Madre - Film (2019)

Dieci anni dopo la tragica scomparsa del figlio, Elena incontra il sedicenne Jean sulla costa francese dove la propria vita s'è arenata e dove ora gestisce un bar. L'ambizione di Sorogoyen lavora qui di cesello, sotterrando l'ascia (talora troppo affilata) de Il regno o Che Dio ci perdoni: un film che fa della sottrazione il suo cimento, creando un misterico mood tra racconto jamesiano, operetta morale rohmeriana, tenui evocazioni incestuose. Eterodosso melò in cui l'elaborazione del lutto non conosce scene "madre" e in cui si vorrebbe esser amante, fratello e figlio di Maria Nieto.

Un'opera intensa e intima che riflette sul dolore della perdita e sull'impossibilità di colmare il vuoto lasciato da un'assenza. Il film è un viaggio emotivo che riflette sull'identità, sul senso di colpa e sui legami umani in tutte le loro sfumature. Sorogoyen dimostra una sensibilità rara nel raccontare una storia che, pur radicata nella perdita, trova una sottile bellezza nella resilienza e nel desiderio di ricominciare.

Il film spiazza lo spettatore che, dopo un prologo ad alta tensione drammatica, si aspetterebbe un thriller e si trova di fronte a una pellicola difficilmente inquadrabile che mescola i toni operando una “sottrazione emotiva” che ruota intorno a una maternità perduta in modo così violento. Il regista usa con grande bravura l’ambientazione suggestiva che esalta i paesaggi marini e boschivi. Eccellente l’interpretazione di Maria Nieto.