Note: Tratto dal romanzo "Le Bossu" di Paul Féval, già portato sugli shermi nel 1913, nel 1925, nel 1934, nel 1944 (Il Cavaliere di Lagardère, di Jean Delannoy) e nel 1959 (La Spada degli Orléans, di André Hunebelle).
Cappa e spada che più classico non si può. Auteil, né bello né prestante, se la cava lo stesso alla grande; la trama ha il giusto brio e la confezione è di classe (musiche dalla Cavalleria Rusticana, fotografia dai toni fiamminghi, costumi insigniti del premio César). La dimostrazione che il genere può sopravvivere anche oggi senza modernizzarlo con kung-fu ed esplosioni. Passato inosservato in Italia, ma grande successo in patria ed elogi anche dalla critica Usa. Da riscoprire.
MEMORABILE: "Se tu non vieni da Lagardère, Lagardère verrà da te!"; La "botta" di Nevers.
Philippe de Broca ha mantenuto fedelmente lo spirito feuilleton del romanzo di Paul Féval "Le Bossu" il gobbo, che dà più importanza, fin dal titolo, al travestimento di Lagardére (travestimento risolutore più che non il famoso colpo di spada). Nonostante i diciassette anni lungo cui si snoda la vicenda, tutto si svolge con grande dinamismo, le situazioni nascono e si risolvono senza intoppi (se non quelli che danno adito a duelli e imboscate, anima di questo genere). I personaggi sono ben delineati e riconoscibilissimi. Popolare.
La vendetta di un cavaliere nei confronti dell'assassino del suo migliore amico, a suon di duelli e travestimenti. Se poi di mezzo c'è anche la figlia adolescente dell'amico, che tutti credono morta, la vendetta è doppia. Il regista Philippe de Broca si affida al talento di Daniel Auteuil, che ha le sue scene migliori quando è vestito da gobbo e scambia botta e risposta con l'assassino, fingendosi servo fedele. Bella la ragazza che lo affianca. Camei riusciti di Philippe Noiret, Vincent Perez e del nostro Renato Scarpa. Un bel cappa e spada.
Un buon film, girato con maestria. Dopo un inizio assai calmo la storia prende forma e regala emozioni con trame ispirate. Il regista pone la giusta attenzione ai personaggi come all'azione. Daniel Auteuil camaleontico, molto abile pure Frabrice Luchini. Costumi curati e bei paesaggi. Un tocco d'ironia non guasta per un prodotto ben confezionato.
Un cappa e spada di valore in cui le gesta del protagonista ricordano alcune situazioni alla Dumas, in cui le gesta eroiche si contrappongono alla teoria del ritorno. Tutto appare corretto e dignitoso con interpreti appropriati e una valida colonna sonora; certo Auteuil a distanza di 16 anni nel film cambia poco, ma appare un dettaglio.
Trovatello intraprendente diventa amico di un duca che lo nomina cavaliere e, quando questi viene ucciso a tradimento dal cugino per usurparne il titolo, giura vendetta. Per compierla, 17 anni dopo, dovrà affidarsi alle sue doti di spadaccino e alla sua abilità nel travestimento... Godibile cappa e spada che può contare su ambientazioni variegate, un cast di assoluto prestigio ed un ritmo sostenuto punteggiato, oltre che da fughe e duelli, dai colpi di scena e dalle agnizioni tipiche del feuilleton.
MEMORABILE: "Tutta questa fatica per una bambina!"
Intanto gli attori: Auteuil, Luchini, Noiret, Perez, il meglio del cinema francese. Poi la grazia e la freschezza della Gillain. E tutti gli ingredienti del "cappa e spada" in una girandola spumeggiante e travolgente, a suo modo rigorosa: congiure, inseguimenti, travestimenti, duelli (con tanto di maestro d’armi a fare da consulente). Sullo sfondo scenografie accattivanti e bei costumi. Risultato? Ci si distrae e ci si diverte (e non è poco) senza provare fastidio per iperboli e inverosimiglianze. Perfino la morte si colora di grottesco.
Film di cappa e spada che ha molte similitudini con Scaramouche (il protagonista vendica un amico e si unisce a una compagnia comica) e con il coevo La maschera di ferro (c'è una persona segregata da liberare) nel quale si distinguono i costumi, le location e la bravura del cast (di Auteuil in particolare, non bello ma interessante). La trama non racconta nulla di originale e, nonostante il finale dia soddisfazione allo spettatore, si rimane increduli dinnanzi alla facilità con cui il cavaliere ed Aurore si mettono insieme dopo aver vissuto per sedici anni come padre e figlia.
MEMORABILE: L'omicidio di Philippe.
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