Paz! - Film (2002)

De Maria crede che bastino apparizioni di chi v'era (come quella simpaticissima di Roberto Freak Antoni o il cameo carismatico di Giovanni Ferretti) o pedisseque riproposizioni di tavole di Pazienza per restituire per filologia e per risonanza uno spinoso periodo come quello del 77 che tutto è stato meno che frivolo e qualunquista come De Maria ce lo scodella: ma un film non vive di così poco e sia risonanza che filologia che risultato cinematografico ne escono con tutte le ossa rotte.

Onestamente un film pesante, gravoso, stiracchiato e presentuoso. Qui non si parla di Pazienza (e poteva starci, privilegiandone le tavole), più che altro non si capisce dove si va a parare. Manca un'anima ai personaggi, che finiscono per confondersi fra loro; ed allora perché Pentothal, ed allora perché Zanna. Affresco del periodo superficiale ma buio e senza luce. Inconcludente quindi evitabile.

Bella trasposizione dei fumetti di Andrea Pazienza che ricrea, più che il periodo storico, il clima (sotto) culturale di quegli anni confusi ma ricchi di stimoli. Ottima prova degli interpreti, tutti perfettamente calati nei rispettivi personaggi e più di una sequenza d’antologia. Girato in digitale (e si vede).

Ottima l'idea di far convivere (senza che questi si incontrino mai) i vari personaggi di Pazienza nello stesso appartamento bolognese. Riuscita la ricostruzione del clima anarco-rivoluzionario di quegli anni. Belle alcune sequenze come quelle all'università (Apocalypse Now riassunto! Memphis!), quasi tutto Zanardi e l'incipit della storia che vede protagonista Santamaria. Poi però, dal monologo dello stesso attore romano in poi, solo noia. In definitiva un film strano (e non poteva essere altrimenti), toccante in alcune scene, ma indigeribile in altre.

Originale tentativo di rievocare la figura del mitico disegnatore Andrea Pazienza non utilizzando mai la sua persona, ma piuttosto ricorrendo ai personaggi a lui creati che in questo film si materializzano. L'operazione appare riuscita solo in parte; piuttosto efficace la ricostruzione ambientale dell'epoca (e dei luoghi) in cui il film si svolge; il limite invece è rappresentato dallo spessore limitato proprio dei personaggi principali che non vanno al di là del semplice bozzetto, senza sfruttarne le potenzialità.

Va comunque valutato molto positivamente, questo sforzo di trasporre e rendere in immagini un universo (il mondo su lapis del grande Andrea Pazienza). Meriti: gli attori entrano ed escono dal fumetto. E poi si incrociano durante la storia senza mai incontrarsi, procedendo su binari paralleli. La costruzione e la ricerca del dettaglio, il linguaggio, i portici di Bologna, tutto è parossistico, molto fumettoso, da grande artista e qui emerge il talento di De Maria. Difetti: in fin dei conti non succede nulla (di speciale); la storia è esile. Santamaria è in una delle sue rese peggiori. 3 pallini.

Max Mazzotta che interpreta il Fiabeschi vale tutto il film. Un po' sottotono gli altri attori, incluso Santamaria che non dà l'impronta decisiva al suo personaggio. Il film è girato con un certo criterio, a metà tra il fumettistico e il surreale un po' comico e praticamente non ha un finale significativo dato che si incerniera completamente sulle figure hippy della gioventù a Bologna sul finire degli anni '70. A tratti molto divertente.

Impresa ardua trasformare i fumetti di Pazienza in film, per cui non può essere quello il metro di giudizio. Diciamo solo che a 20 anni di distanza il ritratto acido e mitizzante dell'originale lascia il posto al grottesco con un lontano retrogusto di sguardo nostalgico-caricaturale su un'epoca che fu. Il film in sé, pur senza superare la sensazione del frammentario, ha buoni spunti, qualche momento divertente, un discreto ritmo e attori generalmente in parte (ma le molte guest stars enfatizzano la triste impressione dell'omaggio postumo).

Il film ha un problema fondamentale, è praticamente inintellegibile per chi non conosce o non ha seguito a fondo l'operato di Pazienza; mi includo nella categoria. Questo significa che non potendo fare un paragone con i suoi fumetti, i personaggi del film indubbiamente perdono di spessore e non suscitano granchè se non qualche momento di simpatia nelle scene più divertenti, che pur ci sono; bella la ricostruzione ambientale d'epoca, meno quella sociale, che mi è apparsa piuttosto stereotipata e a tratti stucchevole, così come i vari cameo.

Omaggio ai lavori di Pazienza degustabile giusto da chi li ha conosciuti (e amati). Un film che insegue il fumetto senza la spina dorsale di una storia. Personaggi che girano a vuoto in un contesto surreale nei '70, ammiccando in camera, limitandosi a fare questo o quello ma senza alcun significato tangibile. Completano il quadro una serie di cameo, da Frankie HI-NRG a Giovanni Lindo Ferretti, nessuno dei quali particolarmente incisivo. Nota positiva: Max Mazzotta.

Nauseabondo e disgustoso sia dal punto di vista visivo che contenutistico, come se Andy Casanova girasse senza copione un film sui disagiati bolognesi e per qualche coincidenza gli venisse distruibuito in sala. Esempio lampante della pericolosità del genere grottesco, vera tortura medievale se messo in scena da chi non ha le doti per farlo, qui con l'aggravante di una confezione orripilante e musiche da inquinamento acustico (mi scusino i fans). Il discreto cast boccheggia disperato.

Film senza pretese che attinge dalle tavole di Pazienza e ne fa uscire i personaggi che sono stati i tre grandi "periodi" del fumettista: il delinquente Zanardi, il depresso Penthotal, l'anarchico Fiabeschi. Bella la coesione all'interno del film con la città in cui è ambientato, la Bologna degli anni 70 che però riesce a uscire dallo stereotipo dell'(ancora oggi) intoccabile militanza politica prendendola pure un poco in giro, cosa da me molto apprezzata. Per il resto diretto male, con sequenze disgustose/imbarazzanti, non stupisce che sia ormai cult.

Tratto dai fumetti di Andrea Pazienza: a Bologna, fine anni Settanta, si sviluppano tre storie di altrettanti ragazzi che convivono nello stesso appartamento ma non si incontrano mai. Abbastanza interessante, non manca certamente di originalità. Dei tre personaggi principali quello riuscito meglio è quello di Enrico. Discreto il cast (con un Santamaria sopra le righe). Si rasenta il surreale.