Uno dei pochi film di Totò apprezzati anche all'epoca della sua uscita, UN TURCO NAPOLETANO non è invece, checché se ne dica, uno dei suoi più divertenti. A dispetto del primo quarto d'ora folgorante, a duettare in prigione con Aldo Giuffrè in uno degli sketch più memorabili del cinema del Principe (strepitosamente esilarante), il film tende presto ad afflosciarsi, ad appesantirsi, ad accatastare personaggi ingombranti e sbraitanti che occupano fastidiosamente la scena rubando spazio all'unico mattatore. Carlo Campanini, altrove buon comprimario, si lascia troppo andare alla medesima trovata (quella del marito oltremodo geloso) asfissiandoci con grida e rimproveri sfibranti. E Totò comincia a...Leggi tutto scomparire dalla scena, intervenendo solo in atteggiamenti da improbabile donnaiolo lasciato a bada di moglie e figlia di Campanini perché creduto eunuco. Porterà le donne ai bagni di Sorrento dove le convincerà a svestirsi un po' di più, intrattenendole con sciocchezze varie e giochi di parole sui turchi ai giorni nostri imbarazzanti per ingenuità. E di certo le cose non migliorano alla cena in onore del matrimonio della figlia di Campanini, con balli insistiti, lagne femminili e la stessa gag di Totò che approfitta della situazione per abbracciare e adulare chi gli capita a tiro, mentre un Enzo Turco in versione guappo alza la voce aumentando la rumorosità del film a livelli quasi insopportabili. Fortunatamente all'apparire di Mario Castellani (nel ruolo classico dell’onorevole) il divertimento si riaffaccia, ma è troppo tardi. Così Totò, che qui pare più misurato e controllato del solito, non può lasciare completamente il segno in questa farsa scarpettiana sopravvalutata.
"Pochade" di Scarpetta che ha una prima mezzora favolosa (che stampa il sorriso allo spettatore), calando poi, quasi fatalmente, alla distanza. Totò grandissimo nei dialoghi serrati, che conduce, ribalta, amplifica. Notevole l’incontro con Carlo Campanini (inverosimile sorrentino, ma attore indiscutibile), con tanto di “stiratura”. Qualche palpata di Totò, per l’epoca, era cosa ardita. Fosse rimasto al livello della prima mezzora, sarebbe stato un capolavoro. Così è discreto, ma assolutamente da vedere, perché Totò è perfetto.
Dopo uno splendido inizio (il colloquio con Giuffré in prigione) il film va sgonfiandosi gradualmente, a causa di una sceneggiatura molto esile che presenta situazioni abbastanza risapute. Naturalmente i momenti divertenti non mancano ed il film si lascia seguire con gradevolezza, pur non essendo nulla di eccezionale.
Una delle cose migliori realizzate al cinema da Totò, non a caso tratta da una pochade teatrale di Eduardo Scarpetta. La vicenda di Sciosciamoscia, napoletano doc scambiato per turco eunuco, si presta a numerosissime gag che il buon cast (oltre a Totò il film è interpretato da bravissimi attori e ben diretto da Mario Mattioli, tra i registi preferiti dal principe De Curtis) sfrutta a dovere, anche se il ritmo tende a cadere un po' nella seconda parte della pellicola.
Ordinario ma piacevolissimo tentativo di coniugare cinema e teatro, con una farsa da palcoscenico che ha la sola e centrata pretesa di divertire. Totò se la spassa con goliardia e simpatia, e in un paio di occasioni torna alle origini del comico con qualche scena da cinema muto. È uno dei primissimi film italiani a colori, le cui sfumature risultano nitide nell’intensità ma mettono più in risalto il gusto ancora grossolano dell’epoca per la cura del look e degli interni. **1/2
MEMORABILE: “La donna è mobile e io mi sento mobiliere”.
Cosa dire su questo vero e proprio cult movie... Beh, è il film di Totò che prediligo in assoluto (passando sopra alle differenze rispetto al testo originale di Scarpetta, 'Nu Turco Napulitano, del 1888), la quintessenza del principe della risata, del suo rapporto divertente e divertito con le donne (NON da sfigato, come certi altri comici). Senza dimenticare i caratteristi di classe che lo affiancano (non ultimo Carlo Campanini, un bravissimo attore ingiustamente sottovalutato). In poche parole, uno dei classici del cinema comico italiano.
Commedia più che buona con un ottimo Totò. Questi evade dal carcere (insieme a Giuffrè) e si finge turco per essere assunto da un commerciante per badare a sua moglie e sua figlia. Totò non sa che tutti lo credono eunuco. Belle le gag fra Totò, Giuffrè e Castellani. Forse non risulta fra i migliori né di Totò né di Mattoli, ma le risate non mancano.
Totò si finge turco per acquisire un posto di lavoro alquanto gratificante. In mezzo a tante donne si fa desiderare arrivando ad un lieto finale che lascia il sorriso sui visi degli spettatori. Come sempre con Totò è difficile non ridere e sono molte le scene esilaranti. Bravo anche Aldo Giuffrè.
MEMORABILE: In Oriente si hanno cinquanta mogli e quarantanove suocere... su cinquanta donne ne capita sempre una orfana.
Personalmente lo ricordavo come uno dei Totò più divertenti di sempre. Rivedendolo non ha tradito l'aspettativa, trovo anzi che il ritmo dell'umorismo e dell'incalzare della vicenda sia ancora sufficentemente fresco e non soffra di tempi morti. Molte idee sono o saranno riprese da altri film (il duetto con l'onorevole Castellani), ma il Turco napoletano è quello che consacra - insieme al successivo gemello Miseria e nobiltà - Totò come vera e propria maschera del teatro, non più nell'accezione ristretta all'avanspettacolo.
MEMORABILE: Ovviamente lo sguardo di Totò concentrato sul culo della francese: "Questa faccia non mi è nuova..."
Tra i migliori titoli del grande Totò. Approfittando dell'equivoco di fondo (di cui lo stesso protagonista è all'oscuro), Felice Sciosciammocca se la spassa tra le belle donzelle (tra cui la Barzizza e la Faldini) e viene schernito da quelli che si sentono "uomini veri". Cast perfetto, con Campanini, Castellani, Giuffrè, Amedeo Girard (nella parte di don Ignazio) ed un esilarante Enzo Turco nei panni del guappo (di cartone, oserei dire). Non al livello meraviglioso di Misera e nobiltà, ma comunque pellicola godibilissimo. Straconsigliato.
MEMORABILE: La cacciata di Carluccio-Uomo di Ferro, Felice e Faina in carcere.
Uno dei vertici della comicità di Totò. Scene da antologia come piovesse: il dialogo iniziale in prigione, l'arrivo a casa di don Pasquale, la gita ai bagni, il ballo, l'incontro con l'onorevole (ereditato da Totò a colori), lo scontro finale con Carluccio. Il tutto a ritmo forsennato e col supporto di un cast eccellente. Un divertimento immarcescibile.
MEMORABILE: "Chi sarà?" - "Il secondino." - "No no, sono due!" - "E allora è un quartino".
Totò/Sciosciammocca evade di galera e finge di essere l'eunuco turco che dovrebbe prestare servizio in casa di Carlo Campanini. Da qui una serie di equivoci divertentissimi, con un protagonista ancora più scatenato del solito e un buon gruppo di spalle (Campanini su tutti, ma anche il guappo Enzo Turco e l'immenso Giuffrè, la Barzizza invece si nota poco). Una delle pietre miliari del cinema comico italiano.
Nel colore intenso delle pellicole Ferrania (siamo di fronte ad uno dei primi film a colori italiani) Totò, scambiato per un eunuco, si diverte con le donnine, bistratta i potenti, ridicolizza i guappi e rende possibile sogni d'amore: un piccolo capolavoro, una vera antologia della comicità che fa sempre piacere rivedere, anche se dopo decenni di passaggi televisivi si ricordano a memoria tutte le scene. Intramontabile.
MEMORABILE: "Io sono ottomano: di mani ne vedete due, ma sotto ne ho altre sei" "La donna è mobile e io mi sento mobiliere"...
Ottimo esempio di teatro filmato. Totò viene restituito all'antica tradizione del teatro napoletano, quello di Eduardo Scarpetta, strettamente collegato alla commedia dell’arte. Felice Sciosciammocca non è altro che un Pulcinella rielaborato e umanizzato da Scarpetta e fedelmente interpretato da quella maschera antica e popolare di Totò. Lo Sciosciammocca di Totò per raggiungere il vertice assoluto della comicità non deve fare la marionetta, esagerare con i gesti e i lazzi ma semplicemente aderire alle articolazioni narrative del testo.
Commedia teatrale di buon impatto visivo in cui Totò dà prova delle sue qualità comiche in una narrazione ricca di equivoci e situazioni ridanciane. La gelosia e le grandi capacità seduttive del comico partenopeo emergono preponderanti. Buon cast di caratteristi e fanciulle dell'epoca.
Celeberrima commedia scarpettiana nella versione del Principe: tanto colore, tanti giochi di parole e pure qualche bella canzone napoletana; cosa vogliamo di più? Non mancano neppure i più bravi caratteristi di scuola napoletana (Campanini, Turco, Giuffrè, persino una giovanissima Valeria Moriconi) oltre all'immancabile spalla di fiducia Mario Castellani (nei panni del "diciamo onorevole"). È una pellicola datata? Sì; risente dell'impianto teatrale? Certo! ma Totò è sempre Totò, ostrega!
MEMORABILE: "La donna è mobile e io mi sento un mobiliere!" "Vitto, alloggio, lavatura imbiancatura e stiratura!"
Un Totò diviso tra lazzi e smorfie da avanspettacolo e battute fulminanti che faranno parte di un repertorio sempre più vasto di una miriade di personaggi futuri. L'equivoco su cui si basa il film dà la possibilità al comico di trovarsi circondato da giovani donne: mostra di trovarsi veramente a suo agio e in più è pagato profumatamente. Personaggi enfatizzati come si conviene nelle pièce teatrali (da cui proviene il soggetto) ma proprio per questo marcatamente divertenti e interpretati da buoni caratteristi. Abbastanza audace per l'epoca.
Totò interpreta la più maliziosa delle farse di Scarpetta in cui veste i panni di un improbabile turco. Inizia con il giusto piglio, tenendo incollati allo schermo per la verve prorompente che non cessa mai di esprimersi. Lentamente, però, cambia registro restringendo il raggio di azione dell’attore napoletano e finendo col perdere inevitabilmente qualcosa. Non manca l’aspetto più canzonettistico, forse più adatto a una rappresentazione teatrale, ma grazie a delle ottime spalle, Campanini su tutti, si arriva sani e salvi sulla terra ferma.
Tratto da una celeberrima farsa di Scarpetta, questo film si rivela perfetto per esaltare le qualità peculiari di Totò, che si ritrova completamente a suo agio con i tempi della recitazione teatrale mantenendo la grandissima abilità di improvvisatore coadiuvato da altri grandi interpreti del teatro storico napoletano come Aldo Giuffré, Turco, Inglese e la sua spalla di sempre Castellani. Anche il cast femminile non sfigura con la Barzizza e la "donna dello scandalo" Faldini, allora giovanissima concubina dell'attempato Principe. Divertente!
MEMORABILE: "Ho conosciuto gli Ottomani, i millepiedi, i bacherozzi".
Da una celebre opera teatrale, una delle più godibili farse interpretate da Totò che, scambiato per eunuco, viene assunto da un gelosissimo commerciante sorrentino per vigilare sulla virtù della moglie e della figliola, promessa sposa ad un guappo prepotente. Se il ritmo della sceneggiatura è altalenante, Totò è un fuoco di fila di gags e doppi sensi, comprese battute passate alla storia ("questo viso non mi è nuovo" guardando pensoso il posteriore di una bella ospite). Nel cast fitto di bravi caratteristi, immancabile il fido Castellani, qui nel ruolo per lui abituale del politico trombone.
MEMORABILE: "Ma Don Felice, a lei piacciano tutte le donne!" "Che vuole, la donna è mobile ed io mi sento mobiliere"
Immarcescibile fonte di spasso, pressoché ogni Natale (e dintorni). Il Principe è sempre lui anche se, occorre riconoscerlo, la farsa, ben definita, imbriglia la sua naturale verve anarchica e d'improvvisazione: quando le maglie (a volte) cedono egli si scatena (la scena sulla spiaggia), soprattutto quando può contare su spalle fidatissime (Castellani). Il resto del cast, di una napoletanità elegante e impeccabile, si apprezza ogni anno di più, sulle onde della nostalgia.
Pochade turco-napoletana in cui facendo leva sul talento di scrittura di Scarpetta e talune esotiche e (per l'epoca) ardite pruderie, Totò può rifulgere dando fuoco a tutto il suo incontenibile potenziale comico. Particolarmente riuscita la prima parte col funambolismo del nostro che trova sponda in un parterre di caratteristi terribilmente in parte (Faina/Giuffrè, l'onorevole raccomandatore di Castellani, il Don Pasquale di Campanini, la superba Isa Barzizza). Come spesso nei Totò movie del sempre sveglio Mattoli, il ritmo tira la corda ma da stravedere.
MEMORABILE: "Questo viso non mi è nuovo"; La contrattazione su lavatura, stiratura...
Garbata versione della farsa di Scarpetta sul marito geloso che assolda un finto eunuco, brillantemente interpretato da Totò. La chiave di volta è la scelta non solo di creare una cornice teatrale, ma soprattutto di piazzare la storia agli albori del 900, consentendo così un doppio livello temporale per la comicità (per esempio, i costumi dei bagnanti). Il protagonista riesce a mettere a segno molte splendide gag e battute, ben equilibrate nel complesso del film, che tuttavia rimane estremamente fragile.
Piacevole commedia degli equivoci piuttosto audace per l'epoca (il turco di cui Felice prende il posto è un eunuco), con un ritmo scorrevole, un buon cast, simpatici personaggi (soprattutto Carluccio "uomo di ferro" in realtà "guappo 'e cartone"). Totò, eccelso mattatore, gigioneggia circondato da belle donne (serve e padrone) ed è anche autore della canzone "Carmè Carmè", che ascoltiamo durante la festa per il fidanzamento di Lisetta. Finale divertente ma un po' affrettato.
Da una commedia di Scarpetta, un napoletano in cerca di impiego si spaccia come eunuco per farsi assumere a vigilare la bella moglie di gelosissimo marito anziano. In realtà è un dongiovanni che porterà scompiglio. Impianto dichiaratamente teatrale per una spassosa commedia degli equivoci, garbata e colorata e pure con qualche audacia, in cui Totò si esibisce in una serie di battute memorabili ben assistito da un cast di tutto rilievo. Si ride e si esce con un senso di leggerezza.
MEMORABILE: Vitto, alloggio, lavatura e imbiancatura; La donna è mobile, e io mi sento mobiliere.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
«...Allora don Pasquale, siamo d'accordo: 1000 lire, alloggio, vitto, lavatura, imbiancatura ... e stiratura..» :)
Notavo la locandina. Decisamente "Hard" per i tempi...
DiscussioneNeapolis • 8/03/11 10:27 Call center Davinotti - 3220 interventi
Questo film è il più tramesso dei film di Totò sui canali del digitale terrestre. Almeno una volta al giorno, ma appena lo becco con il telecomando me lo riguardo sempre con lo stesso entusiasmo ed interesse. Assieme a Miseria e nobiltà e Il medico dei pazzi fa parte della trilogia, diretta da Mario Mattoli, tratta dalle pouchade teatrali di Eduardo Scarpetta.
DiscussioneZender • 8/03/11 11:18 Capo scrivano - 48440 interventi
Dei tre è quello che mi piace meno, comunque. Notevoli alcuni momenti, ma nel complesso mi è sempre parso troppo ingenuotto e caotico.
DiscussioneColumbo • 9/03/11 10:39 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Un pò la confezione (regia, scenografie, fotografia...) risulta datata e posticcia, ma si tratta, a mio avviso, di una commedia dell'arte di primissimo livello.
DiscussioneZender • 9/03/11 10:54 Capo scrivano - 48440 interventi
Mah, la confezione mi è parsa simile a quella degli altri due, è proprio la sceneggiatura che non la trovo all'altezza delle altre: troppe fasi in cui poco o nulla accade, scene tirate per le lunghe. A tratti invece se ne esce con momenti esilaranti, ma troppo pochi a parer mio.
DiscussioneNeapolis • 9/03/11 18:41 Call center Davinotti - 3220 interventi
Nel 1971 i cinema di periferia cominciarono a mettere in programmazione i film di Totò, riscuotendo un enorme successo specialmente tra i giovani che non lo conoscevano. Iniziò così la riabiltazione da parte della critica di questo grande attore comico ma che sapeva essere anche drammatico. E nel 1971 ricordo che appunto vidi per la prima volta questo film e uscendo dal cinema ne ricordavo con gli amici le battute(tra cui quella citata da Sammo accompagnata dal gesto della mano) e continuavamo a ridere come matti. Comicità leggera e garbata.
DiscussioneColumbo • 9/03/11 19:45 Pulizia ai piani - 1097 interventi
La prima volta che lo vidi, mi scompisciai (cit.)...ripeto, pochade coi fiocchi! Se vogliamo far confronti, per me "Il medico dei pazzi" è inferiore, troppo teatrale, con un Totò frenato. "Miseria e nobiltà" è più o meno sullo stesso piano.
DiscussioneZender • 10/03/11 12:19 Capo scrivano - 48440 interventi
Il medico dei pazzi aveva degli ottimi momenti e mi piaceva di più la situazione in sè: più vivace, movimentata, con tanti personaggi e Totò che rimbalza da uno all'altro inventandosi bei duetti.
CuriositàNeapolis • 1/12/12 10:51 Call center Davinotti - 3220 interventi
Nel film la canzone Carme' Carme', scritta dallo stesso Totò, viene interpretata da Nicola Maldacea junior (nipote del grande attore comico scarpettiano Nicola Maldacea), ma è da segnalare che la versione ascoltata nel film è quella interpretata dal cantante napoletano Franco Ricci, che rivedremo anche nei panni di attore nel film Profumo di donna di Risi interpretare la parte di Vincenzo, l'ufficiale cieco che organizza con Gassman il tentativo di suicidio.
Dario Fò su un palcoscenico di un teatro di Roma in un film francese su Totò spiega la scena della lettera di presentazione a Campanini e le facce che fanno i due comici di costernazione : Campanini che legge della mutilazione e Totò che pur non sapendone nulla risponde facendo le stesse facce tristi di Campanini.