Discussione Rebis • 14/02/20 08:43
Compilatore d’emergenza - 4438 interventi In attesa del nuovo adattamento di Villeneuve, mi sono avventurato sul pianeta Dune a partire dal romanzo di Herbert, passando per il documentario sul progetto di Jodorowsky, fino alle due edizioni del film di Lynch. Lascio qui impressioni e curiosità.
Il romanzo di Herbert è un caposaldo della fantascienza esplorativa e coloniale, cui hanno attecchito in molti, non ultimo Lucas per Star Wars. L'universo di Dune si sviluppa a partire da studi di geologia e antropologia su territori deserti e popolazioni che vi hanno trovato forme di adattamento. L'approccio al fantastico è pertanto realista e rigoroso, per quanto introspettivo e pregno di misticismo. Herbert ha sviluppato una vera e propria cultura conseguente alla nostra dopo la Jihad Butleriana, la ribellione dell'umanità contro il dominio delle macchine: l'immaginale si colloca nell'undicesimo millennio del nostro universo. Lingua, religioni, mitologie e genealogie che sostanziano le azioni e i pensieri dei personaggi sono concepite sul piano della verosimiglianza come evoluzioni avveniristiche. La backstory remota, che attraversa ere, programmi di selezione genetica, corporazioni e casate, è continuamente evocata e fa dei protagonisti gli agenti di un processo storico di ampio respiro che affonda le radici nel mito messianico del Muad'Dib. Adattare per il grande schermo questa complessità narrativa non richiede solo uno sforzo produttivo faraonico e una lunghezza chilometrica, ma anche elevate competenze di scrittura.
Il progetto di Jodorowsky, ricostruito nel documentario di Frank Pavich, da un lato rispettata la maestosità dell'impianto herbertiano, dall'altro lo rielabora facendone uno strumento di promozione della personale visione dell'artista cileno: un film capace di modificare le percezioni e il pensiero delle masse (a detta del nostro), un'opera messianica promotrice di una nuova era. Il documentario è ricco di curiosità e aneddoti più o meno noti, ma il meglio lo riserva la rievocazione del casting che vedeva coinvolti Dalì, Welles, Jagger e il figlio di Jodo nella parte di Paul Atreides. Lasciano invece perplessi le modifiche apportate al romanzo in fase di sceneggiatura, particolarmente il finale che prevedeva l'immolazione del protagonista e la trasformazione di Arrakis in un pianeta errante in grado di gironzolare per l'universo per sanare - per osmosi? - tutti gli altri pianeti... Un'idea un po' iperbolica che più che ammirazione suscita un moto di ilarità. Mi rendo conto di essere una voce fuori dal coro, ma il documentario non mi ha fatto troppo rimpiangere il fallimento del progetto jodorowskiano, le cui 12 ore di durata fanno immaginare (e temere) un borioso polpettone lisergico in bilico tra kitsch e trash piuttosto che un capolavoro non pervenuto. Si rimpiange invece l'apporto immaginifico degli artisti coinvolti (Moebius, Giger, O'Bannon) e si ammira la resilienza dell'autore di fronte al crollo di un sogno di tale portata.
E veniamo al controverso e dileggiato film di Lynch. Nel fondamentale "In acque profonde" autoricognizione dell'artista sulla sua opera e sui processi creativi che la animano, Lynch disconosce ufficialmente la paternità del film. In effetti la versione rilasciata nelle sale cinematografiche è stata pesantemente manipolata dai produttori Dino e Raffaella De Laurentis per contenerne la durata (già limitata in corso di produzione: molti shooting previsti nello script, che orbitava intorno alle 4 ore, non sono stati girati). I tagli sono sostanziosi e rilevanti (circa 45 minuti) e vanno tutti a discapito dell'esposizione narrativa e dell'arco di sviluppo dei molti personaggi che risultano, nella versione cinematografica, spesso accessori e malamente tratteggiati. Si imputa al film di Lynch nebulosità e approssimazione nei nessi causali: opinione rafforzata dalla cifra stilistica dell'autore che negli anni si è fatta sempre più onirica e trascendentale. In realtà la Extended Edition contraddice questo luogo comune: Dune è stato il primo film interamente sceneggiato da Lynch (Eraserhead, realizzato in totale libertà creativa e nell'arco di tanti anni, non si può dire si basi su un vero e proprio script) che chiese la collaborazione di Herbert (non accreditato) e che si ritenne soddisfatto del lavoro svolto. In effetti la versione estesa di 180 minuti è incredibilmente fedele al romanzo, leggibile e lineare nello sviluppo, persino troppo dettagliata e letterale. Nella theatrical vengono meno la relazione tra Jessica e il Duca Leto che porterà alla nascita di Alia, la successione interna all'ordine delle Bene Gesserit, il percorso di iniziazione cui viene sottoposto Paul per entrare a far parte dei Fremen e assumerne il controllo, la genesi dell'Acqua della Vita, il personaggio chiave di Chani e in generale la funzione di tutti i personaggi secondari viene sacrificata.
Va detto che negli anni sono state assemblate diverse versioni estese, nessuna riconosciuta dal regista, la peggiore delle quali è probabilmente quella "ufficiale" realizzata per la tv che taglia e sostituisce intere sequenze, firmata dall'ineffabile Alan Smithee (da noi uscita anche in doppio dvd); mentre la migliore è un fanedit che ricolloca le sequenze tagliate nel corpo della theatrical, porta il nome di Lynch ed è nota come Alternative Extended Edition.