttino e poco convincente.
Non è solo la commedia più malinconica a oggi realizzata da Verdone, ma anche quella meno assolutoria verso i suoi protagonisti maschili, grotteschi nel loro egoismo e nella loro ipocrisia, ironici per la loro perenne inadeguatezza, controbilanciati da due intense figure femminili. La regia gestisce con abilità i momenti più difficili - il threesome, la spiaggia - ma altrove scivola nello scontato o nell'imbarazzante, come nella scena dello striptease coniugale. Ornella Muti incapace di valorizzare appieno un personaggio tanto complesso.
Due cognati (Verdone e Castellito), soci per lavoro, si contendono la stessa amante. Commedia leggera ben scritta in cui il motore principale è il tratteggio dei protagonisti (entrambi bravissimi), caratterizzati nei difetti prima ancora che nel lato umoristico; ma il personaggio della Muti è il solito, per questo non sempre garantisce la necessaria sinergia tra i ruoli. Peraltro vi è un'altra figura (la sorella della Muti, affetta da depressione) che rimane sullo sfondo insieme ad altre situazioni stucchevoli che non sempre fanno centro.
Film che è un dramma famiiare più che una commedia (benché i momenti divertenti non manchino), che proprio per la sua natura ambigua non è del tutto convincente. Buona la prova dei protagonisti (tre fuoriclasse) ma chi per un motivo chi per l'altro non riescono a trovare il giusto affiatamento, anche a causa di una storia improbabile e una sceneggiatura piuttosto banale. Verdone sembra preoccupato più della regia che del suo personaggio mentre Castellitto e la Muti non si prendono. Poco incisivi gli altri attori, a parte la Leone che è la migliore del cast. Guardabile, ma non di più.
MEMORABILE: "Ma che me guardi? E vattene! Torna a Timisoara, torna!"; Verdone che cerca di spiare la Sciò nel bagno; Verdone durante la telefonata della Muti.
Castellitto e Verdone sono due cognati, fedifraghi, che si litigano le attenzioni amorose della Muti. Commedia amara nella quale il regista romano analizza i vizi del borghese medio italiano. Ne esce un ritratto ben poco consolatorio in cui entrambi antepongono la scappatella (con relative mirabolanti scappatoie) a lavoro e famiglia; finanche giungendo ad un paradossale accordo. Non di certo il miglior film del regista romano, ma senza dubbio un onesto lavoro d'intrattenimento.
MEMORABILE: "Schillaci, Hagi... Insieme Schillagi!"
Commistione mal bilanciata fra commedia e dramma che ruota attorno a due cognati sopraffatti dal fascino di una bellissima modella libertina. Umorismo di alterna efficacia, che passa da godibili frecciatine contro l'ipocrisia del bravo italiano cattolico a gag sessuali più disagianti che comiche (le sbirciatine alla depressa Sciò che si masturba, la morbosa cassetta orgasmica), salvate solamente dal carisma dei due protagonisti: benché sgradevolmente meschini, i divertenti Verdone e Castellitto tengono salde le redini della vicenda, compensando la scarsa prova della Muti.
MEMORABILE: La prima volta di Verdone nella casa-comune di Alice; In tre a letto con la luce spenta; Tentato suicidio della Sciò nell'auto chiusa; Sulla spiaggia.
Tipico prodotto della fase meno ispirata di Verdone regista, che qui ritaglia per sé uno dei ruoli più incolori della sua carriera, rivela i suoi limiti già in una sceneggiatura che vuole far ridere ma ci riesce pochissimo e vuole fare satira sociale ma lo fa troppo rozzamente. Castellitto ce la mette tutta ma non può fare miracoli e la Muti mostra le grazie una volta sola (ma è una body double). L'affanno del regista di mostrarla irresistibile (con luci da diva anni '30 sul volto) è evidente e sempre frustrato dalla recitazione e dalla povertà del copione. Musica tremenda.
MEMORABILE: La scena del sorriso di Yvonne Sciò quando trova la serenità di decidere vale da sola un pallino.
Un ménage à trois fa da sfondo a questa dramedy sentimentale che vorrebbe prendersi gioco di certa ipocrisia borghese/cattolica a cavallo tra '80 e '90; se la Muti come personaggio libertino ricorda troppo Io e mia sorella (in questo senso, un errore di casting), la coppia Verdone/Castellitto è discreta e mostra un certo affiatamento, regalando i momenti migliori. E' proprio lo script che non ha molto da offrire, tolta l'idea di partenza, andandosi a sgonfiare nella seconda metà; anche la scelta di Vasco nella ost è piuttosto piaciona e giovanilistica. Nel complesso resta potabile.
MEMORABILE: Il nastro messo in filodiffusione; Il suicidio.
Una delle commedia in cui Verdone mostra meglio l'insegnamento del suo maestro Alberto Sordi, scagliandosi contro due tipici vizi italici, il perbenismo e l'ipocrisia. A momenti in cui si sorride se ne alternano altri molto più amari, in realtà più frequenti. È un po' il leit motiv delle commedie verdoniane di quel periodo, più riflessive che divertenti. Non male come lavoro, ma si avverte a volte una certa ripetitività nella sceneggiatura. Buono il trio di protagonisti, che mostra come Castellito fosse un valido attore prima di darsi troppo alle fiction. Agrodolce e guardabile.
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Didda23 ebbe a dire: De Sica è uno dei migliori attori italiani degli ultimi trent'anni.
Un grande attore a cui sicuramente fa comodo da almeno 25 anni fare cinepanettoni demenziali in cui scappa da una stanza all'altra per non farsi beccare dalla moglie, mentre la tradisce con la figlia ventenne del suo migliore amico.
Ecco perché per me De Sica è un buon attore che ha sempre palesato limiti, riducendosi a maschera.
Dengus ebbe a dire: Didda23 ebbe a dire: De Sica è uno dei migliori attori italiani degli ultimi trent'anni.
Un grande attore a cui sicuramente fa comodo da almeno 25 anni fare cinepanettoni demenziali in cui scappa da una stanza all'altra per non farsi beccare dalla moglie, mentre la tradisce con la figlia ventenne del suo migliore amico.
Ecco perché per me De Sica è un buon attore che ha sempre palesato limiti, riducendosi a maschera.
Si vale anche per lui il discorso per Calà e Boldi, fuori dal loro segmento comico divertente non vanno.
De Sica ci aveva provato a fare il drammatico con una parte nella fiction di Avati, ma era fiction ed era presente solo in due puntate, e non e che mi sia piaciuto cosi tanto, ma bisognerebbe rivederlo in sala con una vera parte drammatica, credo che lui lo voglia anche fare, ma non gli arrivano proposte in tal senso e quindi continua con commedie e cinepanettoni.
DiscussioneZender • 23/10/16 18:58 Capo scrivano - 48853 interventi
Ok, ricordo che De Sica manco c'è, in questo film. Fermiamoci qui.
Sempre nella stanza di Chicca (D'Aloja), è presente il vinile dell'orchestra Castellina-Pasi , intitolato Il Treno dei SogniVol 19. La data dovrebbe essere 1980, tuttavia non sono riuscito a trovare la copertina del fotogramma