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La nostra recensione di Here

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Zemeckis dà sfogo alla propria anima più sperimentale annullando nel film il fattore spazio per esasperare quello legato al tempo. Blocca la cinepresa in un punto preciso - che è sempre lo stesso - mostrandoci come lì (o qui, “here”) il tempo intervenga modificando ciò che di volta in volta osserviamo: dai dinosauri a oggi, passando per un'era indistinta popolata da uomini semi primitivi (e un colibrì in 3d aberrante che svilisce l’accurata ricostruzione virtuale). La gran parte delle riprese - relative alla modernità - è ambientata nel salotto con ampia finestra che si fa set unico: di fronte, pressoché immutabile,...Leggi tutto un edificio storico che notiamo presente già ai tempi di Benjamin Franklin, quando intorno ci sono ancora solo l’erba e un bosco.

L'impressione è che Zemeckis sia interessato quasi esclusivamente al lavoro sull'immagine, all'innovazione grafica data dal fondersi delle epoche attraverso sovrapposizioni che si impongono come una sorta di nuovo linguaggio cinematografico (come lo fu all'epoca quello di ROGER RABBIT), ma questa volta l'effetto sembra posticcio, poco riuscito, a lungo andare irritante. Le transizioni da un momento storico all'altro avvengono mediante riquadri con cornice bianca che appaiono d'improvviso sull'immagine modificandola e allargandosi poi fino a "trasmettere" quel che vediamo nel riquadro al resto dell'immagine, tessere di un mosaico che si moltiplicano in pochi secondi mentre ancora parti dello sfondo interagiscono fondendosi con ciò che si osserva in esse. Come quando nei mix da discoteca si uniscono musiche diverse annullando il brusco passaggio che le separa, così le differenti epoche si mescolano sostituendosi lentamente una all’altra senza tuttavia rispettare alcun ordine cronologico, percorrendo invece la linea temporale avanti e indietro per soffermarsi di volta in volta in un anno diverso per qualche minuto, talora solo per un paio di secondi, disintegrando la nostra normale percezione del tempo.

Un'idea interessante che purtroppo si scontra con l'irrilevanza di quadretti di vita perlopiù di scarso interesse, in definitiva decisamente pretestuosi. Quelli più veloci, che ci portano nella preistoria o nel Settecento, sono i più insostenibili, con i primi penalizzati da una resa digitale discutibile e i secondi caratterizzati da una quotidianità inafferrabile. Meglio si va quando si affrontano gli anni più recenti, in cui la casa per la maggior parte del tempo è abitata dalla famiglia di Richard (Hanks) e Margaret (Wright). Per quanto anche qui ogni frammento si frantumi nei mille altri, almeno parte di quanto accade lo si riesce a cogliere e collegare, scoprendo peraltro le potenzialità sconfinate dell'intelligenza artificiale: Tom Hanks e Robin Wright, la coppia al centro di FORREST GUMP, ritorna in scena persino più giovane di allora, e la resa è impressionante: sembra davvero di vedere i due a diciotto anni e poi a trenta, quaranta, cinquant’anni senza che si ravvisi a vista alcun intervento digitale. Più veri del vero, e la cosa lascia stupefatti: non che non avessimo già visto Schwarzenegger tornare ai tempi di TERMINATOR, per citarne uno, ma mantenere il trucco tanto a lungo fa pensare che il passo verso il ritorno in scena di Marilyn o di altre star al top della forma non sia molto lontano...

Insomma, HERE pare più uno sterile banco di prova per l'effettistica prossima ventura che un film con una propria anima autentica e sincera o un messaggio da consegnare, e questo al di là della consueta ottima prova recitativa di Hanks e di una colonna sonora calzantissima e soave di Alan Silvestri, fondamentale nel legare armonicamente certe brusche transizioni temporali. Peccato per quel tremendo colibrì digitale che s'intromette fastidiosamente anche nell'ultima sequenza, quando con movimento inatteso l'inquadratura esce dal salotto/set per riprendere la casa dall'esterno salendo fino a mostrare l'intero paese.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 12/01/25 DAL DAVINOTTI
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Gabrius79 13/01/25 10:00 - 1486 commenti

I gusti di Gabrius79

Zemeckis, in questo particolare film, racconta le vicissitudini dei vari proprietari di una casa compreso un prologo iniziale relativo a quando ancora lì c'erano i dinosauri. Il risultato è che vengono messi nel calderone troppi eventi e il tutto risulta essere frammentato e confusionario. L'unica cosa buona è quando sono in scena Hanks e Wright, che per lo meno danno un senso al racconto; le altre storie sono per lo più riempitivi che rallentano il ritmo e hanno ben poco da dire. Curiosa l'idea di fare il film con un unico piano sequenza vista soggiorno (che sul finale cambierà).

Cotola 19/01/25 19:33 - 9431 commenti

I gusti di Cotola

Zemeckis racconta le vite di diverse famiglie in diverse epoche e più in generale la Vita, con tutti i suoi ingredienti: gioie e dolori, felicità e tristezza, traguardi raggiunti e obiettivi falliti, rimpianti, nascite e morti. Il tutto ambientato in una location (quasi) unica - un salotto - che la sceneggiatura sa sfruttare bene senza mai annoiare grazie a storie tutte abbastanza fluide e ben mescolate tra loro, anche se alcune sono un po' buttate lì. Non dice cose nuove ma lo stile, per certi versi sperimentale, riscatta alcune ovvietà e la ricerca dell'emozione un po' facile.

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